Critica Sociale - Anno XVII - n. 4 - 16 febbraio 1907
_Go _____________ c_R_I_T_JC_A-,---S_OCIA.L_E ______ _____ _ Ho già dello come aumentasf.le la popolazione. Degli altri quozienti demografici, la nuzialità. segna una gra– duale dhiCt>Jò:8 1 con periodi di oscillazione e con unn at.tnaltt tenctenza. all'eqnilibrio. Nel quinquennio 1801-SOò con una popolazione di circa 72.000 abitanti, il quo– zieulA cli nuzialità. oscillava allo mo al 9,55 per cento i nel 1851-55 la popolazione Ki av,·icinava a 160.000 abi– tanti, o il quoziente di nuzialità toccavo. il 10,0-t per cento, ma subito dopo scendeva sensibilmente, mante– nendosi, nel periodo 1901--05,attorno al G,G2per cento, valore che rappresenta il probabile stato di fatto anche pE'r i primi pros'limi quinquenni. Nè mette conto soffermarci qui sul ratto, l'interpre– tazione dal quale è notissima anche ai profani di sta, tisi ica demografica. JI quoziente di natalità subisce, ahpeno in parle, l'oscillaiione dei mnlrimoni, o, nei tre quinquenni, ri• cordati, cl:\ rispettivamt.nte i vnlori di 47,45 nati pe1· cento ahitanti, di 43.23, e di 20,SG:Os!!iascende il quo· ziente di natalità ancor più di quanto la semplice con– siderazione dei rapporti aritmotici col quQZienle di nu1.ialità rarebbe prevedere. [n altri termini: non !!OIO i cittadini si sposano meno, ma anche le coppie sposate procret1.no meao. Il che può tranquilla.re per un bel pezzo i timori di quanti nella legge di Malthus vede– vano la parziale rovina. delle società presenti. La mortalità. di un grande centro urbano come '1 1 0- rioo - ed è a questo fattore in modo particolare che io volevo venire - dimostra in modo mirabile l'in– fluenza della medicina sociale. Non bisogna nascondere che, in considerazione della diminuit:\ natalità (è noto che i neonati danno un alti!'lsimo quoziente di mortalità, che inquina e ingrandisce quindi i valori della morta– lità generale presa in blocco), v'è già da attendersi una diminuzione sensibile della mortalità generale. E la diminu1.ione è, nel fatto, pill che sorprendente. Nel 1800 a Torino morivano ancora 71,5 persone per ogni mille abitanti, cifra enorme e che trova il i:mo corrispondente in tutti i df\ti statistici di quell'epoca. Verso In metà. del secolo scorso, la quota di mortalità si avvicina a valori più tollerabili e nei 1851-55»i ha già il quoziente di mortalità. ridotto al !Hrf,5per mille. Il valore di 30-29 tende però uoi 'l,uinquenni succes– f!ivi a mantenersi uniforme, non oi,itante le buone con– dizioni climatiche e le migliorate i;ondizioni d'ambiente. Indi il quoziente, e ciò dopo l'SO,inizia la sua disces1a graduale sino a portarsi al lG,67 per mille nel quin– quennio 1901-05. Nè accenna ad arrestarsi, chè i valori del 190;j'e i risultati appro!!simativi del 1000 dimos1rano all'evi– denza che il quoziente di mortalità a 1. 1 orino tendo a stabilirsi sul valore del 15 per mille, q110.le cioè u~u vantano le più ricche, piU evolute e più salubri città inglesi. 'l1utto questo avviene ad onta del fenomeno inquie– tante dell'nrbanismo progressivo: anzi, .!li ha la ridu– zione pili elevata di mortalità, proprio negli anni nei quali il fenomeno dell'agglomeramento cittadino è pili intenso. L'e!'lame delle singole forme di mortalità conferma e conforta il giudizio, che - cioè - nlln diretta in– fluenza dell'intervento profilattico m1111icipalesii.\ da attribuir,,;i la di..icesa della mortalità: ed, eccezioue fatta per la tubercolo,i e per la polmonite, tutte le forme infettive teudono alla scomparsa o ad una riduzione in li111itidemograficamente accettabili. La curva di Lexis (curva dell'età. normale di morti o curva della vita) mostra ancora il grande migliora– mento sociale della popolazione: l'età normale della morie vi\ spostandosi se:.Jsibilmeute al di là del 00° anno: e la curva reale comincia ad nssumere l'aspetto della cun·n teorica. Non ho riportalo tutto ciò per tecisere Pelogio di uoa città. o di un Ufficio mt1nicipnle: la sede non sarebbe ~celta bene. Ma dalla messe d: dati che figuravano al– l'l~spoi,izione di Milano in questo campo -- ~viluppo demografico delle grandi città - bo scelto quello che mi pareva più tipicc, e pii1 dimostrali,·o, e che meglio dices~e ai futuri Municipt popolari il grande e sicuro progresso che una beuintesa azione profilattica muni– cipale può determinare. E. BF.RTAREUI. LAPOLITICA Dm TRASPORTI d' in te L-esse Joca 1 e H. InclHstri<t 1wi.v<tl<t. Dato. l'odierna situazione del mercato flnanziario o le condldoni dei servizi pubblici Italiani in generale, la tesi prevalente tra gli studiosi di cose ferroviarie è per I impernlAre, ancora per qualche tempo, la politica del tra– sporti di Interesse locale sovra l'Industria privata. r .. 'at– Uvltà <!elio Stato per le cosimzloni ferroviarie dovrebbe meglio llmitnrsl per ora allo linee di necessario ed In– \ timo completamento della Rtn1ttura arterlale delle fer- 1 rovle n. granr1e d1stanza 1 quall MODO le linee comprese nel programma dei luori pel decennio presentato ai tempi dell'on. Carmine dal direttore gen~rale Bianchi (dlreUl1- sima Bologna-Firenze, linea tra Milano e Genova, doppia linea tra Oenova e Spezia) Por le altre nuo\·e costruzioni sembra doversi andar molto eoutl verao una più ampia ingerenza statale. E cib non già. per un avanzo di precon– cetti teorici contro gli appalU e a favore delle concessioni (in realtà molto concessioni, ltmltandosl nl solo periodo di costruzione o dimettendo 1 1 osercizlo, oppena aperta la llnoa 1 In mano allo Stato, sono veri appalti mascherati), ma per quel criterio relativistico che solo può dominare In argomenti come questi, ove le posizioni dottrinali ed a.stratte valgono ben poco. La « funziono di Stato ,, non deve essere un feticcio, od una meta a.cl ogni costo; può e deve essere soltauto un risultato di convenienza, dopo cbe si sleno !'ltudlaLibene gli elementi di ratto. Ora avviene In Italia che l'azienda delle ferrovie di ,Stato 1 Iniziata tra tllnte dlff\ooltà, ha bisogno di co11- solldarsl e non dl espandersi in campi di attivitìL ohe ne diluirebbero le forze. Al J>robleml dell'esercizio so– natutto va diretta ed impressa la gestione statale. 8 stato detto molto bene alla C.-mera di recente, dall'ouo– re\·ole Alessio e dall'on. Turati, ohe lo Stato ha bi– sogno di un apprentissoge 1>erdiventare un buon ferro– viere. Xon si può pretendere tlltto In un giorno. Sl llmitlno, per ora, le ferrovie lll Stato all'esercizio. Ne hanno abbastanza! Per poter provvedere ai nuovi lm• pianti ed ai la\'Ori complementari delle linee esistenti, sono state costrette ad assumere frotte di impiegati straordlnart, che non rapprel'IOntano certo li tecnicismo meglio qlrnlifhnito. Ogui giorno di più si rende dirttcile Jl prublema di riempire di giovami forze i ruoli del posti direttivi; quei concordi per lo ferruvie 1 che un tempo rappresentavano J)e\ 111.ureaildei nostri Politecnici la miglioro delle carriere, 8000 ogg1dl poco desideriitl, ed ò molto se ai concOr.il 81 pro:rnutano tanti concorrenti quanti 1000 i posti disponlblll. l giovani teonici vengono
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