Critica Sociale - Anno XVII - n. 3 - 1 febbraio 1907
42 CRITICA SOCTALE del self-yoven1mmt locale dei paesi anglo-sassoni. In essa l'ultima e più completa giustificazione del titolo di questo articolo e dell'affermazione: essere Plngh il– terra una repubblica federale coronata, secondo la ormai classica espressione di lord Tennyson. E di qui la grande importanza delle elezioni londinesi in ispecie. La metropoli inglese soffro forse di troppo decentra– mento. .Attualmente il clou della lotta è questo, anche se non tutti lo "cggono: non v'è dubbio che f.ondra ha bisogno di un nuovo e grande sistema di produzione e distribu– zioue di energia elettrica per luce e trazione. Non c'è dubbio che un sit~tema unico sarebbe pili economico degli attuali sistemi sparsi. E non v'è dubl>io che un tale sistema unico implica un'ampliflcazione dei poteri del Lo11do1iCounty Co1mcit e una restrizione di quelli dei b01·oughs e una diversa suddivisione ctel!e aree di questi. Ora 1 mentre l'espirante London Cowity Council, progressisto, domanda d'essere investito dei poteri a ciò occorrenti, i conservatori favoriscono l'idea d'un tnist privato, cercando spaventare il pubblico e adducendo l'aumentare dei debiti locali o delle imposte locali. L'arrsomenlo in sè è ridicolo. L'attuale amministrazione locale non ha aumentate le imposto che di due cente– simi per abitante, e non è difficile vedere che tale au– mento è in grado sen1:1ibiledovuto all'attuale assenza di relazioni organiche tra boroughs e Cotmly Cou11cil 1 e all'iusufflcienza dei poteri di questo. Per di più, ove i servizi municipali sono più estesi e son passati oltre il periodo di ammortamento de1le spese d'impianto, le imposte son piì, lievi che in Londra, ove il municipa– lismo è ancora relativamente iu arretrato. E finalmente, come ha argutamente dimostrato il Burns, l'argomento del debito è spallato; non si trnUa che di una que– stione di parole. li capitale prestato a una Compagnia si dice in\•estito; mn è pure investito quello prestato a un Comune, e sl l'una ehe l'altro sono in debito; con la differenza che il capitale investito in un'impresa pubblica è investito in modo più sicuro, percbè ai pre– stiti pubblici la leggo pone tondizioni e limiti che essa non pone ai pri\'ati; con l'ulteriore differenza cho, nel caso dell'impresa privata, i benefizi del pubblico sono, por così dire, calcolati e tollerati, iu funzione del saggio dei dividendi degli azionisti. Questo il clou del problema che attualmente s'impone agli elettori londinesi. ln altri articoli esamineremo il laYOro compiuto dal– Pamministrazione progressista del London Counfy Co1mcil e il funzionamento dell'opinione pubblica in Londra. A. CnESl'I, 4A flt{Af4,ZA lt{GltESE alla fine del secolo XVIII a) Le imposte indireflf. li totale delle imposte governati\•e inglesi, nel 1792-93, l'esercizio finanziario immediatamente precedente lo osti– lità contro la Francia, era di L. it. 425 milioni, il che significa che le imposte assorlJivauo appena il 7,50 °lo del reddito nazionale. Ma a noi interessa. specialmente di conoscere la pro– porzio11e con cui queste imposte gravavano sulle varie clas'Ji della popolazione. Dall'esame che a.libiamo fdtto delle condizioni economiche dei diversi ceti sor,iali, noi possiamo infatu affermare sin da or:i che, qualora la distribuzione delle imposte fosse regolata dal principio dell'egoismo di classe, il maggior peso di esse dovrebbe gravare sulla classe operaia 1 mediante l'imposizione in– diretta sul consumo, mentre la proprietà. fondiaria e mobiliare dovrebb9 contribuire alle entrate pubbliche nella sola misura resa necessaria dall'insufficienza del r<!ddito della classe operaia. Qualora invece la distribu– zione delle imposte fosse governata dal principio della utilità relativa, la parte prepon(lerante di esse dovrebbe colpire i proprietari fondiari 1 una parto alquanto minore gli industriali ed una minima frazione la classe operaia. 01· ben<', su 17 milioni di L. st. d'imposte nell'eserci– zio 1792-93, mentre le imposte dirette non giungono a produrre 4 milioni (3.83i.000) 1. st., e quelle sul holio risultano di appena 95!.000 I. st., !e imposte su articoli di consumo: commestibili, bevande, tabacco, carbono, seta, ferro, ecc., e le tasse di fabbricazione sulle can– dele, sul cuoio 1 sul sapone, sui tessuti, ecc., fornivano un prodotto di oltre 12 milioni \ 1 ). Può dunque affermarsi che le dogane e l'accisa for• ma\•auo la parte principale delle entrato dello Stato. f.,e dogane avevano comiuciato a fornire un'entrata importante solo verso la fine del secolo xv11, quandQ cioè la loro riscossione era stata. tolta agli appaltatori pri\•..aU,che se ne servivano per formarsi delle ingenti fortune a spese dei consumatori e dello Stato, ed affidata ad un corpo di pubblici ufficiali, direttamente retribuiti dal Governo. A.Ila fine del secolo XYm, sebbene i saggi non ne fossero molto elevati, vigeva una completa ta– riffa di dazi, che comprendova un numero gr<1.ndlssimo di merci, colpite nel modo più couruso e sotto le deno– minazioni più complicate, come vecchi e niiovi sussid1, sussidi di uii terzo e sussidi di due terzi, piccoli dazi e dazi addizionali, i quali, tutu insieme, creavano un im– menso imbarazzo al commercio esterno. Le accise, che sono in gran parte il naturale contrap– peso dei dazi d'importazione, risalgono al tempo di Pym e del Lungo-Parlamento (1640·1644),'che avevano stabilito delle imposte di fabbricazione sulla birra, il cidro e il vino di pere; e alla Rinstaurazione (1660-1667) producevano già un'entrata di oltre 600.000 I. st. (15 mi• !ioni di fr.). La guerra con la Francia per la successione di Spagna {1701-1713) rese necessaria l'introduzione di nuove ac– cise sulla carta, la seta stampata e colorata, la tela e le cotonine, il sapone, l'amitto, le candele e il cuoio, le carte da giuoco eù i giornali. Circa dieci anni dopo, fu aggiunta un 1 imposta sulla fabbricazione degli oggetti d'argento. Nel 1733, Rober:o Walpole, l'ast11to ministro, durante il governo del quale l'alta finanza. celebrò i suoi primi trionfi, allo scopo di affezionare la piccola nobiltà alla nuova dinastia, sopprimendo completamente l'imposta fondiaria ( 2 ), presentò un disegno di legge per estendere l'accisa ad una infinità di prodotti sino allora esenti e per renderla, se non l'unica, certo la principale fra tutte le fonti d'entrata. Afa la violentissima agitazione popo– lare, che si sollevò cont.ro questo suo progetto, lo co– strinse a ritirarlo, malgrado il contrario parere della regina, ohe voleva dom9.re con la forza la resistenza delle classi popolari. In fondo ·walpole, come tutti gli uomini politici di tipo intellett11ale, per quanto cinico e corrotto, non era un violento per natura e amava pagg. 206,207. Londra, 1sss. (~) OltU]N: op. ott., Il, pag. 8
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