Critica Sociale - Anno XVII - n. 2 - 16 gennaio 1907

18 CRCTICA SOCIALE pure a migliorare le proprie condizioni, ma la nostra " utopia m quella per cui ci siamo arrovellato il cuore od il cervello, e che dovrebbe andare al di là cli qualche aumento di salari o di qualche mezz'ora di fatica di meno, si effettuerà difficilmente, lentamente o anche non si effettuerà .. Il Gruppo parlamentare è un eintomo della dominante demagogia. Perchè dovremo " lavorare 111 quando lo acatto d'un minuto di contumelie eccita un clamore di battimani e di ordini del giorno, e ogni opera paziente, ben altri– menti proficua, non suscita stimolonte conforto di ade– sioni e di consensi? Se i nostri deputati fossero abbienti, forse trovereb– bero nella prnpria agiatezze. una spinta a quo! dovere, che essi sentono, ma contro il quale è troppo aspra la combinata congiura del disagio finanziario e della indir– ferenza del partito. Al Congresso di Roma i riforp:iisti banno sacrificato la loro individualità, ed io continuo a credere che si sieno bene apposti, perchè il loro sacrificio ha giovato particolarmente al movimento (l all'organizzazione eco– nomica; ma essi tacerebbero adesso a sproposito se non denunziassero la sopravvivenza demagogica del movi– mento politico. Fino a che il partito inscenerà agitazioni effimere sperperando le proprie energie; non userà coi suoi uomini anche i più eminenti il controllo e il rigore che usa cogli avversMÌ; chiamerà socialista, seguendolo e sostenendolo 1 chi si proclama tale ed indulge a tutte le pas~ioni, lo follie, i pregiudizi popolari; farà del so– cialismo uno spettacolo (setto decimi della propaganda); non si proporrà una ben chiara linea di condotta, bar– camenandosi invece fra le diverse correnti per non di– sgustare nessuno; tutta l'azione dei corpi rappresenta. tivi sarà nulla, o servirà solo di sgabello ad ambizioni ed interessi particolari, pubblici e privati. La radice del t, aisservizio ,, parlamentare è la " de• magogia ,, per quattro quinti e, per l'altro quinto, la povertà dei nostri rappresentanti. Sarò petulante, ma la diagnosi mi sembra esatta. Or dunque come si ripara? Tu llai rinviato il lettore, per il rimedio, ad un'altra volta. Io vi accenno subito, colla massima rapidità, li rimedio decisivo, immediato, dato il " morbo,,, non c'è; anche questa è scienza ed arte medica. Non si distrugge d 1 un tratto - del tutto non si distrug• gerà mai - la demagogia. Limitandoci al possibile, due cose sono da proporsi: una è nelle nostre mani, e l'altra si può tentare con qualche SJleranza di riuscita. Principiamo dalla seconda: l'indennità ai deputati. In pratica essa hn. più ragioni in suo favore che contro 1 ed io ritengo che, regolata con criterio 1 finirebbe per essere accolta. Non mi addentro nei particolari, ma propendo per un discreto gettone di presenza, con uno.... al rovescio 1 per le assenze. Nelle nostre mani sta poi di rifiutarci sistematica– mente a tutto il facchùiaggio coreografico, inutile, e di dare al G'ruppoun onlinamento intenw, pe1· citi sia sempre presente almeno un te1·zo det suoi componenti, venga di– stt'itmito il lavoro per atlitudi-ni e per competenza, e la segreteria sia nonualmente avvisata del movimeiito dei singoli deputati. l'lsll, (ltmwi.o 1901. ADOU'O ZERBOGI,IO, Adolfo Zerboglio, giovandosi della nostra pausa, è intervenuto - glie ne siamo gratissimi - e ha an– ticipato in parte le nostre conclusioni. ln parte: perchè noi volevamo dire, concludendo, qualche cosa. di piit e qualche cosa di meno. Il " di meno ,, riguarda le proposte circa l'azione degli attuali deputati socialisti e l'organizzazione del lavoro nel Gruppo. Su di ciò noi siamo assai più pessimisti dell'arcipessimista 7.crboglio, e, poichè il male è, per noi, irreparabile, non abbiamo più al• cuna ragione, che non sia ragione di camorra, per dissimularlo. Se l'ubbriachezza di Noè fosse stata abituale ed incurabile, il migliore dei tre figli di lui avrebbe smesso di coprirla col proprio mantello. li'inchè durano Je presenti circostanze e i presenti uomini, l'azione del Gruppo socialista- come Gruppo -- è finita. Le riunioni, che qualche volta si tengono ancora, specialmente alla ripresa dei lavori, non hanno più che il valore di un OSl::iequio formale alla tradizione. In realtà, manca ogni affiu.tamento anche personale: ciascuno va, viene, torna - il più spesso non torna affaLto - senza preoccuparsi nè dei com– pagni> nè del lavoro collettivo da farsi. Chacun pour soi, dieu pom· tous, e il nostro vecchio buon dio è, da assai tempo in qua, strnordiuariamente distratto. Ne deriva che l'ossequio formale alla vecchia re– gola, che suppone un Gruppo esistente e funzionante davvero, scambio di accrescerci energia, ce ne toglie; confonde, quindi scema, le responsabilità; paralizza, per dei rispetti umani) la libera iniziativa di cia– scuno di noi, anche di quelli che lavorano, la quale conviene invece mantener viva, perchè l'abdicazione non sia completa e una qualche attività parlamen– tare, per quanto monca, rimanga, come un ponte visibile, fra il passato e l'avvenire. D 1 altronde, il tentativo di organizzare il lavoro nel Gruppo fu già fatto venti volte almeno, e sarebbe ingenuo ritornarvi. Ai piit testardi nell'insistervi (noi fummo del numero) sono cascate le braccia. Quanto all'azione extraparlamentare dei deputati socialisti, tanto meno è sperabile che si possa mu– tarla per virtù di scongiuri. Anch'essa è quella che può essere, e, così com'è, forse vale meglio del nulla, e sarebbe meno difficile abolirla che trasformarla. Se il deputato non fa il deputato, deve pur fa.re 14 qualcbecosa "' o almeno darsene l'aria. Questo u faticoso ozio senza riposo ,.,, questo assiduo sper– pero di forze, che tanto rimorde alla onesta e sin– cera coscienza dell'amico ierboglio, ò un sostitutivo inevitabile. La radice del guaio - in fondo, Zerboglio con– sente - non è nel libero arbitrio e nel mal volere degli eletti, ma è negli elettori, è in tutto il nostro partito, è nelle masse proletarie, ed ò nel paese. Parlando di " demagogia "' Zerboglio qualifica l'ef– fetto e ,trascura la causa. Demagogia ha origine nel 3·1lt'·oç. J~ il partito - siamo costretti a ripeterci - che non sente l'azione parlamentare (intendiamo l'a– zione norm.ale) 1 110n sente che ivi è, ossia dovrehbe essere, lo sbocco naturale,· la sintesi, la potenzia– zionc suprema d'ogni azione sua. La formula della " conquista dei poteri ,, fu intesa rivoluzionaria– mente da quegli stessi che fanno dirsi riformisti, ossia fu intesa in quel senso che non ha senso, e quindi non si ripercuote in alcun modo sulla vita del partito. La demagogia non è che l'adattamento dei deputati a questa situazione, un'acquiescenza. alla legge del minimo sforzo; adattamento che, una volta fatto 1 vuol essere, per decenza, giustificato, e, a di· sfarlo, costerebbe uua ben più aspra fatica che non sarebbe costato il ricusarvisi prima. Sperare quindi, nelle presenti circostanze - finchè non sorgano nuovi stimoli, nuove forze od uomini nuovi - una resipi– scenza volontaria, è urtare nell'assurdo, è navigare in pieno nell'utopia.

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