Critica Sociale - Anno XV - n. 13 - 1 luglio 1905

194 CRITICA SOCIALE l!"'arà meraviglia (e l'ha fatta a più crun giornale, a cuii solo per questo, la proposta di legge parve reazionaria) che, fra gli scopi che devono caratte– rizzare le Camere elci lavoro, non figuri la resistenza. .l\Jachi legga la breve Relazione prepoista ai quattro articoli onde si compone il disegno di legire, si con– vince facilmente che i tt·c scopi indicati sono "una semplice dimostrazione,, e che il legislatore lascia " allo sviluppo successivo climeglio precisare gli scopi attuali e di a.Itri aggiungere o sopprimere 11 • Se non che questo carattere dimostnttivo non ci pare figuri abbastanza nella dizione dell'articolo primo, nel quale mancano quelle espressioni - " tra cui ,, " principalmente 1) 1 ecc. - che di solito avvertono trattarsi di una esemplificazione e non dì una elen• cazione tassativa ed esclusiva. B questo può essere pericoloso, sapendosi per esperienza come l'ambiguità possa giovare alle tendem-:e reazionarie ed antipro– gressive. Ma, rile,•ata questa menda più di forma che dì sostanza, non possiamo t,acere Ja nostra critica ad alcune disposizioni inerenti agli Statuti delle Ca– mere del lavoro. Come trovi-amo ottima la disposizione che limita gli obblighi delle Camere del lavoro a depositare alla Segreteria del Comune gli Statuti e le liste degli inscritti senza ricorrere a riconoscimenti di personalità giuridica - che sarebbero, nella presente fase del movimento operaio, più osteggiati che ac– cetti - altrettanto non troviamo opportuna la rap– presentanza della minoranza in tutti i Comitati e in tutti i Consigli. Forse, per il Consiglio de11aCamera del lavoro, può eesere utile la minoranza come stimolo, controllo e, alcune volte, freno a deliberazioni precipitate. Ma nelle Commissioni esecutive, l'obbligo dì riservRre un terzo dei posti alla minoranza, può riuscire, e crediamo fermamente che riuscirebbe in pratica, un impaccio dei pii, gravi. Anche la condizione che gli eletti non possano es– sere proclamati se non ha partecipato alla votazione il 60 v; 11 degli inscritti, ci pare possa dar luogo a molti inconvenienti. La percentuale degli inscritti, che di solito prende parte a queste .votazioni, è molto inferiore al GO¾ e qualche volta non arriva nep– pure al 20; gli esempi cli Roma, JI il ano e dì altri siti sono troppo recenti per essere obliati. Ora, noi non vogliamo certo che la legge incoraggi questa inerzia colpevole, che sta ad indicare la infantilità. delle nostre organizzazioni, il poco interessamento della maggioranza dei soci per il loro sviluppo, l'as• senza di controllo o di vigilanza sul loro incliri:1,zo da parte di coloro che vi si sono inscl'itti (a propo• sito, i nostri sindacalisti non hanno mai ·meditato gli ammonimenti che vengono da queste lezioni di cose?), ma non vogliamo neppure che, per correggere una deficienza, si impediscano le funzioni elemental'i dell'organismo. E noi dubitiamo forte che molte Ca• mero del lavoro doyrcbbero rimanere acefale chissà per quanto tempo, per mancanza di elettori che ab– biano volontà di fare il loro dovere .. E questo - ce Jo consentirà !'on. Alessio - ò maggior male cli quelJo che egli intende curare. * • * Ma, abbandonando queste critiche minute, ci par tempo di esaminare se lo spirito della proposta e i suoi probabili effetti irnmediati sono tali da giovare al movimento proletario e al suo sano ed ordinato sviluppo. VidP-a fondamentale dell'Alessio, quella che ha presieduto alla formulazione della sua proposta, è questa: stringere i legami che uniscono le Camere del lavoro alla cittadinanza, attutire le asprezze del conflitto fra operai e classi dominanti, contrastare l'egemonia, entro le organizzazioni proletarie, delle tendenze rivoluzionarie. Ai primi scopi provvedono le disposizioni inteso a rimuovere le ostilità delle Giunte provinciali amministrative, all'ultimo prov– vede l'obhligo dì includere la minoL·anza nelle rap– presentanze della Camera del lavoro. Ora per attutire le asprezze della lotta fra capi– tale e laYoro o per attenuare· la attività qualche volta tumultuaria. delle nostre Camere operaie, non sappiamo se sarà surficiente -- anche chi guardi le cose dal solo punto di vista cli un conservatore illu• minato - la politica, dei sussidì municipali. Certo il sussidio - specie om che per molte Camere del lavoro ò quasi condizione di vita o di morte - ha una qualche efficacia a subordinare il movimento operaio alle esigenze della politica municipale. Ma la subOl'dinazione non va spesso più in là delle forme esteriori, e di una certa correttezza di rapporti fra rappresentanze camerali e autorità municipali. In– fatti, quando il conflitto scoppia aspro e inconcilia• bile fra la massa operaia e i detentori del capitale, anche le Camere meglio sussidiate non esitano a porsi a capo del movimento, e spesso a trasformare lo sciopero cli una categoria operaia in uno sciopero generale di solidarietà. Questa proclività allo sciopero generale di natura economica o politica è forse - se indoviniamo esat– tamente - la molla che ha spinto l'on. Alessio alle sue proposte. )la la proclività. è troppo connaturata alla costituzione stessa delle nostre Camere del la– voro per poter e5sere attenuata, nel momento pre– sente, da sussidi o aiuti d'altra sorta concessi dai Comuni. Essa deriva - e lo notava acutamente il prof. Antonio Labriola in una sua memorabile confe– renza - dall'organizzazione unitaria di tutto il pro– letariato di un determinato luogo 1 organizzazione profondamente diversa da quella per federazioni na– zionali di mestieri, propria dei paesi anglo-sassoni. Così, mentre in questi ultimi paesi difficilmente uno sciopero si propaga da una categoria ad un'altra e, anche prima di propagarsi in un'unica categoria, Yuol persuadersi che le condizioni na:donali dell'in– dustria consentano una vittoria; con le nostre orga– nizzazioni locali di tutta la ch1sse lavoratrice lo scio• pero non tien conto che delle difficoltà del piccolo ambiente in cui viene proclamato, e tende con molta facilità ad allargarsi alle altre categorie, per un vivo sentimento di solidarietà, non pii1 di mestiere, ma di classe. Con ciò non vogliamo dire che si debba buttar via come inutile la propo.sta dell'on. Alessio per as– sicurare meglio alle nostre Camern del lavoro il sus– sidio comunale. Soltanto ci pareva lealtà fl.V\'ertire che la preoccupazione di ordine sociale e, se la pa– rola non avesse significati antipatici, consen•atrice che ha presieduto alla formulazione della proposta non ha troppa ragion di essere. Le nostre Camere del lavoro, fiochè una maggiore maturità non le abbia educate, e finchè il prevalere dHlle organizzazioni federate nazionali non ne abbia frenata la. inclina– zione alle solidarietà generose ma spesso inutili e nocive, continueranno ad essere - con o senza sus– sidio - ciò che sono state finora. Queste osservazioni ci dispensano da un lungo di– scorso a proposito delle disposizioni del progetto Alessio intese a guarentire la rappresentanza delle minoranze e una maggiore serietà delle elezioni ca merali. Anche qui è evidente la. preoccupazione di temperare la preponderanza, oggi in molti luoghi a.ssoluta, delle teuclenz.e sindacaliste rivoluzionarie, di lasciar posto, come dice lo stesso Alessio nella sua Rela,done, alle altre tendenze - la democratica, la clericale, la socialista riformista - che si sparti– scono la massa opernia. I M~ può una disposizione cli legge modificare ciò

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