Critica Sociale - Anno XV - n. 13 - 1 luglio 1905

CRITICASOCIALE 203 l'assemblea c'erano coloro che, golosi del dominio sulle masso 1 preoccupati di quello che i Turati, i Cassola 1 i Bonomi nvrobboro potuto scrivere su questo ritorno alla tattica sapiente ed operosa rlelle riformo nel Mantovano (o di que:òito preoccupazioni Ri re'!e portavoce lo .~tc5S0 on. Ontti, 11ersolito cosl abile!), misero in guardia l'a'l– sembloa contro le i111;icl1e che nell'ordine del giorno uni• laterale del Vezzani si diceva si nascondessero. Ebbe un bel ribi~ttero il Vezzani: u risponde o non ri.,;ponde alla realtà. questo ordine del giorno? Vi risponde tanto che gli stosEii rivoluziono.ri, che sono in Doputnzioue, vi hanno aderito 11• F.bhe un bel dichiarare che non \'0- lovn ingannare nessuno, che, respinto quell'ordine del giorno, egli a,•rebbo dornto dimettersi perchò non si sentiva. confortato dall 1 n.p1)og-giodel proletariato. L'or– dino ciel giorno Vezzani venne respinto con 48 voti con• trnri o 10 favorevoli e sl apprO\'Ò un ordino del giorno Bacci, col qua.lo "'il Congresso prendeva aUo eon aod– disraziono doll'opera l'IOCiali'ltaspiegata nell'Amministra– ziono provineinlo dai ))rOpri compagni. ., Una ratifica pura e semplice. 1~ chi, a conforto ,1ell1opera propria, a\'eva invocato la coo;,crnzione del partito do\'eva ri– prendere il suo posto; chè, dimettendosi, avrebbe tra– dito il partito e il proletariato. Ma di questo pensiero non fu il Vezzani, il quale, stanco flno alla nausea dell'equi,•oco che pcsavn sul par. tito por colpa di pochi uomini, animati pii1da loro fini personali che non dall'affetto al partito ed al proletariato, detta va l'opuscolo: Uu'oi-a decisiva 11er il vartilo so– rialisl(L m<mtova110 1 opuscolo ben noto ai lettori della Critica. :Ma noi Congresso, che, riluttante la Commissione Pro– vinciale esecutiva del partito, si tenne il 24 aprile ul– timo scorso, Vezzaui ru nuovamente battuto, sebbene, abbnndonando il suo, abbia nrlerito ad altro ordino del giorno, n firma di alcuni lavoratori, cbe veni,•a a rico– noscere la bontà della conquista dei l)Oteri pubblici. L'equi\•oco rimase, con In sconfitta del socialismo di– remo co11ìtradizioonlo o ciel sindacalismo puro <"hOin quel Congresso non raccolse che 8 Yotisopra un ordine del giorno Matta.rollo. JI resto è noto: Yezznni s'è cli messo da presillente della Deputazione e i suoi colleghi sono rimasti a com– ))iere, in nome dell'unitù, altri o più gra,•i sacrifici sul• l'altare della rivoluzione. Le constatazioni. Sarebbero molte, ma si ))Ossono riassumere in queste poche: 1C1 la intransigenza rivoluzionaria, che finì per prn– valcre nel Mantovano, si scatenò specinhnente contro 7.ibordi ehc 1 nella sua polemica col Bacci democratico, aveva fatto della Yera e snna intransigenza, e si giovò degli niuti del Bacci demo-rndico-socintista per sconfig– gere Zibordi e il socialismo genuino; 2° la intransigenza elettorale dei Dugoni e dei Gatti ru cosl 11ocoprofetica che oscillò rrn le dichiara– zioni di immaturità o gli inni alla forza e alla sapienza amministrattiva del socialismo .... dopo la insperata vit– torin; n° il rh'oluzionarismo mantovano tiene il piede in duo sCl\rJJe i nei Congressi ò sinrlacalistn ri,,o\uzio– nario cntastroflco, nell'azione sfrutta quanto più può l'opera deì riformisti, e co~\ scrocca, secoodo gli torna comodo 1 o IJl rama di terribile o la rama di assennato; 4° i nostri amici, che oollaborano coi rivoluzionari, credendo di servire cosl nll'unità del partito e di met- tero Il loro colore nella tavolozza scarlatta doi Dugoni e soci, non fnnno eho !'utile dei rh•oluzionart a cui tol– gono le a<1predirflcoltll dell'azione ; 5° influe il rh•oluzionarismo mantornno, con tutte le sue adattabilità an.truillc~chc, mostra di ,,olcr asso– ciare l'ci:;-emouia di alcuni uomini piuttosto rhe affermare lealmente un metodo ed un pensiero. f: questa ci pare conclusione da applicarsi ai nove decimi del ri\'Oluzionarisrno d'Italia. 1.,0 s·ro1uco. r\.PPUN'l'I SULL' J:;DlVJDUALIS~IO Di solito si a.'!sumo che la concezione individualistica della \'ita aia in coutrupposi.done a quella socialistica. Si pnrlfl di sociologia e di politici~ individua.li. .;tica, e si credo con ciò di maniro,tare modi di pensare che rap– presentino la perretta nntitesi della sociologia. e della politico. socialistica. A noi invece seml>rit che si possa dimostrare - e senza ombra di paradosso - come i due concetti del– l'individualismo e del socialismo non solo sieno conci– liabili o integrnbili, mo. che effettivamente non sussi– stano l'uno disgiunto dall'altro. Le recenti investigazioni nel campo delln l>iologia o della sociologia - contrarinmente ad alcune affrettate generalizzazioni del cosldetto darvinismo sociale - hanno chiaramente assodato questo principio: che l'azione del– l'uomo sull'uomo non si estrinseca nè si esaurisce solo col conflitto e colla. lotta, mn benancbe colla simpatia o colla sinergin.. Ue\'oluzionc, anzi, non ba la. lotto. nò per fine nè per unico mezzo i essa uon la subisce elle come wui necedsitù pih o me1101n·ot·visori(l 1 e la soslituisu, clovunque P possibili', co11 la coo1>erazio11e e la soliclarietù. Nella dinamica. delle società il punto di partenza può beosl essere il pii, brutale esclusivh,mo; ma a questo stadio iniziale oe sottentra, dopo un tempo pilì o meno lungo, un altro superiore, in cui i sontimenti di sim– pntio. banno una parte preponderante. Dato che l'uomo è un essere eminentemente sociC\'Oie e che !"individuo avulso da\1 1 11mbientesociali\ l'indiriduo astratto, metafisico, non esiste se non nelle poetiche idealizzazioni, più o meno ))azzesche, di Rousseau, di Nietzsche e di Stirner, ne consegue che i concetti di li– bertà e di indiYidualità umnna sono eminentemente di– namici i essi non esistono d 1 uu tratto, non si creano ex-abrupto, ma si svilupJJano gradualmente, divengono. Ut liberlù (' la indit-itl,mlitù ll(ISCOIWe rrescow, (l IIIÌSIO'(I <Jetpotere dell'uomo sull'tmin•rso; e l'rtomo f' ta,ito piì1 libero, quanto più ;, allo " r,uitlare la SU(I rolu11tù,a sot– tomettere al suo 1:olerel'ambiente che lo circond(t. E si noti: coloro i qunli nffermano In 11atura u11iana immutabile non sono nel vero, non solo perchè l'uomo cambia pilcologicaruente col mutare dell'ambiente, ma nncho llCrchè, come hnnno dimostrnto il Guyau, il Fouillée ed altri, l'intelligenza costituisce, Insieme alla volontìl e alla sensiti,•ltà, un elemento primigenio della rormazioue del carattere umano. L'intelligenza ha una larga. parte nella nostra evoluzione mora.le. Le teorie rata.llstlcamente e clis))ern.tnmente pesslmistirhe di Spi– noza e di Schopenhauer non hanno ragion d'e.~sere; la. intolligonza modifica lo nostre inclinazioni, i loro ra.p– port11 la loro intensità e durata relative i gli stes'li no– stri i...tintì si modificano, si piega.no secondo le circo– stanze e l'es1>erienza. Ben dice il Fouillée: ..nel carattere umano v'ha un elemento d'ordine superiore, nuo\'O ed

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