Critica Sociale - Anno XV - n. 6 - 16 marzo 1905

CRITICASOCIALE 95 le 1>rosedel Carducci: Impresa che sarebbe riuscita su– periore a qualsiasi boll'i11gegnosità ti1>ograftca, chi pensi che, dei quattordici tomi fin qui usciti dello Opere, lo pl'OEIO ne occupano bono una diecina. Nò si può dire che comprenda tutto il meglio. Mancano - oltre a pressocbè tutti gli scritti frammentari e di secondaria importanza contenuti nei due volumi di Ceneri e Faville - i celebri sni::gi sulla Musica, e JJOtSiadel secolo Xl I', sul Poliziano, sull'Alfieri; le magnifiche divagazioni noi territorio delle letterature straniere: su Arrigo Jleine, il poeta tanto caro al Carducci, che ne eredò, disposandola alla sua gagliardla leonina, la irresistibile causticità o lo spirito pensoso dì ribellione, sul Don Q1tiTote, su Pietro Calderon, sul Voltaire e l'Ariosto, su Emilio Littrè, su Augusto Barbier; la famosa polemica, agitatasi sul vecchio Fan– fulla clPlla clommica, ))er il cavalier e AIIJio 'fibu llo, con quell'arguto ingegno, flnìto poi cosl tristemente.di Rocco de' Zerbi; e quella, ecces:,iva nella sua mirabile terribi– lità., con il buon Hapi:-ardi; le pagine alate su Jaufrò Ruclel, il poeta della " principessa lontaua ,,; i ricordi d'infanzia e d'adolescenza nffidati alle pagine nostal– giche e or me~to or umoristiche 01· giocondo della primo. serie delle Co11fessio1ti e battagliej lo scritto su Le o(ti bw·bare, in che è data ragione della fiera e bellica deno– minazione imposta alle poesie riproducenti i metri e le strofe classiche e dell'ardua e fortunatissima ratica rin– novatrice. E mancano le prose anteriori al 1859; fra l'altro l'acutissima o aggiustatissima prefaziono alla Sec– chia ,-apita, che è del 1858. li volume abbraccia quarantaquattro anni, dal 1859 al 1903, e sessanta scl'ltti distribuiti per orrli110di tempo, oltre ad alcune epigrafi: le più belle, con quelle del Uovio, che sieno state eiettate, dal Oiordani in poi. Si apre con il saggio Di (llcw,e co11dizioni della presente i,of. ler(ltura, che è come il programma critico: artistico ed etico, a che il Carducci tenne sempre fede e in che egli, non ancbe venticinquenne, apparisce già quel mago della parola e dello stile, quel prosatore ampio, lucido, temprato, tutto sangue, mu~coli e nervi, ohe si nffermeri\ di poi e giganteggerh 1 nl disopra e al difuori di tutte le scuole, nel séguito della vastissima opera. sua o si chiude con la prefaziono - che è un mirncolo di sintesi - ngli aurei volumetti della Primaverci e flore della lirica italiana. r~ le pagine dettato presso ai settant'anni sono concet– to!òlee forti e brunite come quelle eom))O:Stenel pieno della giovinezza, anzi rorse più svelte e terse e ardite di scorci e di voli. E di mezzo allo une e alle altre una s111lerbn,continua, soleggiata efflorescenza di pensiero e di arte: ciò che di pit1 JJrOfondo,di JJiÙoriginale, di piì1 vario, di pili gagliardo diè la prosa italiana nell'ultimo quarantennio del secolo decimonono. E insieme una fran• chissima, spregiudicata, rude ed eccesslva talora, affer– mnzione e testimonianza cli italianità e di probità; e la delineazione decisa, sculta, bronzea di una coscienza al– tieisima e sdegnosa, solitaria e democratica, piena di arcane dolcezze e di affetti delicatissimi e insieme di émpiti rubesti, sarcastici, acerbi di collera e di ribel– lione: di collera contro i retori, i "dilettanti 111 gli ignavi, i mercenarii e i proditori della patria e del– l'arte; di ribellione a qualsiasi sorta e foggia di assor ,·i mento e di coercizione, di aristotelismo e di arcadia, di c<Jclusivismo e di idolatria. ... Per estensione ed importanza prime.(Cgin. 1 nel presente , 1 olumo non solo, ma neJPopera prosastica tutta quanta del Carducci, il discorao Dello svolgime11to della lettera– tura 11a2io11ale, vero o mirabile monumento di storico arume, di erudizione amplissima, di pensiero aquilino, di stile, del quale quando si è detto che è perfetto e che ha la robustezza e la concinnità. di Tacito e il pe– riodar sapiente e la validità maestre,•ole del Boccaccio e il vigor serrato del Machiavelli e la nervosità indici– bilmente suggestiva del Foscolo,si è detto qualcosa che s'n,Hicina al vero, ma non tutto nò abbastanza. li corso della. letteratura italiana dalle origini al 'l'nsso è ivi in• dagato nei suoi principi animatori e nei suoi elementi causativi e informativi e ricostruito con stupenda pro– fondità e larghezza e J)recisione 1 nè - ))Oraccresciuto ohe sin dal 1871 in qua il patrimonio di notizie su quei tre secoli e per rettificabili che sieno certi giudizi e certe congetture o accostamenti - io so che esista altra scrittura cbe ritragga e istorii in cosl mngniftca sintesi via via il devolversi o lo svilupparsi della poesia e della prosa nostrali da san r~rance:ico a Federico 11, ai due Ouidi 1 a Dante, a Oiuo, al Boccaccio, al Magnifico, al i\lnchiavelli, a Torquato e ne disveli con dottrina cosl eloquente e coscienziosa l'anima e il succo. Nò mi par superabile la rievocazione e In. raffigura– zione che di Virgilio è ratta nel discor:So di Pietole, e del Petrarca nel discorso letto presso la sua tomba in Arquà nel 1874, o del Boccaccio nel discorso per i suol parentali celebrati in Certaldo l'anno di poi; sopra tutto - direi - del Boccaccio. li sereno e magnifloo novellatore del Dec(ime/'On sole\'a, e suol tuttora da cer– tuni, essere riconosciuto ammirabile per il magistero della sua prosa o per In piacevolezza urbana e mori– gerata di talune dello ':IU0 novelle, ma in complesso e sommariamente essere giudicato e mandato come diso– nestamente e scioperatamente licenzioso o " immorale n· Il Carducci ne riabilitò e ne purificò la memoria, mo– strandolo sano e veridico dipintore della vita, esatto e icastico istoriatore della società del suo tempo e rorse cli tutti i tempi, dantesco o shakesJ)eariano delineatoro di caratteri, e rilevandone la bontà. e la temperanza del– l'indole, la saviezza ~entile e decorosa, lo zelo disinte– ressato di patria, l'entusiasmo e la devozione per l'arte. E sempre si compiacque ogni volta che medesimamente gli accadde di potere o dovere, in omaggio alla veritiL, rarsi aHocato della memoria di un grande o levarne uua macchia o un'ombra importuna, o rinfre,-,care e rav– vivare la fama di un dimenticato. Con qual calore di· fese il Petrarca dalla taccia di essere stato invidioso di Dante e di averne astiosamente negletto il 1,oema e non voluta. riconoscere l'eccellenza sonana ! E con qual di– rittura e onestà di giudizio egli - il pili antimetasta– siano, con l'Alfleri, dei nostri poeti moderni - disse dei meriti e dell'importanza artistica e storica del Trapassi, quanto esaltato dai contemporanei altrettanto posto io non cale dai posteri! E di Giovanni Prati appena morto, mentre lo glorificavano a freddo i detrattori della vi• gilia, come sapientemente e francamente additò la" me– ravigliosa facoltà di melodia,, e la fresca e copiosa vena lirica! . Pili severo e men dilicato fu coi ,•ivi, e a molti fe' "' levar le berze 111 e piì1 di una volta pas'IÒ non pur nella rorma, ma altresl nella sostanza, la misura; e ru un momento di moda fra le sue scimmie e i suoi pap– pogalli pili sciocchi e pedissequi (e chi sa come a lui spiacenti!) il menar lo staffile a do~tra e a sinistrn, senza distinzione uò temperanza. Ma quanto bene egli fece, e come, in complesso, fu santa la sua batta~lia! Rileggendo lo suo polemiche, uscite lo più per la prima volta nei quotidiani bolognesi, specie nella vecchia Voce del ·popolQ - da quella, contro Oiu~eppe Rovani e Paolo Ferrari, A p,.opo:1ito cli alc1mi giudizii Srt Alessmulro J/an:::011i 1 a Critica e arte, a Lecia Gr(lr:ia, a ça ;,•a, allo Sfogo - si ho. l'impressione di trour:i;i di fronte a un titano della penna, che dice con suprema efficacia e con insuperabile \'arietà o duttilità di stilo tutto ciò che vuole, e fa ciò che vuole, come il gatto ilei topo o il Icone della preda, dell'avversario malcapitato, sia pur questi un abile e consumato schermidore. Egli è però più preoccupato delle ragioni dell'arte, che gli sembran vilipese o misconosciute, che delle persone con cui si trova a duellare, e !li libera di queste tosto che può e con un rapido levar d'ala si estolle in alto e di lì si compiace- messi gli abiti curiali come il '.\lachia,·elli di spaziare negli orizzonti sereni del bello e del vero. Che se contro alcuno sì avvede d'essere stato, nell1nt•• tacco polemico o noi fervor della. critica, più aspro del giusto, alla prima. occasione ne ra ammenda con una buona e cordiale parola o con una lode conveniente: cosl - ad esempio rece col ca.,•allotti e col Giacosa e.... coi loro bei martelliani dalla. rranca mossa o dalla semplice e penetrn.ute armonia. ... Non vi ha prosa. letteraria del Carducci ohe non sia insieme civile, nel più nobile e lato senso della parola. Chò anche, e sopra tL1tto,in ciò egli procede diritto dal Parini, dall'Alfleri, dal Foscolo e, benchè In minor grado, dal Leopardi, e non trovit amabile e sacra Parte se non l'irraggi e alimenti un'idea di patria e di umanità. E il suo civismo traluce e risalta in ogni sua pagina e dà vita alla fredda erudizione, che egli ba raccolto e coor– dinato cli sui codici e di sulle pergamene e di sui vecchi

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