Critica Sociale - Anno XV - n. 3 - 1 febbraio 1905

36 CRITICA SOCIALE Dunque, eia questi due csempì si apprende che l'azione dirotta uon è se non l'agitazione che le chtssi e i partiti, in regime di sufficiente libertà, re putano conveniente di fare - con la stampa, coi meetings, con le dimostrazioni - per premere sopra l'opinione pubblica e quindi, in definitiv11, sui pubblici poteri, specialmente quando questi poteri paiono osti– nati a resistere. .Ma, ritlotta. a queste proporzioni, l' "agitazione di– retta " rni1rnccin di diventare la cosa più comune di questo mondo. Se ci guardiamo attorno, non c'è partito che non la usi: l'hanno usata i clericidi quando, pur non avendo deputati propri in Parla– mento, hanno, con la famosa petizione dei due mi– lioni di firme e con la predicazione nelle chicsC', scongiurato il pericolo del divor7.iO; l'hanno usata e l'usano ancora i nostri irredentisti quando, contro le prudenze del Governo, chieclùno a gran voce, nella stampa, nello riunioni pubbliche, nelle dimostraz.ioni davanti i Consolati e le Ambasciate, la guerra al– l'Austria. Che se poi il sindacalismo ri\·oluzionarfo intende insegnare un metodo nuovo al socialismo e acqui• sire alla classe operaia uno squisito strumento di conquista, non sappiamo con quali titoli possa van• tare l'originalità della sua trovata. Da anni - da quando il partito socialista ha cominciato ad esistere - noi abbiamo iniziato direttamente nel paese le agitazioni più varie. Per vincere le resistenze delle maggioranze parlamentari, noi abbiamo agitato nella stampa, nei Comizi, nelle manifestazioni cli piazza, le questioni più vitali: abolizione del domicilio coatto, abolizione del dazio sul grano, riduzione delle spese militari, nazionalizzazione delle ferrovie, riposo fc. stivo 1 protezione delle donne o dei fanciulli, ecc. ecc. Tutta l'azione nostra è stata ed è in fondo " azione diretta" in quanto - per essere noi ancora una piccola minoranza nell'assemblea legislativa - dob• biamo giovarci delle correnti d'opinione pubblica ed esprimere la volontà diretta del paese per in• fluire sui suoi rappresentanti. E nemmeno è possibile instituire differenziazioni sul diverso ~ono con cui si possono condurre queste agi• tazioni. E intanto da notare subito che la frase e la forma non contraddistinguono un metodo: quando un rivoluzionario avrà apposto un aggettivo energico al sostantivo " borghesia n e avrà mutato in un pu• gilato con le guardie una grande manifestazione di popolo, non per questo avrà conferito maggiore cf• ficacia alla sua azione diretta o le avrà conquistllto il brevetto dell'originalità. Ma 1 a parte questo, chi può negi1rc che lo nostre agito:doni, se furono il più spesso ordinate e pacifiche 1 furono anche talvolta risolutamente violente? Dopo la giornata di Adua, l'impeto del proletariato fu tale che la monarchia parve per un momento in pericolo. :Ma quel mo• \'imento - quell'azione direttn, dice la nuovissima nomenclatura - non può ripetersi con la stessa ,,a. stità e le stesse forme per conquistare, ad esempio, il riposo festivo. li rivoluziona.rio, che pe1H!asse cli inscenare una rivoluzione pcrchè le botteghe siano chiuse alla sera ciel sabato, mostrerebbe di aver ri• \'Oluzionato, più che la sua " coscienza , 11 il cervello. Costretto cosl a riconoscere che la sua " azione diretta " non è niente di diverso dalle solite ngita• zioni politiche, il sindacalismo rh•oluzionario, per l'ossessione di rivere scoperto un metodo nuovo, si volge a cercarne i caratteri peculiari nei rapporti con l'azione parlamentare. La nostra azione diretta All'osllnnzlone lngJu111ncala del sen11,tor1 era naturlllé l'R!lJ)llllo 11,<1 una ,·l\•n agllazlone. Ogni JH!r&onadi buon senso potrebbe quindi osacrvt1re al signor Orlttuellles che gli strumr-nll di attacco 81 mista• re.no 11,1\a 1iro\Jallllltà della re~lstenza, o non si muove alla conqul8ta del 11ri11c111ato<Il ~lonnoo COICRllllOnl d'a,;eodlo di Port Ar\llur ! - esso dice - si distingue come concezione dalla vostra, in quanto noi la poniamo al disopra di tutte le azioni possibili e specialmente avanti a quell'a• zione parlamentare per la quale nutrite così imme· ritate tenerezze. ,·ediamolo, dunque. Le nostre società, rette a democrazia, tendono a diminuire l'importanza degli organi legislativi, per trasferire la loro speciale funzione, non diremo an• cora nello masse, ma nei loro elementi intellettuali. Oggi la stampa e il Comizio hanno acquistato un valore decisiYO nel determinare le correnti di opinione pubblica, le quali, alla loro volta, agiscono sugli organismi politici. Anzi, questi organismi poli· tici, da arbitri, co1~1eerano una volta, dei destini della nazione, discendono ad essere i docili esecutori della vo lontà del paese, di quella immanente so– vranità popola.re che non si asside alla vetta del potere con u n s emplice mutamento di formo politi– che, ma si crea con la sempre pili vasta partecipa• zione di tutto il popolo alla cosa pubblica. Donde deriva clic lo idee nuove, se \'ogliono riuscire vit• toriose, debbono pervenire a.i Parlamenti dopo un lungo circuito attraverso il paC!30j che a queste idee è quasi più giovevole il viatico, che dà loro il con• senso popolare, che non le simpatie delle asAemblee politiche; elio infine l'opera di un agitatore di idee - nel giornalismo, nella letterA.tura, nella scienza - è infinitamente più larga e più ricca di compia• cimento che non l'attività legislativa di un deputato cui spetta il còmpito modesto cli tradur l'idea nella legge. Conseguenza tangibile di questa evoluzione fatale è l'abbassamento inte1lettuale dei Parlamenti. L'am• bizione di poter agire sui costumi e sugli ordina• menti del proprio paese, potendosi oggi soddisfare in altro modo che non con la presenza nelle as• sembloe legislatiYe, ha cessato cli essere un incentivo a mantenere alta la loro intellettualità. T partiti nella Camera, tranne qualche gruppo d'uomini ve• ramente rappresentativi, si reclutano oramai nella mediocrità pilt insignificante. Ma, se tutto questo può, fino ad un certo sogno, giustificare gli sfoghi di certfL letteratura politica contro il pal'lamentarismo e la sua eloquenza cul'in.– lesca, attaccaticcia e impacciante; se può persuadere molta gente a preferire il loro posto nell'arte, nella scienza o nella politica allo scanno cli deputato (noi stessi non vorremmo rinunciare alla nostra modesta opera nel giornalismo per essere soltanto un numero a Montecitol'io); se l'aziono cli rotta sulle correnti di opinione è pitt lusinghevole ed esteticamente supe• riore alla piccola cura di tradurre in atto quel poco che, grado grado, giunge alhL sua piena maturità; tutto ciò non pregiudica affatto la questione cli de• cidere quale delle due azioni deve essere la prrmi– nente o la sola necessaria. Il nostro giudizio non deve essere un giudizio soggettivo di preferenza, ma un giudizio su la funziono e la utilità. rispettiva cli entrambe. Ridotta in questi termini, la questione è eliminata. Non si può parlare di antitesi fra azione dirotta e azione 1>arlamentare, come non si può parlare nep· pure di preminenza dell'una suli'altra, senza disco• noscere il loro diverso camtterc. Per noi - e mettiamo pegno che tutti i socialisti non inquinati cli anarchismo la pensano come noi - l'azione parlamentare è 11iategrazione necessaria. dell'azione diretta. L'una suppone l1altra. Come ogni agitazione ha per iscopo di inHuire sopra i poteri politici, così ogni azione parlamentare in tanto è ef– ficace in quanto è sorretta, stimolata, indirizzata dalle correnti popolari. Se il Pitrlamento ò il fono• grafo del paese, non è men ,•ero che il paese è go– vernato clal Parlamento: tra Puno e l'altro vi è un

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