Critica Sociale - XIII - n.10-11 - 16 mag.-1 giu. 1903

146 CRITICASOCIALE ziono militare nasce dalla gloria> non dalla sventura. A noi le sventure d'altri tempi sono la fortuna d'oggi. Il sentimento militarista può anche na:scere, nelle nazioni esuberanti di vita come l'Inghilterra e sma– niose d'impero, dalla brama di conquistare nuove ricchezze e nuova potenza. A' tempi del Crispi, la febbre imperialista fermentò net sangue pil1 corrotto del paese; gli avventurieri si gabellarono per con• quistatori. Ma. fu male di breve durata, preso per contagio, per vanità scimmiesca d'irnita.zione; e ci fu anche, in parte, attaccato dalle panche di scuola, insieme col classicismo e con la storia di Roma eterna. Con agilità Jatina facemmo una tra.sposizione di tempo e di luogo: al secolo d'Augusto e alla terra del Oladstone. 11 nostro " nazionalismo ,,, allevato con tanto artifizio, uon poteva perciò prosperare. Pur tuttavja il militarismo jn Italia, sebbene non lo assistano ragioni storiche ed economiche, vivacchia 11011 disturbato. Gli interessi dinastici l'hanno sempre favorito; ma da soli non bastano alla sua conserva– "'ione. Vi concorrono altri motivi. Un mot.ivo serio, che le classi popolari dureranno fatica a vincere, è nel benefizio che le classi agiate ritraggono dall'esercito per la tutela dell'ordine pub– blico. ~Jentre il motivo della difesa nazionale, che dovrebb'eRsere unico, non ha molta consistenza. J: questo, per altro, il più forte, perchò è il piil diffuso. E intorno a quello, logicamente, si s,•olge l'attenzione ciel partito socialista. Gli •ordinamenti militari, costosissimi, non rimarrebbero integri, se fossero voluti soltanto per il bene della dinastia e del IP. classi proprietarie: parte delle quali, del resto, reputano che i benefizi non siano compensati dalle gravi imposte che vi corrispondono. Sono ancora inoppugnabili, perchè, almeno fino n ieri, la maggio– ranza della popola:done che chiamerò politica, cioè la maggioranza di coloro che si occupano delle que– stioni cittadine, li credeva dolorosamente necessari por la difesa patria. La propaganda insidiosa cli una minoranza interessata ha fruttificato in terreno ben disposto; tanto che non è difficile trovare persone d'ogni ceto sociale, piccoli possidenti angariati dal fisco ccl artigiani in rovina ed anche ingenui conta– dini, che ripetono in pien,1 buona fede il Joro umile omaggio al feticcio militare. Nò, cl'altrn. parte, si deye pensare che i militaristi delle classi agiate siano tutti uomini senza convinzione. Jn ogni classe e in ogni pal'tito accade questo fenomeno: che alcuni o molti restano fedeli al metodo o alla couco,i;ione au· tica, quale risuJtò da uno speciale stato di fatto; e non si accorgono che, mutato o modificato questo, occorre mutare o modificare in corrispondenza. il metodo e l'atteggiamento politico. Il fenomeno ri– guarda tutti, a cominciare da noi socialisti. Alcuni socialisti voglion proseguire il metodo che risultò da un ambiente di schietta reazione; la maggior pal·to dei clericali si chiudono nella tattica che paL'YO astuta subito dopo il settanta; 1n1recchi conservatorj, che non vedono o non voglion vedere il nuovo ele– mento sociale entrato nella vita pubblica, cioè il proletariato, rimpiangono i tempi dcli~ manette. Il fatto curioso è che tutti costoro 1 i quali sono i co– dini del proprio partito, guardano costernati a quelli dei .loro che, procedendo, adattano il passo alle sempre nuove necessità del cammino, e gridano ai traditori, e si crnclono più innanzi, sol porchè volgono la testa all'indietro, alla via superata, al passato lontano, a un periodo cli vita che ht storia ha spiccato dal moto degli avYenimenti che mai non resta e che tutto rinnova. Rispetto agli ordinamenti militari, l'errore deriva, adunque, dalla trascuratezza clielementi nuovi. Motto così in disparte le ragioni di ordine tecnico, che valgono per 1'Jtalia 1 difesa com'è dai mari e dalle Alpi. Accenno a ragioni d'ordine politico, pill alte e pii1 genera.li. [I grande elemento camtteristico della civiltà. contemporanea cl'~uropa è l'assetto stabile in nazioni formatesi per affinità di razza e d'interessi. La nazione ò un elemento di pace. Gli eserciti ser– virono o per la costituzione nn,i;ionale o, a nazioni gih costituite, per conquiste in terre non anche com– poste ad unità cli na,done. Le nazioni costituite non fanno più parte della materia di conquista, non tanto per la forza che viene ad esse dall'aggruppa– mento elettivo cli volontà e cl 1 i11teressi omogenei, quanto per l'equilibrio che ciascuna stabilisce con gl'interessi e cou le volonb't cli ciascun'aJtra; per modo che l'offesa rcca.ta ad una è oflCsa a tutte, in quanto turba l'equilibrio generalo. Ciò è tanto vero che i popoli) i quuli hanno un lembo cli patria da conquistare, ba.11110 ormai dimesso il proposito della conquista militare; perfino i francesi si sono dati pace e hanno rinunziato a.Ila idea di riprendere con l'armi l'Alsa,i;ia e la. Lorena. Le armi sono riser– bate alle conquiste coloniali e agli Staterelli che patiscono il vassallaggio cli padroni crudeli. Un altro grande elemento nuovo è nella vita mo– der,rn. Accanto e di contro alle classi finora domi– nanti, è cresciuta la classe proleta.ria. 1 e in parte &i è disciplinata con fini suoi che non vogliono guerre e con vincoli di solidarietà internazionale che sono pegno cli pace. Quale Governo d'l~uropa. potrebbe partire in guel'ra senza rischiare di accendere · patria tante Comuni quante sono città? ,:, • * Von. ]!ttore Sacchi) nel discorso di 'l'orino dol 3 maggio, pur lodando i socialisti per la loro opera contro il militarismo, li ammoniva con garbo cli essere prudenti. Prnclente ò, infatti, il disegno di legge pre5entato dai deputati sociaJisti, poichè do– manda quel tanto che può essere consentito da una maggiornnza ortodossa e non pretende cl'arrivare d'un salto alla nazione armata.. L'on. Sacchi ha ragione non quando chiede la p1·udenza 1 ma. quando consiglia la sinceritil. ]~gli nota quel che notai incidentalmente in altro fascicolo di questa Rivista ('), cioè che le economie nei bilanci militari non saranno bastevoli a provvedere a tutt.i i bisogni del paese. Invece, i piìl dei nost.rì s'illudono e illudono) promettendo mari o monti a povere plebi ig11are 1 come se il l'isparmio cli cinquanta o magari cli ottanta milioni potesse saziare Ja grande fame cli denaro 1:he ha l'Italia iu tutta la sua lunghezza. Ma ciò non toglie che la questione abbia un'importanzfl politica cli prim'ordine, assai più che non glie no conferiscano l'011. Sacchi e i suoi amici di parte ra– dicale. La riduzione delle spese militari vale non blnto in sè e per sè 1 11011 tanto per le ecouomie che effettua, quanto per motiYi che trascendono i bilanci della guerra e della marina e che toccano la vita nazionale nella sua interezza. Per il Governo e por le classi dominanti, ridurre le spese militari significa mubtre tattica. LI militarismo è il coronamento cli una con– cezione di GoYerno 1 reazionaria in politica e fiscale in finanza. Il mutamento operatosi in rtalia nel breve periodo di quasi tre anni nou sarà salclo, non clistrug-– gerà i motivi cliritorni all'antico, finchè il militarismo sia rigoglioso cli baldanza e di minaccia. Perciò nella riduzione delle spese militari, qui soltanto 1 ò l'ele– mento specifico e clifl'eren,i;ia\e di un'azione democrn– tica; è <1uell'elemento che i più autorevoli giornali conservatori hanno cercato invano nell'ultimo discorso dell'on. Sacchi. Un Governo, che non avesse il capo alle conquiste militari e 11gli accrescimenti dcll1arma.ta e dell'eser– cito, darebbe la propria attivifa o u11 po 1 più di do·

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