Critica Sociale - Anno XII - n. 22 - 16 novembre 1902

CRITICA SOCIALE sequcnti, con un'altra che, t,urbando l'economia, di tutto un Co,lico o suscitando ben nitri timori o preoc– cupazioni, non potrebbe non dar luogo a lunghe cli· scussionie ad accanite ostilità o minaccerebbe-· con In Carnera. attualo - di arenarsi o dì naufragare negli Uffici. Messocosì Io cose a posto, dicinmo quel che r>cn– siamo dell'art. 247. . .. Noi non siamo di coloro che, per accattare popo– larità, rinfacciano all'on. Zanardclli, come unit n10di• tata insidia, l'art. 247 del Codice penale. Anzitutto l'art. 247 ò ben diverso •- e, diciamo il vero, ò in sò assai meno brutto - di come lo riferisce, molto 1~ memoria (si vede che non l'ha sperimentato sulla propria pelle!), Pedro A!lelaufe. Se davvero quest'articolo punisse "chiunque in– cita. all 1 odì() frl\ le vario classi sociali n, esso conter– rebbe un'infumifi o un'eresia giuridica, perseguitando ciò che appartiene esclusivamente nll'àmbito morale del pensiero. )Jr\. l'eccitamento all'odio fra le classi non è che l'enunciazione elittica dell'articolo di legge. Questo in realtà non punisce se non citi incita al– l'odio frn le classi " in modo pericoloso l}Cr la pub– blicrt tranquillità »i e questa clausola costituisco ht essenza del reato. llen lo pose in riliOYOla Relaziono dello stesso 1/.annrdclli, dove afferma che l'incrimi– nazione dell'eccitamento all'odio 1>crsè solo si pre– sterebbe alla persecuzione dell:l critica Yivace, di una scm1>lice eccitazione di sentimenti ostili a un dato ordine di cittadini. Questo la legge non Yolle. L'estremo del " modo pericoloso per la pubblica tranquillità "' il collocamento dell'articolo nella ru– brica dei " renti contro l'ordino pubblico ,, accanto aUa istigazione n commettere un reato o all'nssocia– ziouo per delinquere, e infine i principii generali lici diritto IHtnitivo moderno, dicono ben chiaro che reato non y'è, e incriminazione non vi clovrebb'esserc, doye manchi quel pericolo immediato, tangibile, con– creto, per cui la parola o lo scritto si immedesimano con l'azione criminosa. In mano dunque di giudici indipendenti, intelligenti ed onesti, la disposizione dell'art. 247 - accettata quasi come corretth•o o com1>enso alla proclamata libertà della coalizione o dello sciopero - non avrebbe fornito argomento di bestemmie giuridiche, nè sarebbe dh·enuto strumento di compressioni inciYili. Infatti quando, come esem– plifica Stuart m11, scrittore non forcaiuolo, imperver– sando la carestia, una folla uhhriacn cli Jivoro si addensi minacciosa alle case dei negozianti cli grano, ccl iYi un oratore improvvisato vomiti im•etth•o in– cendiarie contro i mercanti incettatori ed affamatori, non dovrebbe attendersi che a qualcuno di costoro sinsi fatta la pelle t>erconstnb1re una responsabilit.\ penale nel temerario eccitatore. Cosl inteso, inteso onestamente, l'art. 247 non farebbe una grinza. Senonchè lo leggi non valgono tanto per quello che dicono o J)el' quello che rcalmcnto vollero dire: l'ambiente, lo circostanze, lo spirito dei magistrati corrompono le leggi migliori, così come possono to– gliere ogni veleno alle pessime. L'errore ciel Ministro proponente non fu dunque nellu rormula eia lui adot– tata: fu nel non nver previsto e sentito l'abuso fla– grante e manifesto che le forze reazionarie, scate– nato sul paese, nvrebbero fatto cli mui legge elastica, che all'abuso si prestava mirabilmente. Perchè, cloYe pericolo reale o concreto sia per la pubblica tran– quillità, bastano a preservarne il ci"ilo consorzio le comminatorio che contemplano la minaccia., il tu– multo, la istigazione puhblica a commettere reati e le comuni leggi di polizia. Ne "enne che, dominando la reazione, l'art. 247 senì di comodo pretesto a in– timidire e perseguitare il pensiero non conformista, a metter fuori della legge interi pnrtiti. L'1ut. 2·1 dell'Editto nlberlino, legge cssen:i:ialmento politica, diYcntò ben piì1 grave trasportato noi Codice, me– scolato ai reati comuni, poi si aggravò di nuovo contro la stampa collo leggi eccezionali del Crispi. La magistmtura foce a gara a dimenticare la. clau– sola del II pericolo per la trnnquillinl J>Uhblica ,,, o a torcerne il senso manifesto, fnrncticanclo di 1>e– ricolo non nate mu voteuziale, di pericolo e,:enluale e remoto, magari n scadenza di secoli. Con critcl'ii così disonesti, non v'ò pili pensiero di npostolo, atl'or• mnzione di scienziato, troyato cli inventore, che - con un 1>0'cli buon volere - non 1>ossaincriminarsi. Chi può dire quali disordini avrà generato -· nel flusso e riflusso della. storia - la tenace audacia dell'eppur si 11wot:e di Galileo? Ora cotesti a busi s ono quasi al tutto scomparsi; non è detto lo sia.no per sempre. La '" magistratura indipendente" fi uta l'aria che soHirtda. ltoma o por Jo pill contiuua a rendere scrvizii, come ai Yecchi 1 ai nuoYi padroni. llrt ecco la Cassazione - la sola magistratura indi1>enclente sul scrio - insorge per conto pro1>rio. Essa tenta, per quanto può, cli risu• scitare un passato obbrobrioso, di fermare gli ultimi strascichi della reazione che tramonta. Per essa, con inaudito sofismH, l'amnistia, fotto essenzialmente po– litico, che " cst.ingue l'azione e fa cessare fulli gli effetti penali .,, non ne C.'lncella (t fortiori gli effetti politici j per essa il reato, cho 1>01hl,,acro del1'11m– nistia è come non mai esistito, 1>artorisce tuttavia le conseguenze piì.1odiose,· spoglia il cittadino della cittadinanza a111111i11istrath·a, e lo spoglia in perpetuo senza redenzione possibile. De1rntato sin. pure, e ma– gari senatore o ministro: ma elettore dei consiglieri comunali 1 no. .La reazione ò morta, mrt il morto - per ,,irti, dollR. Corte suprema - abbranca il vivo e lo appesta. Questa sov,•ersione dalPalto, questa insurrezione spavalda contro i tempi e contro il conquistato di– ritto, questa farsa f:rottesca, noi diciamo deve cessare. ~ poichò v 1 ò un inciso che le porge il pretesto; sopprimiamo clun<111e 1·inciso. . .. Strizza l'occhio Pedro Adelcwfe: - va.da per Pin– cisoj ma perchò minacciare l'art. 247? - perchò non 1>azientnro un po' per valenenc piuttosto contro coloro che dello strumento cli tortura si valsero, senza. risparmio, contro di voi o che - non predi– catori in astratto - ma creatori coi fatti clell'oclio profondo cli clftsse, sono " sfuggiti ,, albi legge che cssi 1 ben prima di mi, clove,•a colpire? Pcrchè non valervene magari domani contro Peg-izio Sonnino, che, con un progetto del pii1 bel teppismo demagogico che abbiano mai raccoJto gli annali parlamentari, tenta comvrm'e ci coutcmti i proprietari terrieri del mezzodì per rinverdire in Italia lit rC'azionc del suo cuore? Ebbene, 110 1 non ò qaesto che noi vogliamo. Occhio per occhio, dente PCI'dente: quello che voi propo– nete non è nitro che la vecchia. pena del btglione. Noi siamo un fonti no pili evoluti. Non crediamo alhi violenza - neppure alla violenza della legge, e ci stimeremmo fini/i. il giorno che dovessimo riporre in essa le nostre speranze. Così siamo liberali. E sorridiamo cli coloro che, impregnati di metafi– sica, hanno l'aria di coglierci om in contraddizione perchè, um~ YOlta tanto, ci vedono intesi n. " codifi– care " un brandello cli libertà. Eh ! s}, anime cnn• elido! Non mai abbiamo sostenuto che le leggi deb– bano essere, così quali sono, cristallizzate in ctcmo. Quando le forze cli una libertà sono create e maturo, e una legge a <1uclla libertà tmversa il cammino, !.>asta un s9flio 1 e la legge crolla. Allorn soffiamo. Voi credete di mutare il mondo sofliando. F11,JPPO TUHATI,

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