Critica Sociale - Anno XII - n. 19 - 1 ottobre 1902

300 CRITICASOCIALE delle Leghe, quale ei esplica nel resto d'Italia, non è possibile. Ecl allora sorge spontanea la seguente domanda: cosa fa.ranno queste Leghe, che sorsero spont-anee per forza dì cose? Quale scopo daremo ad esse? Quando esse si rh•olgeranno a noi per chiederci il quid agemlmn, cosa risponderemo noi con coscienza? :E:noi una risposta do vremo darla, e con urgenza; perchè il rumore delle fu· cilate contro gli affamati di Candela ha tutto il signi– ficato <li un solenne e tragico ammonimento. Ebbene, a questo punto, bisogna parlarci chiaro. Se per uno spirito di fatalistica intransigenza, smentita da una colossale catena di fatti, noi volessimo lasciare che l'urto tra affamati e Pro1>rietari, che nulla piìt hanno nel momento attuale dn. concedere, avvenga nella sua forma allo stato libero, questo si esplicherà in modo ,,iolento. Se il grado di ch 1 iltà raggiunto e la legge del minimo sforzo, incastrata nell'evoluto nostro cervello, nessun altro dovere ci imponesse, fuorchè quello cli an– nunziare la verità. ed assistere con le braccia conserte al libero cozzo degli istinti antagonistici - oh, allora noi avremmo ancora. un ultimo e ben J>reciso dovere: quello di uscire dai Parlamenti e dalle amministrazioni locali, nelle quali siamo entrati per compiere un'o1>era di trasformazione, dato il concetto positivista da tutti accettato, che il socialismo non si attua di 11unto in bianco come un qualunque regime politico, ma va di– unendo mediante l'abbattimento di ogni pregiudizio, l'educazione degli nomini, la trasformazione radicale degli enti 1rnbblici. Ma se vogliamo restare nel concetto di graduale edu– cazione, non dobbiamo dimenticare che il partito socia• lista vive nel mondo; vive, cioè, non come monade isolata e priva di contatti (lo che sarebbe un puro con– cetto metafisico e privo di realtà), ma come prodotto di mille fattori, come forzato vicino di ca.sa di molti altri aggregati umani, al contatto dei quali naturalmente si trova. Noi non viviamo in una campana d'isolamento; noi, al contrario, abbiamo dalla borghesia la nostra ra– gione di essero e, per conseguenza, non possiamo com– piere atti unilaterali, come se non fossimo di questo mondo. Se si spingesse il proletariato di un paese allo sciopero generalo, senza che altri fatti si fossero 1wve– rati, si opererebbe lo sciopero, ma si ucciderebbe l'am• malato. Ecco J>erchò ò oramai per noi tLliti un vero do. vere di coscienza politica l'occuparci e il preoccuparci del riflesso che ogni movimento proletario possa avere nel campo borghese; ap1mnto perchè tale riflesso ripiega ncce~sariameute sull'istesso proletariato. Data tale condizione di cose, noi scegliamo subito la. direttiva: 11ressio110 •li classe contro i grandi detentori della ricchezza e, J>er il momento, nessuna 1>ressione contro la piccola stremata proprietà. Anzi, noi giunge– remmo 1>erflnoall'intesa. con essa, allo scopo di strappare quei 1>rovvedimcnti che sono l'ossigeno per il proleta– riato e per la piccola IJroprietà. E veniamo al di<tcorso concreto, per quanto riguarda, ad esernpio, le Puglie, una delle regioni nelle sopradette condizioni. In questi paesi un proletariato cosciente è ancora nell'av,·enire: oggi v'hanno organizzazioni spon– taneamente sorte innanzi al fenomeno della fame acuta. Orbene, SJJingore tali organizzazioni contro la piccola e media proprietà, è un assurdo. Occorre invece trovare l'ossigeno per la vita, atta.ccandosi allo spirito di ribelle antiflscalismo della piccola proprietà, per premere sui graudi sfruttatori e, quindi, sul Governo. lo giungo perfino a proporre un chiaro e libero ac- cordo tra organizzazioni e proprietari, perchè, anche mediante il rifiuto di pagare le tasse, si strappi al Oo• verno un regime che non abbondi di enormi spese im– produttive. 13isogna investire nella terra e nel lavoro quei miliardi che vanno in cannoni e fucili; bisogna ,·eder chiaro in quelle forniture militari che costano milioni e milioni e mante11gono vuoti i magazzini j bi– sogna infine so1>primere il Oo,·erno di i\lassaua, che serve a dare un appannaggio ad un deputato disoccu • pato ed a giornalisti e militari, amanti di vita sardana.• palesea. Oh, perchè non bisogna guardare in fondo alla questione dei tabacchi? Per favorire quali altissimi inte• ressi deve lo Stato spendere tanti milioni a vantaggio di culture straniere, quando, producendo in Italia, potrebbe arricchire il paese? Ma è possibile che tutto il Mezzo– giorno (una volta ricco di coltura a tabacco), oggi debba e~sere dannato n rendere un po 1 di patate eri una scarsa quantità di grano? (') Quesl'è l'OJlera che ai socialisti di Puglia noi ,·ogliamo additare, allo scopo di dare vita alle Leghe e vita agli individui. I:: 1 ridonata. un po'di vitalità ai corpi, 11roce• dere poi ad uno studio accurato C\ minuto delle condi– zioni agricole d 1 Jtalia, onde potere dettare normo o di– rigere movimenti con IJiena. ed illuminata coscienza. Un tale &tudio si dovrebbe fare con molta calma e con grande precisio11e 1 usando della attività dei socialisti italiani. Un questionario, di cui noi presenteremo un esempio più in là e che potrà essere completato e 1110- cliflcnto dai suggerimenti dei competenti, sarà pubblicato e poscia diffuso per tutta ltalia. f~, ins<1mma,un lavoro d 1 inchiesta agraria, che uoi in• tondiamo sia affidato al partito socialista, un lavoro che verrebbe su autonrnJicamento e costituirebbe il primo es1lerimento di operosa intellettualità da parto del no– stro 1>artito. E su qnesta proposta diretta ho111i11ib11s bonre voluntatis vorremmo un po' di discussione. ARNALDO LUCCI. (1) A questi eonceltl si ò JSJ)lrato l'ordino del glor110dB mo pro• sentato ili Cougr0$$0 d'Imola unlturncuto nl \'c1,1.n111 1 nl ~1ontcmilr– tlnl o ad altri com1)otc11tl: or(llno del giorno u1mrovato nll'uwm1mltiì. In 0101.r.o11(1 111 sllc111.Jo eo\enne o 11:mroso I Questioni urgenti d scuola e dimaestri Il còmpito della democrazia Qualche mese fa, nel numero 5-G della Critica So· ciale, una nota ciel direttore cli questa Rivista a un articolo di E. Ii'ahietti su La JJe1·sonalitàgiw·-idica <lell'insegncmtelementare, sollevò vivaci proteste nel campo dei maestri, i quali - pur con le debite ec– cezioni - erano accusati un po 1 in blocco di non sapersi elevare, dal gretto utilitarismo delle loro preoc– cupazioni cli carriera, a questioni ed agitazioni con• cel'llenti la scuola e interessanti il grande pubblico. Le staffilate infatti apparivano,ed erano, troppo severe: eppure io ne risentii più gioia che dolore, ravvisando, in quellreccessiva severità, un segno di siucel'O a gagliardo interessamento, mille volte più provvido della indulgente ma sconfortante apatia, che circonda dappertutto in Italia i maestri e la scuola; e nei fervidi incitamenti del 'l'urati ai maestri a bandire la santa crociata per la scuQla popolare e per la riforma scolastica, una implicita promessa di non meno fervida e atti va cooperazione. Io penso che sia tempo di porre arditamente il problema della. scuola innanzi alhi democrazia. Incominciamo dai fatti.

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