Critica Sociale - Anno XII - n. 17 - 1 settembre 1902

CRITICA SOO[ALI! 261 stesso della propria conscrvaziono porterà. quindi inelut– tabilmente la monarchia, come le classi consen'atrici, a osteggiare il moto a.sce11dente del proletnriato. L'o;:servaziono ha fondamento di verità, ma ò tropÌ>o unilaterale. La monarchia, come istituzione lnMrna.ta !n UJ ~adinast.ia , ha pure ~m intel'esse autonomo. Posta 1 111 cuna della scala socrn,le, sopra le contese delle clai-si, ò portai.~ n. tro\'atc una base solida d'esistenza nell'equilibrio e nella conciliazione degli interessi di– scordattli, ado11crnndo la sua i11fluenz11. a. temperare le RSJlfCzze, i m,ilcontenti e i dissidii e a dar soddisfazione ai bisogni 11ii'1 incontestaUili. Quindi è che le sue vedute pratico.mente non sempre collimano con quelle delle classi conservatrici. Se bisogna 1?011 alimmr,,;i l'amico, bisogna pure non irritar troppo il nemico. Il pl'Oletariato ò bensì una forza.infida e mal disposta \'erso la monarchia, ma esso forma la classe pii1nume– rosa della societiì.e il suo salire si mauifcsta irresisti– l>ile e fatale come un portato della civilt/\ moderna. 1L proletal'iato ò il sole nascente e la poten1.a del domani, con cui la monarchia de,·e pur fare i suoi conti. Alla monarchil\ COn\'iCncquindi 11011 dimostrarsi ancrsa ari un Ol'llinato progresso del ))roletariato; e.~sa anzi ò pro. ba!Jilc che cerchi di carezzarlo e di ingraziarselo, mo– strando di interessarsi dei suoi desiderii e dei suoi bi– sogni. l'er la monarchia il se::rreto per prolungare il pilt 1>ossibilela vita consiste ormai nel venir cedendo grada– tamente e sapientemente il terreno e nel non mettersi scopedamente e a l11ngocontro il moto della democra– zia, ma anzi nel mostrnre che e"sa uon è incompatibile con le riforme democratiche. Così si spiegl\ come t-alrolta, a confusione dei repub– hlicnni pregill(liziosi 1 la monarchia costituzionale, lungi ,lall'essere un scrio ostacolo 11er il cammino del prolc– tariato1 può anzi, in certe contingenze, l\ddimostrnrsi una forza fil.\'Ol'C\'Ole, un alleato in.:11,crato, quanto non -richiesto, contro l'eccessivo irrompere della reazione conser\•:ttrice e per Il cOnJieguimento di vantaggi imme– diati, la qual cosa non si verifica nelle repubbliche, dove le classi conscn•atrici possono ayer piena balia, senztl, il freno eventuale di un terzo interesse. ::Un, quale che sia per essere la piega che prenderanno gli a.nenirncnti, certo il proletariato, che ha in sò il fuoco invincibile di una nuova ci\•iltà, avrà la for'l.apel' supcrnre gli ostacoli che si argomentassero contrastargli la Yia del trionfo. Acl esso però gioverìt pur sempre il trovarsi 1 oltre che dalla !)arte della giustizia, nel ter– reno dellii legalità. D. S. Due divorzi polit.ici sono all'orizionte in ltalia: quello del partito socialista dagli affini, e quello fra le due ali (ammesso per semplicità che sien due sole) del partito socialista. Son minaccin,te quindi di morte l'unione dei partiti popolari e l'unità del partito socialista. Io non mi propongo qui d'indagare nò cli discutere lo cause, la natu!'a o la gravità delle mnlntt.ie, che hanno colpito quei due on;anismi. Sono un tal medi– conzolo (forse appena appena un semplicista) che non mi arrischierei ad apriL' bocca mentre tanti pro– fessoroni stanno intorno al capezzale, e fanno così bei ragionari a voce o sullo Riviste scientifiche, che tutto il 1)Ubblico ne va in solluchero, e anche gli ammalati - specie il N. 2 - s'interessano così al , d U dibattito da dimenticare perfino di sorbire i più olc– mcntari purganti. Nemmeno voglio ral1egrarmi o dolermi, secondo le mie simpatie personali, dei miglioramenti o dei peggioramenti che vanno facondo i due ammalati. Vi è specialmente intorno al N. 1 -- cho è il più aggravato - un tal piagnisteo cli amici e un tal sogghignare di avversari che non occorre aggiun- gere lacrime o sorrisi. · Io non so dunque qual malattia abbiano i due malati, nò se ht morte ciel primo possa esser la sa– lute dell'altro, nè quanto li danneggi l'altercare degli infermicri 1 nò se sien possibili guarigioni o rat– toppi, nè se il N. 1 abbia fatto in vita e sia capace di fare, vivendo, pili mal che bene. Preferisco mct– terini da un punto di vista meno filosofieo, ma più massaio. L'unione dei partiti popolari e l'unità del partito socialisbt sono piì1 o meno gravemente malate; se non altro, hanno d'intorno dei medici. Ment.rc si tentano le cure, ment1·e per la casa si piange e si ride, prendiamo intanto q1rnlle disposizioni legali, che, in caso cli morte o d'infermifa permanente, as– sicurino a chi resta - cioè alla clemocra:da e al proletariato - quel hrnto o quel poco di bene che i due mA.lati hanno fatto. In una parola induciamoli a far testamento affìnchè resti di loro nn buon ri• cordo e si sistemino le cose in modo da salvare al– meno l'attiYO ~t beneficio degli eredi. Cominciamo dunque a vedere non quali sono i dnnni dell'unione dei partiti popolari, ma qual'è il beneficio principale, che nell'interesse di tutti e tre i partiti occorrerebbe conservare anche se l'unione avesse eia rompersi. In altra occasione ho sostenuto che, lasciando da parte tutti i lirismi, l'efficacia dell'unione dei partiti popolari si è sentita e si è svolta quasi esclusiva• mente nel campo elettor,llc. ]~ssa nacque nelle elezioni politiche del .1 lJOO, fiorl e fruttificò qua e lit in occai;ione di elezioni ammi– nistrative e, sen'l.a dare negli intermezzi alcun segno di vitR,, (il JJrOdivorUo forse?), si è rinnovata in al– cuni luoghi 1 si è sfasciata in altri, durante quest'ul• ti1na campagna amministrati\'a. L'accorcio dei vari gruppi democratici, per c.leter• minate riforme o per difesa. dei diritti elementari, nel Pi:irlamento, in nn Consiglio commrnle o ))rovin– ciale, può sussistere o riannodarsi ogni volta cho occorra) indipendentemente dalla cosiddetta unione dei partiti popolari; tanto è vero che non questa generò l'ostruzionismo - la piì't bella campagna so• stcmuta dalle fraiioni popolari del Parlamento - nui l'ostruzionismo viceyersa generò l'unione nel campo elettornle. Ciò che invece è certo è che la mrtncata unione non permetto piÌl (ed è su questo che piangono a caldo lacrime i piì1 accaniti unio– nisti) di far penetrare nei Consigli quei gruppi af• fini, che, anche senza l'unione popolare, potrebbero in quillche caso amministrare il Comune o, pili spesso, accorciarsi transitoriamente per l'attuazione clelht parte comune dei loro programmi. rn conclusione il vantaggio saliente de11'unione dei partiti popolari - forse l'unico, sul quale credo che tutti consentano: repubblicani, radicali, socialisti affluisti o no - è stato, ed è, quello d'impedire che una maggioranza democratica non fosse pÌll in molti luoghi sopraffatta da una minorania couser• vatrice 1 e di permettere che ognuno dei tre partiti alleati con<JUistasse un numero cli seggi adeguato aIle sue forze. :Ma per raggiungere tale resu.ltato non è indispen• sabile l'unione dei partiti popolari: vi si arriYerebbe lo stesso, anzi più equamente, applicando allo elezioni polit.iche e amministrative uu sistema di mppresen– tania proporzionale.

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