Critica Sociale - Anno V - n. 23 - 1 dicembre 1895

r CRITICA SOCIALE 363 Egoismo ed altruismo estetici A van li, e benissimo! Nel numero scorso era l'amico Morandotti, scrittore ed artista ftne e pensoso. che met– teva allegro.mente in canzonella., a proposito del D'An– nunzio, delle sue roccie e delle sue Vergini, questa nuova rregola del superuominismo letterario, questi Nielschiani da. strapazzo, che copiano da modelli stra- ~~~:~1~ l 0 :~ttf'! 1 ~i cl:f~;ac/~°c,t~:iud~:!tin::r :!r 1 ~ tendere modestamente che, se per qualcosa il mondo è degno di esistere, ò per l'onore di averli generati: un benefteio questo ch'essi si degnano di ricambiargli con Larghezza. da principi, rigenerandolo a sua. volta a loro propria sìmigllann ed imagine. E bisogna poi vederli davvicino - nel loro tisico e nel loro morale - la più parte di questi portenti della natura, di questi vincitori per diritto divino nella lolt.a. per l'esistenza., che pie– tosi rannocchi, che inetra.bili a.borti che sono; costoro a ciascuno dei quali si potrebbe applicare il verso con cui Musset caratterizzava un suo umoristico eroe: Il ut l'aa:e dH monde ,:l hd per,11,:t tl'alltr! Oggi è Mario Pilo che, rincarando la dose, ci manda un convoglio di mazzate sulla testa ai superuomini non più letterari, ma artistici. E noi gli apriamo l'arena delle nostre colonne e gli btl.ltiamo le mani, sebbene la sua téte de ture sia un nostro eccellente abbonato ed amico, anzi appunto per questo. li Segantini, malgrado la.stram• beria di certo suo Suppli~io delle nuut,·i (oh! un supplizio per davvero!), è un temperamento forte d"artista, che sarebbe forte anche senza. la posa, e al quale, come a tutti i rorti, piacerà di sentirsi contraddire e rortemente rustigare. Ma dietro a lui, come dietro al d'Annunzio, c'è la schiera dei nani, che i,enza le stampelle della posa non si vedrebbero neppure, degli eletti che si eles– sero da sè, degli onanisti che mal dissimulano, sotto le apparenze del superbo disdegno, l'impotenza. Or(ranica da cui sono arretti. Addosso, addosso a costoro! Non saranno mai smascherali e verberati abbastanza. Sia in letteratura, sia In arte, sia in sociologia {poi– chè ora. c'è anche un superuominismo sociologico che si a.traccia. e chiede di presentare al pubblico le sue piroette eleganti), si tratta. sempre di uno sport borghese, di un parassitismo aristocratico dn. decadenza.: e non v'è miglior modo di ferirlo a. morte, che denudarlo e dimostrare a tutti quanto esso sia, sopr a ogni altra . cosa., i·ol{/are: intimo.mente, piattamente, superumo.no. – mente votya1·e. LA CRITICA. Leggevo qualche settimana addietro nella Rei,ue des Beaurc At'ls un brillante articolo critico, di cui non rammento l'autore, nel quale, a proposito di avvenirismo e d'originalità, si narrava di un gio– vane e ribelle pitto1•e. cbo aveva giurato di voler trovare per i suoi cieli un azzu1•ro nuovo, inusi– tato, originale, vergine, personale, diverso dagli azzu1•1•ibanali e triviali di tutti gli altri; e ch"era giunto infatti a creare una tinta davvero tutta sua, ineffabilmente inedita, sublimemente assurda; e che se ne vantava, se ne gloriava, se ne gonfiava così freneticamente, da gridare furibondo all'imbecillità di chi ne rideva, da ~acrameutare che, se non i contempo1·anei, l'avrebbero bene un giorno capito i posteri, i superuomini dell'avvenire; e a chi gli obbiettava che il cielo, il cielo vero, quello che tutti gli uomini non ciechi vedon coi loro occhi alzando lo sguardo alla gran volta serena, non è mai stato e non è e•molto probabilmente non sarà mai di quel suo colore così.... singolare, il gran– d'uomo rispondeva imperterrito che tutti vedevano male, e che lui solo vedeva bene; che tutti erano idioti, e che lui solo era un genio; e che, dopo tutto, se anche il cielo non era di quel colore .... il torto era bene del cielo plebeo, e non del nobile artista. L'aneddotino grazioso mi riflo1•ìin mente iersera in tutta la sua piccante comicità, leggendo in un - giornale milanese, a cui collaboro assiduamente, una conceltosissima cartolina del e principe degli artisti pittori » ad un suo amico, quello appunto che ve lo gratifica di questo titolo magniloquente. Dice Sua Altezza Serenissima: Kessuna idealità è più elevata che quella della. ve– rità. E in omaggio a. questa scrivo. Ma.chi comprende questa idealitàt All'infuori di pochi scrittori critici, di pochi artisti poeti, di pochissimi raffinati cultori del bollo, nessuno. Di qua. il piccolo drappello degli eletti, degli aristocratici, dei re dell'umano intelletto. Di là una. gr&n massa. di carne, guidata e illuminata. da eri• tici buongustai (lo dicono loro) che parlano di cose di cui nulla Intendono, pur parlando come se le avessero studia.te a fondo. Direndiamoci dal volgo e da.i suoi avvocati ! Così, proprio cosi! Non basta, il titolo di principe dei pittori: ci vuol quello di re dell'umano intel– letto. A quando, la co1'0na imperiale'l A quando, la tiara degli infallibili? Sarà il caso di dire, come il brutale epilettico macellatore d'Europa, « Dio me l'ha data, guai a chi la tocca! »: con questa differenza, per altro, che qui i sudditi si ridur– ranno a una mezza dozzina d'amici sugge3tionati, e l'investitura, tutta platonica. non si riferirà che ad un nominale domrnio tn parttbus tn(ulelium,: poiché, o supe,·bi critici raffinati, o aristocratici artisti sdegnosi. o sublimi veggenti incompresi, è proprio da quella spregiata« gran massa di carne», da quel vilipeso ed anonimo e volgo », e da esso soltanto, che le vere, le effettive corone d'oro e di lau1'0vengono collocate sulle teste realmente degne di cingerle e di restarne ingemmate nei secoli. E tanfè vero, che dalle medesime vostre pa1'0le altezzose trapela mal celata l'amarezza dell'isola– mento antisociale nel quale vivete; l'invidia e il livore per i trionfi e la popolarit\ degli artisti cari a.Ile folle, porchè ne capiscono l'anima grande e san loro parlare il grande linguaggio che tutti i cer– velli possono intendere e che fa battere tutti i cuo1·i. Difendervi dal volgo e dai suoi avvocati1 Oh, non occorrono a questo nè elmi d'acciaio, nè scudi di bronzo, né maglie ferrato: il volgo non vi guarda nemmeno, e i suoi avvocati non si curan di voi se non quando sollecitate il loro parere. Chi vi ob– bliga ad esporre alle mostre aperte al gran pub– blico1 Perché non le fate sempre in famiglia, le vostre esposizioncelle superbamente clandestine 'l Evitereste d'insozzarvi nel fango della plebaglia. Ma la verità vera è che voi l'ambite, il plauso dell'ignobile volgo: t'ambite, come tutti gli altri, e più degli altri, e anzi la vostra segreta smania è proprio quella di averlo voi soli; e ciò che più vi rode, è di non poterlo togliere a chi non ap– partiene alla vostra chiesuola. Oh. è ben per questo, che sudano tante camicie e pigliano tante l'auce– dini gli avvocati vostri alla tribuna delle moltitu– dini sorde! Oh, se qualcuno ha bisogno di difen– dersi, sono ben esse, le moltitudini, a cui volete imporre per forza le vostre teorie sibilline, la vo– sh'a arte arrogante, i vostri azzurri non mai ve– duti! Esse non hanno bisogno delle ,,ostre lezioni d'arte nè di buon gusto: son esse che nelle età antiche dell'tndia, dell'Egitto, della Grecia, del Messico, del Perù, come nel medio evo d'Italia, di Germania, di Spagna, hanno date, prodighe e grandi, quelle squadre d'oscuri operai che han seminato di me– raviglie la terra: dai colossi marmorei simbole~– gianti l'immane irandezza dei numi, agli squisiti gioielli adornanti i polsi sottili alle belle; dagli stalli di quercia scolpita, monumentali, agli agili

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