Critica Sociale - Anno V - n. 13 - 1 luglio 1895

100 CRITICA SOCIALE senno - un insieme di tendenze e di rapporti per– sonali e morali. Certo, al disotto di questo - non vogliamo dissi– mularlo - v'è pur sempre il substrato economico, e rimane da spiegare con esso come avvenga in talune regioni il trionfo quasi universale dei peg– giori intriganti, cho altrove è invece eccezionale. Ma qui il contrasto deJle classi non entra più che in guisa molto indiretta, commista e complicata ad elementi diversi. Cosi, se noi poniamo di fronte i 13 che, fra i deputati lombardi, votarono pel Crispi e i 30 che votarono contro, non troviamo già il contrasto delle classi rispettivamente rappresentate, neppure quello di borghesia grassa e di bo,·ghesia magra adom– brato dal Costa, come rilevammo in nota; ma tro– viamo nella prima schiera (salvo qualche isolata eccezione che è giusto e prudente di fare) una vera quintessenza squisita di mammalucchi, di be1lim– busti vanesii, di idioti parvenits, di famigerati af– faristi e compratori di voti, noti in Giudea; e, nella seconda, onest'uomini, di diverse classi e partiti, rappresentanti sul serio chi la grande proprietà. industriale come il Gavazzi, il Prinetti, il Rubini, chi la possidenza territoriale come il Mussi, chi la scienza come il Rampoldi, il Feni, il Credaro, il Colombo, chi le professioni liberali come il De Cri– stoforis, il Ronchetti, il De Andreis, l'Engel, il Pennati, l'Ambrosoli, il Carcano, il Marcora, il Sacchi, lo Zanardelli - uomini tutti, o la più parte, di vero e conosciuto valore. (') Or se questo, come noi crediamo, e un articolo del Secolo (27-28) ce ne porge altri indizii, fosse quasi in iscorcio il ritratto elettorale del paese; non è vero che ben altra luce se ne projetterebbe sulla questione? I socia1isti avrebbero diritto di dire: « noi vediamo nella guerra contro Crispi un sem• plice episodio; quella che voi chiamate la • que– stione morale :» è ben più ampia e profonda, o le nostre diagnosi e le nostre mire vanno un bel tratto più in là.; rovesciato Crispi, noi non ci acque• teremo, come voi, radicali, forse vi acqueterete. » Ma potrebbero essi fare del crispinismo e della borghesia - sia pure della grossa borghesia - quasi du-e sinonimi? E al duello contro questa putredine darebbero un valore che i più di essi gli rifiutano ancora. Essi si contentano di v.edere in essa un segno della corruzione del sistema borghese; il quale, come è vegeto ancora, ecco nascerne un certo fa– talismo, una dottrina del « tutto si equivale » ap– plicata ai mutamenti politici, che snerva l'azione del partito nelle battaglie presenti. Questo, non solo è semplicismo, è semplicismo sba\lliato. Che anzi, come notm·amo alludendo atrlngh1lterra 1 uno svi– luppo maggiore e più eguale del regime borghese (') Ecco l'elenco compiuto del nomi, pel facile controllo del leltC1relonibardo: ControCrlspl: Ambro.rou, Baraoiola, ca,-cano, Colombo. Conii, C1·eaa1·0, De And1·ets, De C1·tstofor1,, Donadoni, Hngel, Perrl, Gai:a,,t, Alcra:::i, Marco,-a, .\hust, Prutore, Pat:Ea, Pennati, P,·f· netti, Radtce, Rampoldl, Roncliet/1, R11blnl, Sacchi, Scallnl, Sola, .SOrmanl, Suardi, ZanardelU, Za,;allarl. Per Crispi: Adamoll, Benedlnl, Cadollni, Campt, c,·emo11est (!), Gtoppl, Menotll, Molmenti, Papa, Roncam, Slllprandl, Sllrestrl, Suardo, \Velll• \Vel.ts. l~da notare che il CamJ>I,uno del pochissimi della mala com• pagnia (esclugo Il Molmenll, ehe è ,eneto) ai quali non si pou;a nejlare l'lntelligenzii, rapprese1<ta uno dei collegi più arretrati della baua lombarda, chiuso a ogni alito di vita e di pensiPro moderno. Den lo 6a roUlmo nostro Bertlnl che, ,·ittima designata dal partito .socialista nlla candidatura in quel collegio nelle ul• time eleziolli, non trovò né dove nè con chi tentare la propaganJa e ,,i rnecolse t! \'oli. Oli elettori, diremo, popolar!, di una sola co.sasl lnquieta"ano: di s11perequanto da noi si pagassero i voti. nella penisola, potrebbe tòr via quel sudiciume che oggi ci impesta. Vorrebbe dire che ci si dilunga dalla nostra mèta? A esser loici con quelle pre– messe, dovrebbe dirsi di si. Ed ecco perchè dice– vamo che, se anche l'er1·ore potesse mai dut'evol– mente giovare, questo non ci ~ioverebbe. Le quali cose noi non scriviamo - i lettori ce ne stanno garanti - per tenerezza che abbiamo della borghesia nè grassa nè macra ; ma perché il partito socialista, il solo che abbia potesi., e diritto di chiamarsi scientifl,co, dev'esserlo sempre e dav• vero. Non deve vendere, pel piatto di lenti di un articolo o di un discorso ad effetto, questa sua no– bilissima primogenitura. LA CRITICASOCIALE. POSTILLA. Quante volte noi alludiamo all'onda putrida di medio• evo che ci vien su dal meridionale, ci fioccano poi sul tavolino lettere di protesta. da lettori nostri di laggit\, anche da compagni e da amici. Dobbiamo noi rispon– dere, una volta per tutte, che non facciamo una. rivista. « patriottica» e che avremmo a sdegno di farla? Al postutto, veruno cho abbia senn9, udendoci par– lare delle: pesti che ammorbano quelle regioni, penserà. che noi si alluda alle misere plebi sfruttate a sangue, vittime passivo e incolpevoli, o ai pochi vigorosi e gio, vani che anche laggit\ combattono per idealità. generose e che tantopiù ci paiono prodi in quell'ambiente dop– piamente ostile. Quel che scrivemmo, a più riprese, per lo plebi ,e pei socialisti siciliani forse è ricordato da alcuni. E ricordato, a buon conto, dalle bigio pietre del Cellulare di Milano. Con chi dunque si fanno solidali i nostri censori? Scrivendo di sociologia, recando documenti e cifre; non possiamo alterarle per compiacere ad altrui sciovi– nismL Tanto più che questa. questione dell'unitarismo forzato, che già. fa. capolino a. volte in qualche giornale, irromperà sul tappeto alla sua ora; non è pensabile che l'Alta Italia, la Lombardia. in ispecie, soffrano a lungo d'essere il colatoio della putida marcia che altrove si elliboro. e addensa. E prima che cotesta questiono irrompa. con le ire, sarà. bene averla saggiata. con la voriti\.. LA CRITICA SOCIAl,E. Un po' di Africa L'amico nostro Arturo Labriola ci manda l'arti– colo che segue, intorno alla costituzione che do– vrebbe darsi - dal punto di vista del nostro partito - alla propri.età della terra che si va colonizzando nell'Eritrea. E una questione che dovrà presto es– sere portai., alla Camera; e noi, delle idee esposte qui sotto dal Labriola, in questa sola consentiamo incondizionatamente: che il partito nostro dovrebbe prender parte alla discussione con criteri propri e presentando, ove del caso, proposte concrete che rispecchino il punto di vista del partito nella que– stione coloniale. Su tutte le altre cose che il Labriola scrive, fac– ciamo - assai pensatamente - tutte le nostre ri– serve. Noi siamo molto scettici quanto ai pretesi benefizi che dal possesso dell'Eritrea potrebbero venire alla emigrazione proletaria italiana; o sten– tiamo a comprendere con quale coel'enza il Labriola, dopo aver ammesso per cosa certa che« i qualunque risultati che la nuova colonia potrà offrire non sa– ranno mai tali da compensare il grande sciupio di vite e di denaro e le fosche incertezze del do– mani che essa _cicosta», soggiunga poi che, « allo slalo dei (alti, il ritorno dall'Africa sarebbe un errore peggiore dell'esserci andati ». Lo • stato dei fatti • o consiste appunto nel « grande sciupio» e nelle « fosche incertezze» che

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