Critica Sociale - Anno V - n. 13 - 1 luglio 1895

CRI'l'ICA SOCIALE 195 1atrocinio consacrati come arti di governo, a chi li dobbiamo! (') . .. Non pretendiamo - si badi - che in tutto ciò non entrino le classi e la lotta delle classi.. Soste– niamo che non ci entrano con la portata e le de– signazioni che vi affibbiano troppo spesso i nostri amici socialisti. Meno a11cora pretendiamo di cavare dal nostro specchietto una legge inversa (sarebbe errore anche più marchiano) a quella affe1·mata da loro. Esso è ll'oppo sintetico e incompleto per au– torizzare conclusioni precise: v'è qualche plaga, quasi tutta di mercanti, anche nell'alta Italia, che sembra invidiare ai borghi putridi del mezzodì le loro fregole crispine, e fa pensare alla pittura abo– minosa che dei mercanti fece, in un suo libro, il Guerrazzi. Certo è, si vede dal già detto, che la borghesia, la vera borghesia - quella, la cui presenza e il cui sviluppo generano il socialismo e con la qual~ il socialismo direttamente combatte - quella d1 cui il proretico Manifesto di Engels e di Marx canta il grandioso elogio funebre - non ha nulla o ha ben poco. da vedere con le ribalderie e le briganterie dei cafoni e dei guappi che hanno fatto del Crispi il loro « picciotto di sgarro • e che, im– postisi con ogni frode più lercia a una vasta parte del paese, ove gli analfabeti son 1'80 'lo e gli elèt– tori il 3 % dei vivi, s'impongono di rimbalzo. colla forza bruta del numero, all'Italia civile e vi me– nano ogni disastro. (') Egli è che, nel nostro paese, per vicende stori_che speciali e per differenze demografiche mal vrnte dalla camicia di forza unitario-monarchica, abbiamo una fusione, anzi un mescuglio, del vecchio col nuovo, nel quale i vizii di quel1o si servono degli artigli e della_ potenza di questo. Laggiù, _dovenon erano industrie, nè coltura diffusa, nè 1mz1ativa e vigoria di razza e tradizioni operose per fondar (I) li &colo \!7-!8) fa ascendere il numero dei depulati meri• dionnli, che votarono pro, a t30; del Jomb:lrdl, che votarono contro, a 3!. Ma non mettiamo, pe' suol computi, la man,> nel fuoco. No,·era a t3 I lombardi votanti per Crispi: nell'elenco del dl precefier1te erano t7, fra i quali due del Piemonte (Calvi, Tor– nielli) e due, pare, assenti (Cremonesi e Fa<'"heris). Lo stesso gior– nale tuona chiedendo se ttacheris era a Roma o non era: domandi al suo redattore giudiziario che il di prima, nell11.stessa pagina dell'elenco che lo d11va li ,5 a Roma, lo r:1.cevaperorare il giorno stei,so al noi,tro Tribunale. (1) S'è molto parlato dei 700 mila elettori radiati dalle Commis– i,ionl formate per ristabilire la sincerllà (!1) delle liste, e, quando se ne parlò la prima vo1t11., l'organo persona.le del Crlspl, la Rt– forma, col solito mendacio impudente appreso dal padrone, strillò che erano calunnie dei soliti faziosi, che la falcidia tocca\'a a molapena I 5(0 mila. Or è uscita la at:1.tistica del Bodlo sulle nuove elezioni, e ci dice che gli elettorl, dal 9!, sono calati di 813 ~fl>, che vuol dire, te– nuto conto dell'aumento normale di popolazione, che I llvraga– menti rasentano il milione. Su meno di 3 milioni di elettori, farne sparire un terzo. fu, In fede nostra, un bel colpo! • Accennavamo pure, in una nota del numero s<'orso, rifereniloci alle precedenti statistiche, alla Jlroporzione del 7 e del 6 °/ 0 sulla popolazione, a cui scende\'ano gli elettirl nell'Italia meridionale. Il Bodio ci annuncia ora che queste cifre furono dimezzate. La media degli elettori di Sicilia è ridotta a 3,6:t, e in certe pro– vincie, come Siracusa, dove il CrisJH ractoglle i« plebisciti • i,ul sul suo nome (vedi Modica), si giunge al t.87. Insomma non vi sono piU elettori allatto In queUe regioni desolate, tranne I regi implt!– gatr, I preti, gli usurai, I feudatari e I loro agenti; cos\ il Crispì non ha da sudare a educarvi oggi le sue maggioranze e domar1i le rh·olte di popolo, che gU sono necessarie a srogare gli islinti belluini e a mantenersi al governo. Le circoscrizioni elettorali si d-,terminarono In base alla llOPO• Ja1.ione. Cosl i meridionali dispongono di t89 collegi. A pro1Jor– zione di elellori si ridurrebbero a forse meno di U:IO- Addio allora maggioranze crispine ! (V. Stattitica delle eledont ge11erall polt– tlche J895; Roma, fratelli Bocca, L. 1,50), quelle e conquistare questa, è venuta su, dall'emu– lazione dei rapidi guadagni, dall'invidia delle ric– chezze dell'Italia superiore, una razza di avventu– rieri e ciurmadori rifatti. i quali, senza professione economica nè voglia nè potere di abbracciarne _una pur che sia, per sbarcare il lunario splendidamente, al modo dei borghesi inciviliti, s'appigliarono alla vita politica a un tratto dischiusa alle loro vanità e cupidigie, invasero le amministrazioni, presero a trescar colle banche, ed ebbero per programma minimo e massimo di vendersi al miglior offe– rente. Questi tipi di baroni improvvisati, dei quali il De Zerbi fu il campione più geniale e raffinato, e Crispi è il più scellerato ed energico (quindi il re della tribù, come nelle orde selvaggia, per diritto divino), indosso ai quali, sotto il /'racn di parata del gentiluomo, spunta la cartucciera dell'antico brigante, vivono nel lezzo ~ del lezzo, sono i veri saprofiti polttict della naz10ne, e spargono la cor– ruzione intorno a sè, come i numi l'ambrosia. Così fu che l'[talia, avve1~ato il sogno dei secoli, risorta, come dicono 1 a dignità di nazione una ed inscindibile, superò presto, nell'industria dei cava– Heri d'industria e dei commendatori, ogni altro pili fiorente paese, che non aveva saputo emulare nelle arti della pace e della cil'iltà. Perchè non è detlo che ogni nazione, sol perché la borghesia vi impera 1 all'infuori dello sfruttamento organizzato di classe, debba naturalizzare ogni sorla di frodi più sfacciate e stracciare quei Codici che tengono salda la stessa compagine borghese. Se la Francia ebbe un Panama, seppe anche liberarsene presto come da un cancro, e - fenomeno anch'esso notevole - la più indu– strialmente progredita delle nazioni, l'lnghilterl'a, è quella che if panamismo sembra aver meno corrosa, e che più si mantenne fedele alla libertà. Molti socialisti - noi lo avvertimmo fin da quando discutevamo la ~,ttica ciel partito - hanno udito dire che lo sviluppo della coscienza nel proleta– riato. costringe le classi dirigenti a dissimulare e sopire gli interni dissidì e a farsi· tutte, a tutela dei loro privilegi, tiranne e reazionarie ad un modo. Con uno strano errore di prospettiva e di cronologia, vedendo la reazione imperversare, essi applicarono, tutto d'un pezzo, questo ragionamento, che dispensava da più minute e faticose analisi, alla situazione italiana, e imaginarono che l'ltalia fosse al .termine d'un movimento ascensionale1 del quale è a mala pena agli'iniz1. Questo sofisma falsò anche le vedute del partito circa la funzione e il significalo economico di altri partiti e l'atteggia– mento da prendere rispetto ad essi. Amedeo Morandotti, nell'Italia del Popolo ciel24, ci rammentava aver noi recentemente scritto che il partito socialista italiano nulla perderebbe della sua originalità pigliando un bagno di storia, e vi aggiungeva, a rincalzo, argute osservazioni, questa fra le alt1·e: « non si è originali se non si è pro– fondi.» Al «bagno• converrebbe forse aggiungere qualche altro ingrediente, un po' di etnografia, di statistica, e molla osservazione analitica dei feno– meni politici locali, per sottrarci al bit;:ottismodelle formule e al dominio dei cltches d'importazione, cho si spacciano nella propaganda. Da tempo noi andiamo invucando uno studio obiettivo della fisio– logia dei partiti nelle Yarie regioni, che ci darebbe la chiave vera di molti problemi; ma, se gli amici delle altre regioni non soccorrono, neppure po• tremo tentarlo. Qui, nell'angusta cerchia lombarda, se ten_tiamo questo studio, ci pare di desumerne, che non 11 con• fiitto di classe nelle sue pure e classiche linee, ma ciò che determina i contrasti di rronte alla politica dell'attuale governo son piuttosto il carattere, il costume, l'intelligenza, l'ambiente in cui vive eia-

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