Critica Sociale - Anno IV - n. 14 - 16 luglio 1894

CRITICA SOCIALE 211 Jiwts vigente per difenderci da$1i assalti criminosi dei ribelli che vorranno il ritorno all'antico; ci difenderemo come meglio potremo; investili di un'alta responsabilità davanti alla storia, noi allora saremmo dei ranciulli se lasciassimo espugnare Sagunto per consultarci a Roma. Non è dunque su questo terreno che possiamo combattere, oggi, i nostri av,,ersari; 'bensì dimostrando loro che la loro difesa di pochi interessi antisociali e criminosi è vana, stupida, g1-ottesca; e che i mezzi a cui ri• corrono sono la confessione della loro impotenT.a, il presagio storico ciel loro non lontano tramonto. . .. Assai più della legge in sè stessa, ciò che ha efficacia e ,•alore è il modo della sua applicazione; e questo non dipende dalla lettera della legge, ma da una quantità di circostanze estrinseche, sopra– tutto dalla forza reciproca dei partiti lottanti. Ora, un mutamento di tattica da parte nost1-a, un trin– cerarci volontario dietro ripari che crediamo meno presi di mira, non sarebbe un indizio di forza e crescerebbe baldanza al nemico. Riflettiamo che molte leggi esistono, le quali non sono applicate, e quelle che lo sono, lo sono nei modi e coll'inlensit:i pili di\lersa. Ogni giorno noi potremmo venir sequestrati, processati, in base o col pretesto delle leggi vigonli; pure ciò non av– viene. Anche la classe al potere non ha ror·1.eeia sprecare, obbedisce alla legge universale del minimo mezzo, ed è tenuta in freno, non pure dalla propria for1.a d'inerzia, ma da una quantità di considera– zioni non affatto sentimentali, ma di convenie01..a, che la svogliano dal perseguitare quanto potrebbe. La reazione, se decima le forze dei perseguitati, esaurisce a lungo andare anche quello degli aguz– zini. Ad ogni modo, chi pii, fugire più si espone ad essere inseguito. E so già si è ridotto negli estremi ripari, dove pili spererà di trovare rifugio? A Me1·cu1·to le Oame,·e del lavoro, le Società di resistenza, sembrano una forte e quasi insuperabile trincea. b"Sse lo sono oggi perchè non nitnacciano; perché gli esposti ai primi colpi siamo noi e non esse, e quindi noi le salviamo. Quando « l'anima e la mente socialista » sarà entrata là. dentro, perchè dovranno rispettarle! Voi stimate il nemico assai pitì ingenuo o «: leale» che esso non sia. Fu rispettata la Borsa ciel lavoro di Parigi dalla Re– pubblica francese! Che ne dite dell'accusa di cospi• razione fatta al capo dei ferrovieri organizzati d'America, e dello stato <l'assedio a Chicago ed a Washington 1 Non è quello un movimento corpo– rativo e non siamo nella repubblica che Dario Papa preconizza ed esalta? E non vi ricorda lo sciogli– mento e il processo del partito operaio lombardo, èhe or$"nizzava appunto la resistenza operaia e le eleziom socialiste? Parlate di proçrammi comunali, di conquista dei Comuni. Il mo\11mento doi Fasci siciliani non era appunto organizzazione di resi– sten1.a con programma essenzialmente comunale t Lo ammette la stessa senten1.a di Palermo, la quale dichiara che. anche ne' torbidi avvenuti, « le masse « non avevano senso politico, agognavano il benes– e sere, tanto vero che portavano i ritratti dei so– « vrani, e non si ebbe un solo grido che accennasse « ad abbattere i poteri dello Stato•· Ciò non impedì che l'organizzazione dei Fasct fosse giudicata cri– minosa. Ancora: noi faremo la propaganda eletto– rale, noi creeremo in molti luoghi la maggioran1,a a favore dei socialisti. Ciò non impedirà che, se non saremo forti abbastanza, il primo commissario regio venuto non cancelli dalle liste a migliaia tutti i nostri elettori, come s'è fatto a Catania per compiacere alle vendette crispine. Tutto ciò non cancellerà, è ben vero, la coscienza Bib ioteca Gino B1arco socialista: la ringagliardirà anzi. Ma questo sviluppo di coscienza non sarà dovuto alle nostre reticenze, ai nostri mutamenti di tattica; sar-à dovuto al con• trario. Non è vero che il nostro movimento sia un fatto esclusivamente « economico», cho sia questa la sua « via natu,·ale ». Economico nel fine, esso è anche politico nei mezzi; e nella sua azione quo:– tidiana il lato politico non si dispaia dall'altro. Se in qualche luogo, come in Inghilterra e in America, l'organizzazione economica ·ha la prevalenza (i.n Germania si potrebbe dire che avviene l'opposto), noi non neghiamo che anch'essa abbia una grande importanza: essa è la preparazione di un esercito che, entrando un giorno compatto nell'azione poli• tica, correrà alla vittoria a passo di bersaghere. Non è perciò meno vero che quella prevalenza dell'azione economica è oggi un danno per quel proletariato,e non spetta a noi, partito d'avanguardia, di gettare una delle due gambe su cui camminiamo. perchè v'è chi bene o male si regge anche zoppicando. Noi sosteniamo insomma che la vera lotta dei partili, la lotta del p1·eente e dell'av,,enire, la lolla dt classe, non è questione di cabale e di for– mule legislative, nè di modalità giuridiche, ma è questione di for,.a: e crediamo che nella lotta delle forze la impassibilità ed il coraggio siano un ele– mento di importanza es enziale, e non tanto pe1• quello che immediatamente producono, quanto per quello che dimostrano. i); perciò che una parte sopratutto appt'Oviamo dell'articolo di Mercul'iO, quella in cui accenna ai benefizi che anche le appli– cazioni più estreme della fel'OCia reazionaria por– teranno alla nostra pt'Opaganda. Non abbiamo fra le nostre teorie la teoria dell'utilità ciel martirio; non ripeteremo la vecchia tesi artificiosa che le persecuzioni fecondano le idee e che. peggio va, meglio va; questi arorismi non sono veri che in date circostanze, quando la forza di reazione alla reazione è già superiore alla tendenza per l'adat– tamento; noi perciò non cerchiamo le persecuzioni nè le provochiamo. e in ciò ci distinguiamo dagli anarchici. Ma quando malauguratamente si debba passare a traverso di esse, non crediamo di evitarle nè di giovare al partito fuggendo o rimpicciolen– doci. Sappiamo che con questo metodo ci salve– remmo forse personalmente oggi; ma saremmo, tanto e tanto, colpiti ugualmente domani e in con• dizioni peggiori per noi. Le nuove Jeggi ci Jwocureranno senza dubbio molestie, che d'altron e ci potevano venire per altra via; sono quello che vuole il tempo e la lotta nella quale ci siamo impegnati. Non pensammo mai che all'emaucipazione del proletariato si arri• vasse in carl'Ozza o stesi sopra un letto di rose. Ma sarebbe rollia credere che disarmeremo il nemico mostrando di temerne il decreto. Diciamo di più: se le leggi eccezionali e in genere le persecuzioni hanno un vantaggio per noi (che spiega appunto in parte porchè esse hanno così spesso rafforzato i partili presi di mira), consiste appunto in questo, che esse ci mettono alla prova; che esse separano da noi gli elementi ambigui e paurosi, quelli che accettavano le nostre idee più per sentimento di opportunità che per convinzione profonda. Per questa selezione che esse compiono nel nostro par– tito e colla quale lo ritemprano, le leggi più severe possono essere eia noi benedette. Ma se noi pie - gassimo in massa, frust,-eremmo gli effetti della selezione. li coraggio cui facciamo appello, pei ve1-amente devoti al partito, non è dunque che un calcolo: esso è. in sostanza, in questa lotta, come in tutte le forme della lotta per la vita, il mezzo per subire

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