Critica Sociale - Anno IV - n. 14 - 16 luglio 1894

Critica Sociale RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO SCIENTIFICO Nel Rec■o: Anno L. 8 • Semestre L. 4 - . 1.ll' Eatero: Anno L. 'IO· Semestre L. &,M Lettere, vaglia, car/Qline-,,aglia all'Ulllclo di CRITICASOCIALE:IIILANO:Portici 61llerl1 V. E., 23 (I' JIHO 10101) Per SU..AlfO al pub abbonani anche alla Libreria Dumolard: e. V. E,, st, e dall'editore M. Kantorowlc:z: ..-la Manzoni, s, A110 IV - N. '.1,&. Non •l veruù a numeri aeparatl. MIiano, 16 luglio 1894. SOMMARIO Attuollti. Le leg(ll'tcce.:lonall e Il no,tro partito (IJA CRITICA SOCIAl,8). Dal male tl meglt,,; q,1~stfot1i ,u ,amea (M1mcun10). Studt ,oclologici. Pel bf60(ml dell'a[Ji·ICOltw·a; U bi{JUello lt>Otcca,·io a cor10 for~oso (Doti. E)lll.10 0ALLA\'RIUII). La critico dd prr.f. A, Lo11o alla, teoria del t!Olore di c. Marx (OOtl ltOMf.O SOLDI). Il .rotlali1nao 1ctc11tl/1CCI (GIOROIO PLICCIIA~OW). Filosofia, letteratura • varietà. Pei lacorntorl della tc,-ra; Contadini e /f.ltabtlf ttd Cremo11eae (G. GAlllBOTTI). Pubbiica~loni pe,-i;e,ucre hl dono. Annunci. Dlbllot~ta dl p,-opa9artda, Prcyh'iamo vlvmncnte i lettm•i cu·t l'ab– bmumie'ltto è sctuluto, seynatamente qnelll che ci llcvono micorn il :l. 0 se1nestre, ,u volersi po1·re in 1•eyoln ooll' mmniwistra– ;:ione nel più b1•evetc1•mine. LE LEGGI ECCEZION ALI E IL NOSTRO PARTITO Un articolo che pubblichiamo piit olt,·e, inviatoci dal nostro Me1·c,wto,ci propone la questione della tattica che convenga di seguire al nostro partilo in seguito alle leggi eccezionali in questi giorni votate col pretesto dell'anarchismo e cont,·o di noi. Me1·cu1·io pensa - e questo è verissimo - che queste leggi non recheranno alcun presidio nuovo alla difesa del capitalismo; ma esso pensa altresì che l'atteggiamento del nostro partito debba venire r, er effetto di esse modificato; che esso debba di– ungarsi dalla via della p,-opaganda politica per inahrearsi piuttosto in quella, cl1e è la sua « via naturale». cioè nella via economica; ch'esso debba o possa utilmente velare qualche parte o forma della sua propaganda e della sua azione. Poichò simili dubbi non possono non presentarsi, in que– sto momento, a molti nostri compagni, crediamo dover nostro cli esporre francamente e fin d'ora quello che pensiamo in proposito. Certo, la tattìca d'un partito è, per natu,•a sua. essenzialmente mutabile; essa non è che un'arte di guerra e non può quindi rimanere identica quando le condizioni del terreno e l'atteggiamento dell'a1·– mata nemica mutino a loro volta. Vi hanno modi• ncazioni che avvengono ineluttabilmente e quasi inconsciamente sotto la pressione imperiosa delle ch·costanze. Allo stesso modo che, camminando, pro• curiamo di cansare l'ostacolo che ci si para di- B1b1otecaGino B1arco nanzi, ci allontaniamo da un muro che minaccia rovina, infiliamo uno scorcione non calcolato nol– l'itinc1·ario, lo stesso facciamo nella nostra marcia di partito. Su questi adattamenti particolari e ne– cessari non abbiamo checchessia da ridire. È la necessità che li consiglia, è il buon senso di tntti e di ciascuno che, volta. a volta, li decide. Ma quando si trattasse di imprimere delibe1·ata– mente alla nostra J)l'Opaganda un incli1•izzo di\rerso, nelle linee generali, eia quello che seguimmo fin qui o che fece in complesso ottima prova - e l'in• troduzione delle leggi di eccezione ce ne fornisce la migliore conro1·ma -; se si trattasse 1>er esem• pio di piegare al corporativismo, sia pure « ani– mato e diretto da mente socialista » come vuole Mel'·cu,·to, il che lo fa essere qualcosa di ben di– verso dal corporativismo vero e prop1·io, che non è se non la lotL~di classe che urta del capo nel muro; se si trattasse di rimangiarci quanto abbiamo mille volte dello e dimostrato sulla impotenza del puro movimento cooperativo, e cli limitare la no– stra azione allo esplicameuto di quei prog1•ammi minimi, che non sono altro per noi - anello que– sto fu dimostrato a sazietà - che degli strumenti provvisori por mantene1·e e stimolare l'attività e l'organizwzione del partito e crescerne la forza co– sciente, dalla quale, e non dal loro p,-oprio conte– nuto, derivano essi O$'Diloro valore; se si trattas e cli questo o di altro simile, noi ci crederemmo in dovere di fare subito ogni sforzo per trattenere gli amici da un indirizzo che stimeremmo pericoloso per non dire suicida. Se noi volessimo riassumere, oggi, in una parola quello che ci pare dove,· essere l'atteggiamento ciel parlito nostro di fronte alla tormenta che lo mi– naccia, noi diremmo che e so elevo preoccuparsi sopratutto di tener duro e formo. Lo pensammo e lo dicemmo anche quando si credeva cho sarebbe passata la famosa fo,·mula Mecacci, che semb,·ava colpi1·cipitì direttamente o quasi personalmente; tanto piu lo diciamo e 1>ensiamoora ch'essa fu ab– bandonata. Il celebre b11gia neni del leggendario t,·oupier piemontese, questa dev'essere la nosll·a divisa. « Volete che vi cediamo le armi1 venite dunque a pigliarle >, come l'ispondeva quel greco. Attendere il nemico a piò fe1·mo e non mostrare di accorgersi di lui prima del tempo nè più del bisogno; è questo il contegno che ci è imposto, non solo dalla nostra di~nità, ma ancora dal nostro in• teresse saviamente mteso. Innanzi tutto, noi daremmo a vedere di essere veri feticisti, gente che attribuisce al simbolo una efficienza reale, se annett~imo a una legge qual– siasi qualche virtù miracolosa, come se fosse la legge che crea. la persecuzione o che muta lo stato delfe cose. La legge non è che l'indice - uno dei tanti - di uno stato cli cose esistente, la formula che in qualche modo lo consacra, tutL,lpiù uno

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