Critica Sociale - Anno III - n. 23 - 1 dicembre 1893

CRITICA SOCIALE 365 nostro mondo civile una ~rande mascherata, nella quale fanno le primo parti gli speculatori di denaro (monneymalrnrs); ma e poi 1 Daremo 1·etta agli ultrapessimisli i quali, anzichè ad agire, no inse– gnano a non agire, a considerare ~li assidui tumulti del mondo corno giuochi di bambrni 1 Non tutti i pessimisti concordanosu questo punto; alcuni, a differenza dello Schopcnhauer e dell'l:lart– mann, non consigliano questo ascetiche alxlicazioni d'ogni facoltà voliti\•a; anzi, pur ritenendo la vita come un malo, aspirano ad un ordine di coso mi– gliore di quello ch'essi condannano. Sono questi i pessimisti ribelli. 01•amai (abbiamo una buona volta il coraggio di confessarlo!) le utopie di Platone, del Campanella. del ~[Ol'O, dell'Hobbes, del Foul'ÌOI' o di tanti altri _predicanti la pace in terra col trionfo dei loro sistemi. fanno sorricle1-o i pcnsatol'i. Noi sappiamo che la scompa.!'sa dello disastrose condizioni economiche presenti, non segnel';\ l'av– vento dell'èra messianica biblica in cui nessun singulto tm·bc1-i\il coro di leti1.ia che gli uomini innalzel'anno al ciclo; troppe piaghe, inerenti indis• solubilmente alla natura umana 1 attendono od at– tenderanno indarno il Samaritano che ci versi sop1·a un po' di balsamo salutare; ma ciò non vuol dire che, quando sulle rovine di questo tal'lato edifizio - un altro ne sorga conformo alle speranze dei no– va.lori1molto lagrimo non si asciugheranno e non esulei-nnno torme infinite cli sofferenze. Ed Or:.\che anche ·da noi il socialismo, rinunziando alla vuota retorica seutimcmtale, va ogni giorno più organandosi scientificamente o praticamente,sa1-obbe tempo che certi giol'Jlali di p1·opaganclasmettessero una buona , 1 olta dallo sbraitare essere il socialismo panacea pc1· tutti i mali. Viraddio! la causa é ab– bastanza buona per sè stessa., nè ha duopo di sofismi a"'•ocateschi por trionfa1·0. Alcuni mali scornp,'ll'i- 1-annoi altri s·attonueranno; c·ò bisogno d'altro po1·chè all'ombra del suo vessillo s'affollino volcn– te1'0si i combattenti? Orbene, anche in questo punto i pessimisti s'in– conh-ano coi socialisti. Potevano il Ryr'On o lo Chatcaubl'iancl, sdegnosi degli uomini, rinchiude1·si in un superbo egoismo, compiacendosi di sentirsi soli, divisi dal consorzio umano; il pessimismo dei moderni assumo fol'me pili lal'gamcnle sociali, osso ò il ve1'0 interprete del dolo1-odel mondo ( IVell– sclnner.:). Considerando la natura Madre in parto ed in ,•olcr matrigna come incsam·ibile sorgente di infelicità ai viventi, i pessimisti chiamano questi a mocolta, o condan– nando le lotto di uomo contl'O uomo, li spingono ad affratellarsi insieme, 1n social catena, per op– porsi con tutte le forze ai pc1·icoli onde quella li minaccia. Il Leopardi nel dialogo di un folletto e di un gnomo rimprovera agli uomini l'accrescimento vo– luto della loro infelicità. « Gli uomini morirono parte guerreggiandosi fra di loro, parte na,•igando, parte man~iandosi l'un l'altt'O, parie ammazzandosi, non l >oeln di IH'OJ)riamano, 1>arte infradiciandosi nel– 'ozio, P3:rte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzovigliando e disordinando in mille cose, infine studiando tutte le vie per far contro la prop1-ia natura e di capitar male. » Le guerre polihcho cd industriali, le meschine gare di supremazia sono dal Leopardi stimate stollo: . . . . cosl qual fora in campo Cinto d'osto contraria, in sul più ,•ivo Incalzar degli assalti, Gli inimici obliando, acerbo gare lmpronder con gli amici, E sparger fuga e rulminar col brando In rra.I J>ropriguerrieri. (La Gi11estm). B bhotP.ca G no Bianco La sanzione morale, che egli accetta e reputa superiore ad ogni altra, è quella di mulua coopc- 1-azionedi lutti gli uomini conlr'O lo fo1·1.edella rea natura. L'umano consot·zio sorse appunto perché queste Cl'caturo di un giorno con amo,·e e fratel– lan1.a s'aiutassero scambievolmente ~:fi~ ; tg;,1.~ gg,';!~~/ nelle angosco L"uomo è in balia della natura che non ha del seme di ltd J)iù stinia e c:ura che atta, form1ca. La natura: voilà fennemi. « Tu sci nemica scope1·ta degli uomini o degli alt1·i animali o di tutte le opc1·0 tuo; che om ci iusidii, ora cì minacci, ora ci nssalti, ora ci pugni, ora ci percuoti, ora ci laceri, e sempre ci offendi e perseguili i o che per costume e por instituto sei ca1·nefice della tua propria famiglia, dc' tuoi figli, o. per dii' cosi, del tuo sangue o delle tuo viscere. ( /Jialogo della n(tttwa e di wn Islandese). Dunque non pili ga.1•esanguinose, e bieche pas– sioni, ma a <i,ueste,sottenh·ino una pietà immensa ))Cl' tutto quanto Vive, per tutto quanto soffre. Ascoltate il terribile Schopenhaue1· e poi dite che1 se è vero quello che Jia sostenuto lo Zieglc1·, essere la questione sociale una questione morale (Dle soziale Frage eine sitlliche 1,·;·age), del suo vel'bo non debbano farsi po1·tavòcegli apostoli della nuorn fede. < Quando noi ci tro"iamo di f1'0ntead un uomo, non rosh'ingiamoci a pesare la sua intcl• ligenza, il suo , 1 aloro morale, il che ci. guiderebbe a scopril'O la mal"agità delle sue intenzioni, la g1'0ltczza della sua ragione, la falsità dei suoi giu– diiì o non poir'obbe desta1·e in noi che disp1•ezzo ed a"versione; consideriamo piuttosto le suo soffe• 1•enze,lo sue mise1·ie, i suoi travagli ed al101-anoi sontir-emo quanto egli ci tocchi da vicino; allora si sveglioriL la nostra simpatia ed invece dell"odio e del disp,·ezzo noi p1'0veremo per lui quella pieta che è la sola agape alla c1uale il Vangelo c"inviti • (L1chtstrahlen aus seinen Werllen, 168). « Cia– scuno ha i suoi gusti, ma io non conosco più bella preghiera di quella con cui finiscono i ,•cechi drammi dei teatri indiani: Possano tutti gli esseri viventi 1'8Stare liberi dai dolori! » (Lichtstrahten 1 106). O mite J)OOta di Sù pel Catvarto, o pensoso sci·ittoro del Prtnio Maooto, non sareste disposti a r.crdona1-oal filosofodi Danzic,1le sue intcmpe1-anze, 11suo sconfinato egoismo, per abbracciarlo in nomo di quella pietà, di cui egli ha saputo fa1·ecosi elo– quente apoteosi? Anche il Leopa1'<li, che capiva con la sua grande anima tutti i dolof'i, csol'fava a.Ila tolle1-anzaed alla bencYolenza con le memorande pa1'0le: « gli uomini non sono infelici perchò cattivi, ma cattivi porchè infelici. :t O1-achi può negare cho moltissimi com• battono pe'1• la nuova causa porchò offesi nell'intimo dal cuo1·e dal cumulo cli ingiustizie che pesa sul mondof La pietà, nessuno lo può disconosce1'81 ò una g1·ande molla del socialismo, che esige uno sviluppo notevole dei sentimenti allt·uislici, i quali male si svolgono tra gli ottimisti. Costoro il pili delle volte sono apatici ed indiffer,onti. La consue– tudino di riguardare la ,·ila come un bene, li rende egoisti o poco disposti alla benevolenza. Non dico che. sotto il punto di ,•ista sociale, sia una g1-an bclh\ cosa veder tutto in nero, ma. lo credo sempre preferibile al veder tutto in rosa ed azzur1'0. IV. Dopo lo coso dette, non farà me1-aviglia se t1'0- viamo cho i più tra i poeti pesshnisti avan1.ano gli altri nell·audacia. dello teorie nova.h·ici che meglio si accostano a.I socialismo. Ognuno cli essi crea un

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