Critica Sociale - Anno II - n. 12 - 16 giugno 1892

Rb CRITICA SOCIALE « Quanto all'Italia a me par chiaro, che il moto so– « cilllista cd anarchico non ,,i ha vero radici. Non voglio « adulare il paese mio, ma mi paro dì poter dire che « il sistema teorico cho sor,·o loro di motivo nou è con• « genero alla mente italiana, la più sobrio. rorso e la « più matura, se non la J>hìattiva, tm lo monti dolio « nazioni civili.• I.o stesso coso, solo in rorma mono doitrinale, lo hanno giiì.ripetute più volto dalla grep11iaministeriale rono– re,•olc Dcpretis o ronore,·ole Crispi; o tuttte le volto che le hanno ripetuto, i branchi meriggianti nella chiusa di Mon1ccitorìo, eon eommo,•onto concordia, hanno ra• gliato d'entusiasmo o di pia.coro, 11uasi avessero avuto per l'aria il primo sentore dell'orba novella..Che lo dica ora anche !'on. Bonghi, veramenlo sorprende. Ma dunque questo doloroso letargo, cho ci fa più.pigri di tutto il rosto di Europa nel llartociJ>are a questo epico sfor1.o verso forme più perretto lii vit11materiale o spirituale, quest'accidia SOl'\'iledi plebi abbrutite dal· l'ignornnza, dalla. ramo, dalla degone1'tl7.iono fisica e mo– rale, è tal cosa.che possiamo ,•:unnrccnc, cd al 8011ghipuò sem!1rare persino sospetto d 0 1tdulaziono il riconoscerla.! Ma questo popolo, la cui abbiezioue v'inobbria. ù quello stesso che. ultimo fra tulti nel ,•olero e nell'alTrettare con ,,irtlo operosità il suo ,,ero riscatto, avanza tutli gli altri, o qua.si, con ltl gloria dei suoi analfllbeti, dei suoi delinquenti. delle sue lande incolte e sconsolale, con la meschinità della sua ,•ila pubblica. con la dege– nerazione della sutl. ,•ila giuridica. So la pianta del so– cialismo, più. che non aver\'i radici. qui cresco ancora stenta. ciò accado per lo stesso ragioni poi' cui la nostra. tragi-eommedia politica o parlamontnre ù una cui·ee di cagne sparuto e fameliche, cho si J>retrae troppo a lungo sotto agli occhi di un J)Opolo ignavo o stanco; por lo stesso ragioni onde la stampa. attro,·o libera e fiorente, è qui una. ripresa di gente che ,•uole alTerrare o ricaUnro il potere, o lo industrio o la l'ita letteraria. e scìontiftca languono e la nostra giustizia erra impe– lagala in un bisantinismo ostenunnte senza il timone della moralità o senza la. bussola del benessere sociale. Tra lo cose che l'on. Bonghl ignora ò spoclalmonto la vita del nostro popolo. Se egli ro sse disceso fino ad esso, avrobbo \'isto quali ire sordo si annido.no in quei cuori di giornalieri o villani taglieggiati, 01>1>ressi, dileggiati, conculcati ogni giorno, quanti rancori cupi e sordi co– vano In quello anime; puro essi non si muol'ono, perchè non hanno più. alcuna fede, porchò si sentono ostenuali, impotenti; sono stati tante volte ingannati, e la fiducia ora è scarsa por isporaro un mutamento recondo, e la mento ù troppo ristretta por concepirlo. Qualche ,·olta si ribellano, come aConselice,como a l-'orenr.a;più spesso. finchò vi sia un·America che li accolga. emigrano; molte altro \'Olle,essi che non sanno elO\'&rsial desiderio di mutare la legge, si limitano a ,•ioln.rne il precetto. A ciò anzi quelli che sono piit in alto di loro spin.nano la ,•in, dando l'esempio.del delitto e della.fu.cile impunità. Or tutto questo non ò che il sogno di uno stadio d'inroriorità manifos1a. Se ciò all'onoro,•olo Bonghi par segno di superiorità. tutti i seh•aggi che. como il Nuo,·o– Australiano, non escono dai termini dell'immediato, non sanno concepire concetti generali astratti. sono i nostri modelli ... All'en. Bonghi sembrano pil't progrediti quelli che. non sapendo concepire Incessazione di una grande ingiustizia. J>ensano solo. se mai. a ,•oliorla anche con la violenza a loro ra.,•ore.o. trovando poco pratico diseu- 1oro, con elfetto a lunga scadenzo, tlel fondamento giu– ridico tlellt~ 1 1ropricti&.individuale. « ~c,·cmenti italiane. Giro .11o1Jrie e matui·e •· tagliano una borsa o r,umo un buco a unn. cassa. So l'on. Bonghi so no contenta, no goda. Ma, si compiaccia altri o non si compiaccia di tali condizioni. osso non ponno durare in eterno, Questo com– mercio di \'ito. o tli ideo, che ogni giorno si l'a1>illargo e pil'1intimo, quest'nrto del leggere, che stontnto.monto sl, ma pur si dilTonde, il progrodiro tlol senso morale. sotto forma d'altruismo. al cui an-esto di S\•iluppo ù do• ,•uta in gran parte la resistenza al socialis mo; no n ponno faro a meno che la luce, la.quale irraggiò finora.le ,•elle, non s'insinui fin nello \'&lii pii1chiuse o che si propaghi il ,•orbo no\•ello. E che ciò av,·onga ò por noi eòmplto di giustizia o desiderio civile; puro gli anersari stessi dovrebbero osserci grati di quest'opera uostra. Aci ogni anno, nd ogni giomo o si può dire ad ogni ora., la 1en– sione cresco in EuroJ>a,cd è age\'Olo imm:lginarc, come per le rondizioni generali o per la sua stessa natura. un 1110\'imonlo cho s· iniziasse dovo che sia, si farebbe vin.per tullo o trascinerebbe noi suo vor1ico ogni altro popolo ,•icino o lontano. Ciò posto, sarebbe tlSSaì J>iùdesiderabile. mi J>arc,clic ogni po1>0lonon \'i porta.;;;sesolo la fo17.abruta delle pa.i:, sioni e i desideri insoddisfatti, ma vientrasse consape,·ole dello 1>ro11rio aspirazioni o con un concetto organico della mèta agognata.. Un popolo tagliato ruori da tutto il movimento contemporaneo di riforma, non darebbe ai J)rimi torbidi che nuove torme di predoni: un popolo, informato dei principi del socialismo, ontrorobbo nolra– gono con la coscien1.a di chi 1•1,·ondicaun diritto. Il primo di <1uostitluo popoli ò fJUOllo,magal'i inconsa- 1>e,·olmonto.voluto dtli nostri n\'\'Orsari; il secondo è quello voluto, atteso, preparato da noi. Quella che all'on. Bonghi pare malattia, por noi ù go– Staziono che a suo tempo dari ruori uno.progenie sana e ,•igorosa..L'illusione delron. Bonghi ò l'illusione ingenua delle rancìulle, le quali non sono J>illtali. quando ,·o– gliono scambiare J>er malattia i tra,•agli della mater– nità.. Che se proprio <1ualcuno tiene a chiamarla ma– lattia., essa non ò che una rase necessaria. di un or– ganismo ridotto ad ossoro iperlroflco in qualcuno elci suoi organi. atrofico in altri, od in cui un ambiente ,•i- 1.iato costringo all'inerzia tessuti, organi. cellule, capaci di utile 1:woro, o li fu. intisichire in un crudele sup– plizio tli Tantalo. Vi ò chi a guarire quell'organismo credo basto\'oli pannicelli caldi od unguenti, che rioscon forse a rodere la J)Cllo,ma, non nnno oltre; credo qualche altro che non ,•i sia specifico più adatto, nò miglioro di tridui o di omelie; noi vorremmo invece rar ,,1vore quell'orga– nismo in un'atmosfera pitì ossigenata o ph'.1pura e rar rifluire por ogni sua parto l'onda ,•iviftcatrico del sangue, o con un .phì razionale e più naturale sistema di assi– milazione ricondurre allo stato normale od alla loro naturale olasticitl'l. i tessuti atrofici e gl'ipcrtroflci. Ma, come accado appunto al letto dcgl'infermi, questa cura, anche perchò J)iù semJ)lice, più naturalo, )liù radicale o sopratutto più ragiono,•olo, tarda pili ad essere ac– colta o mossa in pratica. ETTORE CICCOTTI. d.ifs:re:::: ... 1:~~~t:;'raz~n~:;,~ :;,},:,?t/dc:i'::,,::~ tX>iie collegaaoo. Valdala in t·iqxuta all'a,·tiOOlo • Frasi fatte> dcU'ullimo m,mero, ticl quale lo •i è 1111 po' iar– itu.11ato. ~,. 110n,·itardai-e la pubblica:io11edel (a.JCicolo, dOO– biamo, 110.11tro 11wlgrado,n·miiargli d'1tf!icwl"udic,i;a à quinzaino e limitarci per o09i.•. all<t iic,•i:io11cdella ca1t.11a <t,·uolo.

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