La Critica politica - anno V - n. 1 - gennaio 1925

Il partito del lavoro I dirigenti della Confederazione del Lavoro, prima della guerra, av.evano più volte accennato alla possibili~à della costituzione di un partito del lavoro in Italia, come specifica rappresentanza degli interessi operai nel campo politico senza i vincoli e gli impacci di pregiudiziali teoriche : l' idea venne di quando in quando riaffacciata nell'immediato dopoguerra, anche quando gli stretti vincoli fra il partito socialista e i derigenti della Confederazione furono consacrati dall' infelice alleanza fra · organizzazioni economiche ed organizzazioni politiche socialiste, risoltasi in danno per le une e per le altre e denunciata quando il frazionarsi del partito socialista palesò l'assurdo di patti del genere. Il vagheggiato partito del lavoro si presentava allora come un tentativo di· c~stituzione di un partito dichiaratamente riformista, alieno dalla fraseologia rivoluzionaria e propenso a contatti con quella democrazia, che ha avuto sempre · tendenze favorevoli a una sapiente legislazione sociale e all'allevamento artificioso di cooperative sussidiate, di aziende municipalizzate, di esercizi statali: ed appariva quindi sotto luce molto sfavorevole per chi non crede alle delizie dell'intervenzionismo di Stato e all'utopistico paradiso del riformismo facilone. Quelle tendenze e quelle aspirazioni hanno preso ora la loro forma concreta nel Partito Socialista Unitario, che non ha pregiudiziali contro la collaborazione con un Ministero borghese, e parrebbe superflua la costituzione di un partito del lavoro sotto gli auspicii dei dirigenti ~onfederali, spiritualmente legati al partito socialista unitario. Invece s,i torna a parlare con insistenza di questo nuovo partito, discutendone nei convegni confederali e in Battaglie sindacali; si ha quindi l' impressione che istintivamente i capi dell'antica organizzazione operaia sentano l'insufficienza del partito socialista unitario a soddisfare le esigenze spontanee degli operai organizzati e cerchino un'espressione politica più adeguata a queste esigenze per il giorno in cui il movimento operaio potrà nuovamente svolgersi. Il tipo inglese dell'organizzazione politico-economica della classe operaia esercita il suo influsso su queste aspirazioni ancora non ben precisate dei dirigenti confederali, che fino a qualche anno fa cercavano a Berlino i modelli e le ispirazioni. Può essere quindi di notevole interesse seguire con attenzione queste discussioni, anche se è innegabile che i confederali italiani abbiano una mentalità troppo riformistica in fatto d'intervenzionismo statale e aspirino a inqùadrare il 1novimento operaio italiano in organizzazioni a tipo rigido e accentrato. Se i confederali col loro partito del lavoro non vogliono fare un dopBibliotecaGino Bianco

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