La Critica politica - anno V - n. 1 - gennaio 1925

32 LA CRITICA POLITICA • Mi permetterò di qui ricordare il mio libretto < I Trivellatori della Nazione Italiana>, edito nel 1913 dalla < Libreria Politica Moderna>, e lo studio « La piccola e media industria ed il regime doganale>, pubblicato dalla Rivista < Problemi Italiani> nel 1923, nell'occasione del < Congresso della piccola e media industria italiana> convocato a Torino dalla A. P. l. (Associazione Industriale Piemontese), della quale la A. P. I. M. A. fa parte. I 4 punti che il comm. Janetti cerca di contrapporre alle mie argomentazioni - mi permetterà il mio egregio contraddittore che glielo dica con tutta sincerità - non cavano un ragno dal buco. Se anche in parte egli afferma delle cose ammessibili intorno alla opportunità di riforme tributarie ed ~conomiche utili a migliorare le condizioni delle industrie italiane, non ne segue menomamente che il protezionismo doganale, invocato coll'ordine del giorno della A. P. I. M. A. da me criticato, possa essere un acconcio sostitutivo di tali riforme, posto che esso non può avere per effetto generale di pareggiare le condizioni delle industrie italiane a quelle migliori iri cui si possono trovare - non è dimostrato che siano· - le industrie di alcuni paesi concorrenti, la Germania ad esempio. Tutto ciò che può fare il protezionismo italiano, mentre riduce la mas·sa totale di ricchezza prodotta nel paese, è di regalare indebitamente a qualche gruppo di produttori più potenti ed economicamente meglio organizzati e procaccianti quello che prende a tutti i consumatori, fra i quali occorre annoverare gli industriali, che, come quelli che costituiscono la A. P. I. M. A., dipendono forzatamente in Italia per le loro materie prime dal potentissimo gruppo dei metallurgici, che domina e controlla la < Confederazione Generale della Industria Italiana>. Su questa illusione e su questa fondamentale inefficacia di tutti i sistemi protezionisti nei riguardi dei gruppi più numerosi di produttori, non è qui il luogo per ripetere una ennesima volta la dimostrazione scientifica, che il comm. J annetti potrà cercare per sua istrùzione in un qualunque trattatello elementare di Economia Politica, o - con suo maggiore diletto - procurandosi il sempre aureo e non mai superato libretto - vero capolavoro di logica stringente di inesauribile buon senso - di Federico Bastiat sui < Sofismi Economici >. Tuttavia, vi è nella risposta del comm. Janetti un argomento che non posso lasciar passare, e che forma il < pezzo forte di resistenza> di tutta la tesi del mio egregio contraddittore. . Io avevo rilevato, soprattutto, nella mia critica dell'ordine del giorno votato dalla A. P. I. M. A., la contraddizione e l'assurdità proprie di tutte le domande fatte da gruppi industriali, che, senza avvedersi della incoerenza di cui fanno prova, chie~ono il < libero-scambio > per le materie prime che adoperano, e nello stesso tempo la < protezione > contro la concorrenza estera dei prodotti che essi fabbricano. Il comm. Janetti non nega - e. non lo può - che esista tale con- .traddizione, ma egli la giustifica dicendo che la < categori~ > di industriali Biblioteca Gino Bianco

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