... LO STATO BORBONICO PRIMA DELLA RIVOLUZIONE 23 Concludendo : negare posto nella storia ai fatti di cui abbiamo dianzi parlato, significherebbe negare autonomia nella vita dello spirito al mo- .mento dell'utile. Ciò che non credo s.ia mai stato nel pensiero crociano. Essi fanno parte della storia perchè opera di volontà di piccoli uomini modesti ma tenaci, e soltanto noi dobbiamo lamentare che tale opera sia nel Mezzogiorno scarsamente complessa, chè, ben più vasto germoglio ed imprevedibili conseguenze noi potremmo ammirare se rivolgessimo lo sguardo alla sto·ria dell'Alta Italia, o a quella delle Fiandre e dell'Inghilterra. Questa realtà economica, in continua germinazione, intessuta di avidità e di intelligente egoismo, striata a larghi intervalli da note d'idealità, ci sembra degnissima materia per un raccoglitore di patrie memorie, storia di un bulicame umano che intreccia i suoi limitati voleri, da cui ad un tratto sprizzano le grandi fiammate di sacrifizio, le celebrazioni dell' universale, le creazioni artistiche della storia civile. La squisita e sensibilissima anima di storico del Croce, ci dà uno spunto di questa rievocazione di vita economica quando egli ci racconta le modeste vicende della sua famiglia e di quella De Thomasis in Montenerodomo. Seguendo la sua traccia, ma scavando il terreno sino a raggiungere l' inferiore strato economico, attraverso molti atti privati (donazioni, testamenti, vendite ecc.) noi potremmo seguire come si è lentamente formata la fortuna di queste famiglie; i loro appunti di contabilità ci potrebbero fornire i loro criteri di amministrazione; le loro contestazioni presso la Camera della Sommaria, il Sacro Regio Consiglio, circa la legittimità di pretese esazioni, ci mostrerebbero come essi difesero il loro patrimonio dai soprusi feudali; , gli atti di reggimento e governo delle Università ci farebbero sapere come parte del demanio civico, regio e feudale passò in loro proprietà. Storia di due famiglie che è storia di mille o centomila famiglie. Storia della volontà umana nel Mezzogiorno, che, pur mossa da impulsi economici od etici, sempre fu debole ed incapace di continuità e di perseveranza nei suoi propositi di realizzazione. Mentre la Francia, attraverso i secoli del mercantilismo, si costitul la sua classe capitalistica, e nell' industre attività dei suoi contadi~i trovò, durante le ore gravi della storia una intatta riserva di energie, onde potè più volte aspirare all'egemonia d'Europa, il Regno di Napoli ebbe una vita ingloriosa ed oscura, perchè bifolchi e piccoli proprietari, feudatari e regnanti, vollero fiaccament_e, per sè e per la patria. Ma questo organis~o deficiente ed infermiccio aveva pure il suo assestamento interno, il suo equilibrio compensativo che fu rotto dall' Unità. EdJ ecco il sorgere di un malessere indefinibile, la questione meridionale. Qui certamente ritorna ad aver ragione il Croce quando dà la palma alla grande storia etico-politica. Se i meridionali, anche oggi, vogliono salvarsi, debbono trovare una spinta all'operare in un ideale religioso di libertà. Ma questo ideale si chiama anche conoscenza esatta dei propri interessi, cioè culto, nel loro intiero complesso, delle patrie, memorie, su cui la realtà attuale si abbarbica e con cui si confonde. Interessi ~conomici ed aspirazioni di vita universale, come impulsi al èontrasto ed alla lotta. Questo sforzo, questa volontà di battaglia, noi meridionalisti chiediamo alle plebi del Sud per l' unità d'Italia. CAMILLO BELLIENI ibliotec Gino Bianco
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