La Critica politica - anno V - n. 1 - gennaio 1925

I LO STATO BORBONICO PRIMA DELLA RIVOLUZIONE .. 17 norme regolanti l'attività amministrativa. Chi segue passo passo il succedersi delle R. Prammatiche e dei R. Dispacci ha infatti l'impressione dj un còstante progresso verificatosi nella Nazione durante il felice periodo carolino e ferdinandeo. Ma il rinnovarsi di divieti e la conferma di preced~nti disposizioni, rendono dubbioso il lettore intorno alla efficacia pratica di questa le~islazione e alla sua rispondenza con le esigenze della vita. _II pensiero ritorna alle gride di manzoniana memoria che rappresentavano a Napoli un così recente passato. L'esame delle norme emanate dal potere sovrano non può essere element'o sufficiente per controllare le condizioni economiche e morali di una 'Nazione. Molto spesso, come abbiamo visto, la disposizione autoritaria c~de nel vuoto, e dalla realtà sociale viene deformata e resa priva di ogni significato. È questo l'errore in cui cadono sovente i sognatori di buone leggi, anzi di leggi perfette, come mezzo di rifon_na della vita, quale a noi si presenta· con le sue brutture ed i suoi vizi. Praticamente le leggi hanno on valore solo in quanto danno una sistemazione definitiva ad un processo di trasformazione già maturo nell'ambiente; esse codificano quello che è già nello spirito degli uomini e nella realtà delle cose. Ecco perchè l'autonomistica rjforma Gentile, attuata con stile autoritario, si convertl in una grida spagnuola. Ma tuttavia il tentativo del Pannone di darci un completo quadro dell'organismo borbonico (finora è comparso solo il primo volume, riguardante · l'attività amministrativa) serve ad indicarci lo spesso aggrovigliato nesso di dipendenza della nascente burocrazia dai supremi poteri, degli enti locali e dei f~nzionari provinciali dal centro. Il lavoro del Pannone, frutto di diligenti ricerche negli archivi e di accurato esame di tutta la letteratura in proposito, può degnamente adempiere per questo periodo al compito informativo e divulgativo che il Cadier o il Durrieu affidarono alle loro lucidi~sime tr.attazioni dell'organica amministrativa del periodo angioino. Ma esso è sopratutto notevole perchè tocca i due problemi essen~iali dello stato borbonico: quello della sovranità, e quello dell'ordinamento universitario e feudale, che del primo è il necessario complemento. La tratta- ,zione è fatta però con astratti criteri giuridici che rendono opportune alcune . . osservaz1on1. La dipendenza dalla Chiesa cattolica della monarchia meridionale era un motivo ed un indice della sua intrinseca debolezza. Se il vincolo di vassallaggio che rimontava ai Normanni, era stato allentato e quasi distrutto dalla\ rivalutazione dell'autorità regia al tempo degli ultimi svevi, il suo rinnov~lo riconoscimento, e la solenne investitura, ricevuta da Carlo d'Angiò, . avev1tno stabilito una nuova incontrovertibile base alle pretese ecclesiastiche. }La Wcessiva separazione della Sicilia, colpendo a morte le possibilità · -esp~f ive del Regno, aveva inoltre impedito lo svolgersi di una politica .angioina ri,vendic~trice delle prerogative regie. E così, mentre nell'Italia Superiore Comuni, _Signorie e Principati, frantumando la plenitudo potestq,tis .dell'Imperatore, annullavano anche le pretese del Pontefice (salvo nello stato della Chiesa deve la sovranità del Pontefice si potè affermare solo in quanto sovra,!lità del Principe), nel Mezzogiorno d'Italia, rimasto al di fuori di ogni processo autonomistico, il contrasto fra Chiesa e Stato conservava un anaBiblioteca ·Gino Bianco •

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