la critica politica - anno III - n. 7 - 25 luglio 1923

VECCHIO E NUOVO REPUBBLICANISMO 301 siamo cos), liberisti. L' unico partito anzi che sia sinceramente, veramente liberista, che della libertà non faccia solo uno specifico per alcuni mali e proclami per altri la necessità delle restrizioni, è il nostro. Togliete al potere centrale la facoltà di porre inciampi al commercio, di favorire questa piuttosto che quella industria e voi avrete tolto la causa unica del costituirsi di industrie artificiali, che vivono grazie alla forza politica che hanno saputo raggiungere, creando spostamenti perniciosi di attività e di capitali dagli impieghi più naturali, e quindi più produttivi e più capaci di sviluppo, e quelli meno naturali e più costosi : ristabilirete nella produzione quella emulazione, quella ricerca di perfezionarsi, quello ,spirito di concorrenza che fomentano i progressi nelle industrie e spingono ~ al miglioramento sociale>. * * * Ecco quale era - già prima che intervenisse il fatto storico grandioso della guerra - la posizione che eravamo venuti prendendo di fronte ai problemi fondamentali della vita politica, economica, sociale : ecco qual' era la nostra linea, la nostra logica, il nostro repubblicanismo. Semplicisti ? S}, se, come tutti coloro che vanno offrendo ali' umanità -cerotti di redenzione, ci fossi mo proposti uno schema politico fatto, un modello di società ideale, perfetto e precisato fin nei particolari. Invece ci preoccupammo e ci preoccupiamo di caratterizzarci e di distinguerci da tutti costoro nel riconoscere ed affermare alcune esigenze naturali, insopprimibili, fondamentali di ogni progresso. Gobetti si sorprende di ritrovare ora nella nostra Critica la nuova coscienza agraria del mezzogiorno in Azimonti, insieme all'autonomismo sardo con Bellieni, il liberismo con Giretti e al sindacalismo prudhQniano. Qui si nascondono, egli ci osserva, delle contraddizioni per la vostra azione futura. Al contrario, nessuna contraddizione giacchè il nostro repubblicanismo tutti insieme Ii ricomprende e li esprime. E lo vedremo. O. ZUCCARINI PER L'ITALIA DEGLI ITALIANI È l'Italia vera che noi cerchiamo. L'Italia che si vede oggi non è l'Italia : è arti!!cio, è accademia! Ali' Italia di «alcuni» occorre sostituire l'Italia degli italiani. E una necessità assoluta, inderogabile : è il nostro programma. Neghiamo .che coloro che dominano in questo momento sentano l'Italia, la conoscano. · la rittraggano, la rappresentino meglio dei dominatori di ieri. Gli uni valgono gli altri e sono altrettanto lontani dall'Italia vera. Perciò il popolo italiano li guarda . . senza comprenderli. E scettico e non sa più sorridere. L'Italia non ha più fede : la verità è questa. Perchè? Unicamente perchè non le è consentito di aver fede in se stessa ! Disincateniamola e l' Italia si ritroverà e si salverà. iblioteca Gino Bianco

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