• ,. 296 LA CRITICA POLITICA È di questo periodo il processo di rev1s1one, di critica, di sistemà- · zione, o meglio ancora di chiarificazione, che noi siamo venuti compiendo delle nostre idee. Per compierlo dòvemmo superare gli ostacoli di intransigenze puramente formali. Sentimmo l'inferiorità di alcune posizioni mentali del nostro partito e contro esse reagimmo. Ai problemi concreti della vita nazionale volemmo avvicinarci senza so·Iuzioni fatte ma con desiderio vivo di vedere e d1 apprendere; a quelli del movimento operaio senza prevenzioni contro i socialisti il cui ideale di liberazione e di redenzione era pure il nostro. Fum~o così anche organizzatori operai: ci mescolammo tra le folle, partecipammo ai comizi, alle discussioni della stampa, ai dibattitiJe alle deliberazioni dei Congressi. Potremmo.,.,ricordare qualche battaglia non inutile (1), se pure dimenticata. Ovunque movimenti nuovi d' idee o di uomini sorgessero ci avvicinammo : dove trovammo affinità di idee e di aspirazioni non nascondemmo le nostre simpatie ideali e la nostra solidarietà. Della libertà cercammo, insomma, in ogni campo le pratiche applicazioni, di vedere cioè per quale via i diversi problemi potessero trovare soluzioni di libertà. Ben presto ci accorgemmo che quella che noi avevamo considerato come esigenza di o.rdine esclusivamente politico, era altresì esigenza di ordine· sociale e di ordine economico. Di fronte alla democrazia che affermava il problema della sovranità praticamente risolto nelle istituzioni patlamentari ; di fronte al riformismo che nella legislazione sociale vedeva un modo di soluzione, anzi l'unico modo, della questione operaia; di fronte ai protezionisti ed agli intervenzionisti in genere che la soluzione del problema produttivo facevano dipendere da un più largo intervento dello Stato nella determinazione e per la intensificazione delle attività economiche nazionali, venimmo così ad assumere - ogni giorno più consapevolmente una posizione di opposizione ma anche di inflessibile coerenza. * * * Passiamo a vederlo, rapidamente, incominciando dal problema della sovranità. Dal giorno stesso in cui radicali e socialisti, rinunciando ad ogni riserva in senso repubblicano, dissero che era grave errore porsi una pregiudiziale politica quando nel fatto nessuna via era preclusa agli uomini ed ai partiti più diversi per arrivare al governo della pubblica cosa, si poneva per noi questo quesito : la democrazia, e cioè la sovranità vera ed effettiva del popolo, si realizza davvero nel sistema parlamentare? Non pensavamo affatto, come si vede, di ridurre il repubblicanismo alla semplice questione della elettività o meno del capo dello Stato 1 Tuttavia così molti hanno ritenuto e tuttavia ritengono, donde (1) Sulla lotta tra contadini e braccianti; nel grande sciopero siderurgico del 1911 ; al Congresso della Resistenza in Padova, nel 1911 ; nei Congressi della Cooperazione; per la Mutualitài. libera al Congresso della Previdenza del settembre 1912, ecc. Biblioteca Gino Bianco
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