- "' "' " .5 ~ ~ ~ °' ..... 0 .t .., ~ ::: ~ ~ g " B Max Brod Dtt Pragu Kreis Frankfurt a/M, Suhrkamp, 1979 (di prossima pubblicazione presso le edirioni e/o) Johannes UIZidil L'amata perduta Milano, Adelphi, 1982 pp. 268, lire 14.000 Egon Erwin Kisch • Aus Pragu Gassen und ichten Berlin-Weimar, Aufbàu, 1975 M achal è un giovane poeta cèco, siede con altri artisti e intellettuali nell'accogliente Café national. Lontano dai compagni, lo sguardo perduto nella luce opaca del bicchiere d'assenzio che gli sta davanti, pensa alla primavera che già si annuncia. Gli amici gli chiedono di parlare, lo invitano a spiegare che cosa sia la primavera. «Significa che adesso sono troppo triste. Significa che sempre elevato, spesso lo scrivere assume il carattere di una stanca ripetizione di clichés abituali, e l'espressionismo, che nella città del Golem trovò un naturale terreno di fioritura, porta sovente a opere di maniera in cui la ricerca dell'effetto a sensazione prevale sulla finezza di scrittura (i romanzi di Meyrink, «praghese di elezione,., interessano oggi più come documenti di una certa epoca e di una certa immagine di Praga che non per il loro intrinseco valore letterario). Eppure, il fatto che, come ricorda Friedricb Torberg, «sostanzialmente ogni praghese era un letterato, o almeno tale si considerava», è in qualche modo la prova di quanto detto sopra. Lo spazio dischiuso dalla parola scritta, reticente e allusivo, confina e si confonde con il luogo della memoria e del ricordo, apre un campo in cui l'esistenza pare rinunciare al tempo. questa è l'epoca in cui la natura l' immagine che, nel primo fraintende ogni divenire, significa racconto dell'Amata perche sono stanco - stanco di questo duta, il bambino osserva germogliare cosparso di piaghe,., e affascinato sui fogli di calendario subito, terminate queste parole, della casa di campagna, quadretto torna a rifugiarsi nel chiarore am- di maniera che mostra l'imperatobiguo dell'assenzio. re, ritto sul suo cavallo bianco, afCosi si apre la prima delle due frontare a braccio teso l'infuriare Prager Geschichten, scritte da Rii- della battaglia, diviene metafora ke a vent'anni come congedo dalla di quell'altra immagine, nitida e città della sua infanzia, e in queste chiara, di quel luogo protetto dal parole riluce un tratto inconfondi- disordine del presente, che è il ribile della letteratura praghese, al- cordo. meno di quella di lingua tedesca: Cosi come, riordinando un vecquel doloroso ritrarsi al di qlHl del- chio armadio, può capitarci fra le la vita, quel sommesso prendere le mani un'agenda di molti anni pridistanze dal grande mondo che ri- ma, e scorrendo i nomi e gli inditroviamo in Kafka, in Oskar rizzi di persone ormai dimenticate, Baum, in alcune pagine di Werfel. ma che banno popolato e vissuto La geografia mitica e la storia con noi quel periodo della nostra immaginaria di Praga, città più di esistenza, ci si forma a poco a poco ogni altra sospesa al punto in cui la davanti agli occhi l'immagine di un realtà pare negare se stessa, di- mondo intatto, come in sé compiespiegano il paesaggio di una lette- to, che pare offrirsi al nostro preratura che, per cosl dire, vive di se sente come un rifugio e una prostessa e in se stessa soltanto trova messa, allo stesso modo la letterasoddisfazione. «La mia patria è ciò tura e il suo gemello, il ricordo, che scrivo,.: cosl Johannes UIZidil diventano il paesaggio incantato in esprime il senso di sradicamento di cui la vita pare trattenere il respiro un'intera generazione e, insieme, e raggrumarsi in ciò che è a sé la fittizia risposta che a questo sra- identico. dicamento viene data. Questa identità fittizia, cartaCosi come Ugo, il protagonista cea, è speculare al caotico incondi una delicata novella di Franz tro e scontro di culture, di razze, Werfel, amava la lettura più di di lingue della Praga precedente la ogni altra cosa, eppure «non se- seconda guerra mondiale, cosl coguiva pagina per pagina il corso me il rassicurante ritratto di Frandelle narrazioni, (... ) ma leggeva cesco Giuseppe, sparso per tutto per dritto e per traverso; spesso l'Impero, non era che il fittizio sinon leggeva neppure, ma fissava gillo unitario di una congerie di estatico le pagine formicolanti, a popoli in rapido allontanamento volte anche teneva a lungo un li- gli uni dagli altri. La coesistenza, bro fra le mani, succhiandolo qua- in una stessa città, di cèchi, tedesi con le dita», allo stesso modo gli schi, ebrei, le tensioni, anche vioscrittori praghesi trasformano e lente, che ne derivavano, sono si, stravolgono l'esistenza, la scom- da un lato, la condizione per uno pongono nei suoi più minuti ele- scambio culturale vivace e feconmenti, la leggono «per dritto e per do, dall'altro però determinano traverso,., e ciò che ne risulta non quella perdita di identità, quel appartiene ormai più al «germo- sentimento di sradicamento, che gliare cosparso di piaghe» della vi- contraddistingue l'esistenza di ta reale ma, abbandonatolo per molti scrittori dell'epoca e che è la sempre, è divenuto parola scritta, causa della «fuga nel libro» accenletteratura. nata sopra. Soltanto nel cerchio magico del- Se nel 1827 Goethe poteva osla scrittura, soltanto in questa pa- servare con interesse e ammiraziotria ideale l'intellettuale praghese ne la situazione praghese («La ritrova la propria identità disper- Boemia ci dà un notevole esempio sa. Proprio per questo motivo nes- di coabitazione di due sfere linguisuna città ha visto una tale selva di stiche e poetiche, poiché dalla più scrittori, letterati, poeti quanti ne grande separazione - espressa già ha visti Praga nel periodo che va nella contrapposizione di 'tedesco' dalla fine del secolo scorso all'in- e 'slavo' - sorge infine il legame vasione nazista. più stretto»), col trascorrere degli Certo, il livello letterario non è anni, nel crepuscolo della monarCa O bian chia danubiana e nell'irrequieto periodo fra le due guerre, le tensioni politiche crescono sempre più cosi come la Zerrissenheit degli intellettuali trova sbocchi inediti e radicali (Rilke se ne andrà per il mondo e si considererà, programmaticamente per cosi dire, «poeta cosmopolita»; Georg Langer trascorrerà molti anni tra i Cbassidim, in Ungheria e negli Shtetl galiziani). Cinocefalo Questo ambiente turbolento, contraddittorio, in cui la vivacità culturale (si pensi alla redazione del quasi mitico Prager Tagblatt, quotidiano cui Max Brod dedicherà il romanzo Rebellische Herzen) è sovente legata a un'appassionata lotta politica e ideologica {fra tedesco-nazionali e patrioti cèchi, fra sionisti e antisionisti, fra socialisti e conservatori), trova una descrizione solo parziale nel libro autobiografico di Max Brod. Il cirro/o di Praga, che mira a essere il ritratto storico di una generazione, con i suoi antenati e le sue diramazioni, è si ricco di aneddoti, notizie, curiosità, ma appare viziato da uno sforzo interpretativo che, se ben si adatta a Brod stesso, solo con fatica può cogliere lo spirito di altri scrittori, come Kafka o Baum. Brod è un inguaribile ottimista, dichiara continuamente la propria fede nell'«anima buona» dell'uomo e nel trionfo del te pagine di quella letteratura, si riflettono nella geografia di una città affascinante, ambigua, lunare, «città intormentita da una sonnolenza di città di provincia, nel cui torpore si cela in agguato qualcosa di occhiuto e di minaccevole» (così si espresse Angelo M. Ripettino nel suo stupendo quanto illeggibile Praga magica). Le viuzze strette e polverose del ghetto, col suo incredibile cimitero, in cui centinaia di lapidi, fitte di caratteri ebraici, si affollano I'una sull'altra; la prospettiva ampia del Graben, meta preferita per le passeggiate domenicali, cosl come le rive della Moldava lo erano per quelle serali; i palazzi aristocratici di Mala Strana e le vecchie, muffite case popolari che li circondano, e sopra, incombente, Hradcany, il castello la cui costruzione e ricostruzione durò quasi mille anni; gli edifici barocchi e il ponte Carlo, le cui statue custodiscono i segreti di Praga e sono oggetto di innumerevoli leggende: la «città d'oro» è il teatro sfuggente di una rappresentazione che non conosce fine, reca fra le quinte incantevoli e allusive dei suoi palazzi e delle sue torri il ricordo di Rabbi Low, il creatore del Golem, così come di Mozart, che qui fece rappresentare per la prima volta il suo Don Giovanni; i misteriosi folletti fluviali di Franti- ~ek Langer coabitano con la povera gente dei racconti di Neruda, Bobumil Hrabal e Karel Zeman dischiudono le porte del fantastico, e il buon soldato Sc'véjk lascia posto alle inquietudini di K. Praga mantiene, di fronte a sé e ai suoi ammiratori, l'ambiguità di ciò che si situa fra la promessa e la sua negazione, fra la possibilità della redenzione e l'impossibilità della salvezza, e in questo è, come si esprime Claudio Magris, un «luogo della poesia moderna». Neppure Egon Erwin Kiscb, pagine di Rotb. Cosl veniamo a conoscere il «Café Kandelaber», un carretto che un tempo girava, la notte, per le vie della città offrendo bevande calde ai passanti, e che ora è fisso a un angolo di strada ed è così diventato un luogo d'incontro per i nottambuli praghesi; o gli sbracati ospiti dell'asilo notturno, affamati e sporchi; o i detenuti che organizzano una recita per i loro compagni, arrangiando alla meglio le scene e i costumi. Ma è in una piccola scenetta natalizia che la malinconia struggente di Praga si apre un varco fra la confusione della vita quotidiana e, inattesa, rivendica ciò che le è dovuto affidandolo alla soglia dell'inesprimibile: nell'accalcarsi della folla che compra i regali, un ragazzo scorge un viso di fanciulla che gli viene incontro, si sofferma per un istante e le getta il palloncino di carta che tiene in mano. «La ragazza ricambia con un urlo improvviso, ma si sente onorata dall'attenzione rivoltale, e si allontana dal corteggiatore con uno sguardo che contiene incoraggiamento, desiderio, spensieratezza, e, forse, il suo destino». L o spazio del ricordo, della promessa differita, dell'istante perduto per sempre, è la cornice dei racconti che compongono L'amata perduta. Urzidil, che visse gli ultimi bagliori della Praga fra le due guerre, e che solo molti anni dopo {il libro è del '56) prese a scriverne, possiede la limpida leggerezza di chi, sopravvissuto alla propria epoca, nella letteratura soltanto trova rifugio. La grande foresta boema, descritta da Urzidil con toni quasi epici, che ricordano la cristallinità di certi racconti di Adalbert Stifter, è l'immagine di quel mondo intatto che si dà ormai solo nella memoria e nella scrittura. La piccola Adele, la cui morte improvvisa suggella l'infanzia ed è speculare alla scomparsa della madre; Praga, con i suoi fattorini e le sue primedonne, le notti misteriose, P'illMI -,.-.... ~~ .,.~. ,.. gli ufficiali e i poveracci; Ottilia, la fanciulla dei boschi che conosce la natura e i suoi segreti e, costretta a crescere, muore - ognuna è un'amata perduta, nel cui profumo si inscrive il ricordo, un'assenza che, in virtù della parola che la dice, cristallizza l'identità dell'autore proprio nel suo continuo sottrarsi. I confini labili fra realtà e mondo fantastico sfumano nella nebbia Cinghiale marino bene sul male, concepisce la letteratura come educazione e arricchimento della persona (e di conseguenza si scaglia con violenza inaudita contro l'espressionismo: «Meno talento si ba, più si è espressionisti»). Si capisce facilmente come uno schema del genere mal si adatti all'interpretazione e alla comprensione di un Franz Kafka, di cui Brod ~isforza di dimostrare, come già aveva fatto nella biografia a lui dedicata {biografia che aveva infastidito non poco Walter Benjamin), l'ottimismo di fondo, la disponibilità alla vita, la gioia per la natura. 11 clima disordinato, ricco di fermenti, il desiderio di sperimentare nuove forme espressive e, insieme, quel sentimento indefinito di paura che percorre tangiornalista «militante», come si direbbe oggi, avventuriero della politica e della parola, riesce a sottrarsi a questa sottile ambivalenza. I suoi schizzi di vita praghese, brevi ritratti appena abbozzati, sono raccolti in diversi volumi e restituiscono al lettore di oggi un'immagine quanto mai viva, tenera, malinconica e insieme aspra della città. Dai vicoli e dalle notti di Praga, pubblicato nel 1912, è la cronaca brillante e sentimentale di una comédie humaine popolata da piccoli delinquenti, povera gente, mendicanti e truffatori, artigiani e sfaccendati, avventurieri, ragazze al loro primo amore. Kiscb racconta la sua città, per così dire, «a partire dal basso», ne mostra gli aspetti più strani e, a volte, più brutti, animato da quella pietas, discreta e perciò tanto più vera, che incontriamo in certe sottile della parola che, padrona del tempo, indica il luogo immaginario in cui l'esilio trova la sua fine. Un poeta boemo di lingua tedesca pressoché dimenticato, Hugo Salus, ba scritto una volta una poesia su un orologio di Praga ormai vecchio, arrugginito, muto: segna sempre la stessa ora. «Però una volta al giorno, per morto che sia, I esitante striscia il tempo sull'orologio, I e allora questo indica l'ora esatta / come tutti gli orologi intorno a lui». Non altrimenti si comporta la letteratura: essa attende, paziente e orgogliosa, che la vita, per un attimo, si rispecchi e si riconosca in lei, che il mondo, per un istante soltanto, si soffermi a riflettere su ciò che avrebbe potuto essere.
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