febbraio 1860 aveva introdotto il «modello napoleonico» con cui si comincerà a organizzare anche in Italia la prostituzione more gallico, cioè come monopolio di Stato del «commercio carnale». Era stato, questo del monopolio, un colpo di genio dell'astro napoleonico. Servendosi di questa specie di «irizzazione», lo Stato francese era riuscito a realizzare, meglio di prima, alcuni importanti e fruttuosi risultati: poteva essere il pronubo dell'iniziazione sessuale dei giovani, controllare l'ardore dei maschi «libertini», riscuotere le tasse - cioè il datium meretricium - dai concessionari dei bordelli senza ricorrere a sistemi poco «liberali», e infine presentarsi di fronte all'opinione pubblica come il custode attento e vigile della salute dei cittadini. La salute pubblica era stata la grande «trovata» napoleonica, contro la quale si batteranno invano gli abolizionisti. La scienza medica aveva subito intuito l'importanza della nuova impostazione: i medici si erano sentiti mobilitati. Avevano preso il posto dei teolo· gi, e invece della salute dell'anima avevano cominciato a parlare di quella del corpo, dimostrando quanto pericolosa fosse la sifilide e fastidiosa la blenorragia, e come l'unico rimedio fosse quello di ricorrere alle «prestazioni sessuali» ufficialmente autorizzate, per operare nella massima sicurezza. Era venuta poi in appoggio la statistica - allora giovane e ancora credibile - che aveva dimostrato con l'eloquenza dei numeri come le infezioni sessuali rapidamente scemassero con l'istituzione delle «case». I politologi dell'epoca avevano infine dimostrato la perfezione ideologica del modello adotta• to. Unendo assieme il concetto po· stribolare di tolleranza con quello di dovere si era dimostrato come lo Stato dovesse sovrintendere alla tranquillità, all'ordine e alla salute pubblica, e si era creata una massi• ma che suonava: legge, ordine e discrezione. Chiamando poi i bordelli, invece che con il vecchio no• me, con uno intimo (maison) e ambiguo (tolérance), era stato creato un marchio, «maison de to• lérance», destinato ad affermarsi sicuramente in un'Europa sessualmente affamata, ma ipocrita e per· benista. Date queste premesse, lo Stato francese aveva potuto controllare la prostituzione su tutto il territorio nazionale con il rilascio di un permesso (l'antica licentia stupri) alla singola prostituta, e con la concessione di una «licenza d'esercizio» per lo sfruttamento di gruppo. Quanto ali'organizzazione «tecnica», tutto era stato previsto dalla legge, con una preveggenza davvero manageriale, per produrre il «piacere sessuale» in breve tempo, a costi ragionevoli ma differenziati (normali ed extra), in edifici adat• ti, secondo orari prestabiliti, con «manodopera» giovane (a cominciare da 16 anni), selezionata, pe• riodicamente controllata dai medici, e con un «capo-azienda» (la maitresse) responsabile del buon andamento «economico» dell'impresa di fronte al proprietario, e responsabile dell'ordine pubblico e dell'igiene di fronte allo Stato. Così, interesse pubblico e privato erano stati combinati assieme, dando un primo esempio di quella che sarebbe diventata un giorno l'economia a «partecipazione statale». 11 «regolamento Cavour» - che non venne pubblicato né nella Gazzetta Ufficiale, né nella collezione delle leggi, decreti e regolamenti, perché (come ebbe a spiegare in seguito Crispi alla Camera) «certe cose debbono sapersi da coloro a cui interessano, ma non è bene si dia loro una pubblicità che non meritano» - era stato stilato sul modello francese, del quale ripeteva formule e prescrizioni; e anche qui la donna era sta• ta ridotta a una «cosa», in mano alla polizia e allo sfruttamento totale degli organizzatori della «ca• sa». Ora, negli anni ottanta del secolo scorso, proprio questo modello era l'oggetto del contendere. C'erano i «tenutari» che lo difendevano a oltranza. Ubaldino Peruzzi (1822-1891), ministro dell'Interno nel gabinetto Farini-Minghetti, lo aveva esaltato dicendo che dove il Regno d'Italia s'annunciava si fondavano subito case di prostituzione (come a insegna dell'Italia «libera») e che vi era «una specie di furore per l'istituzione di simili locali»'. Giuseppe Sormani (18441924), professore d'Igiene nell'università di Pavia, aveva difeso l'istituzione per i provvedimenti sanitari di cui era portatrice: «La visita è fatta nell'interesse della SO· cietà e non del libertino (... ). La visita fu istituita perché le malattie veneree non diventino talmente frequenti nella categorià dei dissoluti di ambo i sessi, che abbiano poi a traboccare sulla popolazione innocente, contaminando ampiamente le oneste famiglie e l'intero corpo sociale»'. Gli «abolizionisti», da parte loro, avevano risposto per le rime. Agostino Bertani (1812-1886)scriveva a Depretis, allora capo del governo, chiamando lo Stato «su• premo lenone, gran conduttore dei conduttori delle case di disso• luzione, assicuratore mendace»'. Gli stessi termini aveva usato Ernesto Nathan, nelle sue Diabolarie e lo Stato'. Per la verità, il governo non si era mosti:;atoinsensibile al «grido di dolore» che gli perveniva dalle diverse parti. Ma lo aveva accolto con il cinismo ipocrita con cui i governi italiani (già da allora) sono abituati ad accogliere simili richieste: con la nomina di una commissione d'inchiesta. Ne aveva nominato una Rattazzi nel '62; un'altra Nicotera nel '76; una terza Depretis nell'83; la quarta infine sarà nominata da Crispi nell'87. T rascrivo qualche brano delle due ultime relazioni per dare un'idea di come procedesse• ro le cose nei felici anni ottanta del secolo scorso. La relazione nominata da Depretis ('83) così concludeva: «Il regolamento del 1860offende la mo• raie e il diritto, va contro gli uffici dello Stato, esercita un pernicioso influsso sulla pubblica amministrazione, non consegue gli scopi sanitari che si propone», e pertanto la commissione delibera «esser d'avviso che il regolamento del 1860 dovesse essere totalmente abrogato». La spiegazione di un giudizio così drastico ce la dà la commissione nominata da Crispi: «Anche da noi avvengono violenze inaudite della polizia; la quale usando ed abusando dei poteri concessile dal regolamento del 1860, fa iscrivere fra le prostitute patentate ragazze vergini e sane; manda ai sifilocomi, quali prostitute contaminate, ragazze sane e vergini, ovvero delle ragazze appena nubili, che vi sono trattenute finché non abbiano compiuti i 16 anni, onde poi iscriverle d'ufficio fra le prostitute patentate, quando ne escono; tien mano, conscia ed inconscia, ai libertini i quali, dopo aver condotto a male una povera ragazza, se ne liberano, denunciandola anonima• mente quale prostituta, e la fanno iscrivere come tale; aiuta i condut• tori di postriboli a convertire in miserabili schiave, ed in cambiali girabili, le disgraziate donne che la miseria, la seduzione o l'inganno, hanno fatto cadere nei loro artigli ( ... ). «Agenti di polizia, troppo zelanti o deboli, o corrotti, lenoni d'ambo i sessi, conduttori di postriboli, e talvolta medici degli uffici sanita• ri, formano in molti luoghi delle associazioni sospette, le quali, con il pretesto della pubblica igiene, arruolano, per fas et nefas (in modo lecito ed illecito), un dato numero di sventurate donne; le incatenano a una vita d'obbrobrio, chiudendo loro ogni via di ritorno ad una esistenza più normale»'. Dinanzi a denunce così esplicite, gravi, autorevoli, e di fronte alla conferma che ne darà lo stesso Crispi dicendo - nella seduta alla Camera del 14 aprile 1888 - che era tutto vero e che avrebbe potu· to aggiungere altre notizie anche più gravi, il governo se ne esce con il regio decreto n. 5332del 29 marzo 1888, stilato nel più perfetto stile controriformista, del quale Crispi era un maestro•. Si aboliva il «regolamento Cavour,., si formulavano molti dei propositi umanitari per la reden• zione delle prostitute, ma (nella sostanza) si lasciava intatta la vecchia struttura che aveva fatto del bordello una casa di reclusione con organizzazione manageriale, mirante al profitto dei privati e Terre/idee e on la collana Terre/Idee, di cui sono usciti i primi tre volumi, il Saggiatore porta il suo contributo al rinnovato interesse - teorico, di politica culturale e di consumo, - che da qualche tem~ po investe i temi di argomento geografico. In Francia questa 'vague' - è quasi inutile ricordarlo - è culminata con la grande mostra sulla cartografia del Beaubourg, quando nelle librerie parigine faceva bella mostra di sé la riedizione, in formato originale ma anche in po· cket, della collana Hetzel delle ope· re di Verne, e altre collane economiche si premuravano di offrire a poco prezzo i classici dei grandi viaggi di esplorazione, scoperta e appropriazione, mentre dal reparto filosofia «davano la linea» ancora i saggi di Deleuze-Guattari, o quelli di Miche/ Serres.... Da noi le iniziative sono state forse più frammentarie (non vogliamo riconoscerne certo l'avallo pubblico e «di massa» nella produzione Rai del gadget Marco Polo, anche se non possiamo ignorare l'avvenimento), ma in ogni caso hanno contribuito a risvegliareuna curiosità che si potrebbe dire di ti· po sistematico intorno alla questione. E l'oggetto viaggio le si offre particolarmente esemplare, soprattutto quando già strutturato dalla sua narrazione, che consente al lettore l'esperienza sedentaria del/'avventura ma anche il riconoscimento del/'«idea» che dietro ogni viaggio sta, con le sue componenti di imagérie ma anche di argomenta· zione: viaggia;e prescrive un dar forma, alle proprie esperienze come ai paesaggi visitati, noti o sconosciuti o immaginari che siano. La breve sequenza dei testi usciti nella collezione del Saggiatore, diretta da Franco Marenco, lavora già a una tipologia possibile di idee-viaggio. C'è il classico del cavaliereMandeville, dall'identità fa• volosa quanto i suoi viaggi, che cominciano come guida ai pellegrini in Terrasanta per assumere progressivamente le ambizioni di un inventario del meraviglioso, per dareforma alla ricostruzione metodica del/'enciclopedia di un sapere su «mostri» e popoli d'Oriente, destinato poi a scontrarsi con la «veri• tà» dei secoli moderni. E c'è la ,:e/azione dei viaggi alla ricerca dell'Eldorado, di duecento anni dopo, a mostrare come sia problematico indicarepunti obbligati nel passaggio a una mentalità scientifica. A muovere Ralegh e compagni sono ragioni di grande Bibliotecaginobianco Isabella Pezzini caratterepratico - conservare i fa• vori della regina d'Inghilterra procurandole più ricchezza e potenza delle nazioni concorrenti, - eppure l'oggetto della ricerca è totalmente mitico, un paradiso in versione aurifera che risolva una tantum la questione della ricchezza ... E la ragione «moderna» di Ralegh lavora a riconoscerne i segni della reale esistenza, allo stesso modo e allo stesso tempo in cui documenta e descrive ciò che ha sotto agli occhi, ma il cui valore è ovviamente relativo di fronte a quel che non si trova. Certamente va ricordato che si trova sempre un «alto contenuto idealistico» nelle carte che documentano ogni faccenda espansionisticaperché, per muovere gli uomini, evidentemente non basta la sola promessa di un incerto guadagno, e questa constatazione è buona anche per il tardo episodio coloniale italiano, documentato dal terzo libro della serie. Persino il nostrano Bottega andava a morire nel Giuba sognando montagne di prezioso avorio e scrivendo petizioni alle Società geografiche tutte intessute di grandezza nazionale. Non credo tuttavia che quest'ipotesi «pragmatista»giovi gran che a cogliere il significato del viaggio - di ogni viaggio - che è tanto più intrigante quanto più accolto nel singolare amalgama di motivazioni personali e storiche, razionali e pa• tologiche, che lo generano e lo accompagnano a diventare racconto. Anche per questo L'esplorazione italiana dell'Africa mi pare ope• razione meno convincente delle altre proposte: sono stati presi i testi dei molti esploratori, combattenti, ecc., del periodo (i nomi di rado noti, con le schede biografiche in apposita appendice, indicati rigorosamente per cognome e nome, sono ad esempio quelli di Bianchi Gustavo, di Casati Gaetano, di Cecchi Antonio, di Citerni Carlo, e così via, fino alla lettera V) seg· mentali sulla base di una griglia te• malica (Forme di esplorazione: l'avventura, l'indagine scientifica, l'espansione, ecc.; Stereotipi: il mal d'Africa, la Venere nera, oleografia e pittoresco, ecc.) e utilizzati a comporre un quadro della situazione forse interessante,ma inertee anonimo. L'idea di questi viaggi ci viene proposta già confezionata dall'indice, la lettura diventa riconoscimento tautologico (cosa ci aspettiamo di trovare alla voce pittoresco?). li viaggioha bisogno del suo viaggiatore, è, sia pure nel suo genere, sempre unico. Se è una gita dello Stato. Anche la disposizione del nuovo regolamento, cioè che le prostitute non potessero essere obbligate alla visita sanitaria di controllo, fu modificata da Nicotera (nel '91) con lo stabilire che, in caso di «SO· spetta infezione», la donna doveva essere allontanata dalla casa e ricoverata in un sifilocomio, dove - se malata - sarebbe stata trattenuta e costretta a curarsi. E così, la raccomandazione che Agostino Bertani aveva rivolto a Depretis («Abolite ogni regolamento, ogni ufficio sanitario, ogni sanzione go• vernativa») ancora una volta era rimasta inascoltata, perché «sovversiva» delle patrie istituzioni. Non so ancora come finirà la polemica che oggi è in corso e non conosco il testo delle diverse proposte di legge già presentate alla Camera. Con il riflusso che è in atto ho l'impressione che anche questa volta finirà all'italiana. Cambieranno il nome, ma riapriranno i bordelli. Invece di «case di tolleranza» forse le chiameran• no con il solidaristico nome di «Eros centro cooperativi» (come ha proposto l'on. Franco Corleone), conciliando dialetticamente il sesso con la cooperazione. E così accanto all'Oroscopo i patri giornali potranno pubblicare l'Eroscopo, cercando di lenire con il benefico influsso degli astri lo sdilinquimento sessuale dei «bordellisti». Note (1) Vedi Relazioni e proposte della Reale Commissione per lo studio delle questioni relative allaprostituzione, Firenze 1885, voi. I, p. 100, e voi. Il, p. 37. (2) E. Sonnani, «Profilassidelle malat• tic veneree e specialmente della sifili• de», io Giornale ilaliano delle malattie veneree e della pelle, 1882,pp. 65 sgg. (3) A. Bertani, unera sulla prostituzione patentala e il RegolamLntosanbario, Roma 1881. (4) E. Natban, l.LdiabolarieeloStato. Quadro dei costumi regolamentari, Roma 1887. (5) La relazione della CoounisMone Crispi è in G. Curcio, Commentario teorico-pratico della legge di pubblica sicurezza approvala in testo unico e coordinato col Codice penale, Torino 1891, pp. 309 sgg. (6) L'affermazione alla Camera di Crispi è io: Camera dei Deputati. Atti parlamentari. l.LgislaturaXV/. Discussio· ne del 14 aprile 1888, p. 1739. organizzata, si sa già prima di partire quel che si trova. Una parola, infine, sulla confe· zione di questi viaggi del Saggiatore che, in questi tempi di editoria povera, è pregevole. Sono libri SO· lidi e maneggevoli, con sovracoperta in vergatino, da tenere in libreria ma anche sul comodino: hanno anche il segnapagine e un certo numero di illustrazioni ben riprodotte. John Mandeville Viaggi, ovvero trattato delle cose più meravigliose e più mirabili che si trovano al mondo • (sec. XIV) a c. di Ermanno Barisone Milano, il Saggiatore, 1982 pp. 254, lire 16.000 Walter Ralegh Laurence Keymis La ricerca dell'Eldorado a c. di Franco e Flavia Marenco Milano, il Saggiatore, 1982 pp. 228, lire 15.000 Autori vari L'esplorazione italiana dell'Africa a c. di Francesco Surdich Milano, il Saggiatore, 1982 pp. 399, lire 18.000
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