I - Presto, prestissimo saranno cacciati presto, prestissimo saranno banditi ... PA1t11It PARTlltE «E gli schiavi?» «Son pronti.» «E i cammelli?» «Foraggiati.» «E il frustino?» «Affilato.» «E i coccodrilli?» «Incatenati a una vergine.» «E i pesci volanti?» «Tenuti al guinzaglio.» «E le liane della foresta?» «Intrecciate come i capelli delle dee.» «E le donne?» «Comprate al mercato.» «E l'immancabile piccolo fedelissimo amico?» «Dentro il mio cuor.» «Partiamo!» «Partiam!» - Bravo, bravissimo, applausi, applausi. Ma adesso ti capisco ancor meno, se possibile... - Sai quanti sono i registri della vita? Io grande piccolo uomo comico grazie alla tua bontà perfino divertente, non sempre, dopo essermi inchinato e avere ringraziato il mio pubblico paziente metto da parte costumi e maschere ridivento troppo serio così a mani nude completamente disarmato voglio dire a ciglia asciutte sto per partire. Farò molte domande? me ne faranno gli spiriti della foresta? - Hai un bisogno spaventoso di tenerezza, mio piccolo schizofrenico, e io te l'ho quasi sempre negata mi sento come un albero muto ma ti ascolto. - Mangio pochissimo perché in Africa si mangia pochissimo. Il digiuno è necessario per ascoltare gli spiriti se rispondono per continuare a interrogarli se stanno zitti. Non ci si deve fermare in un punto qualsiasi del territorio ma davanti a un albero gigantesco addormentarsi ai suoi piedi continuare a chiedere durante il sonno che deve essere leggerissimo quasi un dormiveglia. La mia trasparenza di larva, che tu sfotti tanto, è necessaria come la membrana di un filtro. - Ti ascolto con tutto l'amore che ho ma ho anche voglia di riderti in faccia. - Gli stupidi ridono ma sottolineano una verità, non sempre. - Un piccolo compito mi è dunque riservato nella vita. - Voglio solo ascoltare con tutto il mio corpo. Mi muovo come sopra un'isola in navigazione, un'isola celeste. È l'Africa, io credo. - Ma se è una pattumiera piena di armi e di assassini di sepolti vivi gli alberi lì sono muti, come dappertutto. - Ci sono verità nascoste a molti solo i nomadi le conoscono i nomadi lo sanno. - Come sempre, il tuo Nomade con la n maiuscola, naturalmente, le sue strade stanno tutte sul palmo della mia mano la spazzatura assedia i nomadi, come assedia noi, e il nomade l'annusa, con le sue fiere narici, mentre guarda le strisce lasciate dagli aerei nel cielo il vivente sta chiuso nella gabbia che chiamiamo terra guardala dalla luna a me sembra un'arancia, l'ultima tu vuoi entrare nella gabbia infilarti nell'arancia come un verme. - Entrare nella foresta come una volpe scavarmi una tana a quattro uscite, come fanno le volpi, pronto alla fuga e stare lì a ascoltare quello che mi dici ancora in quest'arancia piena di sugo. Per me lo spazio è nulla fuori è nulla l'arancia invece mi sta nella gola è un uovo che succhio è il mio respiro l'arancia è la mia gola. - Come ti invidio, mia piccola volpe, come invidio la tua capacità di trasformarti animale che scava, che vola, io che mi sento costretta a rimanere terra-terra insieme ai figli che ti ho partorito da incosciente femmina ottusa e terragna col respiro corto, costretto, che non è quello mio vero anch'io trasformarmi in animale volante domestica e selvaggia sto qui fiduciosa e disperata della vita stretta, che basta a se stessa contro la mia volontà ... - Tu hai voluto piacermi, signorina tu vuoi piacermi, signorina tu mi vuoi conquistare, farfallina ... Drammaturgiae,spressionismo I /o leggo con un senso di liberazione (secondo Deleu- • ze) e come una rottura (secondo la tradizione che ho cara) il vasto tratto di drammaturgia coniugale di Antonio Porta. L'hanno eseguito con arte Bessegato e la Mattea, nel mese di novembre a Milano al Centro internazionale di Brera, usanda nella scena oggetti incollaJisu piccoli tavoli inclinati. e modi concentrati di «azione» (quali nella grande tradizione novecentesca, mi pare, quelli di Wilder). Ne hanno esposto da interlocutori vivi la passione di esperienza e di suono (che da questo esordio si svolge per un'ora intera, col titolo Fuochi incrociati). Dunque abbiamo qui un grande dialogo drammarurgico coniugale, con soggetti molteplici, con pulsioni forti e insieme legate, e con l'antico luogo implicito del cambiare il monda e l'uomo (o, alternativamente, l'uomo e il monda) ... Luogo, questo, tentato invano, come si sa, e rimasto sospeso o perduto, per gli esiti disastrosi... Altrettanto disastrosi sono intanto o la perdita o la sospensione eterna di questo luogo utopico o proprio dell'analisi: perché si passa nell'assoluta entropia delle società storiche... E infatti l'ira profonda del dramma è sul mondo occidentaleo bianco fallito coi suoi prodotti («pattumiera»). E vi è la risalitapiù o meno ridicola (bene critica questo la voce femminile della profondità empirica) dei miti o dèi o sciamani al posto della ragionegià «disperata»... È quasi inutile aggiungere che qui i recitanti sono genitori di un «te"orista», simbolo della dispersione (di tutti e di loro stessi)... Il vero è che la società selvaggia con la sua foresta, e con la sua ra- ~ionalità selvaggia e senza entropia, secondo la scoperta di LéviStrauss, poco fa c'era ancora, e sta per svanire... O forse è per questo che è benepartire, andando a vedere il residuo in mezzÒ alla pattumiera dei nostri oggetti... La tensione etica su questo punto invade il dramma. Si deduce, anche, che c'è un'immissione spostata: dalla «voce» dell'oratorio con le sue scelte di timbro e di senso, senza perdita in ciò, all'orizzonte, per così dire. A questo vale, piuttosto che la narratività, la drammaturgia (e credo che capiti anche a me in un altro genere non teatrale). Il testo di Porta individua tutto ciò nella cellula sociale prima, familiare. 2. Il teatro dave prevale il visivo sta forse per avere un certo esauriB1ol1otecag1noo1anco Francesco Leonetti mento interno (e si è appropriato, spesso a torto, il termine di avanguardia). Ora nell'annata si annuncia il meraviglioso Molière, e Petrolini che è un altro eccezionale teatranteautore, o qualche buon testo come la Hellman sul denaro... Forse il registademiurgo dqi tempi di Craig cede il posto... O vince l'opera liricacome ritorno e regresOIIA -- so al Risorgimento per virtù della restaurazione attuale... I divi canori d'una o d'altra specie si levano dalle tombe... Fra tutto questo può darsi una nuova drammaturgia? con assessori interessati?e il teatro con ppltrone rosse (non rosse) staper ridiventare, alposto dellastrada, un luogo di scontro di idee, di rito rinnovato? No, certo, nessuno lo crede. Si parla di qualche eccezione. Di qualche testo. Eccezionalmente, per verifica sua, recitato. Dalla Mattea, da Bessegato. Ma si sente che si vorrebbe che ci fosse, da parte dellagente... Si vorrebbe che ci fosse un nuovo «sentire collettivo» (tesi marxiana sul «mito» come sostrato, 1857, della poesia greca) e che ci fosse una nuova processualità, coi suoi valori... Questa pare la domanda elusa della base che vuole nuove forme emergenti dal vivere collettivo: di cui il teatro è il luogo di dibattito storicamente maggiore. Invece c'è «viva V.e.r.d.i.» (Vittorio Emanuele re d'Italia). 3. li vecchio termine stilisticoche questo testo mi propone e che mi è caro, nella versioneforte e in quella debole, è «espressionismo» (astratto - e prima ancora figurativo, in arte). Ora, si sa, c'è una certa ripresa dell'espressionismo che si gioca col neofigurativo in deformazioni curiose, e - come Argan ha detto in alcune conversazioni pubbliche - con svuotamento del valore estetico e culturale. Ed è stato definito «transavanguardia». La discussione continua. Ciò che invece m'interessa qui, in breve, è dire che occorre una nuova considerazione teorica e critica estesa dell'espressionismo (diversamente, certo, dal famoso uso continiano del termine-concetto che è riferito a Dante contro il petrarchismo col suo taglio delle «ali», e quindi ai dialettali, ecc.). Dovrebbe riguardare la situazione assaistrana - a mio avviso - del/'espressionismo stesso, artisticoe letterario, nell'ambito delle avanguardie novecentesche (termine che alcuni vorrebbero in totale disuso). Ora, l'espressionismo per un verso ne fa parte; e così io stesso dichiaro che l'ho professato dal '50 in poi (con errori di critici a mio riguardo). Per un altro verso, esso ridà senso, in una dominante moderata, al classicismoe al manierismo: vi si confonde e vi si perde. lo ritengo che un intero discorso nuovo si possa fare attualmente con questo doppio corno. Intanto, se la via del ritorno all'ordine è oggi sostituire i «nomi» alle «cose» (sia in modo ermetizzante che anche di «transavanguardia»), un uso franco di espressionismo d'avanguardia, senza più priorità ludica linguisticaassolutizzata, mi pare una buona carta.
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