Alfabeta - anno IV - n. 40 - settembre 1982

umano; esiste una tendenza asintotica a incorporare parti sempre più ampie di processi materiali (ed ora, con l'in- • formatica, anche intellettuali) nelle macchine. La tendenza è asintotica perché la formalizzazione di sempre nuovi processi resta comunque un'attività umana; ciò non toglie che una parte di questo lavoro di formalizzazione non si possa affidare ad un'altra macchina, ma questo signifi.ca che a sua volta questa parte richiederà un ulteriore lavoro di formalizzazione e così via. Questa rincorsa fra Achille e la tartaruga esiste a mio parere anche per la questione della produttività: oggi è un'affermazione assai comune e del resto facilmente verificabile che il sistema dei servizi, il terziario, è pcico produttivo in rapporto· al ·secondario, al sistema industriale. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che il settore terziario è nato ed è cresciuto col preciso scopo di aumentare la produttività del settore secondario. Oggi la sua improduttività diminuisce la produttività complessiva del sistema; ma le tecniche di «office automation» che servono a recuperare la produttività del terziario lo fanno in qualche modo a detrimento della produttività del quaternario. Quando un settore dell'attività umana è sufficientemente maturo e consolidato i suoi processi possono essere formalizzati e automatizzati in modo da consentire un aumento della produttività; d'altro canto questa attività di formalizzazione dei processi è un'attività umana che resta poco produttiva fino a quando non abbia a sua volta raggiunto un grado di consolidamento che ne consenta la formalizzazione, dando origine a nuovi processi scarsamente produttivi. È però probabile che il «gap» tenda a ridursi: gii, oggi l'industria del software, nata solo 30 anni fa, conosce lo sviluppo di una ingegneria del software che si propone di standardizzare e formalizzare i processi produttivi. Occhini. Mi pare che da quanto dici emerga comunque un quadro ottimistico: le conoscenze umane si esercitano su processi sempre più complessi che richiedono una crescente creatività. Manacorda. Si tratta di un processo contraddittorio. L'invenzione della stampa, una radicale innovazione tecnologica che presenta forti analogie con quelle attuali, fa sì che la quantità complessiva di informazioni in circolazione sia assai maggiore che in precedenza. Non dimentichiamo però che esistono tuttora società in cui l'informazione è ricca ed altre in cui non lo è affatto, come all'interno di una stessa società esistono gruppi e strati che sfruttano le accresciute possibilità di conoscenza ed altri per cui esse restano esclusivamente allo stato potenziale. Lo stesso discorso potremmo fare per la diffusione dei mezzi radiotelevisivi: lo sviluppo di questi strumenti tecnologici crea maggiori occasioni di partecipazione ma anche meccanismi di esclusione: oggi.tutti sanno leggere, ma pochi comprano libri e giornali e chi non li compra è di fatto escluso dalla fruizione della cultura. Un'altra contraddizione: la formalizzazione di processi sempre più ricchi e complessi ci allontana dalla soddisfazione di determinati bisogni umani: l'esplosione delle lotte della fine degli anni '60- in particolare· di quelle sull'organizzazione del lavoro- è stata anche dovuta al fatto che il taylorismo, in quanto estrema formalizzazione, e quindi irrigidimento dei processi, si era allontanato dai bisogni elementari di nessibilità, elasticità, non alienazione del lavoro. auroregolazione sociale. Qual è il rapporro fra quesra rendenza ed i processi di rrasformazione recnologica e delle procedure decisionali in una siruazione di crescente incerrezza previsionale e quali sono i modelli sociali emergenti? Occhini. Piuttosto che di alternativa fra pianificazione e neoliberismo io parlerei di differenza fra società in cui fa premio la competitività e società in cui fa premio la collaborazione. Prendiamo una società come quella giapponese: per una serie di motivi storicoculturali questa società favorisce la collaborazione nell'ambito dell'azienda. In un'azienda giapponese è molto difficile stabilire chi fa un lavoro di tipo creativo e chi no, il protagonista è sempre il gruppo. Le promozioni avvengono per anzianità con un criterio di selezione delle persone basato sull'esperienza accumulata occupando molti ruoli diversi nell'ambito dell'azienda e finendo quindi per saperne di più di altri. Il Giappone è il paese che più di o~ni altro ha invc,;;titn ,utrnhicttivo ddla ~m:ictit intormatu:a e t.:h1.:,ta attuando la politica più sistematica in questa direzione; ebbene: l'investimento maggiore non è stato nella tecnologia (anche se su questo piano sappiamo tutti che i risultati giapponesi sono splendidi) ma nella formazione; il piano giapponese per la società informatica punta soprattutto sulla formazione. Ciò conferma che mutamenti di questo genere non possono avvenire che nel consenso, e non, certamente, in una situazione di competitiDiamo qui di seguito alcune informazioni sui partecipanti al colloquiointervista e le definizioni di alcuni termini tecnici. Hardware: è la componente macchina di un sistema eleuronico per l'elaborazione dei dati, ossia l'elaboratore vero e proprio con tutto il corteggio di unità periferiche, memorie ausiliarie, tenninali e apparecchiature per la trasmissione dei dati. Software: è la componente programmi di un sistema e/euronico per l'elaborazione dei dati. I programmi vengono redaui da esperti (programmatori) nei linguaggi di programmai.ione (codici) per cui è predisposto l'elaboratore, vità esasperata come quella che noi viviamo (indipendentemente 'dal fatto che si viva in un regime capitalistico o meno). Se dobbiamo quindi parlare di modelli, direi che l'obiettivo è quello di riuscire in qualche modo a rovesciare i criteri di valore che premiano la competitività in favore di quelli che premiano la collaborazione. Manacorda. lo vedo le cose diversamente. Sono d'accordo con Formenti sul fatto che si stia rafforzando l'ipotesi neoliberista, non solo sul piano economico ma anche come modello di società dell'informazione. Ciò è dovuto alle gravi difficoltà dell'ideologia della pianificazione che è in crisi su tutti i fronti: dalla politica urbanistica e territoriale a quella dei servizi, per non parlare della politica economica. Nel contempo cambia radicalmente il ruolo dell'informazione nel meccanismo di governo: il rapporto informazionedecisione. Negli ultimi vent'anni questo rapporto è stato largamente teorizzato tanto dalla teoria dell"informazione 4u,.nto da 4udla del governo e mi pare si possano individuare grosso modo due fasi. La prima coincide con la nascita dell'informatica tradizionale e concepisce l'informazione secondo la teoria classica di Shannon, vale a dire come elemento di riduzione dell'incertezza del decisore, il quale si suppone applichi un meccanismo relativamente lineare e deterministico, un modello decisionale relativamente stabile cui per funzionare basta avere le informazioni giuste. Con il crescere Nota e glossario sull'informatica Chip: lastrina di silicio su cui vengono realizzati i microprocessori (vedi sollo) o le memorie secondo le tecniche microe/euroniche Microprocessore: leueralmente microelaboratore (microprocessor. In italiano esso è però usato anche per indicare i microcomputer - vedi sollo). Le tecniche microeleuroniche (miniaturizzazione o i111egrazionecircuita/e) hanno permesso di riunire su una lastrina di silicio di pochi millimetri di lato insiemi completi di funzioni arit111etico/logichedi elaborazione, equivalenti a quelli che nei ca/colatori delle prime generazioni richiedevano complessi circuitali di grandi dimensioni. sono memorizzati da/l'elaboratore Microcomputer, minicomputer, eiaD. Mi pare che contraddizioni e stesso e deuano l'uso che esso dovrà boratore generai purpose: si traila di della complessità sociale siamo entrati in una fase in cui il concetto di informazione è stato assunto in senso più sistematico: informazione come risorsa di un sistema che deve continuamente tenersi in equilibrio facendo fronte alle turbolenze esterne. Questo è il momento in cui si sviluppano i vari tentativi di pianificazione integrata ed in cui non a caso si comincia a parlare di informatica distribuita e della possibilità di avere informazioni periferiche da inserire in meccanismi via via più complessi; è anche il momento dello sviluppo dei sistemi informativi e dei sistemi di indicatori. Questa strategia è entrata in crisi perché le informazioni c'erano ma mancavano i modelli, non si è riusciti a creare un modello decisionale e programmatorio efficace e tutte le esperienze di programmazione - non solo quelle italiane - sono fallite perché pianificare e programmare in una società in cui il meccanismo economico fondamentale continua ad c,;;,crc il mercato è molto difficile. Mi pare che si stia oggi aprendo una tcrLa fase in cui l'informazione viene concepita appunto come risorsa di un meccanismo di mercato da rivitalizzare, rispetto al quale la complessità, contrariamente a quanto avveniva nella logica sistemica, non è più qualcosa da ridurre ma un elemento con cui occorre fare i conti e funzionale al rilancio del sistema. L'informazione dev'essere prodotta e deve circolare in modo estremamente 0essibile e interattivo, l'ipotesi è che ognuno di noi sia ad un anche i mini e i micro sono dotati di software applicativi di vario tipo. Paola Manacorda, laureatain matematica, lavora nel settore informatico dal I 96 I. In particolare si è occupata delle conseguenze politiche e sociali delle nuove tecnologie. Ha pubblicato: Il calcolatore del capitale ( Feltrinelli I 976), Informatica sanitaria ( Felrrinelli 1980), li sistema informativo sanitario di base ( La Nuova Italia I 98/) oltre numerosi articolisu quotidiani e riviste. A11ualme111e è docente presso la Facoltà di Architel/ura del Politecnico di Milano. ambiguità siano destinate ad aume111a- fare dei dati (ossia a quali elaborazioni tre classi di calcolatori di dimensioni, Giulio Occhini, laureato in fisica, è re. Perché la diffusione delle nuove tee- aritmetiche e logiche essi andranno sot- costi e prestazioni cresce111i. I più gran- responsabile della ricerca applicativa nologie non cada negli stessi errori che toposti) di si chiamano generai purpose (di im- della Hisi Honeywell, docente di sistetu Paola hai appena ricordato, o per piego universale) per ragioni storiche. I mi informativi presso la Scuola di Diaffrontare le .esigenze di mobilità cui Firmware: è quella parte del software mini (da cui sono derivati i micro) sono rezione Aziendale della Università accennavi in precedenza, sarebbero che, non essendo relativo a problemi apparsi all'inizio degli anni '70 come Bocconi di Milano, Preside111edella infaui necessarie precise scelte di pro- applicativi 111a funzioni di servizio, ca/colatori di basso costo, erano pro- Sezione Milanese dell'Aica (Associagrammazione, me/lire ci troviamo di viene registrato una volta per tulle in gram111atdi all'utilizzatore in funzione zione italiana di calcolo automatico). fronte ad una crisi di razionalità del particolari 111e111orideell'elaboratore di un'unica applicazione (si parlava di Ha pubblicato L'informatica nella gepiano capitalistico che si accompagna (le cosiddeue memorie a sola /euura),, calcolatori «dedicati» in contrapposi- stione aziendale: aspetti e prospettive ad "'ì a11eggia111en«toneol,bensta» d, delle unità periferiche. zioneaquelli«generalpurpose»). Oggi di impiego (Franco Angeli 1980). B1raf e ee l ag e Gflfa!-:1'-r--H. c~.c'-'?r----------------------------' tempo creatore e utilizzatore di informazione non tanto come attore di un sistema ben organizzato, legato ad un ruolo ben definito, ma come cellula di un sistema rispetto al quale la complessità si presenta appunto non come vincolo ma cbme fondamentale requisito funzionale. D. Le altre società industriali risponderebbero quindi al modello collaborativo di tipo giapponese con un «ritorno alle origini>, vale a dire ad un modello di società altamente conjfiuuale e competitivo, fondato sui meccanismi di mercato. Questa tendenza troverebbe conferma anche nello sviluppo di teorie politiche di tipo neocontrartualista: la filosofia del contrailo sociale, nara per regolare gli aspri conjfilli del capitalismo nascente, riemerge oggi in un pensiero politico che rentadi definire il quadro di conrra11azionedelle regole secondo cui devono svilupparsi conflitti, non solo inevi1abili,ma addiriuura necessari alla sopravvivenza e allo sviluppo del sistema. Manacorda. Sì, credo che sia un'ipotesi attendibile. Mi è capitato di recente di leggere due o tre relazioni di tecnici a convegni sui sistemi informativi nell'esperienza norvegese che affrontavano i problemi proprio dal punto di vista della funzione contrattuale del sistema informativo. La concezione, ancora comune quattro o cinque anni fa, del sistema informativo come strumento di controllo di chi detiene il potere sugli altri membri di una organizzazione, sembra lasciare il campo ad una concezione che interpreta il sistema informativo come un elemento che attiva e regola ad un tempo la connittualità. Occhini. Non credo che la con0ittualità possa essere considera,a di per sè un elemento propulsivo: nell'ambito di un processo di razionalizzazione la connittualità è calore; termodinamicamente è perdita di qualcosa dotato di valore e sua trasformazione in qualcosa di inutilizzabile. Manacorda. Non stavo dando giudizi di valore, tentavo di interpretare verso quale tendenza ci si stia muovendo. L'immagine del calore è giusta, ma dobbiamo appunto pensare alla società dell'informazione come ad una società che si è data strumenti tali da recuperare questo calore, questa energia, e da reimmetterlo in qualche modo nel sistema, una specie di motore turbo. Occhini. Su questo posso essere d'accordo. Continuo però a rifiutarmi di considerare la connittualità come un valore in una società in cui qualsiasi progetto sensato richiede la costituzione di gruppi di lavoro che riescano ad essere coerenti almeno nel perseguimento di determinati obiettivi. Parlavo del modello giapponese: è" chiaro che le aziende giapponesi nel loro complesso sono altamente competitive, ma ciò avviene proprio perché al loro interno si privilegia la collaborazione e non la competitività. Naturalmente entrambi i tipi di incentivo, quello basato sulla competitività e quello basato sulla collaborazione, hanno dato risultati economici. li secondo però sembra essere oggi decisamente più efficiente. Manacorda. li modello giapponese è molto lontano dalla nostra storia e dalla nostra cultura. Posso concordare sul fatto che dove gli obiettivi sono definiti è possibile ottenere la collaborazione attraverso determinate politiche (per es. nel gruppo di lavoro). li discorso è diverso quando gli obiettivi non sono facilmente definibili o entrano in connitto fra loro. li sistema aziendale per es. è definito da un in- ':; sieme di obiettivi economici, ma i sog- :: getti che lo compongono entrano fra ·gj> loro in relazione anche ad altri livelli, ~ dando vita ad altri sistemi che non è ~ detto che debbano collaborare, anzi, ~ come ben sappiamo è altamente pro- ~ babile che entrino in connitto. Questo ~ ci riconduce al tema dei bisogni umani E, e all'interrogativo se le nostre condi- ,::, zioni di vita nella società informatizza- .,,. ta saranno migliori o peggiori. interro- S gativo cui non possiamo qui dare ri- ~ sposta. -!; <:

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