Lacomunitsàcientifica Danielle Mazzonis, Marcello Cini Le regole del gioco L'evoluzione delle strutture del sapere scientifico. Milano, Feltrinelli, I 981 pp. 229, lire 6000 N ell'attuale crisi dei fondamenti della cultura e delle discipline singole, ogni ipotesi di un nuovo paradigma unitario culturale urta preliminarmente con la diffusa assunzione del plurale e del molteplice, del frammentato e del locale. I grandi «sistemi», quelli che hanno costituito la ricchezza e il tessuto connettivo culturale del Novecento e che si sono variamente intrecciati e contrapposti. sembrano aver esaurito la loro funzione euristica, e non appaiono più in grado di fornire modelli interpretativi soddisfacenti sia rispetto al reale sia rispetto alle esigenze ristrutturative. metodologiche e procedurali delle discipline e dei campi. Ciò va detto, secondo le nuove correnti post-positiviste, per la strutturazione stessa dei «sistemi• che operano una «centralizzazione•, si basano cioè su un elemento assunto come determinante o centrale nella produzione dei modelli interpretativi e operativi. Ora, il grande protagonista di questa nuova crisi sembra essere il soggetto, sia esso inteso come «operatore• o come «pluralità di soggetti•, non la soggettività. non l'ente, l'altro dall'oggetto, ma il produttore «enigmatico•. non più fornito di impasto unitario astratto, di logiche, di procedure, di linguaggi, di immaginario, insomma soggetti che acquisiscono autonomia ed indipendenza e nei quali si decentra la stessa soggettività. È questo soggetto che va indagato. C'è dunque un mutamento epistemologico profondo che dà luogo a un mutamento del ruolo, della funzione, della «figura• socio-culturale degli stessi ricercatori e della strutturazione disciplinare. L'indagine sulla soggettività e sul ruolo o funzione delle comunità scientifiche, e sul ruolo o funzione della scienza nel sistema socio-economico, sono i temi che hanno sviluppo nelle correnti di sociologia della ricerca scientifica, attiva anche nel prolungamento di Nuova Sinistra. Cini-Mazzonis li svolgono sulle colonne del Manifesto e ora in un libro di scontro teoriCO. L'effetto dell'informatizzazione Il collasso politico della Nuova Sinistra ha tolto gli spazi di intervento sociale per una gestione democratica e per il controllo della produzione e della ricerca, pur lasciandoli sussistere come «ideali•, complicati dai nuovi processi di riorganizzazione della produzione. In questo senso, e tenendo conto del tipo di analisi in corso sull'cinformatizzazione• della società, si propone una critica radicale di ogni forma di «oggettività• come attualmente ere- - gressiva., e un'analisi della soggettività e della sua rielaborazione. Esaminiamo le tesi principali, scegliendo due sequenze argomentative assai interessanti. I. L'informazione trasforma profondamente non solo il sistema produttivo, ma il consumo e la natura del prodotto stesso, l'informazione appunto. Cioè modifica il pensiero e la prassi scientifica, influendo sui meccanismi selettivi e sul metalinguaggio. 2. La posizione oggettivistica e realistica ha assunto attualmente un valore reazionario e conservativo. È quindi necessaria l'assunzione primaria della soggettività e la sua determinazione analitica e sociologica. Nella prima serie di argomenti si sostiene dunque una coerenza tra paradigmi scientifici e rapporti sociali, la quale interessa direttamente il linguaggio. L'assunto specifico consiste nell'importanza assunta dall'informatizzazione negli attuali mutamenti produttivi, che riducono l'informazione a merce trasformandone profondamente la natura, nel senso che, per essere merce, l'informazione deve•essere prevedibile, seriale, molteplice. Ciò comporta, insieme allo snaturamento dell'informazione e al suo controllo capitalistico, un azzeramento del confine tra ricerca pura e privata, tra momento conoscitivo e momento applicativo. L'asse vien quindi spostato radicalmente: la critica dell'economia capitalistica si pone, in questa ottica, come critica della produzione scientifica mercificata. La seconda serie di argomenti parte dai dati della crisi della ragione e del sistema neopositivistico, assumendo come svuotata di statuto rivoluzionario la categoria dell'oggettività e considerandola inadeguata a decifrare i problemi del ruolo sociale della scienza: «Né oggettività né razionalità bastano ( ...) a spiegare perché la scienza sia quello che è, perché gli scienziati fanno quello che fanno• (p. 41). Il riferimento è al lavoro di Gargani, con un recupero della vitalità dell'esperienza che distrugge le categorizzazioni, con una critica di insufficienza verso il metodo logico-deduttivo. A una razionalità classica che viene definita come strutturale, neutrale, necessitante, aprioristica, si contrappone una razionalità delle regole di costruzione e di applicazione del vissuto e delle pratiche operative. Si tratta però di analizzare il soggetto dell'attività conoscitiva: non si tratta del soggetto come entità astratta, ma di soggetti sociali, individuali e collettivi. E perciò occorre, secondo la lezione kuhniana, seguita dal gruppo di nuovi teorici della ricerca, distinguere tra il singolo scienziato (luogo dell'elaborazione e dell'invenzione) e la comunità scientifica (luogo della valutazione). E si deve distinguere tra innovazione (che coinvolge, oltre al pensiero logico, il pensiero analogico e ,an Eleonora Fioroni Leoneui cambia le regole del gioco) e valutazione (in cui agiscono i valori dominanti di classe, dando luogo ai «criteri• selettivi su cui sono effettuate le sce_lteteoriche). Nuova critica della sinistra Ora, alla base di questi argomenti, stanno taluni assunti che sono stati a torto scarsamente discussi, fin qui. Va notato che non sono nel testo sufficientemente esplicitati nella loro valenza teorica, né vengono argomentati e fondati, ma appunto costituiscono la base del lavoro analitico, per altro importante e pregevole, che contraddistingue più specificamente questo indirizzo sociale della ricerca scientifica anche in sede di storia della scienza e di polemica giornaliera e minuta (ma non per questo meno rilevante, anzi). È divenuta rara, e tanto più importante ora, la denuncia e l'attenzione posta sul rapporto di scienza e società nell'organizzazione del lavoro e nei mutamenti produttivi, oltre che culturali. Il gruppo sostiene che il linguaggio informatico è il luogo attuale dello scontro tra la nuova destra e la sinistra. Esso avviene, paradossalmente, «sul terreno più avanzato e potenzialmente creativo>: cil terreno dello scontro fra destra e sinistra si sposta dal terreno dell'ideologia scientifica e della funzione sociale della scienza, che era tradizionalmente il suo, e tende a collocarsi dentro i meccanismi e i contenuti stessi del sapere• (p. I 08). Assai incisiva e tullavia discutibile è l'altra affermazione che la critica della scienza è la «forma attuale concreta assunta dalla critica del capitale da un processo iniziato come critica dell'economia politica» (p. 11O). Non ci interessa qui la critica approfondita di queste posizioni (che conterrgono qualche sapore aforistico, nelle loro punte) quanto evidenziare i problemi su cui viene portata l'attenzione. Vi è la consapevolezza della specificità disciplinare con una certa autocritica verso la precedente semplificazione politica della Nuova Sinistra, con le sue illusioni che si potesse mutare la scienza dall'esterno o direttamente, senza passare allraverso il metalinguaggio della comunità scientifica. Ciò non è possibile neppure per le classi dirigenti. La comunità scientifica (da Kuhn già costituita come luogo di potere decisionale) viene ora esaminata nei suoi mutamenti ristrutturativi fino al neocorporativismo che trasforma appunto gli scienziati in «controllori di se stessi», in manager e in politici (p. 104). La comunità scientifica è tuttavia un «corpo resistente» (vogliamo cosi proporre qui di definirla): si pensa oggi che occorra sempre determinare su di essa nella sua specificità (o momento della «complessificazione») i modi dell'intervento politico. Le stesse classi dirigenti intervengono con l'allocazione di riserve sociali per mutare il peso relativo delle varie discipline in funzione dei propri interessi economici, influendo cosi sulla trasmissione e selezione dei criteri epistemologici e sull'egemonia culturale di una disciplina, che fornisce il modello paradigmatico della scienza stessa. In questi termini (anche se non esclusivamente) va letta la sostituzione in atto della biologia alla fisica-matematica. Viene cosi posta una correlazione rilevante e decisiva tra l'emersione della nuova biologia, quella molecolare, utilizzata dalla computeristica e dalla ingegneria genetica, come disciplina categorialmente dominante, e l'informatizzazione della società. Gli autori scrivono ciò: «La biologia del resto non è soltanto un gigantesco affare, è anche politica. Gli strumenti con cui i più raffinati e moderni programmatori intendono rispondere ai problemi di crisis management sono infatti quelli forniti dalla teoria dei sistemi, un prodotto quasi diretto dell'applicazione dei modelli biologici alla società e alle scienze dell'uomo» (p. 67). E sulla correlazione biologia-informatizzazione si articolano significativi interventi della raccolta, mentre è carente o troppo frettoloso lo specifico discorso epistemologico: sull'uso, per esempio, che di certe categorie della ricerca biologico-matematica fa Thom, o più globalmente sull'epistemologia francese che si muove tra la rilettura lucreziana falla da Serres e appunto la nuova biologia e la teoria delle catastrofi (con impianto e con finalità assai differenziate dunque dalla ricerca anglo-americana). Con tulio ciò viene sostenuto utile e anzi necessario uno spostamento della lolla politica nel luogo del linguaggio o meglio dei linguaggi e del metalinguaggio della comunità scientifica. L'individuazione del terreno di scontro con la nuova destra è il profilarsi dei problemi del metalinguaggio, che costituisce l'aspetto più interessante e acuto e nuovo. Essi risultano però articolati solo in sede di denuncia e non vengono teoreticamente articolati sul piano epistemologico. Una certa fragilità che sembra propria di questo indirizzo deriva più o meno inevitabilmente dalla rinuncia all'oggettività, dall'assunzione semplificata della funzionalità sociale della ricerca ai bisogni dell'uomo: il rischio è che tale criterio si renda non meno pragmatico e riduzionista della scienza che viene criticata. Tale infatti appare la formulazione che della sogge11ività viene qui svolta e che risulta con chiarezza nella seguente formulazione: «occorre reintrodurre il criterio dell'adeguatezza al fine che il sogge110si propone come elemento essenziale della sua convalida a livello sociale» (p. 206). In questi termini Cini e Mazzonis si definiscono «anarchici» nel senso più o meno esattamente proposto da Feyerabend con una loro sobrietà rigorosa di sinistra. Con rigore sobrio non intendiamo certo alludere a un atteggiamento morale, ma vogliamo indicare che, entro l'adesione al dissolvimento dei fondamenti e a un relativismo radicale e procedurale, agisce tuttavia una ricerca rigorosa e insostituibile degli effelli sociali della tecnologia capitalistica, con consapevolezza che si traila di un problema teorico oltre che pratico e vitale. Vengono cosi posti problemi epistemologici e sociali inesistenti nella più sofisticata epistemologia contemporanea. Cini e Mazzonis ci ricordano che il movimento studentesco aveva rivendicato tre libertà: quella del cittadino, quella del consumatore, quella dello scienziato e che aveva individuato nell'IBM il suo bersaglio privilegiato. E essi stessi svolgono come temi dominanti quelli della centralità del sistema militare, anche nelle nuove forme di decentramento e di recupero produttivo tradizionale; e quelli della biotecnologia, che permelle di 011enere cellule e microrganismi adalli alle produzioni «desiderate».
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