DIDONARIODI ECONOMIAPOLfflCA volume 4: Economiainternazionale/ Finanzapubblica Dir<ttoda GiorgioLunghini con la collaboraz.ioncdi Mariano d'Antonio. NeUevoci monografiche autosµfficiemdi i questo Dizionario i concetti fondamentali deU'economiavengonostudiacinel loro sviluppostoricoe nel loro significatoattuale. SAULKRIPKE NOMEENECESSffÀ Uno dei maggiorilogicie ftlosofidel n0stro tempo esponele idee che hannoguidatole sue ricerche, da dieci anni al centro di un serrato dibanito. Con questo volume si apre una nuova collana: "Lectio. Letture di Filosofia,Logicae Matematica". M.MASUDR.KHAN UFIGURE DEUA PERVERSIONE Che cos'è la perversione?Feticismo, '-" masochismo e pornografia nell'interpretazione di uno dei maggioripsicoanaliscdi'oggi. MARIANNE KRULL PADREEFIGLIO VJJAFAMILIARDEIFREUD I rapportidel giovaneFreudcon il padree la famiglia: un documentato studio biografico che illuminain modo sorprendentegli anni crucialidellanascitadella psicoanalisi. N. GEORGESCU-ROEGEN ENERGIAE Mffl ECONOMICI Fonti energetiche, ambiente naturale e sviluppoeconomico,una originale"l<ttura" dei processiproduttiviche si avvaledegli strumenti concettuali deUe scienze esatte. Introduzionedi StefanoZamagni BORINGHIERI cr~ ...... ~ ..... • ·~· r::: • •r.P Arthur O. Lovejoy L'alberodella conoscenza Saggi di .torta delle ldN Nelleclassiche pagine del fondatore della storia delle idee, un viaggio affascinante alle radici del Settecento e del Romanticismo Jean Starobinski Latrasparenzae l'ostacolo Saggio eu JNn.Jllcq!M9 Rou-u L'alfabetodi una vitaattraversata dall'ossessione dell'autenticità. nel sogno solitariodi una verità che sempre sfugge Norbert Elias Laciviltàdellebuone maniere Galateo. etichetta, norme di comportamento: le cerimonie quotidiane di una possibile storia della cultura «BIBLIOTECASTORICA» Una nuova, elegante collana per il piacere di leggere la storia John Larner L'Italianell'etàdi Dante, Petrarcae Boccaccio Le immaginie le sequenze della vita quotidiana in un medioevo percorso da straordinarie tensiO(lipolitiche ,~ John H. Elliott LaSpagnaImperlale 1-.1111 Un paese arido e isolato come la Castiglia sul finiredel Medioevosi trova proiettato sulla grande scena internazionale. e per piu di due secoli vi occupa il ruolodi potenza egemone e imperiale il Mulino Jiotecaginob1 ra oggi, più della metà delle esportazioni italiane (il 53 per cento) è rivolta a destinazioni europee. mentre la quota diretta agli Stati Uniti è inferiore al 7 per cento e tende a contrarsi (dieci anni or sono toccava quasi iJ I O per cento). Che tutto questo sia stato in vari modi favorito e pilotalo dalle autorità economiche è cosa che sarebbe difficile negare. Basti ricordare che, fra il 1973 cd il 1979, allorché venne praticato dai paesi occidentali un sistema di pagamenti internazionali a cambi flessibili, le autorità italiane manovrarono il corso della lira in modo da provocare una graduale svalutazione nei confronti del marco tedesco, cercando al tempo stesso di tenere stabile, o addirittura di rivalutare, la lira nei confronti del dollaro. Questa politica di cambi differenziati venne allora considerata di grande saggezza, in quanto, traendo vantaggio da un andamento dei cambi favorevole, le autorità riuscivano ad evitare che le importazioni, provenienti per lo più dall'area del dollaro, crescessero di prezzo, rendendo al tempo stesso le esportazioni italiane più competitive nei mercati europei. Ma se sotto il profilo immediato, i risultati erano indubbiamente favorevoli, sotto il profilo strutturale la:manovra del cambio favoriva ulteriormente la specializzazione delle esportazioni italiane verso l'arca europea, e scoraggiava gli esportatori italiani nei confronti dell'area del dollaro. La concentrazione delle esportazioni italiane verso l'area europea ha prodotto conseguenze negative che non possono essere trascurate. La conseguenza maggiore, e quella che merita più seria attenzione, è che l'industria italiana si è trovata a competere con strutture industriali tecnologicamente più avanzale, e quindi su mercati nei quali i prodotti italiani potevano affermarsi soltanlO in virtù di prcz,, più bassi. Industrie d'avanguardia sotto il profilo tecnologico, come quella germanica, riescono a collocare i propri prodotti in ragione della loro novità e della tecnologia in essi incorporata; industrie come quella italiana, allorché ,i trovano ad agire in mercati come quello europeo dominati da strutture industriali più avanzate, devono fare affidamento sul basso costo del prodotto. Infatti, nell'ultimo decennio la quota di prodotti innovativi collocati dall'Italia nei mercati della Germania Federale è caduta dal 9 per cento al 6 per cento mentre è cresciuta dal 22 per cento al 24 per cento la quota di esportazioni tradizionali. Ecco dunque che, riaffermando l'orientamento delle esportazioni italiane verso i mercati europei, si è prodotta un'esigenza precisa, quella di puntare non già sull'avanzamento tecnologico bensl sulla continua riduzione dei costi. R iduzioni di costo possono essere ottenute sia aumentando i prezzi a parità di salari monetari, sia aumentando la produttività del lavoro (si potrebbero anche ridurre i salari monetari a parità di prezzo, ma questa via è meno agevole da percorrere). Fra queste strade, gli imprenditori italiani nel corso degli anni settanta, hanno scelto di preferenza la seconda. Il grande processo di ristrutturazione cui abbiamo detto in precedenza, è servito non soltanto e non tanto a ridurre il costo monetario del lavoro, quanto ad accrescerne la produttività attraverso una maggiore intensità del lavoro, un allungamento degli orari, un uso maggiore degli straordinari, una più ampia mobilità fra reparti e fra mansioni, e via dicendo. Se negli anni settanta, gli imprenditori italiani hanno puntato tutta la loro attenzione sul problema della ristrutturazione come mezzo per accrescere il rendimento della forza lavoro, essi hanno mostrato invece interesse molto minore per la compressione del costo monetario del lavoro. Sul terreno del salario monetario, gli imprenditori italiani degli anni decorsi, si mostravano assai più cedevoli, sapendo di poter contare su meccanismi compensativi. Ogni aumento del costo mon~tario del lavoro poteva essere compensato prontamente da un aumento dei prezzi ed ogni aumento dei prezzi interni veniva con altrettanta prontezza seguito da una svalutazione esterna della lira, in modo che le esportazioni italiane non ne venissero danneggiate. Questa spirale sistematica di aumento dei prezzi, aumento dei salari, e svalutazione della lira finiva con il rendere gli imprenditori italiani insensibili al problema del costo monetario del lavoro, problema che ai loro occhi appariva come meramente nominalistico. Tutti ricordano che, quando si cominciò a discutere di riforma della scala mobile, nel mezzo della polemica, nel maggio del 1981, giunse dagli Stati Uniti un articolo di Franco Modigliani. autorevole mentore d'oltre oceano, il quale ammoniva appunto gli esperti italiani che si affannavano a ideare meccanismi di scala mobile non inflazionistici, ricordando che il problema autentico non era quello di ridurre il costo monetario del lavoro, bensl quello di aumentarne la produttività. Con questo intervento, Modigliani interpretava correttamente lo stato d'animo degli imprenditori italiani di allora, tutti tesi a riconquistare il controllo della forza lavoro, e disattenti invece sul terreno delle grandezze monetarie. Dopo di allora, la discussione si è trascinata stancamente, nell'idea che la ~riralc prc11i-~alari-camhi cç;1cri dovesse rompersi partendo da una stabilizzazione dei salari o dei prezzi interni. Ma poiché la stabilizzazione dei prezzi avrebbe dovuto essere realizzata dagli imprenditori e poiché gli imprenditori non avevano alcun interesse immediato a realizzarla, potendo contare sulle svalutazioni ricorrenti della lira, non vi è da stupirsi che la spirale abbia proseguito senza posa. Infatti la svalutazione della lira è continl!ata anche dopo l'entrata in vigore del Sistema monetario europeo: si può calcolare che dal marzo del 1979 a oggi, sommando le svalutazioni della lira e le rivalutazioni del marco, la lira si sia svalutata rispetto al marco non meno del 20 per cento. La linea del ministro Andreatta ha tentato per la prima volta di capovolgere la situazione. La tesi di Andreatta è stata fin dall'inizio che la spirale prezzi-salari-cambi dovesse essere interrrotta non già a partire dalla stabilizzazione dei prezzi interni, bensì a partire dalla stabilizzazione dei cambi esteri. Per sua convinzione, Andreatta è stato sempre contrario alla svalutazione della lira, manovra che, a suo avviso, e non soltanto a suo avviso, alimenta inesorabilmente l'inflazione, ed è sempre stato incline ad operare invece una politica di stabilità dei cambi esteri, o addirittura di rivalutazione della lira, nella convinzione che per questa via si possa ridurre il costo delle importazioni e stabilizzare anche i prezzi interni. È cosa nota del resto che in tutte le ~--------------- trattative comunitarie, Andreatta si è sempre espresso contro le svalutazioni ed ha accettato di svalutare la lira soltanto nei limiti in cui vi è stato costretto. Da quando è diventato ministro, Andreatta si è quindi messo all'opera per stabilizzare anzitutto i cambi esteri. La manovra non si presentava facile sotto il profilo tecnico; anzi, stabilizzare il valore esterno della lira mentre l'inflazione italiana continuava a superare di gran lunga l'inflazione europea poteva parere una manovra perdente in partenza. Per sostenere il valore esterno della lira, Andreatta non ha esitato a fare ricorso ad un indebitamento estero crescente, cercando al tempo stesso di comprimere le importazioni con una manovra monetaria restrittiva. ' E accaduto cosi che, nonostante l'intenzione e nonostante il disavanzo della bilancia commerciale, la svalutazione della lire è stata assai ridotta. Non poche voci autorevoli, ivi compresa quella del Direttore generale del Tesoro Sarcinelli, si sono levate a recriminare il livello eccessivo dell'indebitamento che nel 1981 ha raggiunto i 41.000 miliardi di lire, superando il IO per cento del prodotto interno lordo (nel I 980 non raggiungeva il 7 per cento). Ma prima di recriminare occorre rendersi conto del fatto che questo indebitamento non rappresenta un obiettivo bensì uno strumento il cui ,copo finale dovrebbe essere quello di ,tabilizzare anche il livello dei prezzi interni. Quello che va se mai sottolineato è la manovra politica con la quale il governo è riuscito a procurarsi tanto credito e tanta fiducia nei mercati finanziari internazionali: una manovra fatta di lotta al terrorismo, di repressione, di demonizzazione del sindacato, che evidentemente alla finanza mondiale deve essere piaciuta molto. La politica di Andreatta ha riscosso un primo palese successo, non definitivo, ma certamente significativo. Mentre, in passato, come abbiamo detto, gli imprenditori italiani erano ,tati poco attenti alle grandezze monetarie, oggi la loro posizione ha subito un capovolgimento completo. Gli imprenditori si sono trovati improvvisamente stretti da un cambio ~stero· assai meno flessibile del previ- ,to che ha impedito loro di compensare con la svalutazione gli aumenti dei prezzi. Al tempo stesso essi si sono trovati a corto di liquidità in virtù di una politica di restrizioni creditizie che, sotto il governo di Andreatta, ha assunto per la prima volta toni seri e concreti. In passato, le cosi dette strette creditizie si riducevano ad un aumento dei tassi di interesse senza restrizione simultanea della base monetaria. È vero che in teoria le due cose dovrebbero operare l'una a ruota dell'altra: un aumento dei tassi di interesse dovrebbe indurre le imprese a.ridurre il loro indebitamento, riducendo per questa via la liquidità dell'intera economia. Ma se gli imprenditori possono contare su una espansione della quantità di moneta, anche di fronte ad un aumento dei tassi di interesse essi non• hanno alcuna ragione di ridurre la propria attività. Essi cercheranno al contrario di compensare l'aumento dei tassi di interesse e l'aumento dei costi che esso induce, mediante un aumento dei prezzi e, se le autorità monetarie, aumentando la quantità di moneta. fanno in modo che tale aumento possa realizzarsi davvero, tutto si risolve in un'ondata di inflazione. L'aumento dei tassi di interesse, che le autorità monetarie italiane hanno presentato tante volte come manovra di stabilizzazione, si è tradotto infatti altrettante volte in un contributo all'accelerazione dell'inflazione. Per la prima volta, Andreatta, fidandosi poco delle ricette da manuale e facendo assegnamento sul suo fiuto concreto, ha capovolto la situazione ed ha agito direttamente sulla quantità di dallapartedelle bambine Rosaroafetto Una fortunata catastrofe La ven storia dei bonobo con gli occhiali Arturo e Oementirui Storia di panini Le cinque mogli di Barbabrizzolata Melancconti Maipoimai Babbo Natale s.r.l. 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