Alfabeta - anno IV - n. 40 - settembre 1982

N uovo e interessante il progeuo di Milano suono, non solo per le dimensioni (sellegiorni di musica tock, jazz, classica e contemporanea con molte contaminazioni con altre forme artistiche: teatro, danza, performances), ma anche per la «filosofia»: un tentativo di verificare le interazioni fra musica e territorio metropolitano alla ricerca di percorsi sonori capaci di incidere in permanenza nella dinamica del sistema urbano dei bisogni culturali. I risultati non sono mancati, come dirò più avanti, ma sarebbero forse stati più significativi se il progeuo non si fosse scontrato con una violenta campagna antigiovani/e della destra cattolica che ha trovato la Giunta comunale disponibile alla trattativa e al compromesso. Movimento popolare e Democrazia Cristianahanno fallo leva sulle tensioni di una parte degli abitanti della zona del Parco delle Due Basiliche- già emerse nel corso del festival della Fgci - nei confronti di queste iniziative per inscenare una campagna che, per violenza e volgarità dei luoghi comuni messi in campo (i concerti erano stigmatizzati come pretesti di raduni di masse di individui sporchi, drogati e violenti) ha scarsi precedenti anche nella famigerata storia della destra cattolica milanese. Scopo evidente dell'operazione l'avvertimento mafioso nei confronti della Giunta: o terrete conto dei nostri interessi nella definizione dei contenuti e delle modalità di svolgimento delle grandi manifestazioni culturali o rassegnatevi apagare il prezzo di un costante e aggressivo lavoro di demolizione della vostra immagine. L'avvertimento è stato raccolto in due fasi: un primo provvedimento ha imposto la chiusura di ttttti i concerti entro le 23.30, determinando lariduzione delle esibizioni di molti complessi rock e jazz al Parco delle Due Basiliche e in Piazza Duomo a brevi «flash», comprimendo ulteriormente programmi forse già troppo fitti; col secondo si è addirittura proceduto a/l'annullamento di uno fra i più attesi eventi di musica contemporanea: Il Suono, concéto per corni da nebbia di Davide Mosconi, previsto quale manifestazione conclusiva della rassegna la sera di domenica 25 luglio alla Darsena dei Navigli. Davide Mosconi aveva progeuato un grandioso evento acustico che prevedeva l'uso di campane, sirene, corni da nebbia, petardi e clacson, col commento visivo di luci laser e lampi al magnesio e con l'avvolgimento della Darsena con nebbia artificiale: un perfetto capro espiacorio da offrire alle richieste cauoliche di «austerità» acustica, anche perché la Giunta ha pensato di creare meno scontento nel pubblico giovanile sacrificando un evenco inserito nella sezione «colta» della rassegna. Una decisione che ha confermato come certe scelte di politica culturale nascano da una rozza logica quantitativa: se gli diamo tanta musica i giovani ci ameranno, se poi fanno un po' troppo chiasso possiamo dargliene un po' meno, loro non se ne accorgeranno nemmeno e ci ameranno anche i meno giovani. Se il mercato delle vacche fra Giunta e destra cattolica ha messo in luce il distacco fra istituzioni e masse giovanili, bisogna dire che le variecomponenti dell'opposizione di sinistra non sembrano nell'occasione averne colto le proporzioni. Da un lato gli organizzatori di «Radio Città» hanno reagito debolmente ai tagli subiti (preoccupati di non deteriorare i rapporti con chi li ha in ogni caso investiti di grosse responsabilità manageriali) e le struuure di promozione e di produzione culturale che provengono dalle esperienze di "'" movimento hanno assistito con un certo compiacimento alle disavventure della concorrenza. Dall'altro le reazioni più propriamente politiche andavano dal paternalismo della sinistra istituzionale («son bravi ragazzi») alla rabbia nostalgica dei «reduci» («noi sì che eravamo cattivi»). t mancato un serio sforzo di difendere l'iniziativa come occasione di verifica della nuova composizione e dei comportamenti di un proletariato giovanile che trova ancora nella musica uno dei suoi maggiori veiMusicpaeralieni coli di socializzazione. L'occasione meritava invece questo sforzo per quanto di nuovo ha mostrato. La folla che frequentava i concerti (ho visto soprattutto quella del Parco delle Due Basiliche) avrebbe offerto dell'ottimo materiale a Lucas per girare la scena del bar-campionario di razze aliene in Guerre stellari. Una confusione babelica di colori, aueggiamenti e linguaggi: le cresteazzurre verdi e rosse e la pelle borchiata dei punk accanto alle sfumature alte e agli abiti «borghesi» dei militari in libera uscita; il new look degli arancioni, entrati in fase più libera in fatto di divisa, accanto al rigore degli Hare Krishna; gli inurbati meridionali recenti, che portavano a spasso enormi radio stereo che erano costretti a reggere in coppia accanto agli intelleuuali con l'aria annoiata («sono Carlo Formenti umano, evoca la sua musica. La metropoli postindustriale, spezzando le barriere che separano livelli e flussi sociali, genera il sincretismo, produce un gusto che non seleziona più in base a valori assoluti (cioè accettati come assoluti entro un determinato contesto culturale) ma coglie la bellezza in relazione al maggiore o minore grado di adeguazione fra un gesto e il suo commento sonoro. Trionfo della teatralità, o meglio trionfo della ritttalità quotidiana: mai più senza musica è la parola d'ordine di una forma di misticismo che non si fonda sulla trascendenza ma sulla dilatazione simbolica dei gesti della vita quotidiana. E il discorso non riguarda solo i giovani, come si è potuto constatare in occasione della straordinaria performance degli Urban Sax alla Stazione tidiano paventano l'eclissi di ogni antagonismo sociale e politico. lo preferisco cogliere i traiti della curiosità, della tolleranza, dell'ironia e del gusto, i traiti di una femminilizzazione delle masse che le rende impermeabili ai tentativi di polarizzazione radicale e promette un buon futuro per il movimento pacifis1a (come ricorda giustamente Mario Spinella: « Le donne non la danno ... la morte»). Un discorso a parte per i concerti dedicati a John Cage in occasione del suo seuantesimo compleanno, che si sono svolti nella splendida cornice del Cortile del Palazzo del Senaco,ampio spazio quadrangolare con pavimentazione in accio1co/a10a, 11raversa1d0a un passo carraio e circonda/Osu tre lati da portici e colonne (il pianoforte stava al centro su una pedana in legno, contor- "Sietestati.,~,travigliosi" I n One plus One di Jean-Luc Godard, si alternavano due serie di riprese: nellaprima, si vedevano i Ro/- ling Stones provare e registrare «Sympathy for the Devii»; la seconda era invece composta da interviste alle Black Panthers, ai militari dell'Ira, ai Fedayn... Più di dieci anni dopo, si capisce bene quanto l'accostamento Ira rock and roll e Sovversione fosse di maniera (solo l'amministrazione comunale di Firenzesembra averlo ancora preso sul serio, opponendosi al concerto degli Stones per motivi di ordine pubblico). «Symphaty for the Devii» era, nel film di Godard, la semplice colonna sonora della Sovversione, non una parte di essa. Però, queWaura vagamente eversiva era un tassello importante della immagine estetica degli Stones. Vederli a Torino nel luglio '82 pienamente pacificati, a far da colonna sonora non ai Fedayn, ma alla Nazionale di calcio, è stato piuuosto sconcertante; e ancora più sconcertante è parso l'aueggiamenrodel pubblico, con1entissimonel vedere Mick Jagger travestiloda Paolo Rossi. Tutto il concerto di domenica I I luglio era infaui illlesslllo di ammiccamenti alla Nazionale ospite e alla partita che la Nazionale avrebbe disputato di {ì a poco contro la Germania: Mick Jagger ha esordito con un pronostico rivelatosi poi profetico («Vincerete tre a uno»); ha ca111a10«Jumping Jack Flash» avvolto in un tricolore; richiamalo in scena, ha ca111a10«Satisfaction» indossando la maglia numero venti della Nazionale, quella di Paolo Rossi. Il pubblico non è apparso minimaqui solo per guardare»); e poi. negri, tardo hippies, ex militanti che non hanno ancora smesso la divisa, barboni e gente «normale». Questo elenco imcomp/eto si è sof ferma/O sull'esteriorità perché è quella che meglio consente di cogliere la differenza con i raduni degli anni '60 e '70: allora l'aspeuo esteriore era molto più omogeneo ma celava feroci opposizioni di ideologia e di comportamento; oggi le radicali differenze di aspeuo mi pare mascherino una profonda omogeneità. Questa nebulosa di comportamenti e di linguaggi trova il suo minimo comun denominatore in un atteg, giamento di curiosità reciproca, una curiosità ironica e tollerante ad un tempo: non ci si lascia sconvolgere dagli altri per la generale coscienza che le scelte, per quanto estreme, sono in primo luogo estetiche e come tali vengono valutate. Si frequentano i concerti perché si è avidi di sensazioni, di immagini, e la musica è diventata l'irrinunciabile colonna sonora di queste immagini. t per questo che sono divenuti secondari i generi musicali, il mixing funziona perché ogni scenario, come ogni gesto mente disorientato nel vedere il modello alternativo di altri tempi far le viste di tifare per la Nazionale. Anzi: poiché ci si trovava in uno stadio, 1u11si i sono comportati di conseguenza, agitando bandiere della Nazionale, della Juventus, de~'Italia, e lanciando ovazioni calcistichementre sul palco si suonava, poniamo, « Brown sugar». La stessa distribuzione degli spettatori era visibilmellle e disciplinatamente calcistica: nel prato, sulle gradinate e sulle curve, il ceto umile, in mutande o in costume per via del caldo; più composto e rilassato, con begli abiti e binocoli, il ceto medio nei 'distinti'; in tribuna, la Stampa e le Autorità. Tuui hanno rispeuaco scrupolosamente le regole, anche quelle palesemente meno razionali (per esempio, non entrare nello stadio con lattine, come si leggeva sul biglieuo, dato che le lauine di birra e bibite tiepide sarebbero state vendute nello Stadio, ad onta delle norme di sicurezza che ispiravano il divieto). I Rolling Stones erano tranquilli e rassicurati, David Zard, l'organizzatore, ha anche ringrazia/Oil pubblico per tanta compostezza («Siete stati meravigliosi», cioè non avete dive/10 infissi e transenne). Alla fine del concerto, tu/lisono corsi a vedere Italia-Germania, e nei festeg-. giamenti della noi/e è riapparso il pubblico delpomeriggio, con atteggiamenti che si prestavano benissimo ad essere accompagnati dalla musica dei Rolling Stones (ad esempio, «Jumping Jack Flash», «Midnight rambler» «e Street fighting man» per l'euforia stradale, «Satisfaction» e «Lei spend the night together» per la folla a torso nudo, 'liberata', 'desiderante' e ammicca111e). Centrale. Quaranta alieni (erano avvolti dalla testaai piedi in tute bianche tipo decontaminazione acomica)sono penetrati a drappelli nel grande atrio delle biglieuerie, mischiati al flusso dei viaggiatori de~'ora di punta, si sono disposti ad occupare progressivamente quattro pedane al centro dell'atrio, le balconatesopra alle biglietterieed alcuni altri punti, ed hanno dàto vita ad un rituale pagano accompagnato dai suoni dei sassofoni, delle voci e di due gong amplificati dallegrandi volte. Ebbene queS/0 strano evento che intralciava i normali flussi del luogo non ha generato reazioni stizzose ma auenzione e disponibilità; 1u11ai vevano colto la bellezza e la suggestione del rito, il fauo che lo scenario della Stazione ne era trasformato come se attendesseproprio quei suoni e quei gesti per esaltare la sua grandiosità ,m po' di cartapesta, da film fantasy. Alcuni vedono in questa disponibilità a lasciarsi sedurre dalla bellezza di un evento inatteso ma di cui subito si coglie la risonanza con emozioni quotidiane segni di assuefazione, di uno stato permanente di stupore ebete, e nel trionfo di una sensuale esteticadel quot strano che i simboli abbastanza influenti della controcultura media degli anni Sessanta siano così perfettamente integrati nella cultura nazionalpopolare degli anni Ouanta. E ciò che più stupisce non sono le trovate ca/cistiche degli Stones (che hanno sempre assecondato i gusti del pubblico, ieri cantando «Street fighting man», oggi avvolgendosi nel tricolore), ma l'euforia con cui il pubblico ha gradito la metamorfosi. La non problematicità della cosa presenta tratti 'postmoderni' nel senso più sinistro (ecleuismo, transavanguardismo, ecc.). Quella dei Rol/ing Swnes come eversori era soltanto una maschera, ma, appu1110,una maschera peculiare, che faceva parte del loro stile tanto quanto il rock and roll. Comunque, non aveva nulla a che fare con la Nazionale, e ton lo stile atletico auualmente ado11a10da Mick Jagger, che corre sul palco come un centometrista e garantisce che droga, satanismo e dissolutezze erano solo dicerie: può darsi benissimo che così fosse, però erano apparenze costituiive. E allora si è costreui a dire dei Ro/- ling Stones che è un peccato che non siano morti giovani, come uno di loro, Brian Jones, o come Jim Hendrix, Jim Morrison, ecc., che morendo sono rimasti legati perfe11amentea un'epoca trascorsa, invece di presentarsi come sopravvissuti vent'anni dopo. E del resto E/vis Presley è ritornato a essere un mito solo dopo là morte, che lo ha consegnato al passato e gli ha impedito di fare concerti. Concerto dei Rolling Stones Torino, 11 luglio 1982 nato dalle sedie raggruppate in qua//ro se/lori). I primi due concerti hanno offerto interpretazioni profondamente diverse dello stesso programma (Sonatas and lnterludes, per pianoforte preparato, /946//948): Gerard Fremy ha preparato il piano dandogli risonanze da strumento a percussione orientale, ha diluiti gli intervalli fra i suoni invi1ando l'ascolto a perdersi in una dimensione quasi estatica, sospesa ogni durala (mi ha evocato spesso l'immagine di un lento movimento a spirale, come le vo/u1e di un giardino di pietre zen); molto più secca, quasi nervosa nel suo freddo rigore, la leuura di Giancarlo Cardini, che con passaggi veloci e sfru11ando una preparazione che dava allo strumento sonorità da xilofono, ha impresso al tempo un ritmo straniante da meccanismo a orologeria. Nella terza serata Frederic Rzewski ha presentato un programma dedicato ad opere più recenti (Etudes Australes; /974/1976). li concer/0 si è·svolto in un'afa insopportabile, con le volute di fumo delle sigarelle che ristagnavano quasi immobili nei fasci di luce dei fareui; condizioni ambientali che hanno 81 10ecag1nob1anco contribui/O a indurire /'effe110 delle composizioni stocastiche dell'u/1imo Cage: suoni radi che cadono come pietre. L'esecutore concentratissimo, quasi grintoso, ha concluso dando al pubblico alcune spiegazioni sulla musica di Cage. La quar1asera ha gratificato il pubblico e John Tilbury (esecutore di un « Concerto dedicato alle prime composizioni del maestro»: Baccanale ( /938); In a Landscape ( /948); Amores ( /943); Two pieces for piano ( I 946); Suite for toy piano Perilous night ( /944); Dream ( /948) di un'aria dolcissima e trasparente. Tilbury ha utilizzaw quattro pianoforti preparati in modi diversi ed un pianoforte gioca110lo, la sua è staia un'esecuzione scio/1ae sicura che ha ricostruito i percorsi del primo Cage: mulinelli di suono, vortici e volute che sembrano aspirare a divenire torrentelli melodici senza mai riuscirvi (già si intravvede la futura pietrificazione). Vivaci applausi (ilpubblico progressivamente cresciuto dalle duecento persone della prima sera ad oltre trecento, era già staio molto caloroso nelle precedenti occasioni). Nella sera/a conclusiva (venerdì 23 luglio), per l'esecuzione di Winter music ( 1957) per quattro pianoforti con la partecipazione di tutti gli interpreti dei precedenti concer1i,è s1a10rivoluzionato lo spazio di ascoho: i qua1tropianoforti sono s1aicollocati ai qua11roangoli del coTlilelasciando lesedie aguardare un centro vuolo. Chi ha vinto la lentazione di volgersi volta a volla verso le fonti di suono è sta/Opremiato da un curioso effe110stereofonico sui generis (i suoni non arrivavano mai comemporaneamente da fonti diverse, l'effe/lo era quindi il prodouo del/'a11esae dello spiazzamento). Assieme ai suoni cadevano gocce di pioggia a rigare i fasci di luce, prima rade, poi sempre più fil/e a mutare il ritmo dell'evento che si arricchiva anche dello sbauere delle finestre delpalazzo e dei tuoni. Nel finale è stato acquazzone con fuggi fuggi del pubblico e impreviste performances degli esecutori: raccolta di pagine musicali sparse dal vento e acrobazie per evitare le bizze dei grandi ombrelloni montali in freua e furia a ripararegli strumenti. Il mallempo, che in quest'ultimo caso ha contribuito alla riuscita della manifestazione, arricchendo il concer10di materiali casuali nel più puro spirito c11geano,si è invece altrove alleato con i tagli operati dalla Giunta per ridimensionare i programmi dedicali alle avanguardie ar1istiche.Nella stessa serata infaui il temporale ha interro/lo le fasi conclusive del Progetto Savinio, azione speuaco/are itinerante fra la Piscina di De Chirico, il teatrino di Armane il Teatro Burri al Parco Sempione. L'azione, proge11a1ae realizi:.a1ada Lorenzo Vitalone, consisteva in una performance di danza di ValeriaMagli, nella esecuzione dell'opera di Alber10 Savinio Les Chantes de la mi-mort ( /9/4) con Antonio Bal/is1a e Alide Maria Salve/la e con le voci reci1antidi ValeriaMagli e di Aleardo Caliari (per la regia di Luigi Rognoni) e in un concer10di Giorgio Battis1el/icon la par1ecipazione di Massimo Monti e Nicola Raffone e con il commento delle sculture luminose di Piero Fogliati. Concludo con una considerazione sulla ventilata opportunità di uasformare Milano suono in appuntamento fisso delle estati milanesi. Ne vale la pena? No, se si pensa alla pura e semplice ripetizione della formula (che sarebbe ben presto logora). Sì, se si saprà trarredallamaturità e dalla disponibililà dimostrata dal pubblico lo stimolo per progeuare un incontro periodico con la sperimentazione più avanzata in tutti i settori musicali, chiedendo magari agli artisti di presemare produzioni inedite e ma1eriali in anteprima. Milano snono Inventario dei percorsi musicali nella metropoli degli anni '80. Prodotto e realizzato da «Radio Città» con il patrocinio del Comune di Milano Milano, vari luoghi, I9-25 luglio I982

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