Alfabeta - anno IV - n. 36 - maggio 1982

Latelematica Mare Uri Porat The lnformation Economy: Definition and Measurement Washington, o.e., U.S. Department of Commerce-Office of Telecommunications, 1977 Le Monde Diplomatique-Dossier 5 La Rivoluzione Informatica Torino, Rosenberg & Sellier, 1980 pp. 60, lire 3.200 S. Nora-A. Mine Convivere con il calcolatore Milano, Bompiani, 1979 pp. 170, lire 2.500 Miche( Mirabail (a cura di) Les 50 premiers mots clefs de la télématique Toulouse, Privat, 1981 pp. 314, Fr. 60 Bruno Lussato Le défi informatique Paris, Fayard, 1981 cManifesto per la cultura italiana», in Avanti! 13 dicembre 1981 pp. IV-V S ocietà dello spettacolo. Società dell'informazione. Questi i due termini di una relazione nella quale il primo è, talvolta, opposto al secondo, talora lo presuppone e integra. La febbre del sabato sera è cresciuta di pari passo con l'interesse per le nuove tecnologie della produzione, memorizzazione, distribuzione di immagini, suoni, dati. La e politica dell'effimero» è stata accompagnata da una crescita, seppure non nelle stesse proporzioni, dell'interesse per la politica dell'informatizzazione. n consumo dello spettacolo e la spettacolarizzazione del consumo si incrementano al pari del consumo di servizi sempre più automatizzati e di una pubblicistica fino a ieri riservata agli specialisti di informatica e telecomunicazioni.Mentre in Italia il dibattito rischia di polarizzarsi sulla contrapposizione artificiale e sviante tra società dello spettacolo e società dell'informazione, in altri paesi industrializzati, dato per acquisito l'ingresso nell'età dell'informazione, ci si interroga sulle opzioni che tale società lascia aperte. Un punto di partenza è costituito dalla dinamica dell'occupazione della forza lavoro, della spesa per consumi e del Pnl negli Stati Uniti. In The Information Economy: Definition and Measurement il sociologo Uri Porat riporta alcune conclusioni di una sua lunga ricerca. Ne ricordiamo una: nel 1967 il 25, I per cento del Pnl era originato dal settore informativo cprimario» e il 21,1 per cento da quellocsecondario»; i lavoratori che trattano informazioni rappresentavano il 47 per cento del totale della forza lavoro, contro il 5 per cento del 1860. Secondo Uri Porat questi dati parlano chiaro: accanto ai settori tradizionali-primario, secondario, terziario -è necessario aggiungerne un quartoil settore informativo-dominante rispetto agli altri, caratterizzante l'attuale fase di sviluppo dei sistemi industrializzati. Allargando l'analisi all'insieme dei paesi maggiormente industrializzati, è stato stimato che, a partire dai primi anni settanta le attività correlate alla comunicazione e all'informazione abbiano generato più posti di lavoro di tutte le altre attività nei settori primario, secondario, terziario messi assieme. Secondo altre stime, prima della fine del secolo il 65 per cento circa della forza lavoro sarà occupata in questo nuovo settore. Nonostante sia necessaria una ulteriore attività di ricerca per meglio chiarire le caratteristiche di questo supposto cquarto settore» e i livelli di compenetrazione con quelli tradizionali, si delinea quella che potremmo definire una trasformazione morfologica dell'economia internazionale,caratterizzata dalla penetrazione della forma merce in settori dai quali era rimasta estranea. Questo fenomeno è descritto in una forma accessibile a tutti in La rivoluzione informatica dove si sottolinea che l'informazione automatizzata - risultato dell'incrocio fra le serie tecnologiche indipendenti della documentazione, informatica e telecomunicazione - fa si che, oggi, l'accesso al sapere si vende come qualunque altro prodotto industriale. Attualmente, questo mercato è dominato dagli Stati Uniti che ccon quattrocento banche o basi di dati detengono il 90 per cento dello stock mondiale di dati on line ... il vantaggio americano, valutato in cinque anni, scivola insensibilmente nel monopolio di fatto ... e non si vede come i governi o le imprese di altri paesi potranno fare a meno dei servizi americani se non viene messa in opera una politica d'insieme» (Le Monde DiplomatiqueDossier 5, p. 13 e ss). Questa politica è invalidata dalle rivalità commerciali e dalle gelosie nazionali che ostacolano lo sviluppo di un mercato comune europeo dell'informatica e delle telecomunicazioni. ' questo lo sfondo comune anche E all'ormai famoso Rapporto Norma-Mine, redailo nel 1978 su incarico del presidente della repubblica francese e pubblicato in Italia, scremato degli allegati, con il suggestivo titolo di Convivere con il calcolatore. Grande è stato il successo del rapporto, sostenuto dai media francesi, affascinati dal modello di società che vi si profilava, e che Giscard d'Estaing ha iniziato a realizzare al termine del suo mandato. li rapporto, la cui analisi economica è discutibile, parte dalla enunciazione di due premesse di fondo, una di carattere tecnologico ed una eminentemente politica. Primo: lo sviluppo, fino ad oggi autonomo, di informatica e telecomunicazione confluisce in un processo integrato. Nasce la telematica, fortunato neologismo creato da Nora e lj1011otecag1noo1anco Roberto Grandi Mine in questa occasione. li futuro privilegerà il trasporto dell'informazione attraverso reti di trasmissione che utilizzeranno satelliti e fibre ottiche. Secondo: l'lbm, che detiene il monopolio di fatto del mercato dell'informatica, si è inserita in quello delle telecomunicazioni, tanto che chi (stato o impresa transnazionale) pensasse di rispondere a questa strategia concentrandosi esclusivamente sulla produzione di elaboratori si opporrebbe all'Ibm di ieri, non a quella di domani. Secondo Nora e Mine l'oggetto di sovranità si è spostato al controllo delle reti e l'lbm, come proprietaria di reti, assumerà una dimensione che trascende la sfera propriamente industriale partecipando del dominio politico: cessa ha in effetti tutto per diventare uno dei grandi sistemi mondiali di regolazione» (Nora-Mine, p. 82). Nella seconda pane del rapporto si ridefinisce il ruolo dello Stato sia al Mine. Questo disegno, il cui interesse risiede nel modello sociale che propone, • prevedeva, nella versione giscardiana di telematizzazione spinta, l'intervento diretto dello stato per introdurre progressivamente la telematica in scuole, uffici, abitazioni. È quella che il direttore generale delle telecomunicazioni ha, successivamente, definito cinformatizzazione massiccia, gratuita, obbligatoria di tutta la popolazione•. Porre entro il 1990 un terminale video in ogni abitazione francese era l'obiettivo. La stessa sinistra francese è rimasta sostanzialmente succube di questa impostazione. Soltanto durante la campagna presidenziale si sono fatte sentire voci che ponevano in discussione il tout télématique giscardiano. N el volume Les 50 premiers mots clefs de la télématique un gruppo di studiosi di «area socialista» nell'illustrare, come dice il titolo, le parole chiave della telematica è andato oltre un semplice lavoro di compilazione, mostrando un atteggiamento di ripensamento. «Noi non abbiamo voluto cedere alle visioni euforiche o allarmistiche sul nuovo mondo telematico ... l'opera riflette le tensioni inevitabili delle correnti di pensiero che oggi impegnano nel dibattito la responsabilità di istanze amministrative e politiche diverse» (M. Mirabail, pp. 7-8). Una presa di distanza che non si spinge a favorire una parte contro l'altra ma offre, in ogni caso, una sorta di legittimazione semistituzionale a quelle posizioni contrarie al tout télématique, fino ad allora totalmente ghettizzate. Tra queste emerge quella che si autodefinisce privatique in quanto rivendica all'individuo l'utilizzo e la gestione dell'informatica, sia delle macchine che delle informazioni. ~ Queste proposte sono formulate in , una opera di caraltere divulgativo, redaila dal «fondatore» della privari- . __ que Bruno Lussato, Le defi informati- • que. La contrapposizione tra relemarique e privatique è vista comt: contrapposizione tra chi privilegia, grazie all'unione di reti e ordinatori, il trattamento, stoccaggio e la diffusione di informazioni a partire da banche e di dati collettive, e chi prevede l'utilizzo di piccole macchine poco costose che possono trattare e stoccare le informazioni a partire da banche di dati «private», senza essere necessariamente tributarie a reti di telecomunicazione. livello internazionale che interno. Al livello internazionale lo Stato dovrà rafforzare la propria funzione di comando per riaffermare le prerogative regali attraverso il controllo delle reti e l'attuazione di proprie banche, dati grazie ad una (improbabile) politica delle alleanze che coinvolgerebbe gli stati europei e il gigante statunitense AT & T, concorrente dell'Jbm. A livello nazionale, alternando la funzione sovrana con la mediazione (all'interno di un progetto di «socializzazione dell'informazione» che ridistribuisca i poteri e i saperi, si prospetta una strategia di integrazione che prevede di «favorire la formalizzazione dei dati in base ai quali la strategia centrale e i desideri della periferia possono trovare un accordo» (NoraMinc, p. 144). È quello che Adelino Zanini (A. Zanini, «Neo-liberismo informatico» in Sapere, gennaio 1982, pp. 49-54) ha definito neo-liberismo informatico: qui l'informatizzazione non è vista solo come automazione, ma soprattutto come quel modello di democrazia «sistemica», che deve dare origine a contropoteri, veri e propri rivelatori anticrisi, strumenti di autolegittimazione dal basso pre-controllati dalla flessibilità di un modello informativo e che fa del comunicare nel sistema la conditio sine qua non del partecipare alle decisioni. «Non vi è spontaneità senza regolazione, né regolazione senza gerarchizzazione» scrivono Nora e Molto enfaticamente, Lussato sostiene che si è ingaggiata una lotta tra due possibili futuri telematici: quello dei grandi sistemi e quello dei micrordinatori. «E la posta in gioco è alta perché si tratta di decidere se andiamo o no verso una società accentratrice. Se dovremo divenire, passo dopo passo, i migliori consumatori possibili di tecnologie o utilizzare le tecnologie per permettere all'uomo di coltivare le sue ricchezze» (Lussato, p. l 6). La contrapposizione diviene cosi contrapposizione tra due modelli sociali e la scelta è, prima ancora che politica, una scelta culturale. Favorire la disseminazione delle decisioni operative ed il decentramento e l'autonomia reali degli utilizzatori delle informazioni significa, a parere di Lussato, ammettere la positività dello sviluppo telematico a livello istituzionale, ma negarla a livello del grande pubblico. In questo caso, infatti, l'introduzione della telematica non risponde a un preciso bisogno dei cittadini, ma unicamente alla necessità dell'industria di allargare incessantemente il proprio mercato e a quella dello Stato di predisporre strumenti di centralizzazione del controllo. E cosi si passa immediatamente dalla contrapposizione tra diversi modelli di società alla contrapposizioni sulle innovazioni tecnologiche che devono essere introdotte. La privatique è favorevole al videodisco, che permette una pluralità potenziale di fonti, ma contraria alla generalizzazione del videotex, che le riduce. Benché sia la posizione dei fautori del tout télématique che quella dei partigiani della privatique abbiano limiti anche gravi, tuttavia l'asse del dibattito si sposta verso una progettualità concreta del futuro modello sociale con ipotesi che coinvolgono sia l'- hardware che il software. Anche in Italia alcune decisioni operative stanno per essere prese (v. l'avvio della sperimentazione Sip di sistemi videotex) ma non hanno aperto alcun dibattito sul modello di società che presuppongono: vengono fatte passare come decisioni tecniche o, al più, come necessario adeguamento dell'Italia agli altri paesi industrializzati. In questi ultimi mesi, però, si sono notate alcune aperture che lasciano sperare. Si può ricordare il Comitato Centrale del Pci dedicato ai problemi della cultura e il convegno promosso da trecento clubs socialisti sul tema «Nello Stato spettacolo: un manifesto per la cultura italiana». Nel manifesto elaborato al termine del Convegno si sollolinea il «forte intreccio tra dimensione tecnologico-distributiva e dimensione culturale-creativa... che presuppone una risposta strategica nazionale capace di concepire come un matrimonio utile il rapporto tra cultura e tecnologia». Tra le proposte dei socialisti alcune (per es. quella sulla necessità di giungere in tempi brevi alla definizione di un piano nazionale delle telecomunicazioni, dell'informatica e della telematica) sono adeguate a promuovere quel dibattito sopra auspicato, mentre altre (per es. quella della costituzione di un Ministero per la cultura, la scienza e lo spettacolo) lasciano perplessi e rischiano di riproporre obsolete contrapposizioni. Questo Ministero, cosi come è stato presentato, sarebbe una sorta di super ministero con una forza di penetrazione tentacolare perché, oltre alle competenze tradizionali riorganizzate, ne aggiunge altre «che rispondono ai nuovi e più complessi problemi posti dall'universo delle comunicazioni. In particolare le innovazioni tecnologiche,le strutture industriali, i flussi finanziari». li presupposto dal quale parte questa proposta è indiscutibile: Io sviluppo dell'hardware è intimamente legato a quello del software, tanto che il processo di telematizzazione investe tutti i settori del vivere sociale (dalla ricerca scientifica ai processi educativi, dallo sviluppo industriale alla produzione tradizionalmente considerata culturale, dalla riorganizzazione del servizio sanitario a quello della pubblica amministrazione). Ciò che lascia perplessi è la costituzione di un ministero la cui competenza, con tali premesse, potrebbe allargarsi sulla quasi totalità delle competenze oggi attribuite ad almeno una decina di altri ministeri. A meno che non si voglia, utilizzando questa proposta provocatoria, portare con forza il diballito sui modelli di società che lo sviluppo telematico lascia aperti. Prima che ,i rhiudano alle:-nn"trc spalle. alfabeto 11.36-maggio- lSl82-pagi11a 't - 1' i#>,·~~;_q<::-U\ l""'[A-~~.t ·" ~.!"".~ l\

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