IJ ., I Il 14 aprile si è aperto a Roma quello che ormai viene comune- • mente chiamato il processo Moro, anche se l'uccisione del leader democristiano è solo uno dei molti delitti in giudizio. Senza dubbio il caso Moro rappresenta il punto cruciale di quello che, in precedenti articoli, abbiamo chiamato il romanzo italiano. Il processo si è aperto sullo sfondo dell'intricata vicenda che-riannodandosi a quella del sequestro Cirillo-è partita dal falso documento pubblicato dal- ! 'Unità ed è approdata al selvaggio assassinio di Semerari. Una vicenda - com'è noto - che ha visto intrecciarsi terrorismo, camorra, servizi segreti, partiti politici, in uno dei migliori (o peggiori) capitoli del romanzo italiano. Su Panorama Giorgio Galli ha scritto: «Se in Italia i commentatori debbono fare riferimento alla collana di 'spy story' Segretissimo, non è per eccesso di fantasia, ma per i connotati che assumono le nostre vicende politi• che. Ora, con la testa mozzata del professor Semerari, siamo giunti alle pagine più truculente dei racconti di Malko Linge (Sas, Sua Altezza Serenissima, per gli amatori del genere)». I mass-media italiani, stretti fra il difficile esercizio di quella che viene spregiativamente chiamata «dietrologia» e la pusillanime accettazione del ruolo di mero amplificatore del «ro· manzo», non sono stati finora capaci di evitare che l'intera vita civile e politica scivolasse via via in un clima di mistero e di terrore, in cui l'intero popolo italiano veniva ridotto al ruolo di spettatore. È bene sottorinearlo: la colpa non è di giornali e giornalisti; la rete infor• mativa è qualcosa di assai più complesso e vasto della stampa e della radiote• levisione. Possiamo rimproverare alla stampa di aver fatto poco per rompere il gioco (e di averlo in più occasioni alimentato): ma il gioco è nato altrove e si sviluppa altrove. Il caso dell'Unità dimostra la spregiudicatezza con cui si approfitta di ogni incrinatura nel sistema informativo per alzare cortine fumogene. Su questo argomento, il Giornale dei Giornali è tornato più volte, sia in sede di analisi, sia dichiarando francamente il punto oltre il quale l'analisi ,dell'informazione diventa inservibile. Abbiamo dichiarato anche il nostro scetticismo circa la rappresentazione corrente di un terrorismo che si sarebbe sviluppato al di fuori di qualsiasi La testimonianza di Eleonora Moro e il commento di Indro Montanelli <<.. Ho sentito dire che, anche a livello internazionale, alcuni gli avevano detto apertis verbis che, se non smetteva questa sua idea, se non poneva fine a questo suo tentativo di portare avanti la sua linea politica, cioè l'idea che tutte le forze politiche dovessero collaborare e partecipare direttamente alla vita del Paese, l'avrebbe pagata cara. « ... Mi si chiede se mio marito abbia avuto dei consigli, diciamo affettuosi, a desistere da questa cosa che poteva essere pericolosa per lui, o se gli è stato detio apertis verbis: 'Guardi che se lei insiste in questa cosa, questa cosa le porterà dei guai'. È una delle pochissime volte in cui mio marito mi ha riferito con precisione che cosagli avevano det· to, senza dirmi il nome della persona. Adesso, provo a ripeterlacome la ricordo: 'Onorevole (detto in altra lingua) lei deve smettere di perseguire il suo piano politico di portare tutte le forze del suo Paese a collaborare direttamente. Qui o lei smette di fare questa cosa o lei la pagherà cara. Veda lei come la vuole intendere'. La frase era così. È una cosa che a me ha fatto molta impressione. Sono rimasta a meditarci a lungo. Certo, via via, con gli avvenimenti come si sono svolti ... • ... Per sequestrare Aldo Moro in via Fani, le Br fecero strage degli uomini della scorta. Chi erano e quale era il grado della loro preparazione? II capo della scorta era il maresciallo dei carabinieri Leonardi. In quali.rapporti era con la signora Moro? Quali preoccupazioni, negli ultimi tempi, Leonard~ Ivi_vex~':91Jfi.9<!t0_...;_:,. :.:.:..·---i-- Il rocèsSOMoro p A'"'" d< t.d&-A~hMo C,ùiro d,11'/oft>,mo,io~. connivenza di apparati, nazionali o internazionali. Questa rappresenta· zione-spesso accreditata anche asinistra-va contro la storia (i processi per I<: stragi di Piazza Fontana e di Brescia hanno sancito ufficialmente l'impo· lenza dello Stato a guardare dentro gli eventi che hanno fatto la storia nel nostro paese); e va contro un cumulo di fatti, indizi e ragioni politiche che negli anni si sono stratificati, nonostante le cortine fumogene e i depistaggi. A poco a poco, osserviamo che il punto di vista critico verso la rappresenta• zione corrente si diffonde e si consolida; forse non casualmente, il terrorismo perde «credibilità» e viene progressivamente smantellato. Queste considerazioni da una parte spiegano la riluttanza che si avverte ad entrare nel campo del •romanzo», dal- ~ ~ r \; \_ -~ ··-~=-·· ·l'altra indicano l'opportunità di cogliere l'apertura del processo Moro come una occasione per fare il punto sulle interpretazioni oggi dominanti nell'in• formazione italiana. Quello che offriamo è un semplice contributo di documentazione, che si limita a porre a confronto commenti di stampa e dic~iarazioni pubblicati nei giorni di « Leonardi mi diceva: la situazione è ogni giorno più grave; la polizia ha potuto constatare che ci sono dei brigatisti di altre città, e ha chiesto alle autorità che cosa deve fare; se seguirli, fer· mar/i. La risposta che ha avuto è che non si occupasse di niente e lasciasse stare. «I nomi dei brigatistinon li ho saputi, Leonardi non li sapeva; era una voce che gli era arrivata attraverso i colleghi, i compagni, la gente con cui lui viveva. Non posso che riferire così... «Ci sono stati dei furti, c'è stata quella macchina che a lungo ha stazionato in via Savoia, tutte cose denunziare al commissariato di pubblica sicurezza, dette al questore, e alle quali nessuno ha dato gran peso; veceversa erano cose serie. Di quella macchina bianca, o chiara, che li ha seguiti per settimane e settimane, di cui Leonardi ha fatto continuamente rapporto dicendo: 'Ma non è possibile che la fermiate, che vediate chi è, che interrompiate questa faccen• da? Non posso stare sicuro, non posso rispondere di questo servizio ... ' E i rapporti del maresciallo Leonardi dovrebbero essere ritrovabilissimi attraverso le carte. «... Nei limiti del possibile cercavano di cambiare i percorsi tutti i giorni o ogni due giorni, e di cambiare gli orari, se era possibile. La situazione di mio marito era che, pure essendo forse or• dinato mentalmente, esternamente non era molto ordinato, non è che uno po• tesse contare che tutti i giorni o ogni due giorni di seguito sarebbe uscito a quel• l'ora, perché magari una telefonata lo obbligava a trattenersi ancora in casa, o afare qualche cosa di diverso da quello che aveva messo in conto di fare. QJJe• apertura del processo. Forse è una !et· tura poco gratificante; in compenso si dimostra utile e riserva qualche ele• mento che fa riflettere, aguzzando il giudizio storico al di là di ogni dietro• logia addomesticata. La prolungata convivenza con il sangue e il mistero ha indotto in buona parte della popo· !azione uno stato di assuefazione e di apatia, il miglior alleato di chi fa del mistero il suo campo di azione. Nessun processo ha finora dimostrato di saper sollevare sia pur di poco il sipario incantato: Forse il processo Moro non farà eccezione. Ma gli enigmi, accumulandosi, diventano troppo ingombranti: forse sbagliano i propri conti coloro che sperano di in• travedere nell'apatia della gente l'assenza della ragione. Nella prima parte, esamineremo ;f 1' ·-........= ·.-1 .. .. $ _, -· editoriali e commenti della stampa stessa; nella seconda, passeremo in rassegna dichiarazioni e testimonianze di esponenti politici e protagonisti. A parte, riportiamo stralci della testimonianza di Eleonora Moro e dell'articolo di fondo che Indro Montanelli ha dedicato alla signora Moro e alle sue deposizioni. sto è un altro problema: come potevano essere le Brigare rosse così sicure che quel giorno, a quell'ora, in.quel punto, l'onorevole Moro sarebbe passato? Se sipotesse chiarire come mai questa gen· te avesse questa sicurezza, un'altra grossa parte della verità sarebbe evidente. « ... Ora mi domando: ma chi ha armato ed animato questa gente a fare simili cose? Chi ha tenuto le fila in modo tale che non si poteva comunicare durante il tempo che mio marito era sequestrato, che non si poteva dire una parola diversa da quella che era stata la linea di condotta? Come mai questa linea di condotta così dura, un'ora dopo la strage di via Fani, era stata già presa così nettamente? Bisognerebbe scoprire i perché e i come ... Mi sono sempre fatta l'idea che era una cosa un pochino più complicata rispetto ad un fatto di Brigare rosse, e se era più complicata ci doveva essereun regista. lo lo chiamo un registaper usare una parola ma probabilmente non è una persona o una persona singola. «... Una cosa so con certezza eportatevela dietro tutta la vita: se al posto di Moro ci fosse stato chiunque altro, il suo peggior nemico, lapersona che l'ha attaccato più malamente, voialtri stare sicuri che quella persona torna e vi• vrà... ». Eleonora Moro: gli interrogativi che esigono risposta (Corriere della Sera, I 3 aprile I 982) «Preannuncimo da una drammatica sparatoria, che ha avuto tutta l'aria di un rito alla memoria, oggi comincia il più spettacolare di tutti i processi del 2. Editoriali e commenti Gli interrogativi che la stampa quo• tidiana ha sollevato all'apertura del processo Moro si possono forse ridurre a tre «famiglie»: a) Il processo potrà stabilire la verità sul delitto Moro? b) Al di là degli imputati-esecutori, esistono responsabili («registi») che rimangono tuttora nell'ombra? c) Era possibile salvare la vita di Aldo Moro e-più in generale-si fece tutto il possibile per evitare l'uccisione del leader? Vediamo quali sono state le risposte dei principali quotidiani nazionali a questi interrogativi. Il Corriere della Sera ha pubblicato il I4 aprile un lungo articolo di fondo del vicedirettore Gaspare Barbiellini Amidei, dal titolo Ma il costo è molto alto. Dopo aver constatato che il disegno delle Brigate Rosse si può considerare ormai fallito, Barbiellini Amidei si chiede però quale sia stato il costo pagato al terrorismo in generale, e quale il «conto del delitto Moro». «Quando si faranno tutti i conti di questi anni, e verranno strappati alcuni veli che sembrano oggi restare, vedopoguerra: quello per il caso Moro. Non sappiamo quanto contribuirà alla verità. Ma contribuirà di certo alla 'dietrologia', di cui rappresenterà anzi il trionfo. E i nostri lettori ne hanno già avuto un anticipo nel riassunto, da noi pubblicato ieri in anteprima, della lun• ga deposizione (150 cartelle) della vedova. «Fatti, nel suo racco/Ilo, ce ne sono pochi. Ma c'è la convinzione, affermata e ribadita con forza, che i brigatisti rossi furono soltanto gli esecutori materiali del delitto. Essi avrebbero prestato il loro braccio, o meglio il loro mitra, a delle forze internazionali, o multinazionali, interessate alla soppressione del Presidente della Dc per la sua politica di accordo con i comunisti. E, pur senza dirlo espressamente, la signora Moro fa capire a chi allude: agli Stati Uniti. «A cavarglielo di bocca è stato Raniero La Valle, il più pallido dei visi pallidi cattocomunisti, e il più viscido. Quando Eleonora Moro ha detto che suo marito era stato minacciato di mor• te se non si ritirava dalla vita politica, La Valle le ha chiesto se questa minac• eia 'poteva essere messa in relazione con l'ultimo viaggio fatto da Moro a Washington'. Ed essa ha risposto: 'Potrebbe darsi'. Ma la fantasia dietrologica dellasignora Moro non si ferma qui. Essa ha fatto capire chiaramente che anche la Dc si prestò al complotto pri• ma rifiutando al suo Presidente un'auto blindata da lui più volte richiesta, e poi escludendo ogni trattativa con quel 'partito armato' che Moro, nelle sue lettere dalla prigione, s'impegnava a 'recuperare' attraverso un dialogo co• struttivo. Speriamo che altre testi• dremo quanto è costato il terrorismo, un vero complotto contro la democrazia: nelle vene del Paese esso ha iniet• lato un colesterolo difficile da smaltire... Ma il conto più duro è proprio il delitto Moro ... Lasciate scrivere una cosa amara a un giornalista che nella direzione del Corriere della Sera condivise la rigidità della linea dura ... Lasciatemi scrivere che il costo pagato con la vita di Moro, cioè il costo pagato per la politica italiana con il suo vuoto, si dimostra quattro· anni dopo molto alto: è troppo alto». La presa di posizione è abbastanza netta, anche se stemperata dalla considerazione che «non avrebbe senso riaprire oggi il discorso sulla giustezza o meno, allora, della linea della fer• mezza o di quella della trattativa. Già troppo ci dividemmo, allora, e troppo male ne nacque>. Già dal titolo - Da quel sanpe la loro sconfitta - l'articolo di fondo firmato da Eugenio Scalfari sulla Repubblica dello stesso giorno, mette in evidenza le faglie che attraversano la stampa e gli schieramenti politici. Convinto assertore della linea della fermezza, Scalfari esprime anche la convinzione che gli autentici mandanti del delitto Moro restino ancora da scoprire. «Ancora non sappiamo-e la ricerca è aperta - quale fosse la 'centrale', il Burattinaio che muoveva i fili di quella temibilissirna congiura ... Ma è certo che una 'centrale' c'era, perché un malessere sociale, per quanto intenso e diffuso, non si materializza in forme organizzative così sofisticate e perfette senza che vi presiedano una volontà e un disegno, uno stato maggiore e una struttura. E poiché una 'centrale' c'era, è altrettanto certo che essa aveva tra i suoi obiettivi primari quello di impedire che l'Italia affrontasse con spirito e forze rinnovate la fase della sua ripresa morale, sociale ed economica. • ... Eleonora Moro, così intimamente colpita nei suoi affetti e nella sua vita, deponendo dinanzi alla Commissione parlamentare inquirente ha detto che 'deve pur esserci stato un regista di quella sanguinosa vicenda'. E certo il regista ci fu, sia stata persona singola o gruppo di persone, straniere o italiane, dell'Est o dell'Ovest, o tutti questi elementi sinistramente confusi insieme. Ma è altrettanto certo che quel regista non aveva nulla a che fare con la rivoluzione, monianze si dimostrino un po' più at• tendibili... "~ «... I 'pentiti' hanno già vuotato il sacco, o almeno sostengono che nel loro sacco non c'è più nulla da vuotare. Ma essi hanno letto solo ciò che hanno sentito dire dai non pentiti. I quali seguiteranno a non pentirsi. Ma non sono più un muro di silenzio compatto e impenetrabile. È ormai accertato che sono divisi tra i 'falchi' della linea 'militarista' e le 'colombe' (si fa per dire) della linea 'movimentista'. « La spaccatura si produsse proprio sul caso Moro, di cui i militaristi vollero lamorte, mentre i movimentisti volevano risparmiargliela. Da questo contra• sto, di cui già si sono colti parecchi segni, potrebbe scaturire qualcosa che ci aiuti a rispondere alla domanda di sempre: chi e che cosa c'è dietro le brigate rosse. «Non credo però che le rivelazioni, se ce ne saranno, andranno a conforto delle ipotesi, o meglio delle insinuazioni della signora Moro. La quale non ha certogiovato all'immagine di suo mari• to dipingendolo come un uomo che, investito dellepiù alte cariche di Stato e di partito, si lascia minacciare da deglj stranieri (' Lei deve smetterla di perseguire il suo piano politico, o la pagherà cara': sono, testuali, le parole riferire dalla signora Moro) senza reagire né farne cenno ai suoi colleghi di governo. Le Brigate rosse sono terribili. Ma an• che le vedove, qualche volta, non scherzano>. Al di sotto di opi 505petto, di Indro Montane/li (Il Giornale, I 4 aprile 1982)
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