faccenda che costituisce per me una • forma di impedimento. Qualsiasi impedime1110,come tale, è crudele. M. Vorrei capire se l'impedimento è solo una proibizione al movimemo o se è anche una garanzia. Cioè se la crudeltà appartenga anche a te. V. Certo, la vivo come appartenellle a me... impedime11to come garanzia? Probabilissimo: l'impedimento ha u11a sua alchimia perversa che è la garanzia, l'impedimento ha u11suo lato cauto, pavido, losco, laido addirittura... quest'orre11daparola che è garanzia. M. Se l'impedimento è la garanzia, se la gara11ziaè il laido e se tu addirittura rico11osciche l'impedimento crudele è u11adescrizione di te, allora sei i11co11flitto con questo laido. Tu dici: io vivo questo impedime11to come una descrizio11edi me che detesto, ma la cui crudeltà mi è congeniale. V. Perché conge11iale? Mi è ma11ifesta. M. Ma questa crudeltà tu no11la rifiuti! V. Dal momelllo che mi è manifesta 1101l1a rifiuto ... ché fa venire in mente il lager? M. Quindi coabiti con questa crudeltà? V. Coabito co11la crudeltà, coabito con molte altre cose co11cui 1101v1orrei intrattenere commerci M. Che vuol dire «non vorrei»? V. Che desidererei che 1101f1ossero prese11tinei miei conti quotidia11i. M. Vorresti che si ritirassero o vorresti allomanarle? V. Beh! Sarebbe stupendo se spo11taneamente scon1parissero o, che so, magari fossero leco11tingenzead a1111ul- /ar/e.... M. Cioè che accadesse u11acessazione di crudeltà. Ma se la crudeltà non può cessare di accader.e, che succede, quale atteggiamento assumi nei suoi confro111i? V. Di resistenza; nel senso di i1011 desistere, di tener duro. M. Mi pare di capire che le alternative so110: il contemplare la crudeltà come tale o il resistere. V. Co11templarela crudeltà 1101è1da me, né per me. M. Prima hai detto che la rico11oscevi. V. Nel senso che la decifro; non la offendo, né l'attacco. M. ccco, no11l'attacchi. Al massimo ti difendi. V. Fossi obbligata a sintetizzare, concedimi un po' di rozzezza, con un verbo, l'insieme degli errori e degli sprechi commessi 11ellamia vita, nella gestio11eo usufrutto dello spazio famastico, mi viene di dire: difendere. Credo d'avere sciupato u11'i11finitdài e11ergie 11eldife11dermi... ma a chi vuoi che importi questo discorso .... M. E se c'è stato questo spreco di e11ergie,è forse la codificazione della esiste11zai11tellettua/ecome difesa? V. Forse sì. M. Tuttavia 11eltuo modo di dife11derti c'è u11a' rticolata e sottile capziosità.... V. E dove la vedi la capziosità in me? li cavillo, l'insidia, il sofisma? M. li tuo modo stesso di pensare, il tuo modo di porti nei confronti delle esperie11ze i111ellettualiche affronti, • so110inco11Sueti,sono spesso difficili ... V. 'Ma per quel che concerne il lavoro è U1'1altra cosa. Se parliamo di attivitàprofessionale la faccenda è ribaltata. Non sono una persona che col lavoro, e attraverso questo, si difende: tutt'altro, ' sai che scelgo sempre di misurarmi co11 le imprese più ingrate, più difficoltose ... mi espongo con quella che tu u11avolta hai definito temerarietà, coraggio... •M. Adesso mi colpisce la parola lavoro. Parola che ti è assolutamente ili• co11ge11iule.No11 ho mai conosciuto u11apersona che riusciSSta' ,! oziare i11 mv,lo più laborioso V. Davverv? Me11zog111a1era!Sei tu unv dei capisaldi di questa corre/Ile, peraltro cvn illustrissimi a111ecede1.1..1i M. Può darsi. Anzi, mi piace. V. Dico, siamo in pvchi a detenere la libera docenza in ozio laboriosissimo! . M. /:.'ccv,che tu chiami la tua attività lavoro mi incuriosisce. Dal nwme1110 che 1101s1ei tipo da usare una parola solo perché codificata dal sociale mi pare che lavoro deuo da te rapprese/lii un'articvlazione della tua difesa. Questo è il mio lavoro: è una frase molto difensiva. Quando poi dici che il tuo lavoro è irto, litigioso, ... V. Via, litigioso! Furibo11do;preferisco. M. ... ecco tutto ciò 1101s1i concilia col co11cettodi lavoro socia/mellle più accetto... V. Ma staiparlando di un pianeta cui elllrambi, mi pare, siamo del tutto estranei. Accetto poi, accettazione 11011 sappiamo cos'è, abbi un po' di pudore! L'accettazione, è una cosa che 1101c1i riguarda. M. Sì, certo, il lavoro 11e/senso del socialme111eaccetto è una cvsa che non ci riguarda, a/me110che 1101t1i riguarda. C'è un n,io caro amico che dice: 11011 bisogna asso/utame/1/e lavorare! È' veramente l'errore di fondo. Non c'è degràdazione che l'uguagli ..." V. Mi sembra u11adelle pochissime cose che nessuno di noi possa rimproverarsi. M. Forse tu meno di me. Comunque, 1101c1'è nulla di più degrada111edel lavoro. (Intervallo, nello spazio e nel tempo) M. È passato del tempo da quel colloquio in cui s'è parlato dello spazio congelato... V. Chiamalo colloquio! M. Da quella sevizie verbale... sa· rebbe i111eressa11s1aepere se quella ,fi. scussione ... V. Non è stata una discussione, Giorgio; un'inquisizione piullosto perpetrata ai cla111d1iiun pugile sempre più suonato, come ,!icevi prima ... M. Tempo fa, parlamlo dei musei, hai dello che ami molto il loro spaziò e fo hai chiamato fo spazio ,!ella pace. Che senso ha per le? V. Dal momemo in cui me/lv pinte in un musev d'arte amica, mi se/1/olibe- • ra, protei/a e difesa eiatutti i disturbi del quoticlimw. Non svno più svttopvsu, a nessun esa111.e.. M. (ghigno) Sei perciò al di fuori del dis,·orsv che stiamo facenclo adesso. Quindi, questo dove siamo ora 11011è un museo. Mi fa piacere. " , 1 al[a_~~tan,.3,6 ,"!.,~fg('! .1,?~p2qK}?,~} 8 Biblioteca·g1nobianco V. Lo credo bene, questo è il mio stanzino da lavoro, deuo «deposito di carta igienica».... con1e richia,no 111useale potremmo esserci noi: due figure di Bosch, ... Vada per Breugel ... M. Mi incuriosisce la co11trapposizio11etra lapace del museo e l'inquietudine del/' oggi. V. La pace del museo è quella del passato remoto, certo, co111rapposta alla inquietudine dell'oggi e all'ansia del futuro. Tuttv è già accaduto in un museo. M. lo direi: tutte le domande sono starefalle e tutte le domande sono state dimostrate inadeguate. Mi incuriosisce, nella tua risposta, l'implicita esclusione dell'ipotesi che esista un luogo d'inquietudine feroce che è, per l'appumo, il luogo della pace. V. Lo sarà per te! M. Mi pare che lo sia i11evi1abilme11te, altrin1enti non si costruirebbero musei. Essi sono un'opera di esorcismo. Tu dici che appartengono al passato. Nieme è meno vero: è un trucco mnemonico con cui crediamo di vedere cose accadute nel passato. In realtà è ora, nel 1no111ento in cui vediamo quesri V. Figurati, 1101è1 il caso di risparn1iarn1i ... M. Hai dello: «inseguita dai famasmi». I fa111asmiti irritano se si muovono; quelli che stanno fermi ti sono congeniali? V. Credo di avere ouimi rapporti con i famasmi, sia con quelli in molo che con quelli sedemari. M. Quindi 11011 è vero che i fa111asmi sono assemi! La frase era ambigua perché parlava di i11seguime111d0a parte dei fantasmi. Sembrava che la parola fa111asmafosse esse11ziale,me111reessenziale è la parola «inseguita». V. Probabilmeme si. Forse dico fantasma e sbaglio.A quello del castello ~!ft~:rh: 11 s:a::e:,:::,~::~1:::1::~ / f , 0 ;. )I'~ pochissimi luoghi o spazi, dove io 11011~--.. . "--.· , t I ,1,, 111s1e/1/o 111segu11da fa111asm1... • • '. _.' . _./ M. Ah! Questo mi piace molto ... dì, .. _... . ~ tfi... •,. ~..:.. ... :-e·· V. Nel museo sono una persona che 1101è1chianJataa dare responsi; mi sento una entità a11011in1ain,visibile, cui è dato, quasi con affeuuosità, di viaggiare per stanze, epoche e mondi che 11011 smuovono nulla, in me, di molesto o doloroso, anzi. M. Diciamo che il museo è per te lo spazio congelato abitabile? Tu hai ,Jetlo prima qualcosa che mi è piaciuta per la sua i11volo11/ariautoironia. Hai detto: «è un luogo dove i fa111asm1i 101m1i i11seguo110».Mi è ve11uta i11me/1/e l'immagine di un castello scozzese pie- ,w di famasmi. È vero che se ci vado 1101s1ono inseguito dai fantasmi perché . sono proprio n in mezzo a loro... V. Che vuoi che li ,fica, evidememente questo di cui parli ora è per me uno spazio amico ... M. Sì, però co11se111imuina analisi lessicale~~ ~~ ~~~ :,-,~~ i~if~·'·' /ij;.~_" ~~~j{:-'_'' -..~...~i.,. scozzese io corro incomro a braccia aperte. M. Perché questi famasmi, se fermi, sono il luogo della pace? Purché 11011 accada nulla ... V. Ma nei musei succede senza accadere. M. Succedere indica un susseguirsi, accadere indica un precipitare, allora rifiuto ,!e!J'eve1110in qua1110cosa che precipita ... V. In quamo cosa che ti obbliga ad una reazione immediata. M. E i famasmi non obbligano ad una reazione immediata? V.No. Sonoaldilàdellospazioedel tempo. M. 111che senso? Prima hai detto: lui/o è già acca,luto_ Sembrerebbe che la co11ce111raziondei tempo del museo sia una co11ce111razio1IO1etale.Il museo sarebbe l'emblema del deposi/o Iota/e del tempv. L'espressio11e «al di là del tempo e ,!eliospazio» mi sembra debba 11a:teo11deqreualche altro co11cet10crudameme preciso. Nella tua descrizio11e, il famasma si uni:tee al/'fmmobilità e alla pace. Co11questo fan1asma tu hai stabilito u11aspecie ,l'accordo ... V. Di c01111ive11..z.a M. ... Connivenza. Una volta parlammo di complicità... co1111ive11:za è u11'i111esta cituma col fantasma per cui... per cui che cosa? Sei /u che mimi il fa111as111oa è lui che mima quel tipo particolare di co11sis1enzache,so!a, 11011 ti può graffiare? V. Ma mi accompagna110, qua11do giro per un museo, questi fa111asmi, meglio queste presenze. Se1110queste presenze i11molti altri luoghi, i11questa vecchia casa, per esempio ... ma 1101h1o risposto alla 1uadomanda ... M. No, ma forse 1101s1i può perché tu hai descritto uno spazio fa111asma1ico, carico di tempo e fondamentalmente 1ra11quilloi,mmoto ... V. Silenzioso soprattutto ... M. Sile11zioso.Tullo ciò a me risulta difficilme111ecompre11Sibileperché il museo è una giga111escafigura retorica che cerca di protegger.edei mome111idi una dinamicità furibonda ... Vo"ei capire, adesso, se questo luogo di raccolta dei fa111asmi,se quest'abitazione (perché essi vi risiedono in modo stabile e legale) stinge, se dive111aun contagio, un lazzaretto, un lebbrosario da cui possono uscire malati ... V.Alla stessa stregua in cui lo posso110i ricordi e le memorie. M. Possono co111agiareil quotidiano, vuoi dire? Ed e111rerebberonel quotidiano come elemento di conjli110o di quiete? V. Ricordi e memorie che io coltivo e concimo, forse anche esageratamente, sono per me motivo di rasserenamel1/o o medi1azio11e;che so, un rifugio, un bene di rifugio. M. Un bene di rifugio. Questa è un'abile illusione. Ma torniamo al tema delle astuzie da usare nei confro111idi alcuni tipi di spazio ... Mi pare che ques1adescrizione dèl mondo dei fa111asmi museografici, i quali, in qualche modo, abitano anche lo spazio quotidiano e forma110 nel quotidiano degli anfra1ti di riposo, riporti al rema del rifiuto di una complicità col quotidiano e di una connivenza con qualcosa che però non è 7 e questo mi pare il punto in cui discordiamo -l'immobilità conflittuale che il quotidiano porta seco, pur restando tale. Tu parli di quotidiano e di fa111asma.lo dico che il quotidiano è più fa111asmaticodel fa111asma.li quotidiano nasce dalla decomposizione del p!ato11icoe porta i11sé le ferite della sua origine imerrogativa. Col quotidiano 11011c'è possibilità di connivenza perché il quotidiano pone delle interrogazioni che pre1endo110,con la tragica e meravigliosa ipocrisia del quotidia110, u11arisposta che quotidiana non sia. La complicità è vio/ema, la connivenza è una specie di fi11iziacalma. È un dirci: 1101c1i so110risposte perché 11essU11fa0 delle domande. V. Non c'è soluzione perché 1101c1'è problema? M. l:.'sa11ame111e. V. Lo diceva w1 grande dadaista. Ma, dimmi, il luogo di pace,perte, qual è? M. No11esiste. V. Tu menti; non dici bugie, menti. Qual è il tuo eqivale111edel mio museo? La !e11ura? M. Per carità! V. Ascoltare la musica? M. Dio 11eguardi! Sarà meglio fermarci quì, nel!'elenco ... V. No. Devi pur aver provato se11Sa• zioni simili a quelle che mi portano 11ei musei. Dove e quando? M. Non ricordo ... Puoi dirmi che a me piace mangiare e bere___ V. E quando mangi e bevi sei in pace? M-Qualche- volti} sto bene. Se vogliamo trovare I' equivale111epotrei dire che un frammentp di pace QÌSte, in modo paradossale, quando si incomra una domanpa che rifiuta qualsiasi risposta. Allora ha lf'Ogo una pace venicale che si f'Onsegna all'inanità della domanda. 1 V_ Scendi a designare la situazione co11u11esempio çPncreto e sitUJ1/a,ti prego, nel tempq e nello spazio. Hai detto: quando mangio e quqndo bevo_ i:: vero. Bisog11aveden! pt>rò con cl,i_ M. Ah! Fondamentale, ceno ... Per• ché 110ndire che la pace è la :teonjina? Fone è l'approssimazione più vicina e r, riemra anche il cibo. Mi nutro, quindi ho cessato ,li ,lomandare, 1101a1vendo alcuna speranza che qualsiasi domanda pvssa sciogliersi al calore di una risposta. La pace è la sco11fit1a.
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