Alfabeta - anno IV - n. 35 - aprile 1982

Le fronti~.~~lt!ltelmpo AA.VV. Sur l'aménagement du temps Paris, Denoel-Gonthier, I981 AA.VV. Le frontiere del Ìempo Milano, li Saggiatore, 1981 pp. 260, lire 20.000 F. Guerra « Reversibile/irreversibile», in Enciclopedia, voi. XI Torino, Einaudi, 1980 pp. 1129, lire 70.000 G. Baratta «Ritmo», in Enciclopedia, cit. Q ùesti anni '80 stanno definendo la trama delle proprie indagini, in una ricerca di indizi che struttura nuovi argomenti, riscopre vecchie piste e ne inventa delle nuove. Una traccia passa attraverso il tempo, è evidente. Come è altrettanto chiaro che proprio questo pensare il «tempo» anticipa e accelera comportamenti patologici, confusi, irrisolti. Insomma genera malessere. Due convegni si sono incaricati di segnalare tutto ciò (e forse qualche cosa di più). Il primo è del '78, in Svizzera, dove la Fondazione Portescap ha riunito in una prospettiva pluridisciplinare filosofi (M. Serres), fisici, biologi, psicologi,... per un confronto tra i vari concetti di «tempo». L'obiettivo, detto a denti stretti, era la sintesi di questi punti di vista. Il secondo convegno è quello di Fermo su «Le forme del tempo» (aprile 1980), al quale hanno partecipato alcuni tra i maggiori studiosi internazionali delle più diverse discipline. Ora entrambi sono diventati dei libri e si può meglio cogliere la portata del problema, avvalendosi inoltre di alcune ricerche individuali comparse nel frattempo. È evidente un senso di malessere, la nozione del tempo è in crisi nel momento in cui le strutture epistemiche sono sottoposte ad una complessa demolizione e ristrutturazione. Ma quello che ci interessa sottolineare è come alla base di questa crisi sia possibile ritrovare un modello gemellare, quella bipolarità che ha sempre generato due meccanismi d'interpretazione del reale: un polo «umano» inteso come scansione individuale, locale, nella linearità nascita-morte; ed un polo «storico», evoluzionistico, globale, forse cielico. Al fondo del barile questo modello investe il tempo e le due letture che ne dà si contorcono in un groviglio senza capo né coda. La scienza ha sancito questa doppia lettura nella coppia reversibile/irreversibile, dove però nessuno dei due termini è riuscito ad ottenere un primato epistemico sull'altro. li 2° principio della termodinamica, quello dell'accrescimento dell'entropia, permettendo il passaggio dal tempo reversibile della fisica newtoniana ad un tempo irreversibile, fece sì scattare un meccanismo qualitativo nella percezione dell'evento, differenziando tra eventi passati e eventi futuri (Guerra), ma anch'esso non arrivò mai a colmare la lacuna, a cencellare la barra di separazione che puntualmente si ritrovava nei nuovi domini delle ricerche scientifiche. Tanto che ancor oggi si può affermare che «sussistono ancora e il tempo irreversibile della macrofisica e il tempo reversibile della microfisica, come nelle antiche rappresentazioni ove al tempo distruttore (il vecchio dalla falce) è giustapposto il tempo ciclico, il serpente che si morde la coda» (Giorello, Fdt, p. 144). Lo stesso Thom ridefinisce i termini della coppia: «tempo stazionario o dei regimi asintotici/tempi evolutivi o propagativi». (Thom, Fdt, p. 192) Insomma le due letture non fanno che colmarsi a vicenda, e le possibilità di sintesi si rifugiano nella nicchia dell'imponderabile, con una capacità previsionale che sprofonda sempre più nel simbolico, nel magico. La stessa nozione di modello diventa anticipazione del futuro o meglio futuro comportamento del mondo (Danchin. FdT); in un modello dunque si vorrebbero determinare i comportamenti futuri, né più né meno il compito di uno stregone Samo dell'Alto Volta. M agia e tecnologia tornano a marciare insieme, se mai si erano separate, ed ancora una volta la loro unità si struttura intorno alla stessa ansia temporale: la ricerca di una previsibilità che vorrebbe dominare il futuro e cancellare il passato. I risultati dell'accrescimento di entropia all'interno dell'immaginario sono devastanti, siamo all'incombenza della morte come coscienza dell'irreversibilità del tempo (Eco, FdT); ed in una percezione «cronocentrica» come quella umana l'impressione è troppo forte. « Le 'maintenant' est ce que je tiens avec la main, c'est le partecipe présente du verbe 'maintenir', lenir avec la main. Je peux lenir un objet mais je ne peux pas lenir un liquide, et le temps coule», questo è il malessere che induce M. Serres a riciclare Montaigne, e a ricordare come la malattia rinvii a questa irreversibilità, rottura di movimenti regolari, il ritmo cardiaco che si altera, il respiro che si interrompe. Ma è in questi momenti che il vortice si ferma; tutti i momenti di grande intensità sono caratterizzati da un'assenza di tempo, l'estremo dolore fisico dovuto ad una sofferenza intollerabile arresta la successione del tempo. l'uomo non è che dolore, qui e ora. Lo stesso prova l"alcoolizzato che ci racconta Deleuze: «il suo presente è indurito, vive in due tempi contemporaneamente, ma per nulla alla maniera proustiana ... il presente nella sua durezza è diventato senza presa e scolorito, non racchiude più nulla a parimenti mette a distanza tutti gli altri momenti» (Logica del senso, pag. 141). L'istante diventa l'unica realtà percepibile, il mondo si spezza in una discontinuità assoluta, se altri uomini non vi fossero già passati. Ed il vortice s'inverte. Il dolore diventa riconducibile ad altri dolori, successi prima e di cui sisa, il corpo stesso ricorda questa sofferenza, ed un organo sociale si preoccupa di ripristinare l'ordine dei movimenti regolari, reversibile, spazialmente riducibile, tempo d'un elettrocardiogramma regolare, scandito da un ritmo unico. Ma, ancora una volta, inevitabilmente si torna a sentire questo risultato biologico dell'entropia, e il mondo «fatalmente» si mette a correre verso il disordine. Come non si possono trascurare le implicazioni sociali di questa corsa al disordine. Il sociale improvvisamente si rende conto di questo suo destino da "E u s s JUNGEf\E LINIE. lemming e schiaccia il freno. «Il mondo sta frenando• conclude Asor Rosa (FdT, p.92), ovunque, dalla letteratura alla scienza, destinate inevitabilmente a diventare conservatrici. La nuova utopia è la «crescita zero> come ucronica permanenza del presente. È la coscienza del tempo come risorsa rara, indispensabile alla civiltà forse più del petrolio, e questo tempo si sta esaurendo. Il malessere collettivo s'interroga così su un tempo sempre più rarefatto: «crescita zero» diventa la spia di una crisi dell'avvenire. L'equazione settecentescafuturo/progresso valida fino a ieri si svuota di significato, compromettendo seriamente l'esistenza stessa di questo modéllo di sviluppo. «La cartamoneta esiste solo in funCosì succede Non ricordo più dove l'ho sentito o letto (Artaud, forse) che la vecchiaputtana dell'Eterno, la sua vecchiezza, decrepita, per non mostrarla, la schifosa, ci mette sopra le mutande che si trova, l'attimo, che passa, fugace, inllrrestabile; il risultato di una svista, o dimenticanza, a generare non già un incontro, come ~i dice, effimero, ma addirittura con l'Effimero, in persona, quello che la fa da signora questi tempi in cui, delle due che vedeva un Vittorini, per esempio, tensioni, non ne è rimasta manco più una, adesso che la parola ci ha il mestruo, ci ha, e che il cambiamento si è impantanato nelle f, adozzine, del frivolo, del finto, del futileecc. facendoci passare, vogliono, tutti per f(essi), è un grafo. Forse esagerava l'Elio a dire che gli sbirri, e non badate al colore, fossero l'infamia del petrarchismo, figli naturali suoi, diceva, e che ad arricchire l' entropia del pratico-inerte quella che si ' I ' salva, alla fine, è la natura, eterna, del sistema. Borghese, dico, perché a/l'altro capo l'effimero manco esiste, che tutto è duro, lì, da sempre. L'attimo strizza l'occhio alla durata e la paura del peggio ha finito col mettere le brache al desiderio del meglio. Amen. Cosi succede. Vitalisti razionalisti naturanti e naturisti mammisti e aristotelici sbirri e terroristi si sono messi a dissipare il patrimonio che è dell'Uno depauperando quello dell'Altro, 1Jeutralizzando la differenza nella notte brodosa e chiacchierona del Piacere (a chi?) a/fine di far dimenticare che esiste un al di là ed evitare che il desiderio ti prenda di andarci. Colà. D'accordo. Non tutto è merda quello chr luccica, qualcosa di buono c'è pure in questa storia, de/l'effimero, ma è un incipit, non un capitolo, una citazione, non un discorso e, quello che più conta, non c'entra con la «storia», quella che si fa tutti i giorni, ogni giorno. In effetti, Bibl1otecag1noo1anco Vincenzo Bonazza si è voluto, e continua, opporre il volatile, la piuma, al vento, al volume, allo spessore opaco dell'Eterno, al suo volto scuro e corrucciato. Da qui la leggerezza, l'allegria, il divertimento ecc. che già per il fatto di essere speculare a quello, anche se asimmetrico, dovrebbe far rizzare le orecchie, almeno. In effetti, ancora, la desacralizzazione della cultura, i suoi istituti generi specie ecc. è un'altra via, forse la sola praticabile, oggi, di riproposizione del Sacro, non forse religioso ma con tutti i connotati religiosi. Non è casuale che tutto ciò si accompagni, vada di pari, a una domanda di professionalità, di serietà, di rigore, di buon governo e di buon senso di un tale inquietante che formulare l'ipotesi di un fascismo, nuovo, che s'appresta sembra meno insensata, a confronto, di quella che ci vuole già dentro nel fascismo, mani epiedi, se è vero che la tolleranza è repressiva e la democrazia solo un lassativo. Ma il professionalismo, con tutto cip che comporta, si porta con sé di autoritario, di gratuito, di illegittimo, di suo insomma, non è il solo «valore» nuovo (ahimé) emerso in questi tempi, il nuovo Totem posto a guardia del Tempio, vuoto, questo sì. C'è de~'altro, e peggio. C'è che l'Effimero, il futile, il passante, con o senza ombra, funziona oggi come negazione e rimozione del Tempo, storico, dico, ma questo ha una sua logica. Se tutto passa, è che di fallo non c'è passato, più, non esiste più alcun passato, con la conseguenza, logica, appunto, che non si vede più alcuna necessitàdi passare, di passaggio, e che la transizione è divenuta un lapsus calami per transazione. Ignoro se le peregrinazioni dell'anima e della noia, del pentimento e del risentimento siano le vie obbligate che portano al Signore, quelle del servo le conosco e vanno oltre, il sonno, il furozione di un futuro( ...) infatti l'avvenire è, letteralmente, iniettato nel tessuto stesso del presente sotto forma di cartamoneta. La più che millenaria storia della monetarizzazione dell'economia è anche la storia di una crescente dipendenza del presente dal futuro; di un allungamento dell'intervallo fra le materie prime e i prodotti finiti, fra la produzione e il consumo, fra la decisione d'investire e il realizzo, l'erogazione del lavoro e la riscossione della paga». (Pomian, FdT, pp. 103-104). Il credito (e la garanzia) necessitano dell'avvenire (il più radioso possibile), si dà fiducia solo attraverso una fede ideologica che comprende il presente nella prospettiva del futuro, prospettiva lineare ed evolutiva. Ma a questo tempo lineare e cumulativo della struttura sociale siamo costretti ad affiancare un secondo tempo, il tempo delle crisi cicliche, tempo della congiuntura, oscillatorio, già interno allo stesso concetto di ciclo economico. Di nuovo due lettere che rompono runità e la continuità dell'evoluzione umana, e ne inibiscono ogni ulteriore tentativo: la complessità del sociale impedisce anche solo teoricamente di ricomporre in un qualche disegno delle continuità, se non localmente. In questo senso non si dovrà più cercare una sintesi impossibile, piuttosto la ricerca si deve spostare sulle continuità locali per ritrovare lì un ritmo alla discontinuità globale. li ritmo come nuovo parametro d'analisi per cogliere la scans.ione temporale, col suggerimento di collegarsi al concetto di tempo informatico (computer-time) come assoluta accelerazione della discontinuità, come «interpretazione probabilistica della dicotomia reversibile/irreversibile> (Guerra). Nella immediatezza dei processi informatici è possibile ricostruire delle figure ancora sensate («i ritmi creano le forme•, G. Baratta), collegare vari piani gettando ponti volanti tra questi bacini d'informazioni immediate. Praticare insomma quel passaggio kantiano «dal corso del tempo che è successione di eventi che si presentano immediatamente come discontinui all'ordine del tempo che riduce il primo a una genesi differenziale secondo il principio della continuità>. (Petitot, FdT, p. 136). re. t come il rabarbaro, che cresce dove e quando può. Ceno, sarà perché il nostro stomaco non sopporta più la carne cruda questa ingordigia nuova per il cotto, lo stracotto, questa fregola stuporosa per il bronza (l'età?), questo neoplaronismo di ritorno, la caverna, l'arché, l'oblianza del destino. Ombre vane, direbbe qualcuno. Ma le piaghe del cielo a nessun cane è dato di leccarle, e il serpente i ancora lì a morderci la coda. Ci sono i canili, è vero, le reincarnazioni, i tradimenti, giusti, dico, visto la fine che ha farto la tradizione, i trapassati al posto del passato, prossimo, remoto, le anime dei moni che ritornano. Perfortun11,che se no ci mangeremmo l'un l'altro, come direbbe Epicuro. Però, ho l'impressione che abbiamo ucciso il nostro Dio per niente, lui, che ci amava, che non poteva farlo da solo. Se ora questo Effimero lo vuole fare per noi o, se volete, per me.

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