Kenneth Grahame Il ve■to nei salici traduzione di Beppe Fenoglio Torino, Einaudi, (in corso di stampa) Robert Kirk Il reg■o segreto a cura di Mario M. Rossi Milano, Adelphi, 1980 pp. 288, lire 12.000 Emmanuel Le Roy Ladurie L'argent, l'amour et la mori en pays d'oc Parigi, Ed. Seui!, 1980 John Milton Paradise Lost Londra 1667/1674 2 U n piccolissimo trauma intellettuale della prima infanzia mi fu senz'altro preparato ad arte, ma solo con il senno di poi ho potuto rendermi conto della sua vera portata: si tratta della nostra prima lezione di latino (avevamo, forse, dieci anni) quando ci è stato rivelato in semiseria anteprima quali enormità mostruose potessero nascere dalle per noi quasi impensabili impostazioni linguisticoideologiche altrui. Questo lo dico con il linguaggio poco infantile di oggi: ciò che ci ha effettivamente detto il nostro professore di allora, che senza dubbio si divertiva un mondo davanti alla nostra quasi sprezzante incredulità, era che nella lingua (per giunta morta) che per motivi misteriosi stavamo per apprendere lecose, sedie ad esempio e sgabelli, in apparenza cosi umili e dimesse, cosl spente senza respiro o senso, erano invece designate come maschi e femmine, che anzi all'occorrenza si facevano passare per tali. Ad esempio, ci è stato detto, un certo albero, dai latini chiamato quercus/ quercus,di immensa durezza, nella nostra lingua oak (simbolo della nostra flotta gloriosa, i cui marinai vantavano cuori della stessa materia hearts ofoak), sotto le mentite spoglie latine si mascherava da femmina, mentre il modesto e flebile flos/floris che gli spuntava tra le radici risultava, sempre nell'ottica della lingua da apprendere, miracolosamente e miseramente maschile. (Che la scuola fosse di tutti maschi va da sé.) Eppure l'impostazione compiaciuta e paradossale di quella lontana lezione mi è servita in seguito, e non è un caso che mi sia rimasta cosl chiara nella memoria: l'eco di quel discorso non si spegneva con l'allegra risata generale, era destinato al contrario a rinforzarsi nel crescente sospetto che le codificazioni che sorreggono le cose intelleggibili non hanno bisogno nemmeno che la ragione si addormenti perché vengano alla luce mostri altrimenti inconcepibili. In seguito appresi che la lingua isolata, quella che si era staccata dalle altre lingue dell'Europa, era la nostra, l'inglese. Tra quelle lingue poste al confronto personificazioni o semplicemente cose dotate di genere (il risultato di antiche codificazioni ora rimosse) possono a volte trovarsi in contrasto (si sa che in tedesco la luna è maschile e il sole femminile) ma a tutte quante le altre l'inglese oppone lo splendido isolamento di una quasi completa neutralità. Il che significa che, se non entrano in gioco altre codificazioni culturali concorrenti, le sue strutture sono tali che possono accogliere, senza urto e con un minimo di giustificazione interna, tutte le personificazioni di altri popoli e di altre culture che l'inglese desidera fare proprie. Ilsessodellamorte La fiaba concepita direttamente in inglese, poi, nella disposizione delle proprie strategie attribuisce mascolinità/femminilità/neutralità che si adeguino ad esigenze meramente interne. In un universo asessuato, unisex fino a prova contraria, si procede difatti natura/iter, per analogia ad hoc: come la volta che volendo mettere in scena il testo medievale Everyman (Ognuno), pieno com'è di personificazioni, abbiamo attribuito in un primo John Meddemmen maschio pure, ovviamente. La Morte e il suo sesso sono l'argomento principale del presente discorso che pone sotto l'angolatura specifica dell'assenza/presenza/ conflitto di genere grammaticale il problema più profondo della traducibilità stessa di specifici testi culturali. Un'esemplificazione preliminare: la bellissima traduzione li vento nei salici lasciataci da Beppe Fenoglio. L'autore, Kenneth Grahame, scozdonne sono esseri umani e, per il fatto stèsso, non dei nostri. Davanti all'intoppo di carattere meramente formale, e forse non insuperabile, Fenoglio ha deciso di tagliare la testa al toro: Mole (che a un certo punto dovrà pur travestirsi da donna) diventa donna, «la Signorina Talpa, amica del Signor Topo». Tale scelta comporta di per sé una «riscrittura» parziale, senza che ci sia bisogno di interventi di altra natura. CesareViviani Passano le pecorelle rigide, quelle che ho desiderato per anni, e le cosche avvolte tenendo i pesi III (E /'onde e /'ombre salivano e chi diceva «tutto viene a me» la luce balzò in una strada, dissero, e le lampade basse correndo lungo il pendio. Quelle che ho visto abbracciare e non riconoscevano amici della vira: lo stipe della fontana nel parco e Giulio che mi bersagliava diceva: non saranno levrieri? (Lo sai che il tondo - non fosse per i pensieri - è il posto di mio padre e si popola di uomini e cavalli e le alabarde la felce lo traaeneva in basso e la ragione all'ombra dava la terra nuda e la brina) IV li cielo passava l'ultima luce e i fiori dove passano i rami, nel potere sostenere le piume, la Felice, con forme umane e già scalpitando le voci e l'armi concitate della partenza vuole la capinera e liberare come lei fa ne~'aria e ritornare e la povera a dirmi: è quello con la maglia di ferro) a un tempo alla sua vita: come sale Per dire che sono qui Agosto nella rete dove finisce il parco e puoi venire a prendermi quando vuoi e le persone acuti dicitori sono spariti l'ulrimo quell'amore, rimane il mese con le sue acque a parlare... Come la chioma che tu mi fai toccare e le rue mamme sulla rena arrivati a quei sostegni le colonne del mare o nella villa i cunicoli aperti le amichette mi precedono armate, allora tu scivolavi la schiena il garbo pieno di molle sguardo e il frutto della memoria Il C'è sempre nelle maglie primavera e l'a[fare nei boschi l'ocarina alla caccia scendevo il polloneto amaro passa subilo e risplende ... il silenzio dai fossi e l'armonia ricorda come è avvolto l'animale nell'ora del tramonto e nella chioma dell'albero dicon gli uccelli i rami del frurto rimane a vegliare V I beni e la foresta che hai perduro mio padre sollevò, lasci salendo la terra i lavori hanno [arto la strada coprendo le macchie e la fine del campo dei giochi: Antonio sono andato via la stessa ora e lo sguardo e i colpi di cannone e i suoni, quel dl di festa VI Se mi cercheranno i giani e i parenti e gli animali le doglie mostrando così da far pensare all'amore, e la posta non è perché' si perde Lui non mi insegue Antonio e la mia banda possibile! la vedo indietro a giocare subito nel giardino, qui non si sentono passare i giorni; la sera quando la luce ritorna ai monti e mira alle cime azzurre, nel campo della capanna canta la bestia che si inseguì, ricordi, nella foresta per farne un'altra e nemmeno assoldare potrei col tono e con la corsa: oh quante volte abbiamo lasciato cadere nell'abetaia per anni, nella boscaglia, senza riuscire sparire i fuochi e volando non t'ho mai detto che vedevo una donna momento ad un malcapitato maschio il ruolo di Strength (Forza), ruolo che gli è stato tolto fra il divertimento generale (non però suo) quando il dialogo pieno di pronomi al femminile ha palesato il fraintendimento. Questo inaspettato trionfo per il femminismo (che la Forza fosse altro che maschio non ci aveva nemmeno sfiorato la mente) era da attribuire - errando si impara- alla tradizione teologica latina le cui Virtù sono donne, e le cui donne, forti di saggezza, con le lampade piene, bramano uno sposo non fatto di carne e ossa. Nello stesso Everyman il personaggio Confession è un uomo per forza essendo un prete (il Cristianesimo difficilmente concepisce sacerdotesse), mentre Death (Morte), il giramondo segugio di Dio, è zese, era rigido e correttissimo Segretario della Banca d'Inghilterra: la sua fiaba, scritta all'inizio di questo secolo, ha come protagonisti un gruppo di bestie che sono tutte quante maschi. «p/ayboys e clubmen chiaramente da Oxbridge» secondo una recente recensione sul Times. I loro nomi, Ratty, Badger, Mole, servono a designare contemporaneamente sia l'animale sia il cognome dell'animale. Nel caso del Topo, del Tasso e anche, per fortuna, del mascalzone Rospo, amatore forsennato di automobili, futuristicamente ebbro di velocità, non c'è nessuna difficoltà: ma Mole (La Talpa) amico per la pelle del Signor Topo, risulta in italiano di una femminilità a prima vista un po' intralciante in un mondo dove le uniche Molte, e probabilmente ponderate, le ripercussioni: a partire dalla fine del primo capitolo dove la gentilissima, prima dimostratasi così raffinata e titubante, accetta un patto di convivenza offertole da un giovane baffuto, simpatico ma pressoché sconosciuto, con un'alacrità per l'epoca non solo sorprendente, ma, si potrebbe pensare, addirittura indecente. I n altri casi e campi, filtri linguistici di tipo analogo obbligatoriamente orientano, e possono sfocare, i nostri tentativi di fruire mediante traduzione nei nostri codici di aspetti non secondari di altre tradizioni, anche europee. Ad esempio, che cos'è la fata per l'italiano se non la gentile ragazzetta con le natiche al vento e una coB1bl1otecaginob1anco rona di rose appassite in testa, ballerina romantica stile 1840? Devoto-Oli, che non smentisce l'autodefinizione «dizionario della lingua italiana», documenta tale impostazione ad es-· elusione di altre tradizioni culturali: «Fata, incantevole figura femminile della mitologia popolare, dotata di poteri magici e genrl. benefici»; esemplificazioni: «sei la mia f, mani di f abilissime nei lavori dimestici (pari. di cucito e di ricamo)». In coda arriva «la buona f degli orfanelli» nientemeno. Illuminante il confronto con la stessa voce Fara sul Tommaseo-Bellini, che contiene, tra l'altro, questa precisazione: «Fairy in Inghilterra e in Scozia, Genii maschi e femmine». Rizzoli ha recentemente pubblicato in Italia un libro illustrato un po' curioso, a cura di Brian Froud e Allan Lee, che si chiama in inglese Faeries (e rimando alla sua Introduzione per la spiegazione della grafia). Basta sfogliarlo per rendersi subito conto che è pieno di esseri maschili. In italiano questo libro si chiama Fate. Tuuo libri (La stampa, IO gennaio 1981) volendo illustrare l'argomento (trattato in un gruppo di recensioni), opera una scelta probabilmente inconscia: le cinque figure tratte dal libro sono tutte di femmine. Mario M. Rossi, ben conscio della portata di un problema che spiega in nota, ha preferito (in Robert Kirk, /I regno segreto) l'effetto estraniante di un vocabolo inglese fairy pluriripetuto: il lettore di lingua italiana di conseguenza non perde di vista un fatto essenziale, che è del «misterioso reame deifairies» che si parla, e che non sono fate. Sono anzi quegli esseri di cui parla nel Racconti di Canterbury la ciarliera Comare di Bath quando dice che oramai (siamo nel '300) in Inghilterra non ce ne sono più: i frati li hanno espulsi girando e benedicendo a destra e a manca, in su e in giù, «come il pulviscolo in un raggio di sole». Una volta per le donne sole c'era pericolo nei luoghi appartati: potevano imbattersi nei fairies; ora il peggio che possa capitare è che si troverebbero a faccia a faccia con il frate che cammina e recita «le sue èose sante». Oppure: un repertorio in lingua inglese come Hall's Dictionary of Subjects and Symbols in Art alla voce DEATH non fa nascere nemmeno il sospetto che al mondo ci possono essere raffigurazioni altro che maschili (è un problema che la lingua inglese, in effetti, non pone); è sempre uomo la Morte raffigurata/o (!); è sempre he, ogni attributo risulta his. Alla voce TRIUMPH, poi, della petrarchesca «donna involta in veste negra» nor. c'è neanche l'ombra. In effetti, ciò che, più o meno à la dérobée, si offre al nostro sguardo è uno scintillante congegno di ossa mobili, debout in precario equilibrio; non è il cadaver, che all'occorrenza sa distinguersi (come nei quadri di un Hans Baldung Grien dove con senile lubricità esso palpeggia la Friiulein grassoccia: Der Tod und Das Miidchen, appunto). Nella sua ambiguità Morte/Death/ Tod si presenta disarmato'disarmata all'occhio già precondizionato. Nella bella edizione Hertel (I 758-1760) dell'Iconologia di Cesare Ripa il coso sul catafalco (Pars I, XIX) si identifica sia con il latino Mors ,scritto sopra sia con il contrapposto maschile tedesco che appare sotto, Der Tod. Al livello dei testi in lingua, però, una scelta aut/aut si impone: per le lingue romanze Morte è femminile; per quelle germaniche è maschile. E qui l'inglese dichiara la sua vecchia fede germanica: non solo Morte è ma-
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