schile, l'idea stessa della morte vista come donna è ributtante, quasi blasfema; per me sa di decad<:11tismo,di ricercato edonismo raggrinzito, fin de sièc/e. La differenza dà fastidio; per il livello popolare rimando al recente libro di Emmanuel Le Roy Ladurie L'argent, l'amo,ir et la mort en pays d'oc che segue le peripezie di un racconto (Aarne-Thompson 332 Godfather Death/ Morte padrino) che passa dalla Germania dove Morte è maschile all'area romanza (Francia-Provenza) dove per forza il padrino diventa madrina; la differenza, a prima vista irrisoria, implica accorte strategie di riscrittura. Interessante al riguardo la vistosa non-soluzione di certi traduttori italiani di Chaucer (siamo sempre al livello della tradizione popolare): in The Pardoner's Tale i giovani bellimbusti di paese vanno alla caccia di un certo Death, bellimbusto lui pure, perché- è stato detto loro- è lui l'assassino di un loro compagno: naturalmente alla fine del racconto è Deat/r che troveranno, morendo, appunto, con perfetto gioco di parole. Tale gioco non torna in italiano dove si tratta invece, al dir dei traduttori, non di Morte ma di «un ladro, chiamato per soprannome La Morte, il quale uccide chiunque gli capita fra le mani». Così Chiarini nel 1897, e non diversamente Foligno nel suo rifacimento (ora in paperback): l'impianto non tiene perché la corrispondenza verbale non era un aspetto fortuito, meramente estrinseco: era l'origine stessa di questa forma di questo racconto. Al livello della cultura alta, cioè fortemente ideologizzata, le cose si complicano ancora di più. Tutta una aggrovigliata catena di guai dipende da un verso, a prima vista innocente, del Nuovo Testamento. Si tratta della Lettera di San Giacomo I, 15 che cito nella (fuorviante) traduzione italiana: «la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand'è consumato, produce la morte» (per «consumato» leggesi anche «portato a termine», «compiuto»). John Milton, vecchio e ricco, politicamente fallito, si era ricordato di questa formulazione quando nell'oscurità di una lingua non dotta (l'inglese appunto) componeva ilsuo epico Paradiso perduto, testò, si sa, tutto fondato appunto sulla Bibbia. L'ex Segretario di lingua latina di Cromwell si basava da buon protestante sull'originale greco, e realizzava allegoricamente, come prima di lui aveva fatto San Basilio, sempre in greco, i rapporti di parentela tra i due personaggi Peccato e Morte. Il lungo episodio (Lirbo II versi 649 sgg.) in cui appaiono e parlano questi due fu giudicato da Voltaire, che comunque trovava comico (anzi tragicomico) l'assunto miltoniano in sé, cosa avvilente, aberrante, particolarmente deplorevole. mento di qualsiasi genere o al suo contrario, la nomina semplicemente Sin; la parola maschile Thanatos significa «Morte», e in questo caso l'assimilazione del genere richiesto non ha bisogno di strategie testuali ad hoc: tutte le codificazioni inglesi sono già d'accordo nel riconoscere nella denominazione Death un maschio con tutti gli attributi del caso. Difatti, non appena nato, questo Deat/r miltoniano dà prova di eccezionale precocità sessuale, prendendo immediatamente di mira la madre, che scappa terrorizzata urlando «Deat/r» mentre le caverne infernali che echeggiano la parola rinforzano il duplice significato: non solo si denuncia un fenomeno mai visto, lo si nomina. Raggiunta e stuprata, Sin, la madre, dà alla luce nuovi e terribili rampolli allegorici, la cui tana resta (secondo illustri precedenti classici) l'utero straziato della loro infelice genitrice. Tutte cose sconce e scandalose che non potrebbero mai succedere, si congratula Voltaire, nei luminosi reami della letteratura francese. le: urta il solo nome Peccatum (ma il testo dice, esplicitamente, che è un nome), Jlatus vocis comunque, non conseguenza della cosa; Death, però,. designato con termini maschili filius, rex dominusquae, è sempre uomo, e il lettore non avvertito può non accorgersi che nel grido della madre Peccaco si tratta non solo di spavento ma anche del nome del figlio, mors me sequitur, mors /rorrida e/amo. Morte è lui, e non solo una conseguenza di lui. Un diffuso senso di malessere traspare dalle note a piè di pagina dei varii traduttori che hanno optato per questa o analoga soluzione in italiano. Una minoranza, con in testa William Dobson nel suo quasi ufficiale Paradisus Amissus (1750), tenta la soluzione eroica. In una riscrittura tutta latineggiante che ha regole di ricodificazione che vanno oltre il livello solo linguistico, Dobson mantiene i generi ineluttabili, ma cambia i nomi: seguendo le regole del gioco cerca e trova due «equivalenti» nella mitologia classica. Ate, figlia di Zeus. che annebbia L a situazione nel testo di Milton è questa: Satana, caduto dal cielo, si appresta, a mo' di sonda spaziale vivente, ad affrontare un universo ignoto; prima deve passare per un chaos turbinoso di atomi in lotta per Visitatori al salone dell'lleronawica e dello spazio di Le Bourget potere in seguito affrontare e esplora- E nemmeno nella lingua francese, re un nuovo pianeta, la Terra, per lui, sia detto, né in qualsiasi altra lingua così sembra, pericoloso. Sulla soglia romanza. Difatti, a partire dalla prima dell'Inferno, però, trova la strada versione in latino (del I690) tutti i tra- ~barrata da due esseri bruttissimi: l'u- duttori in queste lingue danno segni di no, fino alla cintura «sembra donna»; un vivo ed evidentissimo imbarazzo l'altro, o sarebbe meglio dire l'altra? davanti all'ineluttabile fatto che per (il testo in un primo momento dice ir) motivi puramente morfologici una si presenta come un inganno visivo, resa teologicamente corretta di questo come un gioco illusorio: informe nella episodio li lascerebbe con una donna, <::, sua forma, nella sostanza nebulosa. Morte, che violenta un uomo, Peccato, :; porta su «ciò che gli sembra la testa» il quale uomo poi partorisce. Anzi, -5 una sembianza di corona. questo rovesciamento di ruoli si trova r Questi due attanti sono madre e fi- già sancito alla fonte per queste lingue ~ glio e derivano direttamente dal verso così cattoliche: le loro versioni del °' greco di San Giacomo: la madre è Nuovo Testamento seguono difatti la .!:! Hamartia, nata nel cielo nei bei tempi Vulgata, traduzione in latino di un ori- ~ dalla superba testa di Satana che allora ginaie greco, e la Vulgata aveva già per ~ era angelo; prima bella, ora è irricono- conto suo scambiato i sessi. ~ scibile: messa incinta, sempre da Sata- Per i traduttori di Milton ci sono due ~ na, ha dato alla luce, imbruttendo, possibili vie d'uscita. Fa da battistrada C: questo suo figlio Thanatos. la prima versione assoluta, in latino, ~ Uso e userò il greco: la parola fem- del I690: fa finta di niente; lascia inva1l minile Hamarria vuol dire «Peccato», riati generi e nomi. Sin resta donna, e B be il 010 PC~e, apei all'ooa 1'èttft;rimen1i,a)ei ~on.oal fe/Tl!lli~iAchille perdendolo nel labirinto della propria ira e che può, ci dice il testo omerico, accecare persino lo stesso suo padre, presta il nome e i propri attributi alla figura femminile di Milton; mentre, con bella equivalenza fonica, l'Uomo-morte si trasmuta in Ades, re degli Inferi e fratello di Zeus, il cui nome traslato può in greco assumere su di sé il valore esplicito di morte. Tale felice concidenza, sembra che esca ulteriormente rinforzata dal confronto con Apocalisse VI 8 dove Ades appare personificato. Purtroppo ne esce distrutta: là Ades accompagna Morte, qui lo stesso Ades è Morte; ma ben peggio è la contaminazione. Possono convivere la Parola di Dio e il vecchio Panteon pagano, che è così bello, cosl sensuale, così poco puritano? Lo stesso Milton veniva accusato, non a torto, di amarlo troppo, ma qui c'è l'aggravante: al posto di raffigura- ,ziol)igjà espli,c,it,amenteçrjsJi,a11eç, per di più centrali al discorso svolto, vengono sostituite altre dal «tempo delli dei falsi e bugiardi». Voltaire, nella traduzione di Paolo Rolli, giudica prendendo in giro: «Temo che questa fizzione non sia un mero gioco di voci, perché se il peccato fosse in Inglese in genere mescolino, come in tutte le altre lingue, tutta la macchina cadrebbe, e la fizzione svaniria». Paolo Rolli, poeta in proprio e prima traduttore italiano di Milton, che dichiara e dimostra di amare, così risponde: • Io nella mia traduzione ò chiamato il peccato Colpa, e l'ò reso femmineo: e la morte Spettro, Mostro, e l'ò resa mascolina: i Lettori vedranno come il tutto scorre di vena•; legga pure Voltaire, dice il Rolli, «s'avvedrà che una picciola grammaticale difficoltà non poteva essere mai di minimo intoppo a sì vasto impetuoso torrente di Poetica fantasia» Parole rassicuranti, si direbbe. Eppure nelle molte traduzioni che seguono, spesso esplicitamente, il tipo di soluzione proposto da Rolli (Colpa diventa forma quasi standard) le incertezze, i pentimenti, le note esplicative si susseguono, e si susseguono anche le contraddizioni interne, come nel caso di Antonio Bellati (1855) che dopo aver promesso di riprodurre morte «sempre come uno spettro di genere mascolino• viene meno ai proprii impegni e per il king and lord dell'inglese ci smercia una femmina: «ove sovrana io regno, I E per maggior tua rabbia a te sovrana/ A te reina». S hakespeare, poeta che anrhe per mezzo dell'autoironia sa d\.,minare sé e il suo mondo, dà della propria attività una definizione divertita e esatta; Milton, poeta egli pure ma persona di estrema serietà, avrebbe potuto, ciò nonostante, farla propria perché effettivamente coglie l'essenza del suo pur diversissimo assunto: «man mano che l'immaginazione concepisce / forme di cose ignote, la penna del poetai le configura, attribuendo al nulla etj:re/11 µn~ dim9r,a,l9çali.zz,a!a.eyn nome». Ma l'intenzione di Milton non era di realizzare un mondo di meraviglie ariostesche: sul palcoscenico del suo testo faceva entrare un Adamo ed una Eva diversi da qualsiasi altro uomo o donna perché, come osservava Addison, solo a loro era toccato l'esperienza di vivere in un mondo non ancora soggetto alla morte. II Paradiso perduto è prima di tutto una costruzione mentale e verbale la cui ambizione era non di dare nomi alle forme, ma di cercare forme capaci di adeguarsi a realtà ideologiche già nominate, le quali senza la mediazione poetica rischiavano di restare nomi, nient'altro che nomi. Ciò che Voltaire odiava era, prima di tutto, questa stessa ideologia, più e prima dell'invenzione poetica che così arditamente ambiva ad esplicitarla. Viene da un mondo non più barocco l'elegante Alexander Pope che ridicolizza la silfide incauta che si trova tagliata in due con una forbiciata: con un inciso consola il lettore: «sostanza aerea subito si riconnette•. Ma ciò che per la Ragione trionfante era dileggio, per altri meno schematici era stato disperante: nel buio mondo delle sue terribili realtà il poeta puritano aveva effettivamente ponderato a lungo, e con tutta la erudizione del caso, prima di mettere in scena le apparenti contraddizioni, teologiche e pratiche, di un puro spirito preso a cannonate. Eppure, lo sapeva, lo credeva con sofferta fede cristiana e sull'autorità dell'Apocalisse XII 7: una guerra nel Cielo c'era stata! Fu sulla falsariga delle molte spiegazioni fomite proprio da Milton che un altro traduttore ottocentesco, Andrea Maffei, escogitò una brillante e appropriatamente meravigliosa soluzione per la resa italiana del nostro tormentato episodio. Nella sua versione (1858) Sin, chiamato Peccato, resta femminile, ma resta femminile pure Death in quanto Mane: al punto che Satana si trova davanti non l'unico suo figlio (con voluto rovesciamento parodistico della Trinità) ma una figlia unigenita; e figlia rimane, per tutto l'episodio, fino all'orlo dello stupro stesso. ( Al punto cruciale, difatti, inizia così: «Ma costei, pur nell'alvo a me nemica», e il lettore, se sa la storia, resta con il fiato sospeso: con due femmine e una grande scena di violenza in programma, il traduttore che cosa farà? Quello che fa è che mette una nota, e la nota è questa: «Morte nella lingua inglese è di genere maschile; femminile nella nostra. Ora, per ovviare un assurdo, aggiunsi due versi•. Questi due versi, in forma di glossa, sono presi direttamente, come abbiamo già accennato, dallo stesso Paradiso Perduto, «dal libro antecedente• precisa Maffei. Il nuovo impianto (con innesto) diventa ora: «Ma costei, pur nell'alvo a me nemica, I Costei che maschia e femminil natura, I Come più le talenta, accoppia o muta, I N'usci ... » e, uscito, si rivela a tutti gli effetti morfologici, di lingua e altro, un bel maschietto. E la scena prosegue secondo il copione. Questa proposta, formidabile nella sua fedeltà interna al testo miltoniano, ha purtroppo il risultato totalmente fuorviante di ridurre Deat/r-Morte al livello indifferenziato di tutti gli altri spiriti infernali, appunto perché perde di vista il fatto essenziale che dietro il tutto, a motivare il tutto, ci sta un altro testo ancora, il Testo autoritario e sacro della Bibbia: il Paradiso perduto, anzi, esiste per amplificare e illustrare le profondità, le vie nascoste, di quest'Altro Testo; agli uomini vuole «giustificare• le operazioni di Dio. Ora, nella Bibbia Thanatos è anche uno dei quattro cavalieri dell'Apocalisse, tanto maschile che persino la Vulgata si trova costretta a calcare l'originale greco nel nominarlo: a VI 8 dà: nomen il/i Mors, et lnfernus sequebatur eum «Il di lui nome era la Morte e gli teneva dietro Ades•; tale o simile resa di una frase altrimenti forse contraddittoria si trova poi fedelmente riprodotta nelle varie traduzioni in fingue romanze.
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