Alfabeta - anno IV - n. 33 - febbraio 1982

!': si fa storia possibile, oggetto di narrativa e, per contrapposizione alla natura, ciò che sta fuori, paradiso perduto relagato nel limbo dei nomi. Dall'altro, sembrerebbe quasi all'opposto, inconciliabile l'itinerario di Sergio Finzi, accanto al quale ci pare poter collocare anche Stefano Agosti. Se, per ora, guardiamo al « Dire, fare, amare, baciare, lettera o Testamento» un testo che ha a che fare, in modo innovativo, con la pulsione di morte, il Reale ci appare come il luogo dell'impossibile. Cosi come Thanatos è la pronuncia impossibile, il luogo dove è rischioso avventurarsi perché con la vita si perde anche la parola («La pulsione di morte è questa sintesi impensabile di determinismo e libertà» (Finzi), il Reale resistendo alla simbolizzazione, rifiutandosi alla imperatività della parola inaugura la pratica del vaniloquio, l'enfasi dello sproloq11io. E se il reale è «la luce placata del sapere assoluto», la scissura è aperta, sottilmente scoperta e dalle ferite non può che uscire un liquido, che è flusso e gioco continuo in ascesa, che avvicina l'analista (Finzi attraverso Freud e Lacan) al superamento di un sapere psicoanalitico già posto al di sopra e oltre lo psicoanalismo italiano, l'impostura o la metafisica del soggetto. Tale itinerario, dicevamo, ingloba anche lo studio di Stefano Agosti, che l'analisi del testo flaubertiano conduce alla constatazione che in Flaubert «si attua una delle rapprese111azioniverbali più complesse e centrali del Reale come Impossibilità». Ora, a questi percorsi, per comprenderne tutta la portata teorica ed analitica, mi pare necessario aggiungerne un altro, che da tempo accanto ai precedenti è oggetto delle mie riflessioni intorno alla scrittura narrante. Si tratta di ciò che Artioli definisce come «Itinerario sospeso». Moravia lo indica senza aforismi, colto in fragrante da un magnetofono che trasforma il suo dire in testo scritto: «Principalmente sono un narratore: pertanto l'esperienza che ho delP~racadutisti americani durante le esercitazioni Nato ili Friuli l'immaginario e del reale poggia essenzialmente sulle mie esperienze narrative» ... « Ricalcando da presso la definizione di Musil, intendo l'immaginario come un'azione parallela a quella del reale». E più oltre, al termine delle sue dichiarazioni: «A questo punto credo di aver lasciato capire cosa intendo per immaginario. Che si esprima attraverso il linguaggio oppure attraverso quei fantasmi formali in cui mi sono dilungato e che appartengono anch'essi all'universo linguistico - anche se non sono fatti di parole - l'immaginario è una proiezione dell'inconscio». Dunque, un immaginario che è il rimosso, «irriducibile al telos e al dinamismo organizzatore», sospeso all'interno dell'intransigenza del reale. che assume una dime~sione di inutilità. Ma, forse, se di sospensione si parla, al di là di ogni disegno o pensiero catastrofico, la parola può assumere più netta marchiatura quando, pronunciata dal fondo di un deserto, non ne ritrovi i bordi, i margini per un aggancio sicuro, rimanendo senza legami univoci con la realtà e il tempo; tra il tempo perdwo e il tempo ritrovato. «Avere risposte, liquidare la sfinge è tipico di chi ha paura del deserto, di chi, come il funambolo al riparo della rete, simula la sfida e là scommessa». La proposizione è chiara, inequivocabi_le. «Mi interessa sottolineare che non è. sufficiente assumere la coscienza della frattura fra le parole e le cose; ma è necessario collocarsi tra lo spazio aperto, dentro la frattura, dove la scrittura come esperienza limite, come estremo del possibile, sarà quella pratica vertiginosa, in cui il confronto con la morte sarà assillante ed insieme impossibile, ineludibile ed insieme inaffrontabile» (Baratta). E si può aggiungere, dove la scommessa è quella di una scrittura che riscopra la morte in rivolta dentro il corpo, il tempo come spreco, il fare accanto all'amare; spiazzamento della leuera. La traccia di tutto ciò, si può ritrovare già nel 1973 in un testo molto bello per stesura e contenuti, che introduceva il Bataille de L'Impossibile. Il Vento di fuori di Sergio Finzi. Ho ritenuto necessario dilungarmi, seppur schematicamente, sulle posizioni-itinerario, per aprire una traccia. Narrare, non è solo rammemorare, giocare con l'impossibile, è, forse, più ancora, lavorare mediante una vischiosità profonda che situi il soggetto parlante tra i depositi di reale e l'immaginario (l'oblio proustiano?) perché, forse, è proprio attraverso questa déchirure che soffia quel vento di fuori che «spinge il possibile a scivolare, glisser in quello che ancora ci appare come l'impossibile» (Finzi, 1973) Allora, Immaginario e Reale diven- . gono luoghi di fusione tra un poeta. un analista, uno scrittore che svuotano di significato i contrasti apparenti fra i vari itinerari enunciati, delineando nuovi percorsi per una ricerca poetica, psicoanalitica e narrativa. Scrittura Se tutto ciò è vero, possibile, lo è anche grazie alla scrittura dentro la scrittura. Alle «Mappe di scrittura» come le chiama Bartoli nella sua postfazione al Viandante. Dove qualcosa delle dichiarazioni sfugge al narratore, come l'ombra sfugge all'ombra, che Paracadutisti italiani durante le esercitazioni Nato in Friuli pur indica un percorso preciso, inequivocabile. Così che, ora, • il passo delle scritture» può divehtare il cammino del fantasma! «E I'Autor? anche egli è stato risucchiato dentro un simile circuito. C'è sì un io grammaticale che scrive e parla. ma non si tratta tanto e non soltanto della persona biografica dello scrittore, quanto più decisamente della tensione scritturale attraverso lo scriba» (Bartoli). Così, il ritorno è a Finzi, l'analista, i cui registri di scrittura «variano, si accumulano in strati, formano una sorta di collage ...» Go-ne-go, à la g11errecamme à la g11erre. Dal sogno di un uomo «responsabile di una attività che ha a che vedere con la pubblicazione di libri», attraverso due teMi di Lacan del dopo guerra, la corsa è alle figure del chiasmo («figure spaziali che ho identificato come le figure di accumulo della ripetizione. della serie e dell'elenco»), atte a «differenziare la nozione di inconscio e quella di apparato psichico». Per la clinica psicoanalitica il richiamo va diritto alla sua scuola di pensiero, della quale sarebbe necessario parlare molto più a lungo. Per l'economia del nostro intervento, l'occhio trova riposo sulla déchirure, sul margine poetico, letterario di una scrittura in analisi; tra immaginario e reale. attraverso il vento del simbolico. «Con un delicato gioco di pesi e di contrappesi la natura oscilla in questo o quel senso e sorge così un di qua e un di là, un sopra e un sotto, un prima e un dopo. dai quali sono condizionate tutte le manifestazioni che si presentano nello spazio e nel tempo» (Goethe, citato da Finzi). Contro la paura dell'interderto, la denuncia di uno spazio ridotto sino ad oggi a configurazione puramente immaginaria. Ma se il chiasmo permette all'analista di comprendere le forme del sintomo, a noi concede la strada per un viaggio sospeso nella vischiositd profonda, tra l'occhio che guarda allo specchio e l'occhio voyeur. E questo spazio, mi pare, lo conceda anche, per altro senso, il nuovo libro di Antonio Porta, Se umo fosse un tradimeno. Un lavoro nel quale si coglie tutto il fascino di una poetica che si è liberata dalle tentazioni verticalizzanti dèl sapere-potere, «giacché si punta da un lato sul rigore e dall'altro sulla tensione rigenerativa della parola, nel senso di uno scavo e di una dialettica antispossessatrice» (Bartoli). E se colto dal fascino dei racconti, sento il risucchio del fiume che scorre sotto il ponte, lanciato tra dicibile e indicibile. colgo altresì lo scarto, la fuga di un testo che mi porta nel luogo dove il vento (di fuori) fa scivolare il possibile nell'impossibile. E. qui. è la traccia del vento che lascia il segno per la scrittura. Che dire dunque delle domande iniziali? Per chi volesse andare oltre lo scritto, i testi e i percorsi sono molti. già dentro quelli che qui ho citato. Restano aperte alcune tracce, che mi paiono da tempo alquanto proficue. Ma la scommessa è già tutta giocata. «Sono le decisioni prese nel momento della scrittura che contano. Prima e dopo si sono sistemati i piani innumerevoli delle falsificazioni» (Antonio Porta). I ' È IN EDICOLA «L'ILLUSTRAZIONE ITALIANA» UN PERIODICO DA LEGGERE, DA GUARDARE E DA CONSERVARE COME UN LIBRO A CINQUANT'ANNI DALLA SUA FONDAZIONE, GUANDA E LIETA DI ANNUNCIARE L'USCITA DE «L'ILLUSTRAZIONE ITALIANA» STRAZI bimestrale, lire 3.500 BIMESTRALE DI ATTUALITÀ E CULTURA CHE RIPRENDE UNA DELLE PIU ANTICHE E PRESTIGIOSE TESTATE ITALIANE " ..e:: ....,, ~· • ~~=-:":'."":-=":":~~~~~~~~~~~-=-~~~~~""!:-=-=:-::~~-~~~~~~~~~~~--....,..,,...,=,...,.--,-----,,---,,-- .....,....-,-,...""",-'----..,;;-.;...--,---'--~-- .... -------" -notècagìùooìari-co --

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