Alfabeta - anno IV - n. 33 - febbraio 1982

1 mv~~w~ cf STOR.A, CULTURA r. E SOCIETA' MARIO SIRONI Scritti editi e Inediti cura di E. Camesasca 170 ili. in b.n. e 16 tavv. a colori f.t. lire 50.000 ERNl!STO TRECCANI Arte per amore Scritti e pagln.-dl diario lire 4.000 OSVALDO UCINI Errante, erotico, eretico GIIscritti letterarl e tutte le lettere cura di G. Baratta, F. Bartoll, Z. Blrolll 33 figg. n.t. e e ili. f.t. lire 9.000 Bl!NITO MUSSOLINI Scritti pontici cura e introduzione di E. Santarelll lire 10.000 EDOARDO PERSICO Oltre i'archltettura Scritti sceltl e lettere cura e prefazione di R. Mariani 57 ili. f.t. lire 15.000 CARLO CARRA' Tutti gll scritti cura di M. Carrè e un saggio diV.Fagone 150 ili. b.n. nel testo e 16 tavv. a colori f.t., lire 60.000 SIBILLA ALERAMO -E IL SUO TEMPO Vita raccontata e Illustrata cura di B. Conti e A. Morlno 226 ili. n.t., lire 18.000 RENATO BIROLLI premessa di Z. Blrolll, testi di P. Fossati. V. Fagone, F. Bartoll, G. Baratta, G. Gensl, A. Negri 989 ili. in b.n. e 58 a colori n.t., lire 18.000 DALLO STATO LIBERALE ALL'ITALIA FASCISTA 1918/1925 Storie d'ltalla di Alfredo Chlapporl con un commento di G.B. Guerrl 160 pp_.di cartoons a colori, lire 15.000 ARTE E FASCISMO IN ITALIA E IN GERMANIA di Z. Blrolll,E. Crlspoltl, B. Hlnz 90 ili. f.t., in ristampa GIOVENTU' ITALIANA DEL LITTORIO La stampa del giovani nella guerra fascista di MarinaAddis Saba lire 3.000 IL "NOVECENTO ITALIANO" Storia, documenti, Iconografia di Rossana Bossaglla 65 ili. f.t., lire 12.000 IL FASCISMO E LE SUE GUERRE 1922/19:l9 Storia dell'ltalla moderna di Giorgio Candeloro lire 20.000 L'ITALIA DALLA DITTATURA ALLA DEMOCRAZIA (1919/194B) di Franco Catalano nuova edizione ampliata, lire 8.000 LA GUERRA D'ABISSINIA 1935/1941 di Angelo Del Boca 7 figg. n.t., lire 4.500 BENITO MUSSOLINI Soggettività e pratica di una dittatura di Giovanni De Luna lire 3.500 LA MATRICE IDEOLOGICO• LETTERARIA DELL'EVERSIONE FASCISTA di Mario De Mlchell lire 3.500 GIUSEPPI! BOTTAl UN FASCISTA CRfflCO di Giordano Bruno Guerrl lire 8.000 DUE FOIIMI! DI DOMINIO BORGHESE: LIBERAUSMO E FASCISMO di Relnherd KDhnl lire 4.000 • FASCISMO I! "CITTA' NUOR" di Riccardo Mariani 44 ili. n.t. e 2 f.t., lire 8.000 FASCISMO QRANDII INDUSTIIIA E SINDACATO Il CHO di Torino 1929/1935 di Glullo Sapelll Hre 10.000 ARTE DIILL'ITAUA FASCISTA di Fernando Tempntl 90 lii. f.t., lire 9.000 DALLO STATO UBIIRALE AL REGIME FASCISTA Probleml e ricerche di Nlcola Tranlaglla lire 14.000 FASCISMO E CAPITAUSMO cura di N. Tranlaglla. Scritti di P. Alatrl, G. Caroccl, V. Castronovo, E. Collottl, G. Quazza, G. Rochat, N. Tranlaglla lire 3.500 FASCISMO E ANTIFASCISMO (1918/1948) Lezioni e testimonianza di Autorivari 2 voll., lire 8.000 Gianni Scalia (a cura di) In forma di parole. Libro terzo Reggio Emilia, Elitropia, 1981 tomi due con giunta ed inserto pp. 276+330, lire 13.000 Il percorso di organizzatore di cultura di Gianni Scalia è fra i più articolati degli intellettuali di sinistra in ·Italia. Contiene Offìcina e altre riviste critiche inventive, fino a Per la critica in fascicoli e al Cerchio di gesso nel '77 bolognese. Si è spostato prima del Sessanta negli elaborati teorici politici. Ha fatto perno del dibattito, con Guiducci e altri compagni, negli errori di dominio terzinternazionalista del '56 e via via gli altri che si susseguono come costanti. Ha compiuto verifiche profonde nelle riviste del Novecento. Attorno al '66-67, prima del '68 ( mi ricordo un nostro incontro concertato in una saletta segreta sotto il palazzo del Comune) era in azione di riscontro paziente folle- più ancora di me- con le fisime e le mire dei «giovani» del movimento in erba di Bologna. Li chiamava «i bambini». Essi ascoltavano solo lui Socrate. Ha buttato oltre dieci anni in tale anarchia. Ha rimproverato me di avere fondato un micropartito, piuttosto. lo lui di perdere intanto fascicoli di riviste ... Ma il suo grado più alto di lavoro è a voce. La scrittura, assai tormentata sempre, con una paratassi assai strana derivante dalla pressione concentrica di catene d'argomenti, pare divenuta oggi pulitissima e stringente, in un «allegro» in forma di parole. (Però vale per lui e per tutti oggi una battuta d'inizio di un testo da lui dato qui: «senza l'idea del suicidio mi sarei già suicidato»). Egli dice in una velina interna sua, nel libro terzo in due tomi, «ai cari lettori», per esempio, terminando: «continuiamo a piantare un 'antologico' dolce melo ad ogni annuncio di fine {di uscita, o di catastrofe)» ... Possiamo dire in parecchi che il percorso di ricerca del «nuovo», congiuntamente alla pratica di militante teorico marxista, è stata faticosissima dal '45 in poi. Certo Scalia ha però sviluppato la più ostinata cura nella classica operazione marxista di apprezzamento utile della cultura col distinguere e svuotare invece le sovrapposizioni di ideologia, come si voleva ... Ora, che è esplicito il suo abbandono critico-critico della categoria di nesso della teoria con la prassi, ma prosegue il suo lume dissenziente assoluto, che dire della sua nuova ricerca del nuovo? essa è come depurata, e dà un prodotto assai misterioso ... Chi scrive qui nella rivista in ventiquattresimo con stampatori perfetti? sono mistici medievali con nomi di ragazzi del movimento di Bologna (di tutto capaci)? sono espressionisti e petrarcheschi mischiati del Tre-Quattrocento con disegni illuminati nelle glosse? sono tutte scritture varie di Scalia, o dittate seguendo lui che parla ·per ore? sono «testi di lingua» dei puristi, al contrario? Certamente qui c'è l'ancora temibile chance dell'estasi, una squisita e bella peripezia «cortese», un variegato e gaio tappeto persiano, una sopravvissuta «etnografica alloglottia». Lo dice lui nella velina. lo so solo, mentre leggendo indago, che chi fa (come tutti noi) ricerca di testi nuovi dei giovani e vecchi, di cose avanzate in senso anzitutto schlegeliano, qui trasecola e sbalordisce, resta di sasso, si mangia le mani, sta lì a sfogliarsi l'astronomica filzacon pura grafia della riva del Reno, guata il carattere Gramond fotocomposto che ha il limite destro dei righi a bandiera. Francesco --Le__on!tti Il Centauro Anno 1, n. 3 Napoli, Guida, 1981 pp. 204, lire 6.000 Il terzo fascicolo de li Centauro, la rivista di filosofia e teoria politica diretta da Biagio de Giovanni, è particolarmente tematizzato sulla categoria di «rivoluzione»: un argomento sul quale si è tornato a discutere vivacemente in questi ultimi anni, senza dubbio anche in concomitanza con la crisi storica del «socialismo reale», vale a dire di Stati e società che ad una «rivoluzione» dei rapporti di produzione e delle stesse forme di gestione del potere si richiamano. li numero si apre con un ampio scritto di Roberto Esposito sul mito del tiranno tra antico e rinascimento, in un momento cioè in cui la vecchia contrapposizione tra tirannia e libertà viene messa in questione: da Machiavelli, anzitutto, ma certo non solo da lui. Remo Bodei, prendendo in esame l'ideologia giacobina della «virtù» mette in luce le connessioni per cui essa produce, in nome della libertà. nonché della «volontà generale», tutta una serie di gravi limitazioni all'autonomia individuale del nuovo «cittadino», dando luogo a ciò che l'autore definisce, con un felice ossimoro, «la tirannide del bene». Stimolanti spunti teorici sul rapporto tra la nuova concezione del tempo che va emergendo nelle discipline scientifiche e sociali e la categoria di «rivoluzione» svolge Giacomo Marramao. E, più in generale, tutto il fascicolo testimonia della attuale tensione della cultura italiana «di sinistra> per andare oltre gli schieramenti e le cristallizzazioni che hanno lungamente inceppato il suo spirito di ricerca. Maria Antoniclla Grignani Beppe Fenoglio Introduzione e guida 2110 studio dell'opera fenogliana. Storia e antologia della critica Firenze, Le Monnier, 1981 pp. 166, lire 5200 Nel n. 14 (febbraio 1971) di Strumenti critici io scrivevo, a proposito del lavoro critico su Fenoglio, un articolo intitolato «Basteranno dieci anni?»; la domanda si riferiva all'aspirazione verso un chiaro e convincente ordine, soprattutto cronologico, delle opere di Fenoglio. Diciamo subito che non sono bastati: di tanto in tanto (anche recentemente) studiosi nuovi all'indagine fenogliana ricadono in una sorta di lectio facilior, o soluzione a prima vista più appetibile, da cui gli studiosi antichi e soprattutto esperti del materiale manoscritto del Fondo fenogliano di Alba si sono lentamente liberati per accedere a una, diciamo analogicamente, lectio diffìcilior che non contraddice i complessi segnali emessi dai manoscritti, dalle loro varianti e dalla realtà storica. In una situazione del genere appare assai utile ed oppportuno il libretto della Le Monnier dove M. Antonietta Grignani, editrice dei romanzi di Fenoglio nell'Opera omnia stampata da Einaudi e quindi studiosa che da vari anni esamina con acribia i problemi testuali e le spie stilistiche dei testi fenogliani, fa chiaramente: la storia dello scrittore, delle fasi compositive delle varie opere, del rapporto autobiografia-invenzione, lingua ingleselingua italiana. Lo fa anche brevemente, virtù rara che richiede conoscenza della questione e ·capacità di sintesi: il libretto consta di tre parti, dedicate rispettivamente alla vita, alle opere dello scrittore e alla critica, quest'ultima ben rappresentata da una scelta antologica che tiene conto delle voci più significative a diversi livelli del discorso critico. Un libro fatto per la scuola, ma che una sua funzione può avere preziosa anche presso il lettore che ami Fenoglio e ne intenda la grandezza. • Maria Coni L'oro del Perù Roma, Campidoglio, Cortile del Palazzo dei Conservatori Novembre I981-Gennaio 1982 Catalogo Electa Editrice, lire 15.000 Qualcuno si ricorda ancora la piccola frase: «Vale un Perù!>. L'oro del Perù è mitico. Un viaggiatore spagnolo ha lasciato scritto che là vi era «oro in maggiore quantità che ferro in Biscaglia». Questa enorme ricchezza costò agli lnka la propria distruzione per mano dei famelici spagnoli assatanati. Ora siamo a una «resurrezione rituale» dell'oro preispanico; partecipano, da protagonisti, al rito gli oggetti di elevatissimo pregio che si sono salvati per un miracolo dall'immane naufragio predatorio. Il rito viene celebrato soprattutto con gli occhi e con l'immobilità assoluta dei corpi davanti alle vetrine. Le bocche rimangono chiuse, serrate, a volte bisbiglianti. Nessuno avanza. La coda interminabile del pubblico è una messa in scena dell'eterno. Davanti alla mummia maschile l'immobilità tende a retrocedere e il tempo a segnarsi in negativo. Il salto all'indietro è completato. L'oro ha vinto ancora. Immaginate un'immensa cassaforte dentro il cortile del Palazzo dei Conservatori, in Campidoglio. Chi vende i biglietti avverte gentilmente che sopra è già pieno. Salgo lo stesS'J, ci sono abituato. Ecco il pieno estatico, mai sperimentato prima. Il pubblico non solo guarda l'oro, lo annusa al di là dei vetri, se ne nutre coi pori, lo divora. Finalmente due vigili invitano al movimento. Niente. Tutti fermi. I vigili scompaiono, cancellati dal maleficio della Mummia Invisibile. Poiché nessuno avanza né retrocede molti scompaiono: infatti si aprono qui e là spiragli nelle vetrine e allora comincio a saltellare in qui e in là e vedo. La visione è mirabile, celeste. L'oro è divino. Grazie per il magnifico catalogo. Tutte le notizie mi trasportano ancora una volta, e per sempre mi trasporteranno, alla mirifica visione, all'estasi ororale. L'oro è un mantello. Dagli occhi di una maschera scaturiscono lacrime di smeraldi. L'orgasmo senza orgasmo. Poi la sensazione che quell'oro galleggi su un fiume di sangue, troppi coltelli, pugnali rituali, troppi sacrifici umani, troppa carne di prigionieri data in cibo ai sacerdoti e al popolo (ricordate Ca'Jnibali e Re?). Uccellini d'oro saltellano nella stanza, becchettano,un cibo inesistente. Morire di fame circondati dall'oro (Re Mida). Troneggia la mummia incoronata. La gente si aspetta che parli, che pronunci anche parole senza senso, che ripeta all'infinito la parola oro. Li dove era la scatola-cassaforte della mostra, nel cortile svuotato, rimane lo splendore senza fine. La storia è cancellata. ' Antonio Porta Giovanni Anceschi Monogrammi e figure Firenze, La Casa Usher, 1981 pp. 222, lire I 4.000 Giovanni Anceschi insegna una disciplina insolita ali' Università di Bologna, «Sistemi grafici>. Tanto più insolita se si pensa che essa è inserita all'interno della facoltà di Lettere e Filosofia, e non, per dire, in un Politecnico o in una Facoltà di Architettura. Se si pensa però al contenuto che ad essa disciplina sta dando il suo titolare, la sorpresa si attenua assai, e viene piuttosto da domandarsi perché consimili materie siano da sempre assenti dal mondo accademico italiano esattamente al contrario che all'estero, e da lungo tempo. La grafica come la intende Anceschi è disciplina eminentemente comunicativa, è dotata di importante apparato teorico, storicamente determinatosi attraverso una lunga tradizione di pensiero oltre che di pratica grafica. A questa tradizione, e all'illustrazione dei principali nuclei di teorie presenti nella grafica Anceschi dedica il lungo capitolo introduttivo del testo, dedito altresì a collocare la disciplina nell'ambito della cultura materiale, nel settore degli artefatti comunicativi. La figura e il monogramma sono i due grandi modelli contrapposti intorno ai quali il saggio individua le maggiori partizioni teoriche della grafica. La seconda parte del libro è invece dedicata alla raccolta di singoli casi analitici, come il manifesto, la pubblicità, il lettering, il marchio, la grafica dei giornali, l'impaginazione della fotografia. Molto ampia infine, per un libro di piccolo formato, la parte delle illustrazioni: molto ben scelte e mai banali. In conclusione, una vera e propria teoria e storia della progettazione grafica, oltretutto più importante perché si tratta del primo tentativo del genere da parte di uno studioso italiano. E perché, non dimentichiamo, Anceschi unisce alla riflessione sugli elementi estetici, filosofici, culturali della professione anche una pratica di lavoro di estrema vivacità. Leonardo, 1, 1903-1905 riletto da M. Quaranta e L. Schram Pighi. Bologna, Arnaldo Forni, 1981 pp. _5 I+ 8 tavole. Cfr. questo indice che è il n. 6 di una serie. Ricordo come si cercavano, da giovani intellettuali nel dopoguerra e anni Cinquanta, gli indici delle riviste del novecento. Ricordo come il costituire la prima rivista {ed équipe e confronto di gruppo) sia la base del lavoro intellettuale, al di là della vocazione o scelta professionale e critica. Le riviste di gruppi di base sono la vita della cultura. Gli indici sono utili. E io stesso ho fatto un indice a regola d'arte per Marino Parenti (Sansoni) frugando nei piccoli rispostigli e cessi con pacchetti seminati in casa Carducci a Bologna ... e altri di codici antichi ... Ora guardo la meravigliosa iniziativa di Mario Quaranta col quale condivido- oltre una certa posizione politica di sinistra comunista fra contraddizioni varie- tale passione. Egli produce una collezione di indici con saggi bibliografici critici e con esempi (ristampa del n.1, qui, tavole del Leonardo). Forse la parabola eccellente del lavoro intellettuale in generale sta presso Prezzolini: il fare riviste in gioventù e poi indici delle riviste ... (per dire un aforismo tetro nel mondo com'è diventato lungo il novecento). FrdfJ.rpcff ],f<J11ear.

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