Cfr. Oskar Kokoscbka Roma, Palazzo Venezia Questa volta sono stato colto dal panico: ho avuto una paura tremenda che avesse ragione Alberto Arbasino. Ma non si trattava di dare una Jisciatina in più alle chiappe attraentissime dei cavalli esposti a Milano. Qui si rischiava di travolgere alcune opere di uno dei più amati maestri del 900 europeo. I fatti: domenica mattina, giorno 6 dicembre 1981, quando all'ingresso a Palazzo Venezia di Via del Plebiscito hanno finalmente deciso di impedire l'accesso a nuove ondate di pubblico il peggio poteva già essere successo. Pura fonuna. Le opere di Kokoschka esposte in sale del tutto inadeguate a un pubblico di massa hanno rischiato di produrre lo spettacolo della propria caduta. Basti dire che si entrava e si usciva dalla stessa porta. Un'anziana signora assorbita dalla chiacchiera dell'amica ha urtato con violenza un cavalletto che ha oscillato paurosamente. L'anziana signora ha fatto un gesto come volesse togliersi un po' di polvere dalla spalla mentre 1'amica continuava la conversazione ripetendo che quel quadro (quello sul cavalletto che era stato urtato) era il suo preferito perché lei cadorava Leonardo ... •. Nel frattempo la massa compatta sfiorava i dipinti come volesse guardarli con i gomiti. I capelli mi si rizzavano sulla testa. Quando è stato possibile riprendere a respirare si è capito che l'entrata era stata bloccata. Ho pensato a Carmine Benincasa e al rischio che ha corso e che non doveva correre. Guardiane e guardiani andavano e venivano )ndiffe(enti, chiacchierando tra loro di ricette di cucina e di futuri ragù o di pupi... li catalogo costava I 8.000 lire e l'ho lasciato Il. Mi spiace, ma per lire I0.000 cadauno avevo appena comprato quelli ottimi delle mostre di Enea nel Lazio e di Giorgio De Chirico ... Della mostra in sé, nonostante l'esperienza di una visione traumatica, si può dire che ho potuto fare a meno di ammirare e gioire della straordinaria vitalità di Kokoschka, capace sempre di recuperare la pittura alla forza autonoma del segno anche al centro della catastrofe. Per questo ha evitato la catastrofe di una domenica mattina a Palazzo Venezia. a.p. Le rovine del senso Man,ova, 30-31 ottobre/1° novembre 1981 Nella loro relazione introduttiva, Paolo Meneghetti e Stefano Trombini, organizzatori del convegno Le rovine del senso (tre giorni di lavori, con relazioni, perfonnances. manifestazioni, e la panecipazione, tra gli altri, di Niklas Luhmann, Jean Baudrillard, Pier Aldo Rovatti, Paolo Fabbri, Piero Bellasi) osservano che la registrazione della fine del senso come totalità, la percezione di una certa evanescenza del reale e tlei fondamenti razionali, non sono fatti nuovissimi e postmoderni, ma affondano le loro radici nel cuore stesso del Romanticismo. Nel Mondo come volofllà e rappresenrazione, per esempio, Schopenhauer, anticipando Nietzsche e Freud, scrive che il principio di ragione, il dispositivo per cui il soggetto riconosce sensi certi e causalità ricorrenti, vale solo per il mondo delle apparenze, mentre il fondamento di quello stesso mondo, la volontà, è irrazionale, inconoscibile, insensato. Che cosa definisce, allora, l'attualità di un-dibattito sulle rovine del senso, quando temi del genere erano assai ricorrenti in Nietzsche e Heidegger, Schopenhauer e Kierkegaard? La risposta a un simile interrogativo è contenuta forse in un aforisma di Nietzsche, per cui, benché Dio (il senso, il fondamento, il referente ...) è morto da gran tempo, sarebbero però occorsi ancora molti anni perché gli uomini se ne accorgessero. Nietzsche scriveva verso il 1980. I dibattiti recenti sulla Crisi della Ragione, il Trionfo della Simulazione, l'Apologia del Nichilismo, il Postmoderno ..., dimostrano come si sia giunti precisamente a questo nichilismo diffuso, alla persuasione endemica che il fondamento non esista o sia scomparso, che del senso restino solo rovine. • E il merito principale del convegno mantovano è stato proprio quello di aver fatto il punto su questa situazione di nichilismo generalizzato e non drammatico, registrandone la penetrazione e il raggio di incidenza (che non riguarda soltanto la filosofia, ma anche la sociologia, la semiotica, le esperienze artistiche e teatrali). Le rovine del senso non fanno più scalpore e non creano più grandi drammi (l'assurdo, l'angoscia, il nonsenso); si tratta piuttosto di abitare in maniera confortevole e non patologica i sensi parziali del mondo contemporaneo, tenendo conto che il frammentarsi del senso non è solo un negativo, ma anche un aprirsi di chances, di esperienze possibili, in definitiva di libertà. Luciana Arbizzani Transuraniche Edizioni Tam Tam pp. 48, lire 7.500 Baobab, 7 informazioni fonetiche di poesia redazione: Adriano Spatola m.f Edizioni Publiart Bazar, Reggio Emilia. Con testi poetici di Luciana Arbizzani e testi sonori di Ares Tavolazzi Raffaello Regoli, Roberto Manuzzi Lire 5.000 Ecco una poesia di notevole interesse nella viva tradizione delle avanguardie. Luciana Arbizzani insegue la mutazione, fisica e biologica, con il supporto della teoria delle catastrofi. Se l'uomo è un mutante la poesia cerca di coglierne i suoni e gli sfrigolìl che si sprigionano nell'attimo del cambiamento catastrofico. I mezzi di rappresentazione possibile sono due: la grafica e la voce. La grafica di Transuraniche è notevole, recupera e reinventa molte soluzioni tra le più persuasive che sono state proposte dal futurismo in poi ( e non solo in hai ia). Di testo in sé sarebbe vano parlare: si tratta di enunciati che supportano la fuga dei segni molteplici. In quanto supporto indispensabile le parole si possono considerare dida11iche. La voce, offerta dal nastro della collana sonora «Baobab• (dire11ada Adriano Spatola) opera come amalgama e convince. La sonorità di Luciana Arbizzani si articola come ci si poteva aspettare (il fano, naturalmente, non è ibl1utecag1no~1anco spiegabile) dovessero vibrare le corde vocali di una creatura che non è più «di qua> e non è ancora « di là>. on è una voce cronachistica. La sua autonomia è celeste, in senso letterale: non appartiene alla storia «storica• ma a quella sconosciuta che chiamiamo biologica. Niente di metafisico, la voce aderisce alla materia ribollente. Non miina, se cosl si può dire, è. Nella sua sfida impetuosa al silenzio della pagina la poesia sonora tenta la scommessa estrema: dire di più, oltre. L'illusione che si produce incarna bene questo «mito> proprio per merito della voce, il più commovente degli strumenti musicali. Carmelo Bene Lectura Dantis (Cgd) Pinocchio (Cgd) Come Francis Coppola e come John McEnroe, Carrnelo Bene si muove da tempo in una dimensione dove non è questione di avanguardie, ten:itori da conquistare, avversari da siiperàre, ma è di una specie di onnipotenza, che si traila. Una sensibilità lucida e delirante che intuisce - senza il bisogno paranoico di realizzarla - la possibilità di fare l'impossibile. Una potenza assoluta che non è affallo utopia e sublimazione ma innanzitullo modo di vita. Ed è perfellamente chiaro che se c'è qualcosa di irrilevante in questa prospettiva sono proprio gli apparati di rappresentazione: l'ordine culturale e quello spellacolare, la critica, il pubblico. Ecco perché non c'è nulla di veramente interessante nell'improvvisa popolarità di massa che si è abbattuta su Carmelo Bene. Nient'altro che un effetto, un'eco, un riflesso di un linguaggio che non esiste certo in rapporto all'esterno: perché è evidente (nessun dubbio, vero?) che Carmelo Bene vive il proprio divismo indipendentemente dal pubblico, come qualità organica alla forma che sperimenta. Un divismo che non è tanto quello populistico del divo, quanto quello desertico della divinità. Che è quanto di meno mistico ci sia, perché è quanto di più mitico. Fuori, assolutamente fuori da qualunque rappresentazione, interpretazione, significazione: è qui che Carmelo Bene si muove, ed è qui che prendono forma questo Dante-live-in-Bologna e questo Pinocchio reinventato. Perché, con una straordinaria sintonia con la qualità dell'elellronica, la voce di Carmelo Bene agisce nel senso del superamento della frammentazione dei sensi e dei linguaggi. Fonte perfellamente degenere, macchina da suono che non si mette da parte «dopo l'uso» e fuori dalla scena, questa voce irride tuIli i luoghi deputati e tuIli gli ordini territoriali e coniuga con il massimo della potenza la dimensione estetica e quella vitale. Nè teatro nè musica, allora. Nè arte nè spettacolo. Molto di più naturalmente. Perché sia con Dante che con Pinocchio, Carmelo Bene parla un linguaggio che è al di là di tulle le coordinate dell'identità. È intensità senza genere nè luogo, fuori dal tempo e oltre lo spazio, senza riferimento e proprio per questo capace dei più grandi incontri. Al punto che questa voce vorremmo sentirla far corpo non soltanto con Dante e con Pinocchio, con Shakespeare e con Manfred, ma finalmente anche con Kurt Schwillers e Cole Porter, con il monologo di Kurtz in Apocalypse Now, con il lupo Mannaro diJohn Landis,con la musica rap. Franco Bo/e/li Jurgis Baltrusaitis Lo specchio rivelazioni, inganni e science-fiction Milano, Adelphi, I 981 pp. 336, lire 50.000 Primo strumento della riflessione, lo specchio, doppio della realtà, fonte di inganni e di magie, centro della catottrica, scienza della riflessione della luce, dunque elemento fondamentale degli strumenti 011ici,fino ai modernissimi telescopi, fotomoltiplicatore, collettore di luce... protagonista della storia dell'uomo, lo specchio, si riflelle ora tutto intero, o quasi, nel nuovo libro di Jurgis BaltruSaitis, lituano, che ha studiato storia dell'arte con Henri Focillon (ha poi insegnato dal '32 al '39 all'Università di Kaunas, in Lituania e dal 1940 vive a Parigi) e di cui la casa editrice Adelphi aveva già tradotto Il medioevo fantastico e Anamorfosi o magia artificiale degli effetti meravigliosi. Lo specchio riflette o anche rivela la verità o l'altra facciadella realtà. DenRivista di fumetti e d'altro Anno XVII - n. 12 (201) dicembre 1981 lire 1800 tro lo specchio si può immaginare il ~;:::::=============::::;1 1 futuro, fare lievitare il desiderio (ri-1 prl""' cordate: «Specchio, specchio delle mie brame, dimmi. .. » nell'interrogazione della Regina cattiva rivale mortale di Biancaneve?), moltiplicare il piacere (infinite le donne ritraile allo specchio o che osservano, dunque riflellono, la presenza del sesso... o del volto o della bocca, che si dichiara simmetrica a quello e come quello invitante ...). Anche la luna è stata immaginata come uno specchio che riflette !altezze umane perdute nell'universo. Ma l'universo forse si riflette nel proprio specchio e per questo esiste. Di fatto all'idea di universo è legata quella di infinito e qui occorre ricordare l'ottagono di specchi disegnato da Leonardo e costruito per la prima volta a Milano in occasione della mostra di Kern sui labirinti. Leonardo scriveva che «ci può dunque moltiplicare all'infinito> ... L'ottagono di Leonardo è un teatro catottrico ridotto all'essenziale, una sorta di matrice dei giochi che i barocchi avrebbero adorato. Baltrusaitis non cita Leonardo perché non poteva conoscere quel progetto, ma cita la residenza della Favorita di Wurttenberg, XVII secolo. Dimentica invece, e non poteva, la villa dei «mostri> dei principi Palagonia, con la sua sala dai mille specchi disposti in modo che ci si possa riflettere in ogni parte da ogni punto possibile. Ma ci sono i fari che guidano i naviganti e Plotinoci ammonisceche lo specchio «dà forma all'anima umana>; gli specchi ustori, usati da Archimede per bruciare la flotta nemica che assediava Siracusa, e i miraggi, le fate morgane ... Tra questi due poli procede Baltrusaitis e ci restituisce un'opera che va dichiarata fondamentale. Occorre parlare anche del suo prezzo, lire cinquantamila. C'è chi fa la guerra ai prezzi dei libri e mi pare una guerra perduta, i costi sono quelli che sono. La guerra va fatta ai libri inutili. Questo è uno di quelli indispensabili. AX.JC,• Jlll!l i 'WJ.\1., Jl:iU • a.p. V lh1 ~ ~ ...l ~ ...l~ f :h) nit1J:z ~:tìlìta.ig iH 'O' .i'.U 9 ~ MENSILEDI EDITORIA lnformari;i per capire meglio l'informazione In edicola a metà mese Abbonamento: 33.000 (undici numeri); estero 66 mila. Indirizzare assegno sbarrato intestato a . Nuova Società s.r.l. via Boccaccio 35 - 20123 Milano oppure servirsi del conto corrente postale n. 38329207 intestato a Prima Comunicazione via Boccaccio 35 20123 Milano Librerie Feltrinelli PASSATEMPO Agenda1982 Idea grafica di p_Borgonzoni e L Ghirri lire 5.500
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