Alfabeta - anno III - n. 30 - novembre 1981

EdipoeNQ,~~JinsUoSA Sigmund Freud Introduzione al narcisismo Torino, Boringhieri, 1976 pp. 69, lire 1000 Jacq ues Lacan D seminario Libro I Gli scritti tecnici di Freud Torino, Einaudi, 1978 pp. 354, lire 10.000 Heinz Kohut Narcisismo e analisi del Sé Torino, Boringhieri, 1976 pp. 356, lire 22.000 Heinz Kohut La guarigione del Sé Torino, Baringhieri, I 981 pp. 30 I, lire 22.000 Cristopher Lasch La cultura del narcisismo Milano, Bompiani, 1981 pp. 282, lire 14.000 Ombre Rosse, 33 Roma, Savelli, lire 3500 Psicoterapia e scienze umane 2, Aprile-giugno 1980 pp. 77, lire 3000; 3, Luglio-settembre 1980 pp. 78, lire 3000 arcisses RP 13 Parigi, Gallimard, 1976 e ome «masochismo• (vedi Alfabeta di giugno '81), «narcisismo» è un termine da vocabolario del quotidiano, plastico e plurisenso. Per restituirgli fa funzione,di concetto assegnatagli da Fr~ud e la b~illantezza di 1 uno smalto consumato dall'usura del linguaggio bisognerebbe seguire le deliberate tortuosità del suo testo tentando di fare luce su un·ancora inesplorata aporia. Questo spazio consente solo di tracciarne una breve storia nell'ambito della teorizzazione psicanalitica e di indicare le ragioni della sua attualità. Il termine «Narcismus» fu coniato da P. Nacke per commentare le tesi di Havelock Ellis che per primo, nel 1898, trattando del comportamento perverso, lo connetteva al mito di Narciso (Awoerotism, a psychologica/ s111dy ). È Sadger però, in una riunione del novembre 1909 della Società psicanalitica di Vienna che, sempre a proposito della perversione, lo usa come concetto specificamente psicanalitico. In quell'occasione Freud era intervenuto per notare che, oltre a caratterizzare la posizione perversa, il narcisismo doveva considerarsi come uno stadio dello sviluppo. La parola tedesca che egli decide di adottare è Narcissmus preferibile a Narcissismus- più corretto- per ragioni di brevità e di eufonia. Ne accenna nella seconda edizione ( J 909) dei Tre saggi sulla 1eoria sessuale (1905), nel caso clinico del presidente Schreber in relazione alla psicosi (1910); ne parla ne U11ricordo d'i11fa11zia di Leo11ardo da Vinci (1910) come di una fase dello sviluppo libidico degli invertiti, ed ancora in To1e11e11abù (I 912-13). Ma è solo nel '14. con la l111roduzio11ael 11arcisismo che il termine si inscrive come concetto nel complesso della teoria psicanalitica. Non più solo fase dello sviluppo libidico del bambino oppure disinvestimento libidico del mondo oggettuale e ritorno sull'Io come nello psicotico, il narcisismo assume una funzione strutturale, tratto che accompagna l'Io negli investimenti della libido come nel suo ritrarsi. Bisogna dire che Freud stesso aveva molta difficoltà ad elaborare il concetto; così infatti dichiara in una lettera del '14 indirizzata ad Abraham in cui manifesta la sua insoddisfazione per la l111roduzio11eal 11arcisismo che gli inviava in lettura. Abraham, al contrario, mostrò di apprezzarlo moltissimo e la cosa consolò molto Freud che al giudizio ·di quest'allievo teneva fortemente. Jones, che è il più autorevole biografo di Freud, definisce quel breve ma densissimo testo «inquietante» giacché rompeva un consenso tanto faticosamente acquistato alla psicanalisi fra gli intellettuali del tempo. La polemica che conteneva, rivolta soprattutto contro Adler e Jung, verteva essenzialmente sulla teoria della libido. Adler aveva già dato le sue dimissioni dalla Società psicanalitica di Vienna nel 1911; J ung, che pure era il discepolo prediletto di Freud e l'animatore del gruppo psicanalitico zurighese, lo seguiva nel I9 I4, appena dopo la pubblicazione nel Jahrbuch der Psychoanalyse - la prima rivisa interamente dedicata alla psicanalisi - dell'articolo di Freud sul narcisismo. La durezza di quella posizione teorica e la conseguente impopolarità delle tesi sostenute, sono a Freud ben note; le commenta nel Per la s1oria del movùnento psicanalitico, steso in quello stesso 1914.così: «Gli uomini sono forti finché si fanno promotori di un'idea forte, diventano impotenti se le si oppongono. La psicanalisi sopravviverà a questa perdita f: acquisterà nuovi adepti al posto di costoro. Posso soltanto concludere con l'augurio che il fato riservi una comoda ascesa a tutti quelli per cui il soggiorno negli inferi della psicanalisi sia diventato sgradevole. A noialtri sia concesso di portare a termine in pace il nostro lavoro nel profondo». Elegante e superbo, lo stile di Freud, la sua tempra di uomo e scienziato, si rivelano qui con una chiarezza che rende inutile ogni commento. N ella ricerca freudiana ogni modifica apportata alla teoria della libido si accompagna ad un rimaneggiamento di quella delle pulsioni senza che le nuove teorie aggiunte si preoccupino di rettificare le tesi precedenti; è uno stile giustappositivo, frammentario in apparenza, cautamente provvisorio eppure straordinariamente coerente; tollerante, perché consapevole della spinosità della materia che tratta, e prudente per la stessa ragione; ma ha dei punti su cui non fa concessioni. Non cede, ad esempio, sul carattere sessuale e «quantitativo» della libido che in Jung, con l'ampliarsi del concetto, designava sempre più «l'energia psichica» in generale, presente in tutto ciò che è «tendenza verso», «appetitus», e riducendola così a puro sostegno di un pansessualismo indistinto e clinicamente inutilizzabile. Ne la lmroduzione al narcisismo Freud, modificando la teoria pulsionale, avanza a grandi passi verso quell'A/ di là del principio di piacere ( /920) in cui introduce ancora qualcosa di insopportabile teorizzando a chiare lettere l'ostinata presenza di una «pulsione di morte». ripetitiva, inesplicabile, in nagrante co1\trasto con una «naturale» tensione verso il benessere e l'armonia che ci si aspetterebbe di incontrare nell'uomo. L'equilibrio omeostatico dell'apparato psichico ne risulta. ahimé. lacerato. la sua economia inesplicabilmente frantumata. Altri due concetti strettamente legati al tema del narcisismo. quelli di« lo» e di «Ideale dell'lo».poi ampiamente trattati in Psicologia delle massee analisi dell'Io (1921) e in L"Io e L'Es ( 1922)- trovano in quest'articolo del '14 la loro prima impostazione; inequivocabilmente complesso e fecondo dunque, esso occupa un posto centrale in quel decennio 1910-'20 che segna il passaggio dalla prima alla seconda topica. La teoria delle pulsioni ed il modo di concepire la funzione dell'Io hanno sempre costituito uno scoglio nella pur breve storia della psicanalisi. Si tratta di scegliere quale soggetto privilegiare: quello che si manifesta nella pulsione, acefalo e frammentato, oppure quell'Io soggetto coerente ed unitario, capace di padroneggiare anche tutto ciò che gli sfugge? Lacan taglia il nodo proponendo la contrapposizione di due soggetti, un soggetto della pulsione ed un soggetto del narcisismo. È quest'ultimo che ha i più stretti rapporti con l'Io e con la sua economia che è appunto di tipo narcisistico. Uno dei meriti di Lacan è stato quello di aver sottolineato che, se Freud dedicava una prudenza così fine e circostanziata nell'abbordare questo tema. era proprio perché si era reso conto che l'impresa della psicanalisi consisteva nella decostruzione di questo soggetto del narcisismo che ostacola la parola «piena» del soggetto dell'inconscio. Un'impresa niente affatto gratific~nte, necessariamente destinata a produrre resistenze erigetti se non ad essere addirittura dimenticata o Biblioteconomviaissuta Ah nella giovemù che splendide biblioteche amai! Deflorai! Ne venni scacciato! È bella anche la pubblica di Milano, con giardino a cui si guarda appoggio1i al catalogo. Ma s1ra11ecose succedono ormai. Ieri l'addeuo ai periodici mi ha fauo entrare; e non sapevo che era un addio; ho compulsato, manipolato, alzati i piaui, fugalo il vestibolo, a mio piacere, riponendo e pigliando. Trovo 111c1artello oggi posato sul banco che dice: « Per lavori nel magazzino il servizio è momentaneamente limilato ai periodici esposti nelle sale». Ma questi sono appena usciti, io dico, e d1111quenon valgono niente! poi con fervore mi rivolgo a un'impiegata: -Rispel/oa quanto?-chiedo. -Quale porzione del lempo, che l'Inconscio 1101s1a? perché non ha la dimensione del tempo! Ma l'io domanda: rispeuo a quanlo voi misurale qui l'inlerdeuo, con un momentaneo cartello di no? - - Solo per questo mese - l'infame risponde. ' -Ah c'è una semplice cura di;llo scolo! -grido io con furore. E guardo una bellissima uscire, la tallono, lei va alla lalrina e io concepisco l'idea di aggredirla lì, non fra i palchelli; ma penso che devo abbandonare, offeso, la pubblica di Milano ... Vado alla Braidense. Sono staio imerrollo nel puma in cui venivo a capo di w,a comprensione tardiva e lunghissima di Lacan da me cominciala fra i prùni, al lempo di 1111 certo fas, icolo di Les Temps modernes, e con citazione di lui in un mio romanzo del '63 ... Ieri, appu1110l,eggevo le uliime cose 1rado1tee meno i11compre11sibili, godendomi le sue grandi bat1111e«:il cosino in quesfione»; «se Dio 1101c1i a1omizza prima»; «il rapporto sessuale 1101c1'è»; «il simbolico conserva qualcosa del buco anche quando è falso»; ecc. ecc. S10 scrive11do 1111 saggio col 1i10/o: «Marx verso Freud, Saussure, Laca11, Deleuze», oppure «Il nesso ipoletico». li so1101i10/opo1rebbe essere: «critica della combinazione fluida nel Novecento»; oppure, squisi1ame111e«: il venir meno della funzione di realià». Per un libro colleuivo con Geymo11a1,Fiorani, Tagliagambe; m'è toccala una specie di 111110/ogima,arxismo, psicanalisi esemiotica; wuo ciò èpur secondario a giudizio degli epis1emologi della scienza. Sequalche editore lo stamperà, oggi, senza richiederci prima di sapere tuui quelli che lo compreranno, come si usa ora con i n,arxisti rimasti. Curando in meme il mio tilolo, pe11e1ro nella Nazionale, nelle sue vesli grandiose, indecemi, sozze, tra i fanghi tlell'accademia di Brera, per scalinale degne degli uomini della sloria, con lampadario dallo scimillio ftmes/o dispendioso, davami a Maria Teresa nel q11adro. Lei miro, con rapimento, penelramlola, l'imperatrice dell'u/iimo impero ce111ralescomparso, che /LIiii oggi invidiano. Dò la mia schedina, cedola, marche/la. Mi viene chies/o a11che 1111 documen10d'iden1i1à; io soffoco a s1e111l0a vecchia ira: «l'idenlilà! quale? e sopra 1111 libro! e se io fossi /a1ilan1e1101p1o1rei 11emme110leggere le biblio1eche amiche! 11ellagiovemù, 11ellebib/ioleche • che io dirigevo, non avrei chies10mai il Nome-del-le1tore-ipocri1a! egli è il soggeuo che ha 1111 libro i11 mano e ha liii diso11es10rappor10 con esso; e un disoBibliotecag1nobianco Francesco Leonetti 11es10rappor10 occorre che sia (piu110s10che 11ieme);per 1rasgredire meglio ancora, e per colpire, capire, avere qualcosa del buco!»Ma il rilomo dell'addeuo è s1ra110.Dice: - Lei sa ches11llas11ascheda ha seri/• 10, come segna111raa, nzi11111u0na T. - - Forse - io dico. - Può vedere,ecco: è una T. È una sigla di Torre. li 1es10 è nella /Orre. Imprendibile. - Mi spiega, dopo quesw semenza: a11cora nel '79, anzi dal '77 al '79, i libri recellli e di nessun valore ftiro110 schedati, e collocali in 1111 luogo ideale co11 la loro seg11a1ura ll'imerno del piallo d'inizio; e ammucchimi. C'è la deprivazione oggi di qualunque spazio, nel celllro della provincia dell'impero scomparso. Dopo risorse disperale, ftmicolari, abbaini, 1rampolini, ogni spazio è cessalo. E la torre di cui si parla è una pura idea. Anzi è 1111caas/razione. -E come mai ci si ingan11acon sigle? - io dico. - Che cosa si promelle, che cosa si designa? perché non si assale qualche palazzo? e se 111p1alazzo non c'è, perché 1101s1i occupano i 1re11i,le piazze, o i souerranei? Mi fermo men1a/me111seulla dma: il '79, il puma rovinoso. Scivolo verso una serie di dme. Ma quando l'addeuo mi dice che si è 1e111a1I0U//0 il possibile per salvare l'ordine della produzione con una collocazio11e programmala nella Torre, i111errompe11dossi olo al '79, io prorompo: - È poco! e perché il bib/iolecario 1101s1i è buumo? bas1avaun suicidio, forse, per auirare l'a11e11zio11renlla Nazio11a/e1 1101l1llllli omicidi col vele110!1111s0olo per la Nazione' per ren- d' oggeuo). E lo s1essoBlancho1, ma11derla imprendibile' conlro i carri bar- gimore di os1riche e di acqua minerale bari del/' es/, magari' per renderla usa- nel mio ricordo, che /econsidera luoghi bile senza i11gorgo di 1,affico! ma la mani essiccali, si sbaglia. Nazione è imprevedibile! 11011sa più Esco e vado alla fondazione in via dove collocare i suoi libri! i suoi figli! Romag11osi, nella biblio1eca centrale 1111saola madre suicida bas1ava! il ma- della Si11is1ra,slorica e nuova. E qui 1emaggio è liii disas1ro! già 11ella 11111è0s1upe11doI.o col dire/lare di 1111a «Femmi11ili1à»loslesso Freudlodice!e volia avevo 111c1a/livo ,apporlo, forse il mis1ero è denso 11111orail! nos/ro pe- per 1111parlicolare i11 cui so110sia/o riodo perverso è indescrivibile! si vuole 11oioso: rovislavo, i11 carie e bozze, a solo regredire, a11darei11die1ro!fi110a calcolare se Togliaui sapeva forse già A11assima11dro! e chi si ferma è perdu- dei mOli popolari del luglio '60 (da cui /0 1 la verilà si è rifugima nel delirio, la nuova si11is1raparie) quand'egli 1er1alvo/1a! minava e pubblicava, con ulteriore Ah quando io dirigevo com'era bella scar1oa deslra rispeuo a Gramsci, il suo la Ma/a1es1ia11a1;1e/comune di Cese11a libro La formazione del gruppo dirigenc'era assessoreprevide111eBiasi11i;ogni te del Pcè li punto non è quello, forse? 1a1110veniva da Ravenna o Forlì Zac- Giunsi a esporre solo il sospeuo; e da cagnini a vedere i codici e le mos1re; le allora si gioca a confondermi spesso biblio1eche romagnole erano wue con Alfonso Leone/li (a onor mio, amabili. lo mi ero rift1gia10 esule lì, danneggiando lui). Qui l'ordine regna. perché a Bologna, nel mmemaggio per Per paradosso. E con pazienza dei cume, erano successecosestrane. E si era ,mori. In ques10ambieme oggi si può spezzalo il ,apporlo con Pasolini, preso leggere. E conviene leggere, e 1en1are dal cùiwia di Roma, e con Roversi. lo a11coradi leorizzare. Non lrascuriamo sono anda10da allora ft,ggendo dis1a10.,. 1alepo~fll<tJ;ptr,.chéje_JJ.arolesono cerin staio italiano. Lui, Roversi, è rimasto tame11te parole, che' m·enrrenominano 11es/ uo por1011e1, enace,scendendo per le cose si rigira110 1111in1s' ieme fra loro, aprire solo ai giovani. ma sono anche buchi nelle parole. Ora io rilengo che è indecoroso il fallo che la biblio1eca venga usala come un'immagine della rea/là. Quanlo nominalismo c'è imomo. Spessociwndo Borges. Così fanno anche Calvino e Sciascia. Le biblio1eche, chi sa come si Biblioteche Pubbliche Comunali 11ma11e0 come si disprezzano, come se ne viene scacciali dopo essereriuscili a dirigerle, e come in esse si legano le pulsioni, non le userebbe vilmellle come 11omi in luogo di qualche a/ira oggeuo (in luogo di qualche aliro nome (Cemrale) Milano corso di Porla Villoria 6 ( Palazzo Sormani). Biblioteca Nazionale Braidense via Brera 28, Milano Fondazione Feltrinelli, Biblioteca via Romagnosi 3, Milano

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