«Uno dei registri decisivi dell"autoorganizzazione- afferma Eigen ( 1971. p. 471 )-è la funzione catalitica combina- ,~ cnn meccanismi feed-back che producono proprietà di crescita autostim,,lata del sistema». L"insieme formato dalla combinazione tra acidi nucleici e proteine, una volta instauratosi. può ~s,;ere rappcesentato come ciclo chiuso («iperciclocatalitico autois1ru1tivo> ). L'evoluzione di questo insieme, e quindi l'evoluzione della vita, poichè si basa su un principio fisico derivabile, deve essere considerata i11evitabile, nonostante che il corso di tutto il processo sia i11cle1ermùw10 (Eigen, 1971, p. 5 I9). L'antinomia irriducibile tra caso e necessità (Eigen-Winkler, 1975, pp. 192-194 ), già enfatizzata da Jacques Monod, viene qui superata. li gioco del caso ha le sue regole necessarie, che Eigen chiama regole di selezione. Senza le «select ion rules• la transizione di fase, e quindi il passaggio dalla materia inerte alla materia vivente•, sarebbe impossibile. A partire da queste premesse, Eigen ha ideato e brevettato un giooo da tavolo - i/ gioco delle perle di vetro -nel quale le «perle• sono due dadi, il primo a 20 facce (i venti amminoacidi), il secondo a 4 facce (i quattro tipi di nucleotidi). Questo gioco rappresenta la simulazione dei processi interattivi tra proteine (molecole formate dalla combinazione di 20 amminoacidi) e acidi nucleici (molecole formate dalla combinazione di 4 basi nucl.:otidiche). Tali processi, come è nolo, costituiscono il fondamento di ogni sistema vivente. Giocando a dadi, nel rispetto delle regole di selezione, la struttura completa che si ottiene più facilmente è quella dell'RNA-transfer: elemento fondamentale della sintesi proteica, garante dei meccanismi di traduzione dell'informazione gene! ica proven iente dagli acidi nucleici .. Tutti questi elementi, già presentati nel lavoro del 1971, vengono ripresi ed ampliati da Eigen nel libro del 1975, scritto assieme alla sua collaboratrice, Ruthild Winkler, ed ora in traduzione p,esso Adelpbi. li libro, a cui sarebbe utile dedicare un ampio dibattito, è centrato sul tema dell'autoorganizzazione della materia. A partire da questo livello. la teoria dei giocloi. ramo della fisica. viene utilizzata per descrivere situazioni di complessità crescente: dall'evoluzione molecolare fino ai problemi dell"ecologia. della linguistica e dell'estetica. Eigen tenta di mu/11rre in termini di cinetica molecolare fenomeni complessi come le leggi dell'ereoità e le leggi ecologiche. li postulato dell'unità della natura ed insieme l"assunzione programmatica di una possibile trad11cibili1à dei linguaggi specialistici, trovano in quest'opera vigorosa risonanza. Tutti gli avvenimenti del nostro mondo. affermano gli autori. sono simili a un grande gioco (spie/), nel quale solo le regole sono fissate a priori. li gioco è il fenomeno naturale che, con la sua dicotomia di caso e necessità, è la base di ogni cambiamento. A differenza di Monod, per Eigen il caso e la necessità cooperano ed interagiscono, per produrre la diversità e la complessità della Natura. li concetto di gioco è alla base dell'unità e dell'autoorganizzazione del mondo fisico: esso è caratterizzato dalla compresenza di aspetti de1ermi11istici e sJocastici. Le regole sono date in modo deterministico, mentre la sequenza temporale degli eventi è definibile in termini stocastici. La scie11za del gioco, con la sua dialettica tra l'evento e la regola, può consentire al gioco della scie11za di proporre soluzioni anche ai problemi dell'economia e della politica. Ritroviamo qui lo stesso movimento constatato a proposito di Prigogine dagli specialismi alla loro comprensione sintetica, da questa all'orizzonte politico della trasformazione. All"ottimismo positivista di Prigogine possiamo ora affiancare una sorta di filosofia del rischio e della scommessa, che affonda le sue radici nella Naturphilosophie tedesca dell'età romantica, una filosofia del rischio e del gioco che sradica i saperi scientifici dal loro contesto storico e dalle relazioni di potere a cui appartengono, presentandoli come una scatQla di arnesi, accessibile ed utilizzabile': 't, L'umanità, ~condo le conclusioni degli autori, sta partecipando a un grande gioco, il cui risultato è ancora aperto. L"uomo deve sviluopare le sue potenzialità per affermare il suo ruolo di giocatore e per non essere ridotto a un puro oggetto del caso. 3. Oltre la ragione classica La ragione post-classica, così come emerge dai lavori di Eigen e di Prigogine. offre maggiori possibilità di dominio proprio perchè più unitaria. più capace di funzionare come mathesis 1111iversalis, integrando nozioni e territori che il vecchio credo meccanicista non era riuscito ad assimilare: essa spiega la continuità tra materia e vita. include nel proprio orizzonte conoscitivo l'evento, l'aleatorio, l'irreversibile, la fluttuazione. il rapporto tra le strutture e l'ambiente; essa sottrae alla metafisica il pensiero del tempo e della morte. Mai prima d"ora i saperi nonconfessionali erano riusciti a spingersi cosi lontano! La scienza e la storia, come ha scritto Michel Serres commentando il saggio di Prigogine e della Stengers, parlano lo stesso linguaggio (Comme11ceme111s, in Le Mo11de del 4 gennaio 1980). li passaggio tra la scienza esatta e le scienze umane, tanto enfatizzato da Serres (Le passage du nord-ouest, Minuit, Paris 1980), sembra ora ritrovato. Ci sembra di intravedere, in questa congiuntura teorica, più che gli orizzonti di una «nuova alleanza>, le premesse di un nuovo, potente e realistico progetto di dominio. Quella che potremmo chiamare, con !"ultimo Foucault, una biopolitica della vita, trova forse ora i suoi necessari presupposti di natura scientifica. li primato accordato alla irreversibilità ed alla i11determi11azio11e non è più l'esito di un'opzione ideologica di tipo vitalista, capace di sottolineare le aporie e le insufficienze della fisica rispetto alla conoscenza del fenomeno vivente. Questo primato rappresenta, piuttosto, il risultato di un radicale processo di trasformazione che consente oggi alla fisica di pensare il vivente e la sua storia. La termodinamica classica si occupava dei sistemi senza tempo. La termodinamiça dei sis'temi irreversibili, come si è dello, in\ g'ra, a partire dalla seconda guerra mondiale, il lavoro dei chimici: più precisamente, essa integra le teorie cinetiche. che sono ingrado di descrivere dei fenomeni a decorso temporale come le reazioni chimiche. A partire da questa sutura. la termodinamica dei sistemi irreversibili può studiare il fenomeno vivente. concepito come sistema che oscilla attorno ad uno stato di approccio all"equilibrio. La vita viene cosi rappresentata come la distanza che separa un dato sistema dal suo stato di equilibrio. cioè dalla morte. li tempo di ritorno allo stato di equilibrio dopo una perturbazione è dello anche tempo di rilassamento: un tempo fisico diverso da quello astronomico. non più misurabile in secondi, ma in unità specifiche sue proprie. La necessità di conoscere il vivente, di prevederne gli sviluppi e di dominarlo, imprime alla fisica una svolta radicale: una svolta resa possibile già nel XIX secolo, quando la «riscoperta del tempo fisico» (Prigogine-Stengers, 1981, p. 20), inteso come realtà irriducibile al tempo dell"astronomia, si collega direttamente al tentativo di comprendere la natura e l'andamento dei processi irreversibili. L'assello della scienza classica- della quale Jacques Monod è stato molto probabilmente uno degli ultimi grandi eredi- viene cosi profondamente rivoluzionato: tra necessità e libertà non vi è più una relazione antinomica, poichè il secondo termine diventa un'articolazione del primo (Eigen-Winkler, 1975, pp. 183-194). Le evoluzioni, le crisi, le instabilità vengono privilegiate sulla pcrmanenpt e sulla stabilità. L'irreversibilità e l'indeterminazione sono le regole; la reversibilità ed il determinismo sono invece dei casi particolari. li qualitativo, l'aleatorio, l'imprevedibile, rientrano così nell'alveo della nuova razionalità scientifica. La programmazione del «fattore» uomo diventa, con queste premesse, un cammino percorribile: ilcammino e l'orizzonte di un dominio politico che potrà essere legi11ima10 da un sapere unitario, da una scienza della natura che è, nello stesso tempo, scienza dell'uomo e dei suoi comportamenti. Non a caso, nell'ultimo rapporto sullo stato delle scienze della vita, presentato i_n Francia al preside·n1edella repubblica, uno dei capitoli centrali è dedicato alla costruzione del genio biologico 7 : l"ingegneria biologica abbandona il campo delle utopie fantascientifiche. per diventare. contemporaneamente. programma di conoscenza e progello cli ·dominio. La «crisi» della ragione classica ha così rafforzato i poteri e le ambizioni della scienza. avvicinandola sempre più minacciosamente a quel l'Ìl'eute che i vitalisti del primo ollocento considerava no irritiucibile. La dimensione classica del tragico. che ancora per Monod consisteva nel divorzio inelullabile. fra riìomo è la' natura. viene ora rovesciata in una tragedia contemporanea. tanto più disperante quanto più è occultata e mascherata: i suoi panni ipocriti e fastosi sono quelli di un neo-umanesimo. capace di rifondare su nuove basi scientifiche !"antica alleanza animistica. che sembrava irrimediabilmente perduta. tra l'uomo e la natura. Note I) Si vedano i noti saggi di M. Foucault sulla follia e sulla clinica, ma anche gli interventi di A.Fontana sulla genealogia della psicoanalisi, pubblicati nei primi due volumi dell"Enciclopedia Einaudi (Angoscia-colpa, I, pp. 549-574; Castrazione e complesso, Il, pp. 708- 769; Censura, Il, pp. 868-893) • 2) Mi si consenta di rinviare ad alcuni interventi nei quali avevo toccato il problema: M. Galzigna, Biologia e filosofia nel pensiero di J. Monod, in «Rivista criticadi storia della filosofia•, 3-4, 1973, pp. 313-:, 331 e pp. 442-446. M. Galzigna. La notiol! de milieu en biologie, in· «Agressologic• (dir. H. Laborit), 18, 2, 1977. M. Galzigna'. Life Sciences and Effects of Power, in «Agressologie•, 22, I, 1981. 3) Cfr. A. Gargani, Stili di analisi, Feltrinelli, Milano, 1980, pp.45-46. 4) Su questo cfr. M.Cacciari-G.Frank, Come govemare la "grande ciuà" degli specialismi, in «CriticaMarxista»,3, 1981, pp. 71-84. 5) Cfr. J. A,imov, Asimov's Biographical Encyclopedia of Science and Teclrnology, Pan Books Ltd, London 1975, p. 697. 6) Cfr. V.Somenzi, Dalla materia inerte alla materia vivente e pensatile, in « De Homine•, n. 15-16.1965. Sulla teoria e sul trattamento matematico del principio dell"evoluzione molecolare prebiotica cfr. M. Eigen-P. Schuster, The Hypercyc/e, Springer Verlag, Berlino 1979. 7) F.Gros - F.Jacob - P.Royer, Sciences de la vie et société, Seui!, Paris I979, pp. 173-261. l' attivismo'.deginlitellettuali La cultura è stata ridotta a spellacolo, scrivono Tito Pedini e Oaudio Magris, e constatano: appiattimento, svuotamelllo, involgarimento, indeterminateUP, truffaldina vaghezza, misti'ca e orgiastica dissoluzione, o, al meglio, caotico rumore di fondo. Così questa «cultura» del 11111s0vi/ila, specchio fedele di una società ridotta app,mto a specchio, «solletica disorientate masse di giovani• alimentandoli con «un'orgia di metafore e cortocircuiti intellelluali>; è la cultura degli «accasciali in vena di spiritosaggini», trionfa in «eccezionali raduni di massa, con la tetraggine propria ad ogni gioia obbligata», in convegni e serale senza senno, tawnaturgiche, promiscue, istrioniche, mistiche, messe su da amministrazioni pubbliche che gareggiano con i dispo1ici mecenati antichi nella profusione di ludi circensi». Mi sono chieslO, leggendo, se non era il caso di vincere la sensazione di fastidio che provavo (poiché si trai/a di p.grecchie colonne scritte in questo modo accorato e gonfio, sarcastico ed eccessivo, decisamente un po' greve), per misurare, con adeguato dis1acco crilico, quanta ragione potessero avere simili considerazioni. Perché i convegni non saranno orgiastici, ma certo sono spesso confasi. Le serate, più che taumaturgiche, sono spesso noiose. Gli amministratori locali assqmigliano meno ai mecena1i antichi che a modem i esperti d'azienda con il fit110dell'affare; e, quonto alla cultura , cercano di darsi una guardata intorno prendendo quel che c'è, e se tira la grande Vienna o, poniamo, la logica di Hegel, be11issimo (voglio dire: non c'è bisogno che l'awore sia francese e stupido). A questi convegni, poi, 1101v1anno a parlare solo accasciati spiritosi - se l'accasciamento pure si nota, lo spirito è invece assai più raro-, ma i11generale ci va1111t0ulli, compresi accademici serissimi e a/l'antica: così come in genera• le /111/finiscono per dir di si alla ricl,iesta di imervista sul proprio libro o saggio, scrivono sulle terze, sulle prime, sui paginoni cemra/i dei quotidìa11i,partecipano a diba11i1i,insomma dicono la loro 11ellaforma pubblica cui possono avere accesso secondo il grado di potere e prestigio personale. No11vedo gran differenza tra il microfono della radio democratica e il taglio basso i11prima o /'elzeviro in terza del quotidiano blasonato. No11amo Alberoni o Fortini o Magris qua11dofanno la prima cosa, e 11011li disprezzo quando fanno la seconda. Mi rendo però conto che chi può scegliere e dunque può accetlere a elllrambe gode di 111p1rivilegio che altri 1101h1anno (il problema a molti 11011 si pone neppure). Inoltre 11011amo né disprezzo chi se ne sta in sile11zioe infila messaggi nelle bo11iglie, pur avendo accesso a /lii/e le tribune: rispello la scelta, anche se mi sembra a11acro11istica. Qua1110ai giovani, cioè al grosso del pubblico, più che disorientati o appiattili, direi che sono affannosi, htmno interessi non coagulati al/omo a pochi punti di forza, ma disseminati e anche certo dispersi: più che una massa amorfa sono 1111m0 oltitudine caotica di cui Pier Aldo Rovatti -; facciamo molta fatica a disti11guerele forme, alcu11edelle quali, esse11do11110ve, 11011conosciamo affa110. Va1111a0i 111egaco11veg1c1oime ai mi11idiba11i1i: 11011mi pare però co11l'imenzione di immergersi misticameme nello spe11acolo, piuuosto con aria asseme, o assorta, o co111pletame11tedistaccaw. Co11 una specie di pregiudizio: ILIraccomami quello che vuoi, io ti ascolto poi vedrò se qualct>sadi quello che hai detto può servirmi. È il medesimo a11eggiame1110che si riscontra nell'attla 1111iversitaria o in chi legge l'articolo c11lt11rale del giornale: aséoltano e leggo110 co11una specie di Ct1riositài11differe11te. Rarissime le i11fa111azionimistiche: 11or111alie11vece 1111afurbizia 1111po' somio11a, tra il crederci e il 1101c1rederci, in ascesa la piccola arte dell'a11e11dismo, del disimpegno calcolato. Du11q11ec'è q11alcosadi reale nella i11ve11ivdai Pedini e Magris, ma anche qualcosa di molto sfuocato, u11ase111plificazio11eche rischia di appia/lire 11/1to. li rischio è quello be1111otodib1111are il bambi110 i11sieme all'acqtta sporca: /'acq11a1101è1 delle pi,ì limpide, siamo d'accordo, 1110 n ci troviamo (e 1101d1a un'altra parte), e se c'è 1111'ista11czualtura/e prioritaria è quella di avvici11arelo sg11ardo,analizzare l'habiwt, s111diarei fe11ome11ispecifici, rintracciare f1sio11omie e idemità. A che serve ritrarsi con sdeg110coprendosi gli occhi? Ma sopra/lii/lo: dove ripiegare e co11quali gara11zie? Qtti arriviamo al nocciolo teorico. Si suppo11e che chi decide di scrivere demmcia11do i mali della cultura preseme, abbia un amidoto da co11sigliare,una sua a11chepiccola verità da diffondere. Perli11ie Magris par/0110 in nome di una cultura non alienata, di w1 vero pe11siero, della pazienza del conce/lo, degli aUlentici maestri (e perfino dell'esse11za del marxismo). Scherzando (ma 11011troppo) Gianni Va/limo - il quale probabilme11te 11011gradisce di essere i11sospello di «spappolata immediatezza» -ha parlato di 11n«partito ira11iano della cultura italia11a,dura111e11c1oentrario alla modemizzazio11e, che idealizza pilÌ o me110esplicitamente una fonna di esistenza 'autentica'»: a questo Fro11tedella Verità aderirebbero a11chepe11satoricome Alberoni, Severino, nonché, con quale/re auenuante, Cacciari. (Reagire al moralismo con u11 po' di ironia: quesw, mi pare, in sosta11za, /'i11dicazio11ericavabile dalle parole di Va11imo.) Ma 11011 c'è bisog110di immaginare «partiti ira11ia11i»e lolle rnltttra/i. La questione è di sapere che libro leggerò domani, a chi darò credito. Solo Hegel e Musi/, per 1101s1bagliare? Nietzsche, 11wcon precauzio11e?Adorno? Be11ja111i1c1o,111mpo' di giudizio? Chi decide dove fmisco110 i «classici»? E perché 1101d1evo leggere magari De/euze? Per esempio, mi sento di affermare che Differenza e ripetizione è 1111d0ei libri di filosofia piLÌ importa11ti degli ultimi decenni: per me è «vero» pe11siero. Qualcosa i11co11trario?Q11alche011110 fa Lacan era considerato da molti 1111 pensatore truffaldino, alla moda. lo ho consigliato ai miei studenti di leggerlo: S0110forse LIII fawnre della SOIIOCIIIILIra? E se tra qualche 01111c0i accorgessimo che è divemato 1111 «classico»? llya Prigogi11e, cos'è? 1111 pasticcione dele11zia110?lo penso che La nuova alleanza sia 1111 libro fondamemale per capire dove stiamo a11dando: mi si dimostri dico bugie. Potrei co11ti1111acroen 111l1ungo elenco. Ma voglio solo ricordareche la linea che divide il vero dal falso non è cosi facile da tracciare; ci sono molte linee, e seguitiamo a tracciarne di nuove, a correggere le vecchie. No11 è vero che ci i111e11diamdoi colpo: se qualcuno grida «viva la vera filosofia!», gli chiedo di spiegarsi di cosa parla, e sopra11u110mi interessa sapere cosa e perché vuole abbai/ere come falso. L'i11ve11ivacontro l'irrazionalismo è ormai dive11tata 1111a«ca11w11eda organello»: parliamo, per favore, di cose precise. Q11a11dsoentiamo la parola «sciemificità» - scrive da qualche parte Foucault - chiediamoci inna11zi11111c0hi si vuole minorizzare o escludere con questa parola. Foucault, appunto: qualche a1111f0a ero 1111d0i «quei» francesi, oggi quasi nessuno è disposto a 11egarglila pazienza del co11ce110. Tito Perlini, Claudio Magris La cultura ridoua aspeuacolo e Eros di massa in feste e raduni, in Il Corriere della Sera, 6-7 ottobre 1981 Gianni Vattimo Gli ayatollah sono fra noi in L'Espresso, I novembre 1981
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==