Alfabeta - anno III - n. 30 - novembre 1981

llya Prigogine Ilgiocodelleperledivetro I. Prigoginc - I. Stcngcrs La Nouvelle A.lliance Paris, Gallinard, 1980 (trad. it. Einaudi. Torino 1981) M. Eigcn «Self organisation of Mattcr and the Evolution of Biologica IMacromolcculcs». in Die Naturwissenschaften, n. 58, 1971. pp.465-523 M. Eigen - R. Winkler Das Spiel. Nalurgesetze steuem den Zufall • • Piper-Verlag, Miinchen, I 975 (in traduzione presso Adelphi) M. Foucault Il sapere e la storia. Due risposte sull'epistemologia A cura di Maurizio Ciampa Roma, Savclli, 1979 L a costruzione di una nuova fisica della vita è l'orizzonte còmune ai due recenti libri di Manfred Eigen e di Ilya Prigogine; la posta in gioco di questi testi è senza dubbio molto importante: ci si propone dl riscrivere la scienza del vivente sulla base di un sofistìcato intreccio tra discipline fisiche differenti, capaci di funzionare come congegni di una stessa macchina teorica; al tempo stesso, si ~erca di situare la nuova proposta teorica all'interno di una riflessione filosofica più generale sulle scienze dell'uomo, sui suoi destini e sulla sua condizione. 1. Una genealogia possibile Prendendo le mosse da una lettura tr~sversale, necessa;iamente. ·episodica e frammentaria, di questi autori, sarà forse possibile- in un futuw non lontano- cominciare ad interrogare la nuova scienza del vivente sotto il duplice profilo del suo statuto epistemologico e dei suoi effe/li di potere; ìn. altre parole, sarà forse possibile sperimentare, sopra un campo teorico ad elevata soglia di formalizzazione, la fecondità di quell'approccio «genealogico» che finora ha funzionato solo per discipline dal profilo epistemologico «debole» come la medicina, la psichiatria e la psicanalisi. 1 Lo smontaggio genealogico, proponendosi di collegare, al di fuori di una . -teoria della determinazione, l'evento discorsivo ad eventi di natura non discorsiva, dovrà coinvolgere, entro l'orizzonte dei «saperi», anche le scierize: e non soltanto, come ha fatto Foucault, quelle che possiedono, tra i loro requisiti fondamentali e costitutivi, l'appartenenza ad una pratica istituzionale, ma anche quelle che vengono caratterizzate da una soglia elevata di formalizzazione, e per le quali l'intreccio con le pratiche può sembrare meno immediato ed evidente. Penso alle tradizionali scienze esatte. Ma penso soprattutto a quell'insieme di discipline, più o meno recenti, che costituiscono, nel loro assieme, una sorta di nuova fisica della vita, della quale i libri di Eigen e di Prigogine rappresentano, per così dire, due manifesti costitutivi. All'interno di questo percorso, l'analisi del rapporto tra scienza e ideologia cessa di assumere un ruolo centrale e privilegiato. Già alcuni anni or sono, del resto, quando il lavoro epistemologico e la ricerca storica si interrogavano sulla natura di tale rapporto, era emersa 2 , in contrasto con la vulgata althusseriana, l'ipotesi che l'ideologia può rappresentare una parte costitutiva dei regimi di verità di un determinato .sapere scientifico. Già allora, a ben guardare, essa veniva considerata come una pista molto utile all'individuazione dei nessi che collcganù la struttura delle verità scientifiche. le condizioni della loro produzione. i loro effetti di potere. Renderla autonoma dalla scienza. sign.ifica. nei fatti. comprendere meno facilmente tali connessioni. a tutto beneficio di un esito idealistico pressochè inevitabile. Qualche primo passo nella direzione di una «genealogia» delle scienze esatte è stato in ogni caso già compiuto: spesso. e felicemente- basti pensare ad una rivista come Testi e Col/lesti - fuori dall'influenza diretta di _Foucault. senza il peso di una cauzione filosofica, ma anche senza le rigide premesse di un 'opzione politica determinata. Si è finalmente capito che i percorsi della verità scientifica e le relazioni di potere non sono legati da un rapporto di determinazione, ma non sono neppure pensabili come dimensioni separate cd autonome. Verità scientifica e potere, nella cultura occidentale. si compenetrano incessantemente, costruendo trame composite ed intrecci spesso indissolubili. che una nuova critica della scienza dovrà cercare di comprendere e di descrivere. Lo sterile sociologismo, che ha tentato di ridurre il sapere scientifico alle sue determinanti economico-politiche 3 , può essere sostituito da un'analitica positiva e puntigliosa, che colga di volta in volta, in tutta·la lot'ù complessità. le giunzioni tra lastruuura delle teorie scientifiche, la «formazione discorsiva» (M. Foucault, 1979, pp. 55-64) di cui fanno parte, il campo di pratiche a cui sono inerenti. CredO'che lavori come ·quelli di Eigen e di Prigogine facilitino questa prospettiva di ricerca. Essi ci forniscono direttamente una chiave di lettura delle trasformazioni scientifiche, inserendole sempre nel grande gioco dei mutamenti culturali' e delle osmosi interdisciplinari: o o o o o o o o L'ambizione alla sintesi, qui, è tutt'altro che utopica; si innesta, al contrario, sulla trama concreta degli «specialismi» 4 , senza delegare ad una astratta ed improbabile missione del «Politico» il riconoscimento di questa complessità e pluralità di linguaggi. li gioco regolato della vita, illustrato da Eigen, e la scienza del singolare, dell'aleatorio e dell'irreversibile, tematizzata da Prigogine, sembrano collocarsi nell'ottica di un governo positivo dei saperi regionali e del loro funzionamento integrato: un «bon usage de la science et de la technique», per dirla con Prigogine, dal quale l'avvenire e «la gestion de nos sociétés» dipendono sempre più strettamente. 11 funzionamento integrato degli specialismi viene quindi analizzato nella prospettiva ottimistica, già cara al positivismo, di un «buon governo» della scienza, considerato possibile e praticabile, ma proiettato in un futuro che assegnerà agli scienziati un ruolo attivo e protagonista. L'innegabile fascino di questa impostazione, che prospetta l'avvento di una felice continuità tra gli specialismi, le loro sintesi aggregative e le loro utilizzazioni politiche, maschera tuttavia abilmente l'astuzia di una ragione scientifica capace di occultare, nel momento in cui interroga se stessa ed il Bibl1otecaginoo1anco Mario Ga/zigna proprio passato. le valenze di potere che la caratterizzano. Per portare a termine questa operazione. era necessario ignorare Foucault. cancellare - sotto il segno di una lettura «irrazionalista» delle tesi di Heidegger («Ics thèses plus que dangereuses de Heidegger». p. 38)-qualsiasi possibilità di un'analisi positiva dei rapporti tra scienza e potere, ed infine surrogare la necessità di questa analisi con un frettoloso e rassicurante tante terreno di una storia delle idee. Su questo piano. vengono scoperte e tematizzate le più ardite correlazioni: dalla termodinamica del non-equilibrio alla filosofia rizomatica di Deleuze. Ciò che emerge da tale scelta, è la cancellazione sistematica di qualsiasi riferimento possibile al campo di pratiche entro cui il sapere scientifico trova la sua iscrizione. Cancellazione vistosa. soprattutto se rapportata al tema centrale di tutto il libro: l'emerriferimento ad una teoria sociologica. gere della termodinamica del nonche ci promette di far luce sulle finaliz- equilibrio. creatura del ventesimo se- '"''"',; della '"'"~ '"p<Uoa;bòsog,bolo -~ ·1 /l ~·- (( \ ----· ---·--···-i y/.,,,,.u/4 , 1/4,r/l✓; ed alle esigenze di una non meglio precisata collettività («elle - s'intende la scienza - ne reste pas etrangère aux besoins et aux exigences collectifs», p. 27). L'attacco a Heidegger, risolto in poche pagine, assume. entro l'economia del libro scritto da Prigogine e dalla sociologa Isabella Stengers, un rilievo strategico fondamentale: il filosofo tedesco diventa l'emblema di una posizione irrazionalista e riduzionista. in base alla quale il progetto scientifico dell'Occidente non è che il compimento di una vo/0111àdi potenza da sempre sottesa ad ogni tipo di razionalità. La semplificazione polemica del pensiero di Heidegger si accompagna ad un movimento di pensiero raffinato ed insieme contraddittorio: nonostante la convinta affermazione di un'apertura effettiva della scienza all'ambiente in cui si sviluppa (p.25), il gioco delle interazioni messe in evidenzij dagli autori non si discosta mai dal confarQuando si parla, ad esempio, di Onsager. a cui risale la prima formulazione termodinamica adeguata di processi di tipo irreversibile ( I931 ), si di111e111ica di rilevare che lo stesso Onsager, durante la seconda guerra mondiale, applicò questo strumento teorico allo stuciio di un metodo di diffusione per separare l'uranio-235, utilizzabile per la costruzione della bomba atomica, dal più comune uranio -238 5 . Si dimentica di sottolineare come l'evento epistemologico che segna il massimo sviluppo di una termodinamica dei processi irreversibili-e cioè la fusione tra la vC'cchiatermodinamica e la cinetica chimica- sia parallelo alla congiuntura bellica ed alla conseguente necessità di utilizzare una tecnologia delle reazioni rapide (si pensi all'uso dei metodi oscilloscopici). Tra quell'evento epistemologico e questi eventi di natura tecnica e politica si è costruita storicamente una trama di correlazioni che dovrebbe, quantomeno. essere interrogata criticamente. al di fuori di qualsiasi restaurazione di una dogmatica della determinazione. A questo livello, credo- e cioè al punto di intersezione tra i saperi e le pratiche - può trovare spazio e legittimità la proposta di un approccio genealogico. 2. D gioco della vita Anche nel lavoro di Manfred Eigen assume un ruolo centrale la sintesi, entro un quadro teorico unitario, di diversi «specialismi• che, fino ad una fase determinata del loro sviluppo, sonc rimasti estranei ed indipendenti. La costruzion.: di una teoria dell'autoorganizzazione riferita a sistemi macromolecolari - ambizioso traguardo dello scienziato tedesco- richiede infatti l'apporto di una complessa strumentazione formale: chimica, fisica e matematica non vengono trattati come apparati di sapere già definiti e conclusi, alle cui leggi si tratterebbe dirid11rre la complessità e la specificità del fenomeno vivente. li procedimento, se così si può dire, viene ribaltato: le scienze esatte si «biologizzano•; per spiegare la vita e le sue tre caratteristiche fondamentali - l'autoriproduzione, la selezione e l'evoluzione-esse si rinnovano e producono, al tempo stesso, nuovi livelli di integrazione disciplinare. In questa prospettiva, Eigen studia-i processi evolutivi dell'organizzazione molecolare prebiotica attraverso cinque griglie differenti combinate tra loro: I) La 1er111odi11amicdaei sistemi aperti: nata pei rendere pos~ibile l'analisi dei processi irreversibili, fornisce una teoria delle transizioni di energia in un sistema aperto (non isolato dal proprio ambiente). 2) La cinetica chimica: studia le «reazioni•, che sono fenomeni a decorso temporale. e fornisce una teoria delle velocità di reazione. 3) La termodinamica classica: studia sistemi senza tempo e fornisce quindi una teoria delle transizioni di energia in un sistema chiuso. Giova ripetere che I~ scissione tra termodinamica e cinetica è durata, in pratica, finò alla seconda guerra mc,ndiale. 4) La meccanica statistica: studia le proprietà meccaniche medie di un insieme di corpi materiali che risponde alle leggi dei grandi numeri (cioè a leggi probabilistiche). 5) La teoria stocastica:collega la meccanica statistica alla cinetica chimica; estende perciò la teoria probabilistica a problemi dinamici: fornisce, in altri termini, una teoria della probabilità nel tempo. La portata epistemologica di questo intreccio disciplinare - sviluppato da Eigen sia nel lavoro del '71 che nel saggi,:,del '75- non è ancora stata sufficientemente sottolineata: non si è cercato di ;idurre la biologia alla fisica, ma di «chiudere il gap• tra le due discipline, derivando «il principio di Darwin da proprietà note della materia» (Eigen, 1971,p.469). Tutto l'edificio sembra poggiare su una concezione dualistica della materia. di sapore buffon iano: un particolare tipo di molecole possiede la proprietà dell'autocatalisi. Il processo autocatalitico, in particolari condizioni ambientali, rende possibile il passaggio dalla materia inerte alla materia vivente, e quindi da una fase prebiotica ad una fase caratteri7.zatadalla presenza di sistemi aworeplicamisi. Questa transi~ione di fase fa emergere i primi livelli di autoorganizza7ione della materia. L'autoorganiu_azione dipende perciò da proprietà interne della materia e dall'ambiente.

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