Alfabeta - anno III - n. 30 - novembre 1981

Giomale dei Giomali DaPerugia Bonn A cura di lndex-Archivio Critico dell'Informazione U na «cosa» si aggira per l'Europa e nei media. Non sarà uno spettro, ma per molti è un oggetto inquietante, poco comprensibile, anche fastidioso. Nell'arca moderata e tradizionalmente fedele all'atlantismo il nuovo movimento pacifista non può che destare sospetti. Ma anche nell'area che un tempo amava definirsi progressista e di sinistra questo movimento suscita inquietudini, insofferenze e interrogativi. Dà fastidio la difficoltà di incasellarlo nelle categorie culturali dominanti, dà fastidio l'aria cli già visto: i partigiani della pace, Bertrand Russell, «fate l'amore e non la guerra», il tridente rovesciato ... È un movimento che sembra uscire dal nulla, eppure invade l'Europa e ad ogni scadenza si infoltisce. Se questa impressione è anche solo approssimativamente esatta, può essere interessante verificarla nel comportamento della stampa e studiare la rappresentazione che è stata data di questo movimento in due diverse occasioni: la marcia Perugia-Assisi del 27 settembre e la manifestazione di Bonn del I O ottobre. Vale la pena di ricordare che già vi era stata a Berlino una grossa manifestazione in occasione della visita del Segretario di Stato americano Haig; in Italia, la marcia Perugia-Assisi è stata seguita da quella di Comiso dell' 11 ottobre, mentre per il 24 ottobre si attende a Roma una nuova prova di forza ciel movimento pacifista. La marcia Perugia-Assisi 26seuembre. Siamo alla vigilia della manifestazione. Tre testate come il Corriere della Sera, Il Giornale e Il Giorno ignorano l'avvenimento così come il quotidiano della Dc Il Popolo. L'Unità porta il titolo di testa Domani Perugia capitale ddla lotta per la pace, in prima pagina. Anche l'Avanti! e // Manifesto pubblicano la notizia in prima pagina, mentre La Repubblica, Il Messaggero, La Stampa e Il Tempo se ne occupano nelle pagine interne, con gradi di rilievo assai diversi. Tutti uniti, partiti e Chiesa/In nome della pace marciano assieme anche comunisti e socialisti è il titolo di Repubblica 27 seuembe. Nella generalità dei casi, la notizia è in prima pagina. Giornale, Giorno e Popolo confermano l'atteggiamento di basso profilo relegandola in pagina interna. li fatto è tanto più sintomatico per i due quotidiani di area cattolica, considerando l'adesione dei vescovi umbri all'iniziativa. Il Giornale rende esplicita la sua valutazione già nel titolo: D Pci ad Assisi "ci marcia" La novità del giorno è costituita dal messaggio di Breznev ai manifestanti. La Repubblica titola la prima pagina Breznev all'ltalia/"lnsieme per la pace"/Un messaggio al raduno di Perugia. In altre testate - come Il Giorno o Il Giornale - la notizia ha un rilievo minimo o non c'è per niente. Questo trattamento della notizia può forse essere motivato dall'orario di arrivo rispetto alla chiusura in tipografia delle diverse testate, ma non abbiamo elementi precisi per verifica- .s re l'ipotesi. gi> 28 seuembre, lunedì. Per L'Unità i "'- manifestanti erano 70.000, per il Cor- ~ riere, Il Messaggero e La Stampa erano 50.000. Il Giornale titola: I 30 mila Il Giorno di Pci, Psi e cattolici di sinistra, La Stampa di Politici, sindacalisti e tanti, tanti giovan~ la Repubblica del 29 di Cinquantamila senza tessera. Sul Corriere della Sera Maurizio Chierici scrive: «Certo: le bandiere del Pci, i palloncini blu dei radicali, gli striscioni del Pdup, dei sindacati e molti gruppi spontanei hanno egemonizzato la festa. Ma questa dittatura - bisogna riconoscerlo, purtroppo di parte - è dovuta alle presenze o alle assenze? Dopo aver firmato assieme lo stesso documento ed aver offerto nell'evidenza della prima pagina i giornali del partito, perché nessuna bandiera socialista?» Se per Stefano Malatesta (Repubblica) è stata «una delle più vaste e festose manifestazioni di massa dal tempo del referendum sul divorzio», se Chierici parla di «festa», per Federico Orlando (// Giornale) si tratta di «un corteo lunghissimo, variegato, ma sempre monotono: quasi un rito, imposto su comando a membri di cellule e cli consigli di fabbrica, genitori 'democratici' e intellettuali impegnati, attivisti del movimento studentesco e signore un po' ruderi dei movimenti femministi che facevano pensare al vecchio castello di Perugia». Secondo Graziano Sarchielli (// Giorno) «le bandiere erano quasi esclusivamente rosse, gli slogan erano quasi esclusivamente slogan contro l'America e contro Reagan. Schiacciati tra i cartelli contro Reagan e l'imperialismo americano, marciavano anche i giovani di qualche movimento cristiano per la pace, gli ecologi. gli antiatomici di tutta Europa, i radicali.» Secondo Stefano Malatesta (La Repubblica) «si individuavano con facilità le cellule circondate dalle bandiere rosse, i gruppi precettati. Ma la maggioranza dei pacifisti era composta da ragazzi senza tessere, camminatori sciolti da parole d'ordine, spontaneisti, negatori del fideismo o della realpolitik». Si potrebbe andare avanti per un pezzo a collezionare citazioni che potrebbero far pensare che ogni giornalista abbia presenziato a un corteo diverso, a nuova dimostrazione che ciascuno vede ciò che vuole vedere. Ma il punto interessante è un altro. L'analisi • degli articoli rivela un gioco abbastanza scoperto: nello schieramento moderato ci si sforza di restituire l'immagine di una partecipazione a comando, di una triste ripetizione di esperienze degli anni Cinquanta, facilmente strumentalizzata dal Pci e dall'Unione Sovietica. Sul versante opposto, si tende ad esaltare il carattere spontaneo, festoso e inedito della mobilitazione pacifista. Qui si coglie il nocciolo della partita che si svolge attraverso i media: si tratta di produrre ww immagine del movimemo ritenuta compatibile (o incompatibile) con i modelli culturali di partecipazione attualmente correnti; adatta quindi a scoraggiare o a promuovere l'allargamento dell'area di adesione al movimento stesso. Per inciso, questi articoli offrono un interessante campione di semiologia politica dei colori: il blu dei palloncini radicali «rompe l'accordo» (Federico Orlando) ed è vitale segno di dissenso; le bandiere rosse che circondano le cel- ,t marciatori per la pace dirottati dal Pci lule comuniste, purcirconscrivibili nel- ~ contro gli Usa.// Giornale e Il Tempo, la maggioranza dei senza tessera (Stec diversamente dalle altre testate, man- fano Malatesta), indicano invece i ~ teng_ono l'evento in pagina interna. «precettati». ..,., Ma chi erano le decine di migliaia di Qui si vede come ogni movimento t: partecipanti, quale la loro identità so- degno di questo nome debba innanzi- ~ ciale e politica? tutto provare di saper sfuggire a quelle t Il Corriere della Sera parla di mi- operazioni di classificazione che sono ~ gliaia di giovani di ogni credo politico, già operazioni di controllo eseguite dai B1bl1otecaginob1anco mezzi di comunicazione climassa. Forse bisognerebbe riflettere su questa dialettica che spinge inesorabilmente la gente a co11wreper sé, se vuole sfuggire al cerchio che l'informazione dominante stringe automaticamente attorno a tutto ciò che si muove e non riposa nelle categorie precedentemente accettate. La manifestazione di Bonn 9 ouobre. Gli articoli sulla prova di forza preparata dal movimento pacifista tedesco si sono diluiti in più giorni. Alla vigilia sono comunque assai pochi. // Manifesto ne parla in prima pagina, mentre La Stampa titola in quinta È guerra politica a Bonn per la marcia della pace. IO ouobre. È ancora Il Manifesto a titolare in prima pagina Oggi a Bonn 200.000 in piazza; gli altri giornali si limitano alle pagine interne. I I ouobre. La Repubblica titola la prima pagina Germania pacmsta/Sfilano a Bonn trecentomila contro i missili di Bremev e di Reagan. Mentre il quotidiano di Scalfari mette l'accento sull'«equidistanza», sul versante opposto Il Giornale di Montanelli si sforza di sottolineare la strumentazione unilaterale della manifestazione: Trecentomila a Bonn in nome deUa pace (di Breznev) e La marcia su Bonn: primo tempo di una vasta offensiva di Mosci. Ritorna qui con la massi- ,----------------------------------, ma evidenza lo schema già osservato Rilevanza delle manifestazioni di Perugia e Bonn nei quotidiani a diffusione nazionale Perugia Bonn settembre ottobre 26 27 28 9 IO AVANTI! B (B) o e CORSERA o A B c GIORNALE o c c o c GIORNO o c (B) o o MANIFESTO c A B B POPOLO o c o o REPUBBLICA c A o c STAMPA c B B c c UNITÀ A A A o c A = presenza nei titoli di testa in prima pagina B = presenza in altra posizione della prima pagina C = presenza nelle pagine interne O = assenza del tema Rilevanza complessiva Il t medio-Bassa (B) medio alta B bassa (B) bassa A alta c bassa A alta c media A alta Le parentesi indicano che la notizia è presente in prima pagina solo con un rinvio alle pagine interne. Il 9 ottobre il Corriere non è uscito per sciopero. a proposito della marcia di Perugia, indipendentemente dal cambiamento di soggetti, di area geografica e di situazione politica. Alla mobilitazione pacifista corrisponde una crescente mobilitazione dei media pro e contro di es~. Il Giornale è senza dubbio il più esplicito dei giornali «indipendenti» nell'assumere una precisa presa di posizio~e; tuttavia non mancano indicatori che confermano in gran parte i comportamenti già osservati per la manifestazione in Umbria. Se La Repubblica e Il Giornale riferiscono in prima pagina l'esito della manifestazione tedesca, così come l'Unità e il Manifesto, molte altre testate preferiscono assumere una linea di «basso profilo», togliendo semplicemente rilevanza all'evento. Così il Corrieredella Sera e Il Giorno si limitano a una semplice notizia di sommario, con rinvio alle pagine interne. Nella Stampa '--------------------------------~ l'articolo su Bonn è in quarta pagina. Nel Popolo figurano in prima pagina un commento di Malfatti (D partito della pace e il partito deUa guemi) e il resoconto di un discorso di Piccoli, dal titolo La pace neUa sicurena; ma la notizia sulla manifestazione di Bonn è in ventesima pagina. Anche nell'A vanti! la notizia è solo in ventunesima pagina. La linea di basso profilo scelta da molte testate in occasione della manifestazione pacifista di Bonn rivela che una parte delle forze politico-sociali non ha ancora deciso di gettare il suo peso nella mischia e resta su posizioni di «cautela». Ma non bisogna confondere la cautela con la neutralità. Nella maggior parte dei casi,si potrebbe parlare di una strategia di «contenimento» volta a evitare che il movimento pacifista trovi nei media una specie di «moltiplicatore», così che una manifestazione in Italia trovi rinforzo in analoghe manifestazioni in altri paesi europei e che la spirale della mobilitazione cominci ad avvitarsi su se stessa, da un appuntamento all'altro. Così se Ja una parte si mettono in avanti i timori di strumentalizzazione, dall'altra si sottolineano i rischi dell'unanimismo generico e dell'utopismo spontaneista. Per analizzare meglio questi aspetti occorre considerare un arco informativo più vasto, esaminando gli articoli di commento che sono stati pubblicati nelle ultime settimane,indipendentemente dalle manifestazioni di Perugia e di Bonn. Nel riquadro riportiamo una selezione dei brani che ci sembrano più significativi nel mettere a fuoco le posizioni e le argomentazioni finora emerse sui temi della pace e del movimento pacifista. In questo quadro più ampio si può tentare una prima ricostruzione degli schieramenti che si sono fin qui prodotti nella stampa italiana a diffusione nazionale . Gli schieramenti La Tavola di rilevanza da noi elaborata sintetizza il trattamento che i quotidiani hanno riservato alle manifesta-

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