Alfabeta - anno III - n. 29 - ottobre 1981

Nel gruppo a punteggio più alto troviamo, nell'ordine, Il Popolo, li Corrieredella Sera, li Tempo, e l'Avanti!. Se la posizione del Popolo e del Tempo non desta sorprese e corrisponde alla linea incondizionatamente favorevole espressa dalle due testate, maggiore curiosità può suscitare la performance del maggiore quotidiano italiano, in considerazione della sua tradizione laica, e del quotidiano ufficiale del Partito Socialista Italiano. li Corrieredella Sera del 16 presentava l'enciclica con un titolo di testa abbastanza «neutro» su quattro colonne: Lo sciopero, il sindacato e il potere nell'enciclica sull'nomo lavoratore. L'elevata quantificazione deriva quasi esclusivamente dall'alto numero di articoli che il Corriere ha dedicato all'argomento. Le opinioni ospitate dal giornale erano per lo più elogiative dell'enciclica, ad eccezione di quella più critica di De Rita e quella di Carla Ravaioli, pubblicata il 17 accanto a quella di Tina Anselmi. 1n tutto ciò non vediamo una violazione della tradizione laica del giornale, quanto la i")Vertà di risultati del meccanismo informativo. Il dato di maggiore «sbilanciamento» è certamente dato dall'articolo di fondo del vicedirettore Barbiellini Amidei, La forza politica di un messaggio milenario, del tutto acritico e gravemente carente nella indicazione della complessità dell'enciclica. Per quanto riguarda l'Avanti!, alla intensità quantitativa corrisponde l'orientamento generale espresso sia nell'editoriale del direttore sia nelle numerose opinioni ospitate. In alclllli casi, ci si è spinti - in particolare nell'articolo del direttore latini - fino a sottolineare l'adesione di Wojtyla a orientamenti e indicazioni proprie dei socialisti europei. Il tono del titolo di testa del 16 ci sembra riflettere questo atteggiamento: La Chiesa e il lavoro / Comestatiicapitalismoeioomo~ smo / Indicata la stnda della partecipazioae. In un secondo gruppo, su valori intermedi, troviamo nell'ordine li Giorno, La Repubblica e L'Unità. Nel caso del Giorno si deve sottolineare la componente cattolica del giornale - diretto attualmente dall'ex-direttore del settimanale democristiano- e tuttavia bisogna osservare che l'articolo di fondo è stato affidato a un cattolico •«scomodo» come Pietro Scoppola e· che, nelle pagine interne, all'opinione positiva di Giancarlo Mazzocchi si contrapponeva quella fortemente critica di Massimo Fini. Il titolo di testa del 16 riprendeva uno dei passaggi più significativi dell'enciclica: D lavoro è per l'nomo, non l'uomo per il lavoro. Assai povero, anche qui, il meccanismo di informazione e spiegazione, ridotto al semplice sunto, per di più abbastanza striminzito. Della Repubblica abbiamo già detto. Il titolo di «presentazione» aspira già a restituire il significato dell'enciclica: Né Man:né capitalismo /«Aboli• re le lotte, superare le classi». Una simile titolazione non fa che riaprire la piaga: nel testo dell'enciclica non vi è nessun invito ad «abolire le lotte» e anche con il «superare le classi» bisognerebbe andarci piano. Specialmente quando si usano le virgolette. Si può notare che La Repubblica non ha fatto ricorso all'articolo di fondo, né al direttore Scalfari, affidando a Bocca e Baget-Bozzo il ruolo di «critici» dell'enciclica, equilibrando i giudizi espressi il giorno prima da Benvenuto e Merloni. L'Unità ha mantenuto il primo giorno un atteggiamento molto prudente. con una titolazione neutra. L'esposizione del contenuto dell'enciclica non è stata affidata all'eterno sunto, ma ad un articolo di Alceste Santini, peraltro non esaustivo. Non ne sono seguiti altri, cosi che il lettore dell'Unità si è dovuto rivolgere anche in questo caso agli articoli di commento, pubblicati il giorno successivo. 1n prima pagina, un editoriale di Alfredo Reichlin dal titolo Se anche il Papa tocca qaesto tema che, in sostanza, legge l'enciclica come un apporto al campo progressista. In terza pagina, anche qui, un'opinione favorevole ed una critica, ma curiosamente a parti scambiate: il sacerdote Baget-Bozzo offre una lettura molto più negativa del comunista Mario Spinella. In mezw, Carlo Cardia parla di «enciclica post-industriale» e conferma, con qualche riserva, l'accoglienza complessivamente favorevole dei comunisti. Il terw gruppo comprende Messaggero, Stampa, Giornale e - in fondo alla scala-// Sole -24 Ore e Il Manifesto. Entriamo qui nel campo del «basso profilo», delle cautele e delle reticenze, di un impegno informativo ridotto al minimo. il Messaggero titola L'uomo non può diventare strumento del capitale e lascia che della faccenda si occupi Marco Politi in seconda pagina: l'eterno sunto, con un breve commento. La Stampa tira l'acqua al suo mulino con il seguente titolo «I lavoratoripartecipino alla gestione dell'impresa»; ancora una volta le virgolette sono usate surrettiziamente: la frase non compare nell'enciclica e la categoria di «impresa» è inventata di sana pianta dal quotidiano della Fiat. Nel breve articolo di fondo, Vittorio Gorresio fa professione di cauto scetticismo. li compito di informare sull'enciclica è affidato a un articolo di Lamberto Fumo, che ritornerà ilgiorno successivo sull'argomento, in pagina interna, con toni moderatamente positivi. Il Giornale non rinuncia a «st~e• l'enciclica con il titolo .La--sofiilarietà superi la lotta di dasse / ecco l'appello del Papa al mondo del lavoro. Un breve articolo di Francesco D'Andrea è tutto quello che Montanelli offre ai suoi lettori. A chiusura della faccenda, il 17 viene pubblicato in fondo alla prima pagina un commentino di Sergio Ricossa, dai toni piuttosto sardonici, quasi di velato sarcasmo. li Manifesto e Sole -24 Ore ( una strana coppia) hanno liquidato l'argomento con brevi commenti- rispettivamente di Filippo Gentiloni e di Mario Deaglio (e con sunti ancora piiì A. Breron, Nusch Eluard, Va/emine Hugo, cadavere squisito, 1929 laica - nonostante i titoli ad effetto - sia tutt'altro che galvanizzata da questa strana enciclica. Ma un certo imbarazzo -al di là delle posizioni rituali - ci sembra che si possa leggere anche in campo cattolico. Difficile da decifrare l'entusiasmo socialista per un pontefice verso cui Craxi ha avuto parole molto dure. Più problematico, ma attento alle «aperture» l'atteggiamento comunista. L'enciclica offriva molte possibilità cli «accomodare» !'attribuzioni: di significato alle esigenze di ciascun settore; queste possibilità sono state sfruttate fino ai limiti della correttezza. Ma rimane la motivata impressione che Wojtyla abbia prodotto una specie di «oggetto misterioso» che - nonostante l'abbondanza di commenti - nessuno si è sentito di decodificare. Qua e là traspare l'ansia di metterci una pietra sopra e di dimenticarselo in fretta. Questa enciclica - contrariamente ad altre di Giovanni XXIII e di Paolo VI- non diventerà «di moda» e farà parlare poco di sé nel prossimo futuro. Rilevanza quantitativa dell'enciclica nei quotidiani dal 16 al 20 settembre N.ro articoli firmati 1) POPOLO 9 2) CORRIERE 12 3) TEMPO 8 4) AVANTI 7 5) GIORNO 8 6) REPUBBLICA 6 7) UNITA 5 8) MESSAGGERO 2 9) STAMPA 3 8) GIORNALE 2 11) SOLE 24 ORE 1 12) MANIFESTO 1 miniaturizzati). Fra i due, il meno entusiasta era forse il direttore del quotidiano della Confindustria. Quale lettura ricavare da questi elementi di analisi? Complessivamente, ci sembra di capire che la borghesia / 1iart• Uni/..., .r\. Br<•tcm, L. Aragon, Susanne C., cadavere squisito, 1929 Presenze Presenze N. Pagine Indice in P.rima nei titoli interne Composto di testa sul tema pagma 5 1 2 2 1 2 2 2 1 2 1 1 3 4.5 21.5 1 1.5 15.5 2 2 14 2 2 13 1 1.5 11.5 2 0.5 10.5 1 0.5 8.5 1 - 5 1 - 5 l - - 5 1 - " 3 - - 2 Nella Babele dei oommenti Come si è detto, i commenti hanno giocato un ruolo di primo piano in una situazione informativa avara e squinternata. Ma chi dovesse ricostruire il senso di questa enciclica dalla lettura Gt'org<'s Hugn<'I, Marce/ Jem,, O. Dominguez, Bellmer, cadavere squisito, 1935 dei commenti si troverebbe a mal partito. Perché è stato scritto tutto e il . contrario di tutto. Non si tratta solo di divergenze derivanti dalla rispettabile diversità delle opinioni, ma anche e soprattutto dal diverso modo di sciogliere le complessità e le ambiguità del testo. Ma ben pochi hanno avuto l'onestà di segnalare questo dato fondamentale e di cimentarsi con esso. Ciascuno ha preferito sciogliere le ambiguità dove gli pareva più opportuno. Vediamo alcuni esempi tra i più diver- ·tenti e istruttivi. Si prenda la tanto conclamata «equidistanza» fra marxismo e capitalismo. 1n una intervista al settimanale Oggi (ma dove bisognerà andare ad attingere le informazioni in futuro?) una voce autorevole come quella di padre Bartolomeo Sorge, direttore di Civiltà Cattolica, pone in dubbio anche questo che sembrava uno dei cardini interpretativi usati con maggiore sicurezza dai quotidiani. «D. Nel paragrafo dedicato al diritto di proprietà privata, il quattordicesimo, il papa sembra dare un giudizio diverso sui due sistemi che oggi si dividono il mondo: il collettivismo marxista e il capitalismo occidentale. È cosi? «R. SI- risponde padre Sorge- effettivamente la comparazione che il papa fa dei due sistemi merita un ulteriore approfondimento. Bisognerà ritornarci su, in fase di studio dell'enciclica. Effettivamente, questa valutazione del papa appare non sommaria, ma articolata. Dopo aver detto che la dottrina della Chiesa 'diverge radicalmente dal programma del collettivismo' e che, 'allo stesso tempo, differisce dal programma del capitalismo', il papa aggiunge: 'ln questo secondo caso (capitalismo), la differenza consiste nel modo di intendere lo stesso diritto di proprietà'. «D. C'è allora una distanza maggiore della Chiesa dal capitalismo? «R. Sembrerebbe di si. Pur tenendo presente che all'origine dei due sistemi c'è la medesima ottica materialistica ed economicistica, tuttavia la sottolineatura del papa a proposito del capitalismo, contiene un rilievo acuto che sarà necessario riprendere ed approfondire». (Enciclica sul lavoro: una terza via per tutti, Oggi n. 39, datato 30 settembre 1981.) Ecco altri casi: «L'enciclica, pur pensata al passato, è comunque tutta interna alle società europee occidentali». (Gianni Baget-Bozzo, Quest'enciclica ha la data di un secolo fa, La Repubblica, 17 settembre 1981.) «Per la prima volta, forse, un'enciclica sociale non è 'pensata' in un'ottica europeo-occidentale». (G.F. Svidercoschi, Il "segno" della dignità, /I Tempo, 16 settembre 1981.) «Se il presente manca nell'enciclica, il passato vi abbonda. Più che sotto il segno della speranza, essa appare scritta sotto il segno della nostalgia. Come spiegare l'insensibilità radicale al problema femminile, qui presente solo con la vistosità dell'assenza?» (Gianni Baget Bozzo, ibidem) «Forse per la prima volta in un'enciA. Bretun, Suzanne M., Georges Sadoul, Robert Desnos, cadavere squisito, 1929 elica - almeno per quanto possiamo ricordare - un Pontefice si è preoccupato della promozione della donna». (Francesco d'Andrea, La solidarietà superi la lotta di classe / ecco l'appello del Papa al mondo del lavoro, li Giornale, 16 settembre 1981.) «Lavoro, persona, famiglia, società: questa linea 'personalistica' non può certamente partire dal capitale (anche se non lo si può eliminare). Il lavoro è per l'uomo e non viceversa: il lavoro non si mercifica (non è rara, nel documento, l'eco di testi marxiani). Questa impostazione porta il 'papa lontano dalla vecchia 'dottrina sociale della chiesa' (ma già i suoi predecessori avevano cominciato ad allontanarsene): non più nostalgie di una piccola proprietà ben distribuita a tutti, di una società a carattere artigianale-contadino. Soprattutto non più nostalgie di una 'terza via' -fra capitalismo e socialismo- che risolva tutti i problemi sociali in nome del Vangelo». (Filippo Gentiloni, Un'enciclica fin troppo universale, li Manifesto, 16 settembre 1981.) «La Chiesa ha una teoria della società: ciò la configura come soggetto di intervento su tutti i piani a pieno livello. Sul contenuto della dottrina, ci si trova di fronte a posizioni largamente tradizionali. Mancano termini brucianti, ad esempio quelli relativi alle multinazionali, all'imperialismo, al neocolonialismo. (...) Ricompare alla fine la soluzione antica del lavoratore produttore, la fusione idilliaca di proprietà e di lavoro: in certo modo, dunque il mito corporativo. L'enciclica rifiuta la mercificazione del lavoro. Ma questo è un principio antico, lo si trova ·già nella 'Rerum Novarum' e nella 'Quadragesimo Anno'». (Gianni Baget Bozzo, No, di nuovo c'è poco, L'Unità, 17 settembre 1981.) «... non bastano le durezze sulle multinazionali, non bastano i richiami a tematiche correnti nella letteratura sociopolitica (la disoccupazione giovanile, la pianificazione, la proletarizzazione dei tecnici e degli intellettuali, la dimensione metacontrattuale del sindacato, ecc.), non basta una carica anticapitalistica ed in parte antioccidentale, per nascondere una sostanziale non volontà di occuparsi della storia di questo periodo, una sostanziale volontà di restare sul valore eterno del valore del lavoro». (Giuseppe De Rita, Un messaggio per l'uomo nell'eradella tecnologia, CorrieredellaSera, 16 settembre 1981.) «Anticapitalista ed antimarxista in eguale misura. Se qualcuno non avesse ancora compreso appieno il profilo di Karol Wojtyla, a tre anni di distanza dalla sua assunzione al seggio pontificio, l'enciclica diffusa ieri, 'Laborem exercens' (mediante il lavoro), dovrebbe avergli chiarito definitivamente le idee•. (Una ter7.Bvia fracapitale e Marx, /I Giorno, 16 settembre 1981.) «Karol Wojtyla, quando parla della condizione operaia, non teme di attingere acqua nel pozzo di quel marxismo che un po' mitologicamente la chiesa cattolica considera il suo grande antagonista storico. «È il Marx giovane, non ancora giganteggiante e diventato monumento politico scientifico o idolo, quello a cui Wojtyla si rivolge, il Marx dei manoscritti filosofici, ilMarx ingenuo e quasi stupito dalla folgorazione di una verità sulla condizione operaia sulla sua realtà psicologica di creatrice di cose e prodotti non per sé, ma fuori di sé contro di sé. (...) Ma basta leggere gli scritti teorici e i discorsi del papa per ....., accorgersi quanto il concetto mancia- .., no dell'alienazione lo abbia segnato e -~ come conservi il ricordo di averlo vis- gi> suto sulla sua pelle. (...) Da ciò in que- "'- sta enciclica 'Laborem' una specie di iiil riconciliazione storica col socialismo e ....., con le ragioni che lo hanno fatto nasce- J; re: i temi del 'Sillabo' e della stessa g 'Rerum Novarum' sembrano lontani °' anni luce». (Ugo D'Ascia, Quel filo "' rosso di Karol Wojtyla, A vanti!, 16 " settembre 1981.) .':! ~ ·~

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