Alfabeta - anno III - n. 28 - settembre 1981

migliori, meno scadenti, dei pornografici belli. Mi pare che si possa condividere senza problema la prima parte di questo discorso, cioè la considerazione ohe la pornografia può essere conside- ;ata un tributo al voyeurismo, nelle forme e nelle specificità che poi di vol- \a in volta possono essere prese in considerazione. La seconda parte, invece, mi crea qualche problema e mi lascia un dubbio. Mi risulta difficile anche solo figurarmi un prodotto pornografico bello, un prodotto pornografico che in qualche modo gratifichi, che si avvicini ai criteri del gusto. E questo perché io credo che tra i tanti modi in cui si può definire la pornografia, il primo è quello di una letteratura bassa per definizione. A differenza degli altri prodotti atti al consumo popolare la pornografia non dispone di uno sdoppiamento fra due letture possibili. Dal film al telefilm, dal fumetto al fotoromanzo, dalla coreografia del balletto in televisione ai testi delle canzoni-tutti questi prodotti dispongono di un apparato che consente una doppia lettura possibile: una scoperta, emergente, diretta, • e l'altra, invece, sommersa, underground. La pornografia non dispone di questo apparato di doppia lettura. La pornografia è per definzione lettura bassa, lettura volgare, underground, lettura sommersa. Lettura sommersa che viene proposta come unica, quindi anche lettura immediata. Ancora: la pornografia è·per definizione la zona possibile, dentro cui la gente decide di potersi auto-concedere volgarità e trivialità. La pornografia è un dispositivo dove la gente va a pescare immagini all'ammasso, senza principio e fine, senza centro, immotivate - immagini senza finalità. Nel prodotto pornografico non c'è mai storia, motivazioni, racconto, non c'è mai una spiegazione, significazione del piacere; c'è l'orgasmo tout court e non c'è un significato del piacere, non c'è nessunissima motivazione all'azione che non sia l'immagine pornografica stessa. E quindi l'immagine, appunto, all'ammasso. Ancora, la pornografia è un apparato dove ci si muove, per definizione, senza nessunissima attenzione al buon gusto, al rispetto del socialmente lecito, come si usa dire. Inoltre se la pornografia è quella capacità di spostare l'attenzione di chi fruisce del prodotto pornografico, dall'equilibrio dell'intero ad un solo particolare l'immagine pornografica stessa compie una operazione che non è, per esempio, quella del primo piano al cinema, ma è invece un ingrandimento, una enfatizzazione, e, in particolare, una deformazione. Nella pornografia i soggetti pornografici sono corpi senza arti, perché per esempio i gomiti o le ginocchia non servono, in genere, all'immagine pornografica, e quindi sono corpi senza piedi, senza mani, senza spalle. I corpi dei pornografici sono spesso anche decapitati, a meno che la bocca non serva all'immagine pornografica. Sono corpi dunque mutilati; dunque sono corpi brutti. Tenuto conto di tutti questi elementi è molto difficile cercare nella pornografia una gratificazione che abbia a che fare con la bellezza e con il gusto; questo certamente non può essere trovato. Naturalmente ci possono essere prodotti migliori o piu scadenti. Ma questo dipende solo dall'uso delle tecniche (in un film pornografico, usare una pellicola scaduta o una pellicola non scaduta, un movimento di piu di macchina: ma non si può assolutamente chiedere di piu in termini di bellezza, di gusto, di organicità). Sand, Municipio, /abirimo della sala grande (1528). A meno che non si voglia intendere, per esempio La sroria dell'occhio, di Bataille come un pornografico. Naturalmente c'è qualcuno che lo potrebbe sostenere perché si tratta di sesso di genitali di accoppiamenti vari di immagini, di attività e pratiche sessuali e ripetute. Però, ho dei dubbi sul fatto che i due fenomeni siano assimilabili. on ho mai visto, nella produzione pornografica media, la presenza di una qualche sottile, vaga, tongana, mediata, problematicità inerente a emozioni o significati del piacere e inerente soprattutto ai personaggi, dicevo, gli eroi dell'azione (che poi azione è per modo di dire; cioè è azione ma non dinamica narrativa). Mentre i personaggi della Storia dell'occhio di Bataille sono degli interi, gli eroi, i personaggi, gli altanti del prodotto pornografico sono delle posizioni di corpi, sono delle macchine per il piacere, delle macchine per l'orgasmo. N el caso del(a letteratura legata al sesso, erotica ma non pornografica, accade di vedere degli uomm1 e delle donne in rapporto problematico con la sessualtià. Nel prodotto pornografico non esistono uomini e donne, ma non perché non ci siano delle donne o degli uomini disegnati, ma perché la via di identificazione, il canale di identificazione proposto al lettore è assolutamente unico. Qui è il maschile, l'immaginario sessuale maschile inteso proprio come l'adorazione del «grande fallo». «Grande» perché c'è appunto un ingrandimento continuo degli organi genitali maschili. E quindi anche un'immagine mitica, dell'uomo. Il consumatore del prodotto pornografico maschio si identifica in questa maggiorazione della sua potenza sessuale. Anche alla donna è assegnata una funzione ed un ruolo mitico assolutamente complementare all'interno del ruolo pornografico: la ninfomane svolge la funzione della creatura insaziabile, e viene continuamente soddi- . sfatta dalla potenza illimitata del maschio. Ci si può allora chiedere perché, come hanno dimostrato le statistiche, il pornografico abbia un larghissimo pubblico femminile. Intanto diciamo subito che le donne che consumano prodotto pornografico, non lo comprano. È cioè difficile che una donna vada sola a vedere il filmpornografico, compri o spenda denaro per l'acquisto del prodotto pornografico. La donna ne fruisce, come dire, di rimando, di rimpallo. La donna consuma il prodotto pornografico perché le viene proposto dall'uomo, in famiglia o altrove. Perché la donna trovi un qualche motivo di piacere e di soddisfazione nel consumo del prodotto pornografico è necessaria una sola cosa: deve aderire rigorosamente all'immaginario maschile. Nessun'altra possibilità le viene concessa in questo senso. Detto quindi che il prodotto pornografico può essere consumato e indubbiamente può anche dare un tipo di piacere, comunque distante dal gusto, concluderei dicendo che secondo me esiste un nesso fra felicità e pornografia, ed è forte. Dirò di piu: mi pare un nesso nemmeno troppo mitico e mitologico, ma assolutamente individuabile, preciso. Credo che questo nesso fra felicità e pornografia esiste se consideriamo da un lato la pornografia come un'industria nata sull'assunzione piii che legittima dell'occhio come zona erogena e dall'altro lato la pornografia come una industria che si attiva proprio a determinare e a creare delle zone possibili entro cui il consumatore trovi degli attimi di felicità. Felicità becera, stracciona, quello che volete, ma insomma di questo credo si possa trattare. E ancora, io credo che si possa definire la pornografia come un afrodisiaco, uno come tanti. E quindi, come ai tempi dei frequentatori dell'Olimpo, si sa che l'afrodisiaco genera e si porta dietro piacere, benessere e felicità, anche in questo caso io credo che si possa parlare di rapporto con la felicità. Un afrodisiaco però del tutto particolare. cioè assolutamente privo di qualunque travestimento; un afrodisiaco quindi la cui funzione fa leva proprio sulla distanza del gusto. Per concludere, in questa coppia pornografia-felicità la lettura possibile che io propongo è una sorta di mostro che accoppia in sé da un lato tutte le leggiadrie e le piacevolezze che il termine felicità si porta dietro, e dall'altro tutto il bestiario legato alla deformazione, alla degradazione, alla volgarità, alla perversione, all'assenza del cosmetico, alla distanza dal gusto. Riscrivereemutilare Giuseppe Parini Il Giorno Edizione critica a cura di Dante lsella Milano-Napoli, Ricciardi, 1969 Voi. I, pp. C-93, voi. II, pp. 180 lire 16.000 Giovan Battista Marino L'Adone A cura di Giovanni Pozzi Milano, Mondadori, 1976 iomi 2, pp. 1390, lire 30.000 Giuseppe Ungaretti Vita d'un uomo Tutte le poesie A cura di Leone Piccioni Milano, Mondadori, 19799 (1969') pp. Cl-905, lire 20.000 Giovanni Pascoli Myricae Introduzione di Pier Vincenzo Mengaldo; note di Franco Melotti Milano, Rizzoli, 1981 pp. 380, lire 3.500 I n una nota intervista rilasciata nel 1969, a proposito della celebre analisi de Les Chats, Lévi-Strauss ebbe a chiarire che l'intenzione metodologica, sua e di Jakobson, era quella di «considerare il sonetto baudeleriano come un oggetto che, una volta creato dall'autore, avesse la rigidezza, per QUADERNI DELLA FENICE Giuseppe De Toffol così dire, del cristallo». La scintillante metafora non solo allude ad una strategia interpretativa ben precisa, ma presuppone anche dei corpi testuali che «appaiano» sufficientemente certi, definiti e compatti. Come si presentano, a contrario, i materiali ai quali l'italianista dedica i propri uffici? È caso rarissimo che le opere, sulle quali lavora il critico della letteratura italiana, posseggano qualcosa di vagamente somigliante a quella «rigidezza» di cui si diceva sopra. Escludendo dal computo i padri fondatori trecenteschi (lo stesso Petrarca, in quanto primus, eccede in qualche modo questo discorso), i testi della letteratura italiana non si offrono geneCLASSICI DELLA FENICE ralmente al critico certo puri come un cristallo, bensì hanno piuttosto l'aspetto di un fiume lutulento. E la stratificazione appare per lo piu tormentata e complessa proprio in quei testi che il tempo e la memoria hanno scremato come «classici», ovvero (baconianamente) produttori di verità. on mi riferisco in particolare a quel settore di ricerche proprio della filologia testuale ed al suo sforzo di consegnare al lettore un testo emendato e corretto dai gusti prodotti dalla trasmissione; e non penso neppure soltanto ai notevolissimi studi di variantistica ed alla luce che hanno gettato sull'attività correttoria (contestuale e stilistica) di un grande numero di autori. Penso invece soprattutto (grazie ovviamente alle molle analisi specifiche di cui oggi disponiamo) a qualcosa di piu profondo ed esteso di quanto non soltanto contemplino, ma concretamente riescano a far percepire anche i moderni apparati critici, cioè alla ricostituzione di corpi testuali radicalmente rinnovati, alle vaste innovazioni apportate dagli autori nel tessuto stesso dei propri precedenti lavori. Una inesausta fatica di rifacimenti (eccitante per il filologo e frustrante per il decostruttore della testualità) percorre orizzontalmente la grande massa delle opere letterarie dal '400 ad oggi, quasi che la riscrittura del testo sia un'istituzione insormontabile e EZRA·POUND PROVE E FRAMMENTI (DRAFTS & FRAGMENTS OF CANTOS CX-CXVII) HEINRICH VON KLEIST OPERE A CINQUANT'ANNI DALLA SUA FONDAZIONE. GUANDA ANNUNCIA PER IL MESE DI SETTEMBRE L'USCITA IN EDICOLA E IN LIBRERIA DE L'ILLUSTRAZIONE TRADUZIONE DI CARLO ALBERTO CORSI E MICHELANGELO COVIELLO CON UNA NOTA INTRODUTTIVA DI GIOVANNI RABONI pagine 96. lire 5.500 GUANDA I I VOLUME I LE POESIE E TUTTE LE OPERE TEATRALI pagin, XL/1-790, /ir, 45. 100 GUANDA ITALIANA RIVISTA DI INFORMAZIONE CULTURALE CHE RIPRENDE UNA DELLE PIÙ ANTICHE E PRESTIGIOSE TESTATE ITALIANE GUANDA

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