Q uando si accetta di dire o scrivere su due termini legati dalla malefica «e,., come in questo caso «felicità e pornografia,. e come in molti altri casi - non so - «comunicazione di massa e censura», oppure «vampiri e cinema,., oppure «psicanalisi e marxismo,., si presuppongono delle nozioni certe o almeno relativamente certe su entrambi i termini di cui appunto si deve parlare. In questo caso, quindi, da parte mia si presupporrebbero delle nozioni certe su felicità da un Iato e pornografia dall'altro. E questo è il mio primo grosso problema, perché non ho nozioni certe né su l'un termine né sull'altro. Per quello che riguarda la pornografia, infatti, secondo me si può dire senz'altro che ci sono delle difficoltà crescenti ad accettare di contenerla in una qualsiasi gabbia definitoria benché se ne propongano sempre di piu (perché parlare di pornografia è oggi molto di moda). E per quello che riguarda la felicità io dirò che viaggio stretta in una sorta di tenaglia: da un Iato c'è un grosso dubbio da parte mia e dall'altro un fastidio insopportabile nei confronti dell'uso di questo termine. Il dubbio per quanto riguarda la felicità è se essa vada messa in relazione al momento del pronunciamento del desiderio, dell'espressione del desiderio o invece al momento dell'appagamento del desiderio. O ancora al momento dell'assenza del desiderio. Oppure, ancora, se questo termine si debba pensare presc_indendoda ogni teoria desiderante. Ora, voi capite che non aver chiaro questo ordine di problemi vuol dire proprio non orientarsi.dentro l'ambito della felicità. C'è poi il fastidio nei confronti di questo termine causato da tutte quelle teorie o pratiche teoriche che dicono della felicità come diritto. E che, secondo me, costruiscono una sorta di ingegnoso, avvolgente, io direi anche perverso, apparato di legittimazione per tutti coloro che intendono parlarsi addosso sull'elencazione dei diritti dell'uomo, che nell'affermare questo diritto si sentono legittimati nei comportamenti e si propongono addirittura come eversivi. Senza contare poi quel cupo nonsenso che comporta un termine come diritto quando si accoppia ad astrazioni tipo felicità, vita, amore, oppure desiderio, appunto. Astrazioni che secondo me molto spesso svolgono nel linguaggio comune una vera e propria funzione terroristica, perché assumono in modo del tutto arbitrario un codice comune a cui riferirsi: sei felice, sono felice... veramente non si capisce che cosa si intenda. Detto questo capirete che il mio problema è connettere un concetto, iii questo caso la pornografia, con un termine che mi è cosl poco chiaro. Provo a stabilire questo incrocio partendo dall'altro termine della coppia, cioè dalla pornografia. Credo che il fatto di avere inserito questa comunicazione- felicità e pornografia-dentro la sezione del convegno che riguarda le mitologie sia già un suggerimento a considerare la pornografia come una sorta di paradiso artificiale, una cosa simile alle droghe, gli allucinogeni, una wna in cui ci si dimentica o ci si può dimenticare di sé - trovando in questa perdita di memoria una qualche soddisfazione, magari becera. Sarei cauta nell'accettare in maniera acritica questo suggerimento, e cercherei invece di vedere in che altro modo ci si può avvicinare al fenomeno della pornografia. Sulla felicità, 2 Pornòg-:g,f ia elice H o provato a individuare tre angoli diversi di accostamento alla pornografia. Prima di tutto sono andata a cercare nel dizionario Zingarelli, edito nel 1953, il termine pornografia, ed ho trovato questa definizione (preceduta da una parola greca, iconografica alla descrizione e magnificazione di organi genitali femminili e maschili, di masturbazione, di accoppiamenti etero ed omosessuali, di variazioni sessuali di coppia e di gruppo e di ogni forma di eccitazione fisica, anche con uso di mezzi artificiali, atta a derazione che porta al tema del nostro incrocio felicità-pornografia. Le prime due invece mi servono per affrontare, anche se brevissimamente, i motivi dell'accanimento violentissimo di intere zone sociali, culturali e politiche nei confronti del fenomeno della porAlba Merini La Terra Santa o le mura di Gerico Ho conosciuto Gerico, ho avuto anche io la Palestina e le acque limpide del Giordano, le mura del manicomio erano le mura di Gerico e una pozza di acqua infettata ci ha battezzati tutti: lì dentro eravamo ebrei e i Farisei erano in alto e c'era anche il Messia confuso dentro la folla: un pazzo che guardava i cieli e li implorava ridendo: noi tutti, branco di asceti, suonavamo un canto immediato dentro le mura di Gerico, in un avello di orrore, noi tutti dentro l'amore eravamo come gli uccelli e ogni tanto una rete oscura ci imprigionava, ma andavamo verso la messe, la messe di nostro Signore, e Cristo il Salvatore conJinato dietro a una rete urlava a squarciagola tutto il suo male in Dio. Fummo lavati e sepolti, odoravamo di incenso e dopo, quando amavamo, ci facevano gli elettrochok perché, dicevamo, un pazzo non deve amare nessuno. Ma un giorno, da dentro l'avello qualcosa mi ha risvegliato e anche io come Gesù ho avUJola mia resurrezione sono tornata alla vila ma non sono salita ai cieli, sono discesa all'inferno, da dove riguardo stupita le mura di Gerico antica. pornographos, cioè scrittore o pittore di prostitute): la pornografia è descrizione di cose oscene, comportamenti, rappresentazioni, figure oscene, turpi. Non ho capito bene il significato di questa definizione finché non sono andata a cercare, sempre sullo Zingarelli, il significato di turpe. E ho trovato: turpe = brutto e cattivo. A questo punto la definizione di pornografia dello Zingarelli appariva chiarissima. La seconda angolazione, invece, l'ho tratta da un recente atto giudiziario con cui si definiscono le pubblicazioni pornografiche. Vi si dice che pornografica si può definire quella pubblicazione che integralmente o prevalentemente è dedicata in forma scritta o Rivolta Mi hai resa qualche cosa di ottuso, tua complice, una foresta pietrificata, una che non può piangere per delle maternità disfatte, una che deve fingersi bella mentre dentro è spezzata e reclusa, mi hai resa una foresta, dove serpeggiano insetti velenosi e la jena è in agguato perché io ero una ninfa, innamorata e gentile e avevo dei morbidi cuccioli.. Adesso la cucciolata è dispersa e vano è il cercarla e le mie unghie assetate scavano nette la terra, così, io, come Medusa, ti guardo fissa negli occhi perché tu hai gelato ogni lacrima ogni mio sospiro tu l'hai reso veleno ecco, vorrei lasciarti io, esperta sognatrice che anche adesso amo un uomo e mi rifugio in un letro ammalata di lutto per non sentire la carne Le più belle poesie Le più belle poesie si scrivono sopra le pietre con i ginocchi piagati e le menti aguzzate dal mistero: le più belle poesie si scrivono in un mare di pianto davanti a un altare vuoto che non porta alcun Dio accerchiati da agenti della divina follia, così pazzo criminale qual sei così, come ti ha voluto la gente detti i versi a/l'umanità detri i versi della riscossa e le bibliche profezie e sei fratello a Giona ma nella terra promessa dove germinano i pomi d'oro e l'albero della conoscenza Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetta ma tu sì, maledici ora per ora il tuo canto perché nella terra promessa vietata è la visione del Signore e tu non scoprirai mai che sei disceso nel limbo dove aspiri l'assen4-io • di una sopravvivenza negata. provocare piacere ed orgasmo. Il terzo punto invece è una cosa che ho letto di recente su Repubblica, dove si trattava del fenomeno della pornografia dicendo una cosa intelligente e comunque degna di nota: «se la pornografia venisse considerata, invece che una sorta di ghetto per infelici, frustrati e repressi, un tributo al voyeurismo che a sua volta è una componente essenziale dell'eros, forse avremmo dei prodotti pornografici meno scadenti». Dei prodotti pornografici, quindi, credo si intendesse, piu vicini alle soglie anche minime, anche piu basse, del gusto; dei prodotti pornografici, in qualche modo, belli. Credo che sia proprio questa consinografia. Quanto al primo punto, la definizione dello Zingarelli, mi pare che quasi non valga la pena di affrontarlo. Quando si dice che pornografico descrive ciò che è brutto e cattivo a me viene subito da ridere, non riesco ad essere seria: mi viene in mente il bambino che definisce brutto e cattivo l'orco o la figura della Bella e la Bestia e la difficoltà che ha incontrato a spiegare che si può essere brutti e buoni evidentemente senza riuscirci. Non varrebbe la pena di affrontare il discorso della coppia brutto-cattivo se non fosse che gran parte dei censori e dei denigratori del fenomeno pornografico si avvalgono proprio di questa coppia per motivare le loro censure: si avvalgono del termine cattivo come motivazione reale, e del termine brutto come alibi della censura. Credo che la vicenda della trasmissione televisiva «A.A. cercasi» per molti versi rientri in qualche modo in questa ipotesi di censura. Cosa ci suggerisce invece l'atto giudiziario che leggevo prima e che definiva la pubblicazione pornografica come quella che mostra genitali e accoppiamenti di vario tipo? Credo che questa sentenza ci suggerisca, magari solo per associazione di immagini o terminologica, un altro tema possibile per la lettura del fastidio culturale che si manifesta nei confronti del fenomeno pornografico. Si sa, infatti, che la contro-genitalità e il godimento inutile - e per godimento inutile intendo la masturbazione, la sodomia - sono ormai universalmente assurti ad una sorta di simbolo del rifiuto delle leggi della riproduzione. E si sa anche che l'apoteosi di questo godimento inutile avviene in tutte quelle pratiche dell'immaginario erotico che si connettono con la violenza e con i suoi rituali. Rituali che svolgono una funzione determinata, cioè che si fanno capaci di spostare la zona del piacera o di simulare questo spostamento della wna del piacere alle sezioni del corpo che non sono atte alla riproduzione. Ora, nel prodotto pornograficoaccade che, pure avendo come presupposto fondamentale la rigorosa separazione fra piacere e riproduzione (il corpo fecondo nel pornografico semplicemente non esiste o viene presentato come perversione: le donne che partoriscono nel pornografico in genere partoriscono, mostri, ragni, cose bicefale ecc.) non si presta la minima attenzione all'uso di questa simbologia, cioè all'uso di questi particolari e pratiche sessuali devianti, che sono diventate simbolo della distanza fra piacere e riproduzione. N aturalmente la coppia sesso-violenza è uno degli elementi piu presenti nel pornografico, ma appunto come uno dei tanti elementi che sono presenti nel prodotto pornografico. L'accoppiamento è comunque presentato come sterile. Ora, questa indiscussa sterilità, che non viene mai messa in discussione, è data per scontata perché è data per scontata un'altra antitesi, quella fra piacere e riproduzione; come per scontata si dà anche una lettura rigorosamente laica, rigorosamente auto-fondata, di ogni pratica sessuale. Per quelle macchine sterili e celibi che sono gli eroi del pornografico non c'è, rispetto a questo problema, alcuna possibilità di devianza proprio perché non c'è norma legata alle leggi della riproduzione della specie. A me questa lettura è sembrata un motivo sufficiente per dare fastidio alla tradizione, che vuole il sesso comunque fecondo, che vuole il sesso comunque legittimato e motivato da qualche cosa che è fuori dal sessò stesso o fuori dal piacere che se ne ricavaoppure non lo vuole affatto. Veniamo ora alla terza questione, quella che mi interessa di piu e probabilmente interessa anche piu voi, perché porta alla connessione fra felicità e pornografia. Dicevo, dell'articolo su Repubblica, dove ci si chiede se la pornografia potesse non venire considerata come un ghetto di frustrati e infelici, ma invece come tributo adeguato al voyeurismo in quanto componente essenziale dell'eros - nel qual caso sarebbe possibile avere dei pornografici
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