l'evento come rottura della norma o come fatto-notizia, ma piuttosto sulla costruzione della quotidianità della realtà sociale nei suoi processi profondi. A mio parere tuttavia, questo tipo di analisi che subordina cosi il concetto di professionalità a quello di notizia, ha l'effetto di sbiadire dei punti abbastanza rilevanti. Innanzi tutto, infatti, risultano troppo sfuocati i processi produttivi e le routines produttive che quanto m~no interagiscono con il modello di notizia convenzionalmente accettato e non lo subiscono soltanto. Se si va ad osservare da vicino e in profondità il lavoro di produzione dell'informazione, si nota che talvolta o spesso, l'attività realizzata non è il dare notizie e informazioni, ma un'attività descrivibile piu adeguatamente in altri modi. Per esempio, soddisfare i parametri piu rigidi del giornale, quelli spaziotemporali, glissando sui valori-notizia; oppure sacrificare alcune informazioni pur di mantenere rapporti soddisfacenti e convenienti con le fonti; oppure soddisfare la necessità di controllo sulla notizia con il suo essere sempre piu parte di un sistema di citazioni, rimandi, riferimenti fra i mass-media, ecc... L'enfasi posta sull'ideologia della notizia sembra essere causata in parte dal funzionamento di una doppia versione idealizzata: la prima, piu diffusa ed evidente, consiste nel tradurre in termini di qualità prettamente individuali e quasi innate, l'agire professionale (la descrizione del mestiere in termini di « passione», « fiuto», « senso della notizia», ecc.); la seconda, per cui il giornalista rappresenta e descrive le proprie pratiche produttive tendendo ad incorporarvi ed esemplificarvi i valori sociali già accreditati e cioè il fare informazione secondo il rispetto dei parametri che distinguono ciò che è notizia da ciò che non lo è. In tale complessità due elementi sembrano essere particolarmente importanti: il primo è che la categoria« notizia » è il risultato di una stipulazione locale in cui entrano in gioco i cosiddetti valori/notizia (news-values) che costituiscono (insieme ad altri) gli effettivi parametri usati nel processo negoziale; il secondo rappresentato dalla presenza, anche nelle routines produttive, di un'ampia parte negoziale. In altri termini, la professionalità giornalistica può essere studiata non solo come strumento normativo ma anche come insieme dei metodi pratici che costituiscono una determinata attività sociale. Un accenno al significato del passaggio del concetto di notizia a quello Be/fast: ragazzi in Falls Road di valori/notizia. Nel loro ormai famoso saggio, Galtung e Ruge ( 1965) elaborano delle ipotesi sui fattori delle notizie cioè sui requisiti, tra loro complementari e gerarchizzati, coi quali si dà· forma agli eventi cosf da renderli resocontabili cioè da immetterli nei processi di produzione dell'informa- •zione. La definizione-di notizia come ciò che infrange la norma, che è eccezionale, è solo un aspetto; gli eventi diventano notizie, cioè acquisiscono esistenza pubblica, se soddisfano (tra l'altro) condizioni (variabili contestualmente) di frequenza, sog.lia, intensità assoluta, assenza di ambiguità, significativà, affinità culturale, rilevanza, conformità, predicibilità, inaspettatezza, ecc. Questo elenco di variabili che ora non è possibile approfondire e che tra l'altro si riferiscono in particolare alle notizie dall'estero, lascia intravvedere come la soglia di notiziabilità dell'evento abbia un carattere negoziabile e non sia data normativamente. I valori/ notizia richiedono decisioni locali, contestuali, e non semplicemente l'applicazione regolata di un modello preciso di notizia. Inoltre essi non sono . dei criteri rigidi, applicabili normativamente nel lavoro dell'informazione, né rappresentano soltanto una versione un po' piu articolata e complessa del modello di notizia come fatto eccezionale. L'osservazione e l'analisi di come i valori/notizia si inseriscono nei e sono modificati dai processi produttivi dell'informazione, fornisce indicazioni interessanti. Per esempio, va sottolineato il fondamentale carattere riflessivo dei valori/notizia, e cioè il fatto che mentre essi sono elaborati ed in- .terpreiati durante le procedure produttive, riflessivamente incorniciano e definiscono gli eventi nei loro elementi caratteristici, nei loro significati e conseguenze.I valori/notizia sono insomma procedure di tipizzazione degli eventi e dei resoconti sugli eventi cosi tipizzati. Attraverso la loro messa-in-pratica si riesce a costruire un ordine, una razionalità e un equilibrio tra le necessità tecnico-produttive dell'apparato e l'imprevedibilità (relativa) degli accadimenti nella realtà sociale: ciò attribuisce a tali procedure il carattere di metodi necessari ( cioè professionali) per realizzare l'attività di produrre notizie come attività dotata di senso. Il news-making si presenta come un'attività che è regolata grazie alla continua realizzazione di un processo negoziale tra gli elementi rigidi della struttura produttiva e gerarchica, quelli piu variabili dei valori/notizia e quelli piu instabili degli eventi cui attribuire esistenza pubblica. La professionalità allora può essere intesa come il saper-fare che permette di realizzare, di rendere osservabili, descrivibili e socializzabili i metodi pratici con i quali il news-making è prodotto come attività ordinata. Questa definizione assolutamente provvisoria ed insoddisfacente, ha l'unico pregio di sottolineàre come non solo la configurazione assunta dai valori/notizia nel corso dei processi produttivi è variabile e negoziata in rapporto alle routines produttive, ma che anche quest'ultime a loro volta sono suscettibili in parte di variazioni negoziate in rapporto ad una serie di fattori (tra i quali naturalmente i valori/notizia). L'importanza e la praticabilità di queste negoziazioni tende ovviamente a decrescere con l'aumento della rigidità dei vincoli produttivi, ciò nondimeno rimane una certa flessibilità. Come osserva Schlesinger (1978), se da un lato è vero che la produzione di notizie è routinizzata, dall'altro le stesse routines sono continuamente e riviste > e l'equilibrio tra i fattori che le compongono è spesso rinegoziato. Certo l'ordine finale è fisso, predeterminato: il giornale deve uscire, con lo stesso numero di pagine, suddivise negli stessi generi, e quindi sembra esserci poco spazio per la negoziazione. Ma questo ordine fisso è raggiunto probabilmente attraverso una serie di riaggiustamenti, adattamenti, stipulazioni locali, negoziazioni. In effetti tutti questi recenti studi di etnografia della comunicazione e dell'informazione di massa, lasciano intravvedere un divario abbastanza consistente tra il modo in cui la professionalità è descritta e asserita e il modo in cui è realmente esercitata. Nel primo caso la funzione del concetto di professionalità giornalistica è prettamente di autolegittimazione. Dall'osservazione concreta delle pratiche giornalistiche, invece, sembra che il concetto di professionalità non designi un insieme di criteri normativi ma piuttosto (dato il tipo di attività in questione) un ordine negoziato, cioè, in questo caso, un insieme di metodi pratici per costruire la negoziabilità degli eventi e un insieme di routines per trasformarli in notizie. Ilmasochismfoemminile Sigmund Freud Tre sag~ sulla teoria sessuale Opere. Boringhieri Voi. IV pp. 447550. U■ bambino viene· picchiato (Contributo alla conoscenza dell'origine delle perversioni sessuali) (1919). Opere Boringhieri Voi. IX pp. 41-70. Al di là del principio di piacere (1920). Opere. Boringhieri Voi. IX pp. ·l 93254. Il problema economico del mas9chismo (1924). Opere. Boringhièr-i Voi. X pp. 5-21. Sessualità femminile (1931). Opere. Boringhieri Voi. XI pp. 63-84. Dostoevskij e il parricidio (1927). Opere. Boringhieri Voi. X pp. 521-542 Helene Deutsch «Il masochismo femminile e la frigidità» (1930) in Letture di psicoanalisi Torino, (3oringhieri pp. 241-255, lire 10.000 Jacques Lacan Encore Le Seminaire Livre XX Paris, Seuil, 197S Michèle Montrelay L'ombra e il nome Sulla femminilità Milano, Edizioni delle donne, 1980 pp. 180. lire 8.000 M asochismo è una parola giovane, nata nell:Ottocento per indicare un certo tipo di piacere sessuale ricavato dal subire sevizie fisiche; fu coniata da Krafft-Ebing, l'autore della famosa Psychopathia sexualis, in omaggio a Leopold Von Sacher Masoch, romanziere tedesco noto per le sue descrizioni letterarie di personaggi che traevano piacere dall'essere trattati crudelmente. Krafft-Ebing descrive azioni e scenari masochisti oppure sadici, ma non gli sfugge il ruolo delle pure fantasie masochiste che, insegnerà Freud, seppure non agite, sono cosi diffuse nei nevrotici. Per acquistare al bagaglio della psicoanalisi il termine, Freud usa la Psychopathia sexualis come massa di materiale bruto - pur riéonoscendone le intuizioni luminose e gli abozzi concettuali già formulati-da rifondare all'inMarisa Fiumanò temo di tutt'altro modello teorico. La rifondazione freudiana ha lasciato tracce anche nella registrazione che, dell'uso linguistico del termine, fa il dizionario: «Masochismo: perversione per la quale il piacere è provocato da una sottomissione umiliante e dolorosa alla persona amata». «Masochista: chi sembra trovare un certo piacere nell'avvilire se stesso». La definizione rimanda a: 1) un comportamento «patologico» (perversione); 2) una posizione morale (umiliante); 3) uno scopo (il piacere ricavato). Per il punto 3 - lo scopo- il dizionario dichiara che il masochista «sembra» trovare un «certo» piacere nell'avvilirsi. Un'apparenza che rimanda ad altro. Cioè a ciò che è campo d'indagine della psicoanalisi. Così come è suo compito distinguere scenario perverso agito e fantasia nevrotica, masochismo erogeno, femminile e morale; infine un masochismo «primario» ed un masochismo secondario. Già nei Tre saggi sulla teoria sessuale del 1905 Freud parla di masochismo che definisce, insieme al sadismo, come uno dei due versanti di una stessa perversione. A quel tempo ipotizzava che fosse una formazione reattiva e secondaria rispetto al sadismo, cioè una forma di sadismo rivolto verso se stessi invece che contro il prossimo. Abbandonò quest'idea quando, nel 1920, in Al di là del principio di piacere, grazie a tutta la mole di materiale clinico scrupolosamente vagliato e annotato nei venti anni successivi al e Caso Dora>, affermerà che qualcosa, nell'apparato psichico, contrasta con ogni ipotesi economica coerente col «principio di piacere> e con la tendenza all'equilibrio, all'omeostasi, dell'apparato stesso. Questa insistenza che si manifesta come ripetizione nel transfert producendo sofferenza giacché stenta a passare nel discorso, viene formulata come «pulsione di morte>. Contemporaneamente viene introdotta anche la distinzione tra un masochismo primario, erogeno ed un masochismo secondario che si aggiunge a quello primario e che è, questo secondo sì, un sadismo che, inutilizzato nella vita, si rivolge contro la propria persona. La tappa successiva è un testo del 1924 // problema economico del masochismo; 4ui Freud fa derivare dal masochismo primario/erogeno, due forme successive, il masochismo femminile ed il masochismo morale. Il fatto che egli abbia definito «femminile» questa forma di masochismo derivato da quello primario ha prodotto una lunga serie di polemiche e dibattiti teorici a cominciare daglj analisti della prima generazione freudiana. Alcuni di essi, appoggiandosi appunto a questo testo del '24, tendevano a proporre l'equazione femminilità=masochismo, a porre cioè quest'ul-
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