Alfabeta - anno III - n. 25 - giugno 1981

Un'altra descrizione dell'alienazione dell'attività lavorativa avanzata dagli autori della RT è che essa si dà quando il lavoro è separato dalla soggettività dell'uomo lavoratore. Si tratta di «separazione» dalla «reale e non arbitraria» - e cioè intesa come essenziale - «soggettività umana». L'idea della separazione dai bisogni viene sottolineata con particolare vigore. È su di essa che la RT basa la ridefinizione del concetto di sfruttamento. Esaminiamo ora questo punto, che ci permette anche di dare uno sguardo a un aspetto caratteristico della filosofia della storia della RT. Per la RT ogni fase storica ha bisogni determinati, soddisfatti i quali si passa a bisogni superiori (vi è quindi una scala di bisogni). Non vi sarebbe nulla di negativo (alienato) in un'attività lavorativa rivolta al soddisfacimento dei bisogni della vita fisica. Si tratta di un passaggio obbligato nella storia dello sviluppo umano. Lo sfruttamento è invece l'interruzione di questo processo naturale. E in quanto tale esso è negativo. La separazione dai bisogni e lo sfruttamento che essa reca con sé si producono quando il lavoro sia utilizzato per il raggiungimento di fini di altri, in un mondo in cui non vi sia rispetto della «soggettività umana». Vi sono allora alcuni che lavorano ed altri che non lavorano. La società stessa si scinde in signorile e servile. Lo sfruttamento consiste, qui, nella trasformazione del lavoro da strumento universale (lavoro libero) a strumento particolare. Dai teorici della RT l'alienazione è esplicitamente considerata come effetto dello sfruttamento: attività produttiva vissuta come estranea a ciò che è umano, ancorata al soddisfacimento dei bisogni della sola vita fisica e non indirizzata verso fini superiori. Lo sfruttamento, definito come l'atto che interrompendo il processo illimitato di sviluppo dei bisogni umani limita il lavoro dei produttori al soddisfacimento dei bisogni della vita fisica, struttura una configurazione sociale in cui vi so.no individui che producono senza consumare al di là della sussistenza ed individui che consumano senza produrre. In questa società, il lavoratore, come consumatore improduttivo, sfrutta se stesso come produttore. Dal carattere negativo associato allo sfruttamento deriva quello positivo della rivoluzione. La rivoluzione elimina lo sfruttamento e riporta il sistema al suo processo naturale. In concreto essa si identifica con le riforme nel consumo: cioè, con l'eliminazione del consumo improduttivo e l'introduzione di consumi socia!/. Gli accenni fatti sin qui al trattamento riservato ai concetti di bisogno, lavoro alienato, sfruttamento, permettono di avere un 'idea del quadro generale e unitario che sta alla base della concezione della RT: si tratta di un atteggiamento soggettivistico incentrato sulla tematica dei bisogni e accompagnato da una visione di stampo idealistico del lavoro umano, considerato nella sua determinazione puramente «tecnico-naturale» e, inoltre, come lavoro libero e «immediatamente» sociale. Il lavoro è qui inteso come lavoro generico, assimilabile all'elemento soggettivo di quello che Marx definisce come processo lavorativo semplice, che è presente in ogni forma della produzione sociale. 3) li consumo e lo scambio Non è qui possibile render conto analiticamente dell'articolazione del discorso degli autori della RT. Basterà accennare sinteticamente ad alcuni punti nodali. I) Non diversamente dal lavoro, anche la società capitalistica viene definita in termini generici. È lo scambio mercantile a caratterizzare storicamente il modo di produzione capitalistico. Questa posizione si collega con la concezione, sostanzialmente smithiana, dell'alienazione, in quanto provocata dalla divisione del lavoro in generale, non specificamente capitalistica. Il lavoro, concepito come lavoro «immediatamente» sociale, nello scambio è costretto ad alienarsi. La sua alienazione è massima nella società capitalistica, società dello scambio generalizzato. L'eliminazione di questa alienazione da scambio non può che concretarsi in interventi nella sfera della circolazzione mercantile, dal lato della domanda (riforma del consumo). 2) on diversamente dal lavoro e dalla società capitalistica, anche il capitale è identificato in termini generici, come espansione della produzione e come accumulazione, e non come rapporto sociale. 3) Il tipo di sfruttamento considerato caratteristico della società capitalistica è quello associato al consumo opulento. Di qui la necessità della rivoluzione, che mira ad abolire lo sfruttamento mediante l'eliminazione del consumo opulento. 4) Alla base della concezione del consumo opulento è una visione del bisogno che privilegia il tema del valore d'uso. L'opposizione marxiana tra valore d'uso, valorizzazione e riproduzione sociale viene ridotta allo schema «processo lavorativo-riproduzione materiale». 5) Le difficoltà che storicamente le teorie hanno incontrato nell'analizzare l'economia capitalistica vanno riportate alla contraddizione, presente in tutte le teorie, tra il modo di definire il consumo e il modo di analizzarlo, e cioè la categoria del consumo e il concetto di mercato. Questa contraddizione può essere superata, teoricamente, intendendo il consumo come Be/fast: ragazzi in Falls Road autonomo dalla produzione e, praticamente, affidandosi alla programmazione che, guidando il consumo, lo libera dal condizionamento della produzione e permette al mercato di funzionare. 4) « Rivista trimestrale» e «Quaderni» Qual è la relazione tra le posizioni «storiche» della RT di cui ci siamo occupati sino ad ora, e quelle assunte recentemente nei QRT e che fanno proprie le teorizzazioni critiche del valore come costo reale (Lippi)? È escluso che tra queste posizioni vi sia una corrispondenza palese e puntuale. Tuttavia un 'analisi serrata dei testi porta alla luce già nella prima fase della RT i semi dell'evoluzione successiva. Un esempio potrà bastare. Per i teorici della RT la teoria del valore lavoro e in generale la teoria del valore non ha il mero significato di una teoria volta a spiegare il saggio di profitto e/o i prezzi, ma obbedisce a un intento più ampio: quello di mostrare che le merci hanno un valore in quanto prodotto dal mezzo (il lavoro) attraverso cui si attinge valore. Questa tematica la si ritrova anche nell'interpretazione da parte della RT del problema della trasformazione di Marx. Per Napoleoni la trasformazione è un problema di ricerca di elementi di costo originari da identificarsi al di sotto del costo e in cui il prezzo dovrebbe risolversi. Il passo di Marx in cui egli distingue un costo capitalistico misurato secondo le spese di capitale da un costo reale misurato secondo le spese di lavoro, viene interpretato da Napoleoni come volto ad affermare che i prezzi delle merci dovrebbero riflettere questo costo reale (RT n. 17-18). In maniera analoga Lippi dalla sua analisi della lettera di Marx a Kugelman deriva che in Marx il valore è la forma di un costo sociale reale; quest'ultimo è lavoro necessario in generale, ossia misura immanente del prodotto in quanto prodotto, a prescindere dal suo oggetto di scambio. Per cui il valore non è altro che una forma di una categoria della produzione in generale: per questo a partire dal valore è impossibile ricavare gli effettivi rapporti di scambio delle merci (problema della trasformazione). Per Lippi il progetto scientifico marxiano consiste nella riconduzione della produzione capitalistica alla produzione ingenerale. Nel senso che la diversità storica, la specificità del capitalismo sarebbe «spiegabile, svelabile ed intimamente comprensibile» solo mediante un confronto con la struttura invariabile della produzione in generale. Ma ciò che mi preme qui sottolineare non sono solo i possibili punti di contatto tra le posizioni as unte dalla RT e dai QRT, ma il fauo che esse, al di là della loro pur vistosa divergenza, muovono da uno stesso punto di partenza e in obbedienza a un medesimo meccanismo intellettuale. Nella RT il discorso su Marx - come si è visto - privilegia la tematica rappresentata dai rapporti tra bisogno, uomo e lavoro, mentre in Lippi e nei QRT il discorso rigùarda la possibilità di ricondurre o meno la produzione capitalistica a una legge naturale. Da una parte, semplificando, sembra esservi-una prospettiva che parte da una definizione essenzialistica dell'uomo, dall'altra un discorso sulla struttura della natura. Tra queste concezioni vi è però ur.a base comune. Si tratta di due riletture di uno stesso concetto marxiano, quello del rapporto uomonatura. In un caso si assolutizza l'uomo, e nell'altro la natura, lasciando cadere l'altro termine; in entrambi i casi si fa saltare il rapporto tra i due. In verità, a monte delle polemiche su essenzialismo o naturalismo in Marx, il punto in questione è l'interpretazione di questo concetto. Va notato che questa è anche la strada obbligata per tentare di cogliere il senso della teoria marxiana della conoscenza, e quindi in definitiva per valutare il contributo di Marx al problema del metodo in economia. I passi di Marx su cui si soffermano Napoleoni e Lippi sono ben lungi dall'autorizzare univocamente la lettura che i due autori ne fanno. A proposito del rapporto uomo-natura in Marx l'intervento più autorevole è quello di A. Schmidt, Il concetto di natura in Marx (Bari, Laterza I 969). 5) Uomo e natura in Marx Schmidt sottolinea eh:: Marx non considera la natura in sè, bensì in relazione all'attività umana: la natura è innanzitutto la fonte del materiale e degli strumenti del lavoro umano, ciò su cui e per mezzo di cui il lavoro si esercita. Tuttavia la natura è qualche cosa di autonomo, che non è riducibile completamente alla prassi umana. Schmidt insiste su questo punto contro l'opinione del primo Lukacs. La priorità della natura è posta però come tale solo all'interno della prassi; non può essere staccata da essa e assolutizzata in un principio metafisico. La natura è un momento della prassi, ne costituisce un presupposto autonomo, ma può essere definita solo all'interno della prassi. È vero però che per Marx i valori d'uso sono combinazioni di due elementi, materia naturale e lavoro che la plasma. Ogni forma imposta agli elementi naturali deve ubbidire alle leggi che regolano il processo materiale. Ed è vero che, per quanto riguarda il rapporto tra processo lavorativo semplice e ricambio organico-uomo-natura, Marx enumera i momenti astratti del processo lavorativo comuni a tutti gli stadi della produzione e prescinde dalle situazioni storiche determinate. Il lavoro in quanto formatore di valori d'uso è «una condizione d'esistenza dell'uomo indipendentemente da tutte le forme di società, è un 'eterna necessità della natura che ha funzione di mediare il ricambio organico tra uomo e natura, cioè la vita degli uomini>. Ma affermando che la natura generale della produzione di valori d'uso non è mutata dal fatto che questa produzione sia al servizio del capitalista, e considerando perciò il processo lavorativo «indipendente da ogni forma sociale determinata», come un processo cnel quale l'uomo media, regola e controlla il ricambio organico tra se stesso e la natura mediante la propria azione>, Marx non intende che «le strutture generalissime dell'uomo e del lavoro siano astoriche, atemporali>. Infatti la serie delle fasi storiche non è indifferente alla peculiarità dei momenti del processo lavorativo. In Per la critica dell'economia politica Marx sottolinea che il pensiero stabilisce determinazioni generali che sono comuni a tutte le formazioni economiche: «ma le cosiddette condizioni generali di ogni produzione non sono altro che questi momenti astratti coi quali non viene spiegato alcuno stadio storico concreto di produzione» (p. 175). È Schmidt a notare come l'universale sia in Marx, oltre che uno schema utile ai fini dell'indagine, anche e soprattutto un cconcreto> in senso hegeliano, che contiene in sè una quantità di determinazioni particolari. Vi sono cioè luoghi dell'analisi di Marx in cui è possibile veder affiorare un tipo di ontologia del naturale. E a questi passi hanno fatto puntualmente riferimento i teorici della QRT. Uno di questi passi è appunto rappresentato dal momento - interno al processo lavorativo semplice - che riguarda la creazione dei valori d'uso. Ma, come s'è visto, si tratta di passi che vanno interpretati alla luce del discorso generale di Marx. Di qui l'unilateralità di fondo d'interpretare, così come hanno fatto i QRT e Lippi il progetto scientifico di Marx pensando che in esso l'analisi del sociale-storico sia riducibile senza residui all'analisi del naturale, secondo un'ottica basata su un'ontologia naturalistica. S'è visto quanto altrettanto unilaterale sia il tentativo, fatto dalla RT, d'interpretare il progetto scientifico di Marx pensando che in esso l'analisi del sociale-storico sia deducibile da una definizione essenzialistica dell'umano. Dovrebbe risultare chiaro a questo punto come in realtà le due posizioni, nel loro unilateralismo, sono, per così dire, complementari rispetto a una stessa concezione che è quella marxiana del rapporto uomonatura. Entrambe muovono dallo stesso terreno e se pur in direzioni diverse fanno puntualmente saltare, adottando la chiave di lettura ontologica, il discorso di Marx sull'inscindibilità del rapporto uomo-natura, privilegiando e assolutizzando l'uno o l'altro dei due termini del rapporto. LnovitàJI Romano Luperini IL NOVECENTO Apparati ldeologlcf,ceto Intellettuale, sistemi formali nella letteratura Italiana contemporanea Un quadro del Novecento che unisce la completezza d'Informazionedel manuale al rigoredel saggio critico-storico- collegando l'analisiformaledelleopere allasie> ria degli Intellettuali,degli apparati culturalie della società civile secondo un'imp<> stazioneunitariae organica. L 27.000 RemoCeseranl/LldiaDeFedericis IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO Laboratorio di analisi dei testi e di lavoro critico 6° volume LA CRISI DELL'ANTICO REGIME. RIFORME E RIVOLUZIONI L 14.800 pedagogia collana diretta da Lydia Tornatore e Paolo Rossi Bruno Bandini - Mirella Pizzolini SCUOLA E PEDAGOGIA NELLA GERMANIA NAZISTA L 7.600 Clotilde Pontecorvo • Luisa Fusé IL CURRICOLO: PROSPETTIVE TEORICHE E PROBLEMI OPERATIVI L 10.500 Paola Fameti Maria Grazia Cartini IL RUOLO DEL CORPO NELLO SVILUPPO PSICHICO L 7.200 Licinio Cossu - Michele Maggi L'EDUCAZIONE DELL'EUROPA MODERNA scienze sociali collana diretta da Pietro Rossi Alessandro Cavalli Simonetta Tabboni LS.200 LA DIVISIONE DEL LAVORO La.700 Gian Enrico Rusconi INTELLETTUALI E SOCIETÀ CONTEMPORANEA storia della scienza collana diretta da Paolo Rossi Paola Manull MEDICINA E ANTROPOLOGIA La.500 NELLA TRADIZIONE ANTICA ' Walter Bemardl FILOSOFIA E SCIENZE DELLA VITA LUOO la generazione animaleda Cartesio a Spalianzanl L 1o.aoo Jole Agriml • Chiara Crisclanl MALATO, MEDICO E MEDICINA NEL MEDIOEVO LUOO • LOESCHER Li .Il

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==