abbandonato n, raggrumato in uno stato grezzo, e lo stesso accade in tutti gli altri punti cruciali. E (come già detto) questa mancata integrazione non è errore casuale, ma calcolo sistematico. on è, ovviamente, possibile qui analizzare i molti altri luoghi analoghi. Ma almeno un punto va sottolineato: questo testo filmico, per mediocre che sia, merita (come ogni altro testo) d'essere letto al livello segnico ad esso pertinente- che non è quello della coerenza naturalistica, bensl quello di una mescolanza selvaggia (ed ironica - anche se troppo facilmente e grossamente ironica - proprio in questo suo essere selvaggia) tra uno sfondo realistico e una storia fantasmatica. È, dunque, un'ingenuità intellettualistica riprovare (come è stato fatto, sulle colonne del New York Times) l'inverosimiglianza per cui il cuoco chiaro veggente non riesce a predire l'imminenza della sua propria morte. on mi soffermo su questo dettaglio per pedanteria, ma per l'importanza di ciò che esso implica: una mis-lettura meccanicistica di quel metaforismo spirituale che è la profezia. La quale è un processo irregolare e tormentato, in cui i lampi di illuminazione s'alternano alle tenebre-come ci vien suggerito in tutte le grandi raffigitrazioni dei profeti (dai biblici a Tiresia e più tardi). ed è splendidamente sintetizzato nella summa dantesca: «Noi veggiam, come quei c'ha mala luce, / le cose - disse - che ne son lontano; ... Quando s'appressano o son. tutto è vano / nostro intelletto; ... ». D unque. nessuna contraddizione o stranezza nel fatto che il chiaro veggente non riesca a scorgere il suo assassino in agguato dietro la colonna (quel che è da criticare qui è piuttosto la imitazione troppo chiara di analoga scena nel Psycho di Hitchcock). Ma è necessario, a questo punto. allargare il discorso: a costo di insistere in quella che sembra essere una posizione minoritaria, in una generai tendenza apologetica verso i colossi commerciali recenti (Superman, Apocalypse Now, ecc.). Film simili- nel cui novero è The Shining- rappresentano un inquietante sviluppo nuovo dello spettacolo nordamericano. per cui l'aggettivo fascistico non appare affatto esagerato. (Fascistico, non fascista! con necessaria distinzione che non è certo una novità. essendo vecchia almeno quanto la scrittura crociana). Ciò che. in questo tipo di spettacoli, è fascistico o fascisteggiante è una particolare combinazione. che è in fondo una forma di doppia verità. Si comincia con il proporre una visione della violenza come forza che rompe certe incrostazioni. fa breccia nelle convenzioni; ma. giunti al punto di compiere distinzioni (ciò che è sempre pericoloso per chi cerca il consenso generale, della maggioranza sussurrante), si fa un salto di lato. e oplà. si estrae una seconda verità. rassicurante ed ufficiale - un qualche ideologhema che soddisfi tutte le nostre pigrizie di spettatori. Così. la violenza non è problematizzata bensì filtrata in una sorta di rozza ipocrisia di massa; e lo spettacolo svolLettere Ai direttori e redauori di Alfabeta, 70% Jonge Jenever 20% Coco Ribe IO% Martini Dry mixer con ghiaccio decorare con una foglia di menta servire in un bicchiere a Martini ben ghiacciato Si chiama «Alfabeto», ed è un cocktail classico, ouimo per l'estate. Versione long drink: stesse quantità aggiungere in un bicchiere con ghiaccio un ginger aie decorare con una feua d'arancio con distinti saluti, e alla salute Carlo Bozzoni capobarmande/l'AJBES Lucky Bar, via Tito Livio, 2 Milano ge il suo limitato ma significativo ruolo in un:i più generale campagna ideologica: che incoraggia la passività, la disponibilità generica ad appoggiare avventure senza nemmeno avere il coraggio di prendersi la responsabilità della violenza. Il fascismo non ha più senso e ruolo. nei paesi del grande capitale. Quel che serve è una massificazione fascisteggiante; ed è un servizio che viene provveduto anche da chi non ha una esplicita ideologia di destra e in effetti paga un prezzo caro con questo appoggio commerciale - per esempio, registi che hanno composto testi importanti (come Kubrick). e attori che avrebbero potuto crescere artisticamente e vengono invece ridotti a rozze caricature (è il caso, qui. di Jack Nicholson). Questa storia di spettri avrebbe potuto essere provocante - e vi sono (come s'è veduto) tracce di una strategia non ovvia che avrebbe potuto essere sviluppata. Poteva essere la storia di un uomo non più giovane. appena uscito da una dipendenza dall'alcool e da una serie di faticosi mestieri occasionali, che ha trovato una relativa sinecura per una stagione. in cui può dedicarsi alla sua vocazione: scrivere. Ma l'otium si paga sempre a caro prezro; e gli spettri che portano quest'uomo alla distruzione sono i più terribili perché i più «casalinghi» - sono le forme della circostante realtà inerte che lo ricattura: il matrimonio come trappola. il dubbio sull'opera, il peso del passato (nostalgia del liquore). L'uomo crolla, e brutalmente esteriorizza la sua disperazione brandendo un'ascia contro chi non è colpevole di nulla di ciò, ma vittima come lui. Ecco quel che avremmo potuto vedere. se i produttori non avessero deciso di pagarsi uno spettacolo circense, con la speranza di un profitto rapido. Perché quella che in effetti noi vediamo è una storia molto simile, eppure (grazie ad una serie di colpi di pollice) completamente diversa - una storia ipocrita. volgare ed anti-intellettuale: dove il «cattivo» è (guarda caso) un aspirante scrittore, e la sola volta che si mostra l'immagine concreta del testo di un romanzo si tratta di una grottesca caricatura. la ripetizione di una stessa frase (dunque, suggerimento subliminare: chi scrive è un pazzoide). Tutto questo risultava particolarmente chiaro nel contesto originale e connaturale di questo film: l'ultimo spettacolo (quello che comincia a mezzanotte) in una delle sale cinematografiche lungo la piazza più chiassosamente volgare di New York, Times Square; dunque, in una classica situazione da feste. farina, e forche. Si tratta d'un pubblico in cui la violenza. nella sua forma paradossalmente inerte e cupa o di piccola trasgressione. continuamente bolle sotto la superficie. A questi spettacoli notturni. le «maschere» in sala assomigliano piuttosto a robusti buttafuori, che pattugliano il buio con attenzione poliziesca. Di tratto in tratto. improvvisamente. proiettano la luce della lampadina tra le gambe di una fila di spettatori: non in cerca di pose sconvenienti, ma per rintracciare le classiche bottiA proposito di «linguaggio e cambiamento» avevo indicato un'immagine di Goya indicata da Bronislaw Bazcko ne/l'ultimo capitolo del suo libro su/l'Utopia. Bazcko ammoniva i /euori a non ridurre a metafora quell'immagine (due uomini che stanno volando verso la ciuà futura, quella immaginata dal pensiero utopico) e invitava a guardarla, semplicemente, con uno sguardo il più possibile puro. Come a dire: constatiamo una possibilità de/l'essere uomini, volare verso il fwuro (e va da sé che la parola futuro s'incarica di cancellare il preseme rifiutato, non accel/ato, non acceuabile). Ora, osservando i poeti ritraiti dal giovane fotografo Dino Majellaro (occorre precisare che non si traua certo di una sorta di 01110/ogiama di una seriegiustamentecasualesiapureinun ambito di stima e partecipazione personale) sono rimasto colpito, con forza, 1-----------------l dallafisicità dei segnali emessi da questi A seguito di un disguido, inspiegabile corpi fotografici (se così possono essere e comunque ingiustificaio, nell'artico-· definiti) e dal senso 111//0terrestre della lo di Antonio Porta, Uomini volanti Il, foro presen;:,a, il co111rariodel volo; (Alfabeto di luglio/agosto). abbiamo come se i poeti volessero solta1110consaltato la prima parte che diamo qui di fermare di esserequi e ora, ben radicati. seguito. Ci scusiamo con i nostri lettori Ecco che l'uso di «radicati» rievoca e con Antonio Porta. il «ri~oma» di Deleuze, la crescita selLa redazione vaggia, la vitalità che resiste a dispeuo gliette piatte. di vino artificiato o whisky extra-economico, la cui consumazione è proibita nelle sale cinematografiche; a ogni scoperta di queste povere risorse dell'immaginario seguono battibecchi a mezza voce, ammonizioni-che punteggiano, suoni della reale violenza grigia della vita. i gesti «epici» dei fantasmi colorati là in alto sullo schermo. E ' questo pubblico (un pubblico in buona parte di proletariato nero, per i cui membri i cinque dollari del biglietto d'ingresso non sono cifra da poco) che ripaga il costo del film, e determina se esso avrà o no il margine di profitto necessario per esportarlo all'estero - messaggio imperiale ai granducati dipendenti (l'Italia, ecc.). E ciò che tale pubblico vede è: un uomo dalla faccia strana, che indossa maglioni. ha la barba ispida, ed è istericamente protettivo della sua concentrazione (vulgo: uno scrittore), il quale finisce male come subito s'era sentito che egli meritava, dopo aver invano attentato alla vita di un Pollicino (il suo figliuolo) fatto apposta per intenerire le platee; e a quella di sua moglie, donnina melensa (Shelley Duvall, irritante, è l'attrice). La cui immagine meriterebbe un discorso a parte: è forse una perversa risposta al femminismo, questa nuova tendenza (penso anche all'altro insopportabile cliché vivente, Meryl Streep protagonista del finto-spregiudicato Kramer contro Kramer). per cui la nuova eroina non è più una donna di bellezza bensì un donnino acido che tenta di ricattarci sentimentalmente con la sua demagogia della «donna-come-ce-ne-sonotante»? Comunque sia, i luoghi comuni scattano come trappolette d'acciaio, funzionano: e il pubblico applaude e batte mani e piedi con approvazione alla corsa finale. in cui chi ha avuto la presunzione di far l'intellettuale perde (ironico contrappasso) il suo orientamento nel labirinto, e ci muore dentro. Che cosa resta. allora. d'interessante? 1 primi cinque minuti - e anche questo sembra essere un nuovo sviluppo della cinematografia commerciale. È. infatti, ormai un'istituzione retorica dello spettacolo (cinematografico o televisivo) quella per cui i primi pochi minuti di proiezione (l'antefatto o prologo che accompagna i titoli di testa) sono intensi. brillanti', pieni di immagini interessanti. È come se l'autore volesse mostrarci ciò che egli è veramente capace di fare, prima di rimboccarsi le maniche ed entrare in macelleria (e.a proposito di crudeli scene di macelleria, questa istituzione retorica è applicata anche in film molto più seri di The Shining: penso agli stupendi minuti iniziali di Un 01111d0i tredici lune di Fassbinder, che poi si prolunga troppo e si arena). Ecco allora: di fronte a questo assalto ai nostri sensi, perché mai dovremmo aver timore d'essere tacciati di snobismo? Cioè. mi permetto di consigliare: vedere i primi cinque minuti di The Shining, poi alzarsi. e andare a leggere un feuilleton autentico. dell'organizzazione rappresemata da/- l'ordinato universo dell'albero... Le radici, l'erba, e vale la pena di citare Claire Parnet a confronto con Deleuze (da w1 libro rece111eme11t1readouo in Italia: Gilles Deleuze, Claire Parnet, Conversazioni. Feltrinelli Editore, pagine 178, lire 4.000) quando ricorda un passo di Henry Miller, da Hamlet, che così suona: «L'erba resistesoltanto fra i grandi spazi non coltivati. Colma i v1101i. Cresce nel mezzo - fra le altre cose. li fiore è bello, il cavolo è utile, il papavero rende folli. Ma l'erba è traboccamento, è 11110lezione morale», per imrodurre subito dopo l'immaginerealtà del nomade, così legata all'erba, capace di vivere a una sua velocità, che la Parnet chiama «assolwa», perché in possesso di 11110straordinaria «arte animalista». «I nomadi, dice Claire Pamet, 1101p1osseggono storia, hanno soltamo geografia». Corrige Mi scuso con Carlo Ossola d'aver, senza esserne stato autorizzato, fauo indebito uso di un suo giudizio, espressomi in forma streuamente privata a proposito del mio ultimo La casa di lacca (vedi annuncio apparso su Alfabeta di luglio/agosto, pag. 2) e da me destinato a fini promozionali. Vincenzo Bonazza PREMIOMONDELLO1980 JUAN GELMAN • GOTÀN A cura di Antontlla Fobriani. pagine IOJ. lirt 4,l(J() GUANDA Le Silerchie - Nuova serie Vittorio Sereni IL SABATO Tl!Dl!SCO L. 3.500 L'Impresa Scientifica RenéThom PARABOLI! I! CATASTROFI Intervista a cura di Giulio Giorello e Simona Morini L. 6.500 Il Saggiatore Studio Passeron Qombrlch Damlsch Martn • Petltot SEMIOTICA DELLA PlffURA a cura di Omar Cal3brese 89 ili. - L. 9.000 Il falcone desiderato Poemetti erotici antico-frnnc~i a cura di CharmaineLee L. 10.000 Quattro fabliaux del Xlii secolo, una scoperta preziosa della letteratura erotica Biblioteca di scienze dell'uomo Franz Schunnann LA LOGICA DEL POTERE Le origini, le correnti e le contraddizioni della politica mondiale Introduzione di Alberto Martinelli L. 25.000 RISTAMPE AlfredNorth Whltehead SCll!NZÀ E FILOSOFIA L. 12.000 Thomn S. Szau IL MITO Dl!LLA MALAfflA Ml!NTALE L. 15.000 nella tradizione narrativa "cortese". NuovaCorona
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